PRESENTAZIONE
Agli inizi del secolo
scorso, il motore a vapore ideato da James Watt aveva iniziato a rivoluzionare
il mondo dei trasporti. Nacquero le ferrovie e i primi battelli a vapore; non
c'è quindi da stupirsi, se qualcuno pensasse già di montare un
motore a vapore su una carrozza. Questa idea venne a Nicolas Joseph Cugnot,
ingegnere francese, il quale nel 1760 stupì i parigini con la sua
stranissima carrozza, con sole tre ruote e neanche un cavallo. La ruota motrice
era l'unica anteriore e per questo motivo la caldaia era solidale con essa; lo
sbuffante veicolo viaggiava alla modesta velocità di 4 chilometri all'ora, doveva
fermarsi ogni quarto d'ora per rifornirsi e sterzare era faticosissimo.
Malgrado l'incomprensione che il pubblico
generalmente dimostrava nei confronti degli inventori, questi si moltiplicarono
e il tentativo di Cugnot venne presto ripetuto da altri; addirittura vennero
organizzate le prime linee di trasporto pubblico su diligenze a vapore.
Tecnicamente quelle macchine erano delicate, pesanti, avevano un'autonomia
breve e soffrivano dello stato delle strade percorse fino ad allora da cavalli,
asini, buoi e altri animali da traino, ma mai da cavalli a vapore!
Quando
questi autobus antesignani furono abbastanza perfezionati da funzionare con
regolarità, offrendo al viaggiatore una certa sicurezza, le compagnie di
diligenze, impaurite dalla concorrenza, convinsero il Parlamento inglese a
votare una legge che prescriveva che un uomo a piedi con una bandiera rossa
dovesse precedere il veicolo a vapore per avvertire i pedoni del suo arrivo.
Modello tridimensionale di carrozza da traino della fine dell'800
Modello tridimensionale di autovettura della fine dell'800
Modello tridimensionale di roulotte d'epoca
Modello tridimensionale di un autobus inglese del 1910
Modello tridimensionale dell'autobus parigino dell'800 modello Renault TN6C
NASCITA DELL'AUTOMOBILE
Le vetture terrestri sarebbero ancora trainate da
cavalli se qualcuno non avesse inventato i motori a combustione interna. Infatti
essi sono leggeri, utilizzano carburanti liquidi facilmente trasportabili e
consumano relativamente poco: doti preziose per veicoli che hanno poco spazio
utilizzabile.
In Germania Gottlieb Daimler perfezionò il motore
Otto, ne montò uno su un biciclo e si mise a percorrere le strade della
cittadina di Mannheim sul Reno, attirando l'attenzione della gente e provocando
lo stupore di molti.
Krebs, un altro tedesco che lavorava per i
costruttori parigini di vetture Panhard e Levassor, montò un motore
Daimler su un veicolo a quattro ruote. Karl Benz, prima di associarsi anch'esso
all'azienda parigina, fece lo stesso solo con un triciclo.
Il risultato del
lavoro di Daimler, Krebs e Benz, fu una vettura con caratteristiche attuali:
motore frontale a V sotto il cofano, sistema di raffreddamento ad acqua,
trasmissione ad ingranaggi mobili, differenziali sui mozzi, molle elicoidali di
sospensione al posto delle balestre. Anno di costruzione: 1894.
Schema del differenziale di autoveicolo
UN'AUTOMOBILE PER TUTTI
In breve esplose la follia delle automobili.
Specie negli Stati Uniti, le persone più ricche le acquistavano come
veicoli sportivi. I primi a sfruttare l'automobile come un mezzo di
utilità sociale furono i medici condotti, che riuscivano a visitare tanti
pazienti in un giorno quanti non sarebbero riusciti a visitarne in una settimana
usando il tradizionale calesse.
Se i tedeschi furono gli inventori
dell'automobile, gli americani trovarono la maniera di diffondere la nuova e
rivoluzionaria macchina da trasporto.
Il primo a costruire una vettura a
basso costo fu Ramson E. Odds. Egli pensava di riuscire a venderne a migliaia ma
il progetto fallì miseramente.
Per giungere al primo successo
commerciale bisogna attendere il genio di un uomo ancora oggi preso ad esempio
dall'imprenditoria di tutto il mondo: Henry Ford.
