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Pùglia.

Regione (19.362 kmq; 4.071.518 ab.) dell'Italia meridionale. Confina a Nord-Ovest con il Molise, a Ovest con la Campania e la Basilicata; a Nord e a Est è bagnata dal Mar Adriatico, a Sud si affaccia sul Mar Ionio. Occupa l'estremo settore sud-orientale dell'Italia peninsulare, prolungato a Sud-Est dalla penisola salentina, e articolato lungo la costa adriatica dal vasto promontorio del Gargano. Capoluogo: Bari. Amministrativamente è divisa in sei province: Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto e Barletta-Andria-Trani. Centri principali: Molfetta, San Severo, Altamura, Cerignola, Bisceglie, Manfredonia. • Geogr. - Morfologia: il territorio pugliese, costituito da rocce calcaree mesozoiche e cenozoiche, si presenta come un susseguirsi di altopiani e pianure, fatta eccezione per la zona dell'altopiano del Gargano, la cui vetta più alta è quella del Monte Calvo (1.055 m), e per quella dei monti della Daunia, propaggini orientali degli Appennini. Da Nord a Sud si distinguono quattro differenti aree: il Gargano, il Tavoliere, le Murge e la penisola salentina. Il Gargano è un promontorio di rocce mesozoiche, che presenta pendii ripidi e terrazze; il Tavoliere, il cui nome deriva dalle antiche Tabulae censoriae, ovvero il libro in cui venivano segnati i possedimenti del fisco, è la più vasta pianura del Meridione, estendendosi a Ovest del Gargano fino al Mar Adriatico con le sue tipiche coste basse e sabbiose; le Murge, costituite da banchi calcarei, occupano la zona che va dal corso del fiume Ofanto fino all'Istmo Messapico, digradando a Est verso l'Adriatico e a Sud-Ovest verso la Fossa Bradanica; la penisola salentina, di origine calcarea, si estende a Sud-Est della Soglia Messapica e presenta un paesaggio pianeggiante e pressoché privo di acque superficiali; l'Appennino di Capitanata costituisce la parte terminale dell'arco appenninico che si conclude con i monti della Daunia. ║ Idrografia: i fiumi principali della P. sono l'Ofanto e il Fortore, che attraversano la regione solo per pochi chilometri: il Fortore segna il confine con la Campania e con il Molise, prima di sfociare nell'Adriatico, alle pendici del Gargano; l'Ofanto nasce in Campania e attraversa la P. nel suo tratto terminale, segnando il confine tra le province di Bari e di Foggia. Il Tavoliere è attraversato da torrenti di portata modesta come il Candelaro, il Cervaro e il Carapelle. Il Gargano, le Murge e il Salento, invece, sono scarsamente bagnati da acque superficiali. Abbondante è invece la circolazione sotterranea delle acque, favorita dalla natura calcarea del terreno: l'acqua, assorbita attraverso inghiottitoi e fratture del suolo, arriva al mare scorrendo nelle falde freatiche. Completano l'idrografia della regione i laghi di Lesina e Varano nel Gargano e i laghi Alimini nel Salento. ║ Clima: è ovunque temperato con inverni miti ed estati calde e asciutte. Le precipitazioni sono scarse e concentrate prevalentemente nei mesi invernali; particolarmente aride si presentano le zone del Tavoliere, del Salento sud-occidentale e delle Murge costiere, dove le piogge raggiungono solo i 500 mm all'anno. Le temperature medie in inverno oscillano tra 5 e 0 °C; durante l'estate variano tra i 25-27 °C della fascia costiera e i 33 °C del Tavoliere e del Salento. • Econ. - Agricoltura: è la risorsa economica principale della regione, nonostante l'aridità del terreno ponga non poche difficoltà alle colture. La costruzione dell'acquedotto pugliese, alimentato in Campania dalle acque del fiume Sele, non riesce infatti a supportare adeguatamente un più deciso sviluppo dell'attività agricola. Grazie ad alcune innovazioni tecnologiche e ad un uso mirato dei fertilizzanti, la P. ha comunque raggiunto degli ottimi risultati per quanto riguarda la coltivazione di alcuni prodotti: in particolare ortaggi (lattuga, cicoria, indivia, peperoni, finocchi, carciofi), uva da tavola e da vino, olive, mandorle e tabacco, di cui è uno dei maggiori produttori del Paese. Buona anche la produzione di grano, cavoli, cavolfiori e barbabietole da zucchero. Molto diffuso è l'allevamento degli ovini (scarso quello di bovini e suini). Sviluppata è la pesca marittima, che fornisce quasi 1/6 della produzione ittica nazionale, e l'allevamento dei molluschi. