Termine, impiegato dagli studiosi a partire dal XIX sec., per designare,
in senso lato e in opposizione a Gotico, lo stile che caratterizzò le
arti visive (architettura, scultura, pittura) in Europa, tra la fine dell'XI e
il XIII sec. La scelta di tale aggettivo, derivato dal latino
romanus,
dipese dalla volontà, da parte della critica moderna, di sottolineare la
stretta correlazione fra la nascita delle lingue e delle letterature romanze e
il contemporaneo nuovo orientamento delle arti figurative, che, pur nella grande
varietà di interpretazioni, di influssi e di gusti estetici, appaiono
caratterizzate da un'unità di tono e di stile assai profonda e del tutto
sconosciuta alla produzione artistica del cosiddetto Alto Medioevo. Sul piano
storico, l'arte romanica si affermò in un periodo di mutamenti e di
eventi di importanza capitale per la storia europea: la lotta per le investiture
fra il Papato e l'Impero (1075-1122); la formazione di Stati nazionali in
Francia, sotto i Capetingi (987), e in Inghilterra, dopo la conquista da parte
dei Normanni (1066); la nascita dei liberi Comuni e delle Repubbliche in Italia;
la creazione del Regno normanno nell'Italia meridionale (1059); l'avvio della
prima Crociata (1096) e la costituzione dei Regni cristiani in Oriente;
l'indebolimento dell'Impero bizantino; la progressiva autonomia dei principati
tedeschi; l'espansione delle monarchie della Spagna settentrionale. Sul piano
sociale e culturale, la «rinascita» generale che seguì all'anno
Mille vide la creazione dei grandi ordini monastici riformati (cluniacense,
cistercense), il consolidamento della filosofia scolastica e la fondazione delle
prime università (Salerno, Bologna, Parigi), l'affermazione delle lingue
volgari come lingue scritte, la popolarità dei pellegrinaggi religiosi.
La ripresa economica fu favorita dalla messa a coltura dei terreni incolti,
dall'incremento demografico e dall'ampliamento dei commerci e degli scambi a
livello locale (fiere, mercati) e su vasta scala. Infine, il graduale
sgretolamento della società feudale, divisa in un'oligarchia di guerrieri
e di ecclesiastici e in una plebe rurale asservita, diede impulso allo sviluppo
dei centri urbani, nei quali la vita era più libera e la società
più articolata. Le nuove città romaniche furono costruite partendo
da un nucleo centrale (composto da chiesa, sede vescovile, palazzo
dell'amministrazione comunale e grande piazza del mercato) intorno al quale
venivano erette le abitazioni e le case-officine degli artigiani; al limite, la
cinta muraria fortificata difendeva la città e proteggeva il contado
circostante. In questo quadro di risveglio generale della civiltà
occidentale anche le arti figurative andarono trasformandosi, ricercando nuovi
mezzi di espressione, acquisendo nuovi committenti e proponendosi
finalità diverse dal passato. Innanzi tutto, non è possibile
individuare un inizio cronologico sicuro dell'arte romanica, né un centro
particolare da cui ebbe origine: essa
si distinse proprio per la
simultaneità della sua fioritura in molte aree, per la
molteplicità dei centri in cui si sviluppò e per l'ampiezza degli
scambi e degli influssi fra regione e regione. In particolare, la ripresa della
circolazione degli uomini, dei beni e delle idee fece sì che manufatti
(smalti spagnoli e francesi, avori siciliani, gioielli di ispirazione bizantina,
reliquiari, candelabri, bronzi e argenti) e tendenze artistiche si propagassero
ovunque; così, gli ordini monastici diffusero, con i numerosi monasteri,
i loro ideali architettonici, i maestri costruttori lavorarono in molte
città europee, la prima Crociata portò in Asia l'arte occidentale
e in Europa prodotti e tendenze dell'arte islamica. Tra le peculiarità
dell'arte romanica
in generale va poi annoverato il gusto per la
narrazione, che si espresse, mutuando immagini di animali fantastici dall'arte
orientale e possenti allegorie dalle speculazioni della Scolastica, nella
scultura (capitelli, sculture, portali delle cattedrali), nella pittura