Ford non solo
ideò un'automobile molto efficiente e molto economica, ma escogitò
anche una maniera per costruirne un numero enorme, in tempi brevi e con la
minima spesa.
Nella sua fabbrica la produzione era organizzata in maniera
tale che ogni operaio si specializzava nel compiere una sola operazione; una
volta eseguito il suo compito l'automobile passava all'operaio successivo che a
sua volta svolgeva la sua mansione. Cosi, pezzo dopo pezzo, la macchina veniva
finita in tempi brevi e la produzione era pressoché continua. Ford aveva
così inventato la catena di montaggio. Furono in molti a imitare il suo esempio,
per produrre ogni genere di consumo.
Ma ritorniamo alle automobili. Ford
vendette milioni delle sue vetture modello T e fondò un impero
industriale che oggi ha le dimensioni di una multinazionale con un giro d'affari
di centinaia di milioni di dollari: questo grande successo commerciale promosse
l'automobile al rango di fenomeno sociale e di costume. Tutti volevano
un'automobile e più soldi uno poteva spendere, più bella sarebbe
stata la macchina: nacque così uno dei principali status symbol della nostra
era.
Era la vera età d'oro dell'automobilismo: una persona era tanto
più ricca quanto lunga e potente era la sua auto. Lo sviluppo tecnico fu
tale che alcune delle macchine di quell'epoca non avevano niente da invidiare a
quelle dei nostri giorni.
Auto alimentate ad idrogeno
Modello tridimensionale di coupé Cadillac degli anni '50
Modello tridimensionale di Porsche 911 Carrera
Modello tridimensionale di taxi Buick newyorkese degli anni '60
Modello tridimensionale di Bugatti da competizione
Modello tridimensionale di BMW 325i cabriolet degli anni '90
Modello tridimensionale di Bentley da competizione
Modello tridimensionale di Alfa Romeo 2300 da competizione
Modello tridimensionale di Chevrolet degli anni 50
Modello tridimensionale di Citroen DS
Modello tridimensionale di Citroen 2CV
Modello tridimensionale di Citroen XM
Modello tridimensionale di Ferrari F250
Modello tridimensionale di Ferrari F40
Modello tridimensionale di Fiat 500
Modello tridimensionale di Ford T12
Modello tridimensionale di Ford V8
Modello tridimensionale di Ferrari GTO
Modello tridimensionale di Lotus 107, usata in F1 dal 1992 al 1994
Modello tridimensionale di motrice per autotrasporto Renault Magnum
Modello tridimensionale di mini minor
Modello tridimensionale di SUV Nisan Patrol
Modello tridimensionale di Packard convertibile degli anni '20
Modello tridimensionale di Rolls Royce d'epoca
Modello tridimensionale di autovettura Trabant (DDR)
Modello tridimensionale di autocarro a 3 assi Mercedes
Modello tridimensionale di auto-gru d'epoca dei vigili del fuoco statunitensi
Modello tridimensionale di Volkswagen Maggiolino
Modello tridimensionale di Volkswagen Cmb Medium
Modello tridimensionale di Volkswagen Golf GTI (prima serie)
Modello tridimensionale di pickup Ford (1929)
Modello tridimensionale di dragster
Modello tridimensionale di Fiat da corsa d'epoca
Modello tridimensionale di Mercedes Classe A (prima serie)
Modello tridimensionale di Mercedes 600
Modello tridimensionale di autobus londinese a due piani
Modello tridimensionale di un moderno autobus per il trasporto urbano
COME È FATTA L'AUTOMOBILE
Tra le automobili di una volta e quelle moderne le
differenze in fatto di materiali e di tecniche costruttive sono enormi. Tuttavia
si può affermare che i concetti di realizzazione siano rimasti gli
stessi.
Il "cuore" dell'automobile è il motore, che
può essere a due, a quattro tempi oppure diesel; nel corso degli anni
sono stati provati motori a turbina, ad aria compressa, a vapore e a polvere di
carbone, ma nessuno di questi ha dimostrato di essere una valida alternativa al
buon vecchio motore basato sul ciclo Otto (vedi "Motori a combustione
interna").
Merita un'attenzione particolare il motore elettrico, di
per sé il più efficiente; il solo motivo che ne impedisce la
costruzione è l'eccessivo ingombro e peso di batterie che possano
garantire una discreta autonomia.