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo del Gargano e del Salento è ricco di bauxite, mentre dalla zona dell'Appennino si estrae la bentonite; molto attiva anche la grande salina di Santa Margherita di Savoia. ║ Industrie: l'attività industriale si basa prevalentemente sugli impianti siderurgici di Taranto, sulle raffinerie di Brindisi e su piccole attività locali operanti soprattutto nel settore alimentare, conserviero, meccanico, chimico, elettrotecnico, cartario, editoriale, tessile e dell'industria navale. Molto sviluppata è inoltre l'attività commerciale supportata dalla Fiera del Levante, che dal 1930 si tiene ogni anno a Bari. In attivo anche l'industria turistica favorita dalla rilevanza del paesaggio naturale e dalle numerose testimonianze storiche e artistiche che la regione conserva; ancora insufficiente dal punto di vista della ricettività appare, tuttavia, il comparto delle infrastrutture turistiche. Malgrado la posizione geografica periferica, la P. è ben collegata al resto del Paese da un'efficiente rete di comunicazioni che si avvale dell'autostrada Adriatica, della Napoli-Canosa di Puglia, degli aeroporti di Bari e di Brindisi e di oltre 600 km di ferrovie statali; sviluppato è anche il traffico portuale concentrato prevalentemente nei porti di Manfredonia, Barletta, Bari, Brindisi e Taranto, attivi sia nell'attività commerciale sia in quella turistica. ║ Artigianato: sviluppato anche l'artigianato, che continua in parte l'antica tradizione greca della lavorazione della ceramica il cui centro principale è Grottaglie. Prodotti caratteristici sono quelli relativi alla vita agricola e di paese: fiaschi in creta per il vino, scodelle e stoviglie in legno decorate con motivi religiosi o etnici, ecc. Tipica della P. è la produzione di guanti, sciarpe e berretti confezionati con la lana-penna, un filo ritorto ottenuto da una particolare lavorazione della bava di una conchiglia bivalve; molto apprezzati anche i merletti realizzati al tombolo e a mano. • St. - Popolata sin dalla preistoria, la P. conserva resti delle civiltà che la abitarono a partire dall'antico Paleolitico, di cui sono testimonianza alcuni reperti ritrovati lungo il corso del torrente Romandato. Il Gargano conserva anche testimonianze del Paleolitico medio e, soprattutto, del Paleolitico inferiore. A questo periodo vengono fatti risalire anche i reperti trovati nelle grotte del Salento (Grotta delle Tre Porte, Grotta Paglicci, Grotta delle Mura e Grotta di Santa Croce, nella quale sono stati rinvenuti anche dei resti umani). Al Neolitico antico risalgono alcune ceramiche rinvenute nelle località di Coppa Nevigata, Francavilla Fontana, Pulo di Molfetta e nelle Isole Tremiti. L'esistenza di insediamenti lungo il corso del Neolitico è comprovata dai reperti di Ostuni, Molfetta, Masseria La Quercia, Grotta Scaloria, Grotta Zinzulusa; in particolare la Grotta di Porto Badisco conserva alcune pitture parietali di notevole interesse storico e artistico. Prove di insediamenti eneolitici sono alcuni resti di tombe a grotticella, di dolmen e di costruzioni in pietra. Durante la media Età del Bronzo la P. conobbe un notevole aumento demografico e un conseguente sviluppo di nuovi centri abitati. Nel periodo compreso fra l'Età del Ferro e la conquista romana la regione fu abitata dagli Iapigi, divisi nelle tre etnie dei Dauni, dei Peucezi e dei Messapi. Il primo insediamento greco risale all'VIII sec. a.C. con la fondazione della colonia dorica di Taranto. Dopo le guerre sannitiche la regione fu conquistata da Roma che nel 272 a.C. prese Taranto e trasformò i centri della P. in città federate. In età augustea l'odierno territorio pugliese venne fatto rientrare nella regione chiamata Apulia et Calabria e conobbe un periodo di particolare ricchezza, diventando, grazie alla felice posizione geografica, un importantissimo nodo stradale (a Brindisi terminava la via Appia) e un punto nevralgico per il traffico con l'Oriente. Con la fine dell'Impero romano d'Oriente (476 d.C.) l'Apulia cadde nelle mani dei Bizantini, che la integrarono nell'Impero, e fu uno dei teatri della guerra gotica (535-553). Tra il VII e il IX sec. subì le successive invasioni dei Longobardi, dei Franchi, degli Arabi e dei Veneziani; questi ultimi sottrassero ai Bizantini la maggior parte dei loro possedimenti, ad eccezione del Salento. Nel IX sec. la ripresa dell'Impero d'Oriente sotto la dinastia macedone comportò il recupero da parte dei Bizantini di molte delle terre