(miniature, affreschi, tavole) e soprattutto nelle grandi vetrate istoriate:
proprio i vetri piombati, dipinti a fuoco, costituiscono un prodotto tipico
dell'arte romanica
. Nella grande architettura, poi, a un rinnovato
interesse nei confronti delle creazioni dell'antichità, alle quali si
guardava con spirito di emulazione, si affiancarono i contributi delle conquiste
tecniche dell'ingegneria, che consentirono realizzazioni grandiose; tuttavia, la
rivoluzione tecnologica romanica
non dipese tanto dalla scoperta di nuovi
materiali o di nuovi processi operativi, quanto piuttosto dall'impiego di
materiali non necessariamente pregiati: murature in luogo di incrostazioni
marmoree, statue in pietra e non in marmi rari, affreschi al posto di preziosi
mosaici. Questo avvenne per ragioni di ordine sia culturale, sia economico: da
un lato, l'importanza che nella nuova società assunse il lavoro dell'uomo
portò a conferire valore soprattutto al procedimento lavorativo, il quale
risultava tanto più meritorio quanto più umile era la materia
prima; dall'altro, l'autonomia degli artigiani, responsabili della propria
produzione, impediva loro di impiegare materiali preziosi e costosi, che erano
appannaggio solo di chi, come gli artigiani bizantini, lavorava alle dipendenze
di una ricca corte. In ultimo, in seguito allo sviluppo urbano, la committenza
divenne più varia e grandi artisti e attive maestranze furono chiamati a
erigere cattedrali, nelle quali si esplicavano la tensione religiosa e il senso
sacro del lavoro dell'uomo, e palazzi civici, simbolo della nuova
società. Ciò nonostante, malgrado le influenze reciproche, i
numerosi scambi e la profonda unità di tono, nelle varie regioni le
realizzazioni dell'arte romanica si definirono con un'individualità
precisa e nettamente riconoscibile. ║
Architettura:
si
contraddistingue in primo luogo per la sua peculiare visione dello spazio
(concepito come conchiuso e accentrato) e per il senso plastico della
costruzione, intesa nei suoi valori di peso e di massa. Il monumento romanico
per eccellenza è la cattedrale, vero e proprio centro ideale della
città: infatti, oltre a essere luogo di culto, ospitava le assemblee
della comunità, conservava le memorie storiche e le spoglie degli uomini
illustri; inoltre, gli esempi di cattedrali fortificate mostrano che essa
forniva ai cittadini protezione e difesa in caso di invasioni e saccheggi;
infine, raccoglieva al suo interno, sugli altari e nei tesori, le ricchezze
comuni della città. Per questo, la cattedrale romanica non è
più il luogo della mera contemplazione, ma anche della vita. Sul piano
architettonico, la cattedrale si sviluppa in genere su tre livelli: cripta,
navate e presbiterio. La cripta (sepoltura del santo) non è del tutto
sotto il livello del suolo, in quanto si eleva con le sue volte al di sopra di
esso, affacciandosi alle navate e innalzando il piano del presbiterio;
quest'ultimo, sopraelevato, ha scale di accesso, parapetti di transenne, spesso
un'iconostasi, amboni per le letture, stalli per il coro e, al centro
dell'abside, la cattedra del vescovo; il transetto è in genere sviluppato
e incrocia con l'asse formato dalle navate e dal presbiterio, determinando la
pianta a croce latina. All'incrocio, sopra l'altare, il tiburio è
sviluppato in altezza. Lo spazio della chiesa risulta articolato e complesso,
pensato in termini di volumi, di pieni e vuoti, e l'esito formale di tale
realizzazione determina alcune importanti conseguenze: l'incrocio e lo sviluppo
degli spazi su piani diversi impediscono la visione unitaria e simultanea della
struttura; la luce non è diffusa in modo uniforme, in quanto alla
penombra delle navate si contrappongono i fasci di luce filtranti dalle non
grandi finestre; i valori essenziali non sono più i piani geometrici,
bensì i nodi strutturali, i punti dove convergono le varie forze. Di
fatto, gli elementi basilari dell'architettura romanica (i pilastri composti, i
contrafforti, le volte a crociera) non sono in sé nuovi, in quanto furono