Al motore sono collegati vari apparati
di importanza capitale: il circuito di raffreddamento che provvede a smaltire
l'eccessivo calore prodotto dal motore evitando il surriscaldamento delle sue
parti. Un motore può essere raffreddato ad acqua o ad aria; nel primo
caso, grazie ad una particolare pompa, l'acqua circola intorno al motore andando
poi a raffreddarsi nel radiatore.
Un motore raffreddato ad aria invece
è investito da una forte corrente d'aria provocata da un ventilatore,
oppure avviene per semplice convezione. In molti casi la camicia del pistone
è fornita di un'alettatura per aumentare la superficie di scambio del
calore.
Il circuito elettrico è costituito: da una batteria che
conserva l'energia elettrica; da un generatore mosso dal motore che ricarica la
batteria; dalle candele che accendono la miscela aria-carburante nella camera di
scoppio; dalle bobine che elevano la tensione della batteria perché la
scintilla possa scoccare tra gli elettrodi delle candele; dallo spinterogeno,
che serve a distribuire elettricità alle candele al momento giusto
(quando cioè il cilindro è pieno di miscela aria - carburante).
Inoltre il circuito elettrico di un'automobile comprende un impianto di
illuminazione esterna (luci di posizione anteriori e posteriori, fari
anabbaglianti e abbaglianti, fendinebbia anteriori e posteriori, luce targa,
frecce di direzione, stop dei freni), un impianto di illuminazione interna (luci
del quadro strumenti, luce di cortesia e luce cruscotto) e serve per alimentare
i tergicristalli, lo sbrinalunotto e altri circuiti della vettura.
Un
impianto di riscaldamento e ventilazione provvede alla circolazione dell'aria
all'interno della vettura e alla climatizzazione della stessa durante la
stagione fredda.
Le automobili più lussuose dispongono di un vero e
proprio impianto di condizionamento, per evitare che gli occupanti soffrano il
caldo durante le estati torride.
La strumentazione di bordo provvede ad
informare il conducente sullo stato di funzionamento della vettura e sulla sua
velocità.
I più comuni strumenti sono: il contachilometri,
che segnala il numero di chilometri percorsi dalla vettura; il tachimetro, che
indica la velocità; il contagiri, che misura il numero di giri del
motore; un termometro, per misurare la temperatura dell'acqua di raffreddamento
del motore; un manometro, per la pressione dell'olio e un amperometro, per
misurare lo stato di carica della batteria.
Il motore è collegato
alle ruote tramite l'albero motore che termina nella scatola del cambio, un
complesso gruppo di ingranaggi che serve a ridurre il numero dei giri e,
all'occorrenza, invertire il senso di rotazione. Il cambio può essere
manuale (con leva del cambio) oppure automatico.
Quando il numero dei giri
attraversa la scatola del cambio senza essere ridotto, allora si dice che il
sistema di trasmissione è a presa diretta. Dalla scatola del cambio parte
l'albero di trasmissione che termina nel differenziale, complesso di ingranaggi
che, tra l'altro, regola la rotazione delle ruote nelle curve. Infine, dal
differenziale partono i semi-assi che sono collegati alle due ruote motrici. Nel
caso che le ruote motrici siano quelle anteriori, si parlerà di trazione
anteriore, altrimenti di trazione posteriore; alcuni veicoli fuoristrada hanno
tutte le quattro ruote motrici. Le ruote sono formate da un cerchione attorno al
quale è montato il pneumatico.
Le ruote sono collegate a sospensioni, che assorbono gli urti
dovuti al fondo stradale sconnesso e ad ammortizzatori che addolciscono l'azione
delle sospensioni.
Per dirigere la vettura si utilizza il volante,
collegato tramite il canotto dello sterzo ad un sistema di ingranaggi ed aste
che fanno sterzare le ruote anteriori. Esistono automobili che hanno tutte e
quattro le ruote sterzanti.
Tutta la complicata meccanica e i circuiti
principali ed ausiliari sono montati sul telaio e protetti dalla carrozzeria. In
realtà, nelle macchine moderne carrozzeria e telaio sono una sola cosa
(la cosiddetta carrozzeria portante).
