Voce sanscrita: forza, energia. Il termine indica
la potenza di una divinità maschile in quanto estrinsecata e
personificata in una divinità femminile, tanto legata al dio da essere in
genere rappresentata come sua sposa. La nozione di
s., nella religione
induista, è di origine relativamente tarda: nei
Veda, infatti, la
potenza divina non era concepita come una qualità personale e intrinseca,
ma come una fonte esterna (
s'aci) cui ogni singolo dio poteva attingere.
Né i
Brāhmana né le
Upanishad classiche ebbero
la
s. come oggetto della loro speculazione. Con ogni probabilità
essa deve la sua affermazione entro il sistema induista alla diffusione della
mitologia s'ivaita (V. S'IVAISMO). Questa corrente, infatti, si
sviluppò radicandosi e nutrendosi di tradizioni indigene e matriarcali,
originarie soprattutto del meridione del Deccan (estranee invece al filone
vishnuita, brahmanico e patriarcale), e si trovò in tal modo costretta ad
accogliere e armonizzare al proprio interno una ridda di divinità locali,
il più delle volte femminili.
Pārvatī,
Umā,
Durgā,
Ambikā,
Kālī e numerosissime
altre furono connesse dunque al dio principale, S'iva, come sue
s.,
ovvero come i multiformi aspetti della sua potenza. Anche il Vishnuismo
(V.) tuttavia affermò l'esistenza di otto
s. del dio (
S'rī,
Sarasvatī,
S'antī,
ecc.), definite come i canali entro i quali le energie di Vishnu potevano
veicolare la propria azione benefica.