mutuati alcuni dagli edifici di età imperiale romana, altri dalle
realizzazioni dell'arte orientale e alto-medioevale: del tutto innovativo
è invece il sistema strutturale in cui vennero impiegati. In particolare,
l'introduzione delle volte in muratura in sostituzione delle coperture a
travature, tipiche degli ambienti basilicali (determinata da preferenze di
ordine estetico, più che da necessità pratiche) sollecitò
gli architetti a trovare soluzioni originali ai problemi statici, equilibrando
il peso delle volte attraverso l'impiego di pareti più spesse, di
pilastri composti in luogo delle colonne, di contrafforti esterni destinati a
rafforzare il muro nel punto di incidenza dei costoloni delle volte. I maggiori
centri di attività furono in Francia, in Germania e in Italia. In
Francia, una creazione esemplare fu la chiesa abbaziale di Cluny (1088), a
cinque navate, con doppio transetto: essa si distingue sia per la
grandiosità, sia per l'accentuato verticalismo impresso alla struttura
dalle volte a botte a sezione archiacuta. L'influsso di tale modello è
evidente nella cattedrale di Autun (1120-50), in cui la tensione verticale
dell'edificio e la copertura con volte a botte sono fuse con elementi della
tradizione classica; un esempio dell'architettura dei cistercensi è
invece l'abbazia di Fontenay (1139-47), di forme più austere e rigorose;
ancora diverso è lo stile della chiesa a cupola di Angouleme, in cui il
gusto romanico
si unisce a elementi di ispirazione orientale e
tardo-antica. Le innovazioni romaniche di più larga influenza (la
continuazione delle costolature delle volte con i sostegni dei muri, la
suddivisione delle campate) furono sperimentate però dagli architetti
normanni: i più antichi esempi sono, in Inghilterra, le chiese di St.
Albans e la cattedrale di Durham (1093-1133). Inoltre, l'influsso dei modelli
del
R. francese è preminente, insieme a quello dell'architettura
lombarda, nella Spagna non araba: notevoli testimonianze sono le chiese di
Santiago di Compostela (1078), di Sant'Isidoro di León, di Santa Teresa
d'Avila e, in Portogallo, la cattedrale di Coimbra. In Germania, realizzazioni
monumentali dell'architettura romanica, notevoli per il senso di massa e per
l'unità della struttura, sono il duomo di Magonza, la cattedrale di
Worms, il duomo di Bamberga; geniali furono poi le creazioni degli architetti
tedeschi a Colonia, nelle chiese di Santa Maria in Kapitol e dei Santissimi
Apostoli, la cui pianta risulta dall'unione di una pianta centrale a una
basilicale. Per contro, denotano rigore e purismo monastico le chiese di
Quedlimburg, Gurk, San Gottardo a Ratisbona, con soffitti piatti e absidi ad
andamento circolare. Caratteri peculiari, quali la separazione del campanile dal
corpo dell'edificio, l'importanza assunta dalla facciata, l'impiego diffuso di
logge e archeggiature, ebbe poi l'architettura romanica nel territorio italiano.
In particolare, la Lombardia fu uno dei maggiori centri di elaborazione del
nuovo stile e maestri locali furono richiesti in ogni Paese d'Europa. La
chiesa-madre del
R. lombardo è considerata la basilica di
Sant'Ambrogio a Milano, fondata nel IV sec. e ricostruita nelle forme attuali
fra i secc. XI-XII, le cui principali caratteristiche sono: il vasto
quadriportico; la facciata concepita non come un piano ma come un vero e proprio
organismo spaziale, con un profondo loggiato praticabile; le tre navate absidate
e prive di transetto, retaggio dell'originaria costruzione paleocristiana; le
ampie volte a crociera, sostenute da pilastri composti e, negli intervalli fra i
pilastri, da pareti articolate in quattro archi. Altri mirabili monumenti
romanici nell'Italia settentrionale sono San Michele a Pavia, in cui la facciata
è una superficie continua, interrotta in alto da una loggetta di
coronamento e decorata da sculture a bassorilievo; San Fedele a Como, la cui
struttura richiama quella delle chiese tedesche di Colonia, e ancora, fra le
altre, San Zeno a Verona, Santa Maria Maggiore a Bergamo e la cattedrale di