Spaccato di automobile
Sterzo 1) a cremagliera 2) a vite e rullo 3) a vite e madrevite 4) servosterzo idraulico
LE STRADE: DAI ROMANI AI GIORNI NOSTRI
A piedi, a cavallo, in automobile; comunque si
decida di viaggiare per terra, di una cosa si ha bisogno: di una strada.
Il progresso economico di un Paese moderno dipende in massima parte dalla
possibilità di scambiare merci. Per questo le strade sono le vere e
proprie arterie della civiltà.
Lo capirono gli antichi Romani, i
primi grandi costruttori di strade; ovunque arrivassero per imporre la Pax
Romana tracciavano nuove vie di comunicazione. Pare che ai tempi di Giulio
Cesare la rete viaria fosse lunga circa 80.000 chilometri.
La strada romana era
composta di una base fatta di lastre e blocchi di pietra uniti con calcina, di
un secondo strato costituito da sassi più piccoli uniti con del cemento e
della ricopertura realizzata con grossi blocchi di pietra. La larghezza variava
dai 3,5 ai 6 m e una leggera bombatura permetteva il defluire dell'acqua piovana
ai bordi.
La vera rinascita della tecnica stradale, dopo la stasi
medioevale, avvenne in Inghilterra verso la fine del'700, con l'inizio della
Rivoluzione Industriale.
Oggi le moderne strade sono costruite stendendo
una base di ghiaione e ghiaie composte di diversa pezzatura debitamente
compatte; il manto di usura superficiale è di macadam, ghiaia fine e
catrame.
Le strade di grande comunicazione, le autostrade, devono la loro
nascita ad un personaggio della storia contemporanea: infatti fu il dittatore
Adolf Hitler che ordinò la realizzazione delle Autobahnen. Esse
attualmente sono formate da un primo strato di cemento armato sul quale vengono
stesi fogli di plastica o carta impermeabili; il manto è costituito da un
secondo strato di cemento ricoperto di asfalto o macadam.
Chi progetta il
tracciato di una strada deve tener conto della topografia dei luoghi e della
velocità dei moderni autoveicoli; per cui dovrà lasciare un ampio
margine di visibilità, evitare le curve troppo strette, creare corsie di
emergenza, curare l'illuminazione negli svincoli, oltre a prestare attenzione a
numerosi altri fattori.
LE AUTOVETTURE A GUIDA AUTOMATICA
Fra le tante sperimentazioni in atto nel mondo
automobilistico, il progetto indubbiamente più interessante è
quello riguardante la guida automatica: cioè la realizzazione di
un'automobile in grado di viaggiare senza nessun bisogno dell'intervento
dell'uomo. La soluzione teorica è già pronta ed è molto
semplice: consiste nell'installazione, lungo tutta la strada, di una serie di
centraline di rilevazione della posizione, velocità, ecc. dei vari
veicoli, che trasmettono i loro dati ad un elaboratore centralizzato il quale
sovraintende ad un tratto di strada particolare. Tutti i veicoli sono in
collegamento radio con le centraline e, tramite queste, con l'elaboratore, il
quale li identifica singolarmente con un codice che attribuisce ad ognuno al
momento dell'ingresso nella zona di sua competenza.
Sulla base dei dati
che affluiscono dalle varie centraline di rilevazione, il calcolatore elabora
una strategia di guida per ognuno dei veicoli, tenendo conto del profilo della
strada e dei veicoli in prossimità. Allorché fosse necessario
correggere l'assetto di marcia di qualcuno di essi, si mette in contatto via
radio e agisce sui suoi strumenti di guida tramite servomeccanismi
radiocomandati. La presenza di un codice di identificazione per ogni vettura,
premesso ad ogni ordine, permette di trasmettere molti ordini, anche diretti a
diversi veicoli, sulla stessa frequenza: ogni vettura sentirà solo gli
ordini preceduti dal suo numero di codice, ignorando completamente gli
altri.
I problemi connessi con questo sistema sono numerosi, ma la sua
adozione è per ora futuristica soprattutto a causa dei tre seguenti
motivi: il costo di tutto il sistema; la necessità di installare su ogni
auto il sistema ricevente, anch'esso molto costoso; l'effetto catastrofico che
potrebbe avere un qualsiasi guasto. Nonostante queste limitazioni, gli studi in
questo campo stanno procedendo e non è detto che in un futuro non potremo
tranquillamente addormentarci alla guida della nostra automobile.