Cremona. In Emilia, capolavoro dell'arte romanica è la cattedrale di
Modena (1099-1106), opera del lombardo Lanfranco, in cui il principio romanico
dell'equilibrio di forze si armonizza perfettamente con il principio classico
dell'equilibrio di forme; meritano poi di essere ricordati il duomo di Piacenza,
quello di Parma, e la cattedrale di Ferrara. Per contro, tratti originali ebbe
l'architettura romanica a Venezia, in quanto risentì profondamente degli
influssi dell'arte bizantina, legata al gusto per la raffinatezza cromatica e
lineare: la basilica di San Marco, iniziata nel 1063, riprende modelli bizantini
nella pianta e nei mosaici che rivestono l'interno, dilatandone all'infinito lo
spazio; le cinque cupole e le ampie arcate della facciata conferiscono alla
struttura un senso di leggerezza che rispecchia le peculiarità della
città lagunare, sospesa fra acqua e cielo. La stessa matrice bizantina,
che dissolve le masse in linee e superfici, si riscontra nelle chiese di
Torcello e di Murano. Anche in Toscana il
R. si espresse in modi
originali: a Firenze, nel battistero di San Giovanni l'idea classica dello
spazio come forma (evidente nell'impiego di figure geometriche tracciate in
marmo a due colori) si armonizza in modo dialettico con le strutture romaniche,
quali i contrafforti angolari esterni e l'ampio arco che, all'interno, dà
accesso all'abside. La stessa armonia e lo stesso spirito si ritrovano nella
chiesa di San Miniato al Monte, in cui elementi classici e paleocristiani (la
facciata con loggia a cinque arcate, la copertura a capriate, la dicromia delle
figure geometriche) si combinano con elementi plastici tipicamente romanici
(sopraelevazione del presbiterio, presenza di pilastri a fascio e di arconi
trasversali). La fusione di elementi diversi in un'unità originale
è tratto caratteristico anche dell'architettura romanica pisano-lucchese:
a Pisa, il vasto complesso monumentale noto come il «Campo dei
Miracoli», racchiude la cattedrale, iniziata da Buscheto, consacrata nel
1118 e ampliata nel 1158 da Rainaldo; la torre, pendente per un cedimento del
terreno, opera dell'architetto scultore Bonanno, iniziata nel 1173; il
battistero, la cui costruzione, cominciata nel 1153 da Diotisalvi, fu terminata
molto più tardi. A Lucca si ricordano poi San Frediano e San Michele, i
cui modelli si riscontrano anche in alcuni edifici religiosi della Sardegna (San
Giusta di Oristano, Santa Trinità di Saccargia). Nell'Italia meridionale,
le dominazioni bizantina, musulmana, longobarda e normanna influirono in modo
determinante sullo stile composito della produzione romanica; in Puglia, si
può cogliere l'apporto della corrente lombarda, che si innestò su
una cultura fondamentalmente bizantina (San Nicola e il duomo di Bari, le
cattedrali di Trani e Bitonto); in Sicilia predominò invece la tradizione
araba, evidente nella chiesa di San Giovanni degli Eremiti a Palermo, nel duomo
di Monreale e nella cattedrale di Cefalù. ║
Scultura: il
forte senso plastico della materia, tratto precipuo del
R.,
contrassegnò anche la scultura del periodo; essa si rinnovò
insieme all'architettura, di cui spesso fu parte integrante, come mostrano la
presenza di scultori nei cantieri delle cattedrali e l'esteso impiego di
figurazioni, sia per sottolineare i nodi strutturali (capitelli, mensole)
dell'impianto architettonico, sia per decorarne le superfici, interne ed
esterne, sviluppando temi storici e narrativi. Il repertorio tematico cui
attinsero gli scultori romanici risulta quanto mai vario, includendo, oltre ai
consueti argomenti religiosi, spunti tratti dalla vita quotidiana o creazioni,
spesso grottesche e mostruose, di pura fantasia. Così, agli angoli dei
capitelli iniziarono a essere scolpiti, con un nuovo senso dello spazio, animali
mostruosi che raffiguravano l'eterna lotta fra il bene e il male e i profondi
legami fra l'uomo e la natura; alle scene tratte dai Vangeli, di alto valore
morale e rivolte a educare gli indotti, si aggiunsero nel XII sec.
raffigurazioni dei cicli cavallereschi di Rolando e di re Artù.
Particolare importanza, fra i fattori che contribuirono alla formazione della
figurativa romanica, ebbero i contatti che si stabilirono fra la cultura
italiana, quella della Francia meridionale e quella tedesca di derivazione
ottoniana; tuttavia, nonostante tali profondi legami, la scultura romanica ebbe
carattere prevalentemente regionale, come attesta l'esistenza di differenti
scuole. Nella regione francese della Linguadoca si sviluppò a partire dal
XII sec. uno stile scultoreo innovativo e plastico, che trovò compimento
soprattutto nella decorazione dei portali e dei pilastri delle chiese con figure
di grande stilizzazione e tensione espressiva, mentre in Provenza come modelli
di ispirazione furono riprese le sculture classiche di età romana. In
Italia, alla scuola pugliese (attiva dal 1040 e vitale per tutto il XII sec.),
che interpretò liberamente gli esempi della figurativa bizantina, si
affiancò la corrente lombarda, che si distinse nella decorazione di
chiese in numerose città italiane (Milano, Como, Pavia) ed estere
(Salisburgo, Vienna). Una menzione particolare merita Wiligelmo, attivo nei
primi anni del XII sec., il quale fu autore dei rilievi (
Storie della
Genesi,
Profeti) della facciata della cattedrale di Modena: le sue
figure di grande intensità espressiva e densità plastica, ottenuta
attraverso l'organizzazione del panneggio in ampie masse, paiono muoversi
all'interno di un fondale architettonico costituito da archetti e colonne e da
radi elementi naturali. Allievo di Wiligelmo fu Niccolò, autore nel XII
sec. dei portali di Piacenza, di Ferrara e di San Zeno a Verona; un'altra
personalità di spicco fu Bonanno Pisano, al quale, oltre al campanile del
duomo di Pisa, si devono le sculture in bronzo della porta del duomo di Monreale
e della porta di San Ranieri, nella cattedrale pisana. Per contro, le opere
architettoniche e scultoree di Benedetto Antelami (attivo a partire dalla fine
del XII sec.) testimoniano l'avvenuto passaggio dall'arte romanica a quella
gotica. Oltre alla scultura monumentale legata agli edifici fu fiorente anche la
produzione romanica di statuette, specialmente sacre, in pietra e in materie
preziose. ║
Pittura: la pittura nell'età romanica
è attestata in numerose forme: affreschi, mosaici, vetrate, smalti,
miniature. Come la scultura, anche la pittura romanica
impiegò un
repertorio tematico vastissimo, che spazia dalle raffigurazioni allegoriche
tratte dalle speculazioni della filosofia coeva, alle descrizioni di episodi di
significato morale, alle scene tratte dalla Bibbia, alle narrazioni di spirito
cavalleresco desunte dalle vite dei santi, alle figure miniate derivate
dall'immaginario orientale. Tuttavia, in Italia la pittura non si svolse con la
stessa unità di intenti che contrassegnò l'architettura e la
scultura, in quanto il perdurare dell'incontro di diverse correnti occidentali e
orientali si risolse in una continuazione della tradizione del passato.
Nell'Italia settentrionale, il monumento pittorico più significativo
è forse il complesso musivo della basilica di San Marco a Venezia, in cui
prevalgono forme e stili che, pur tratti dall'arte paleocristiana e bizantina,
rivelano però forzature plastiche e un uso vigoroso delle linee di
contorno. Analogamente, nell'Italia meridionale i mosaici dell'abside del duomo
di Cefalù, quelli della Cappella Palatina di Palermo e il ciclo storico
del duomo di Monreale furono realizzati in stile bizantino. L'influenza di tale
tradizione appare anche negli affreschi, come la
Deposizione di croce,
nella cripta del duomo di Aquileia (1200 circa), mentre la ripresa di motivi
paleocristiani è programmatica nei mosaici absidali di San Clemente (1128
circa) e di Santa Maria in Trastevere (1130-43) a Roma. Un capolavoro isolato
sono infine gli affreschi, della fine dell'XI sec., della basilica inferiore di
San Clemente a Roma, nei quali si è individuata l'eco sia delle pitture
murali tardo-ellenistiche, sia delle miniature ottoniane. A tale produzione,
ancorata ai modelli bizantini, si contrappongono le creazioni delle aree
dell'Europa occidentale e settentrionale, che, dalla Spagna alla Norvegia,
elaborarono in modo più originale forme pittoriche le quali, esprimendo
compiutamente i valori dell'arte romanica, aprirono la via alle conquiste della
pittura gotica.
La basilica di Sant'Ambrogio a Milano
La basilica di Eunate (Spagna)