perse in territorio pugliese: la regione venne quindi affidata a un catapano e conobbe un nuovo periodo di prosperità economica e culturale. Le popolazioni pugliesi però, vessate da un estenuante regime fiscale, tentarono più volte di liberarsi dal dominio bizantino. Sotto la guida di Melo da Bari, nobile di origine longobarda, promossero una serie di sommosse, tra cui quella del 1016 per la quale Melo aveva ingaggiato alcuni mercenari normanni. I Normanni riuscirono a soppiantare i Bizantini e, dopo un lungo periodo di lotte intestine che devastarono la regione, si insediarono in P. con il ramo degli Altavilla. Nel 1043 venne creata la Contea di Melfi o di P., affidata a Guglielmo Braccio di Ferro (m. 1046), a cui succedettero i fratelli Drogone (m. 1051) e Unfredo (m. 1057). Nel 1059 Roberto il Guiscardo ottenne da papa Nicolò II l'investitura a Conte di Calabria e di P. e nel 1071 riunì sotto il suo dominio l'intera regione conquistando anche Bari e Brindisi, che fino ad allora avevano goduto dell'appoggio politico e militare dei Veneziani, ostili alla formazione di un dominio unitario che avesse sbocco sull'Adriatico. Sotto gli Altavilla prima e gli Svevi poi (a partire dal 1194) la storia della P. coincise con quella del Regno di Sicilia. Durante questo periodo la regione ebbe alcuni privilegi, conquistò una buona autonomia amministrativa che le permise di sviluppare i traffici con l'Oriente, godette del favore dei papi e soprattutto dell'imperatore Federico II, che visse a lungo in P. scegliendola come luogo nel quale emanò il codice di leggi noto come Costituzioni di Melfi (1231). La dominazione sveva ebbe una notevole influenza anche sulla produzione artistica e culturale: furono infatti erette cattedrali, fortezze, castelli e fu incentivata la creazione di mercati e fiere (Bari, Venosa, Lucera, Altamura, Taranto) che favorirono gli scambi tra le città. Nel 1264 papa Urbano IV diede l'investitura del Regno a Carlo d'Angiò, con il quale ebbe inizio il dominio della dinastia angioina che si concluse nel 1435 con la morte di Giovanna II. L'età angioina rappresentò per la P. un momento di regressione culturale ed economica a causa della forte autonomia dei baroni e della progressiva monopolizzazione dei traffici commerciali da parte di mercanti stranieri; i Veneziani in particolare ottennero progressivamente crescenti vantaggi finanziari e appalti doganali. Al dominio angioino seguì quello aragonese (1442-1503) durante il quale si acuì il processo di feudalizzazione, con il conseguente aumento del latifondismo. Contemporaneamente si rafforzò il potere e l'autonomia di numerose famiglie feudali come i Caldora, i Caracciolo, i Pignatelli che, minando l'unità e la sicurezza del Regno, esposero la P. a partire dal 1479 agli assalti dei Turchi. Tra il 1495 e il 1503 subì alternativamente l'occupazione dei Veneziani e dei Francesi i quali la abbandonarono definitivamente nel 1529 con la firma della Pace di Cambrai. Tornata in possesso degli Spagnoli (nelle cui mani rimase fino al 1707), la P. visse un lungo periodo di decadenza: i porti furono quasi del tutto abbandonati e con essi venne trascurato anche gran parte del traffico commerciale, l'agricoltura subì un grave ristagno e la popolazione venne sempre più vessata dalla pressione fiscale. La regione inoltre fu colpita da carestie e da epidemie di peste e di malaria. Nel XVIII sec. alcune iniziative prese dai sovrani illuminati della dinastia dei Borboni, subentrati agli Asburgo (1714-38), favorirono la ricostruzione di strade e porti e la rinascita di alcuni centri e furono il primo segnale di ripresa della regione. Tra il 1806 e il 1815 la P. godette dei benefici apportati dalle riforme napoleoniche che prevedevano una totale ristrutturazione dei latifondi, la ridistribuzione delle terre pubbliche e il riordino dell'apparato giudiziario. Il periodo della Restaurazione determinò, però, un rafforzamento delle strutture feudali (venne, per esempio, decretato che il Tavoliere restasse incolto) che ebbe per conseguenza una rigida strutturazione della società pugliese in due classi contrapposte: i nobili feudatari, proprietari di beni e terreni, e il popolo dei contadini, povero e ignorante, mancando del tutto un ceto medio che potesse guidare il processo di emancipazione e sviluppo della regione. Questo fu uno dei motivi per cui in P. si diffuse il fenomeno delle sette massoniche e carbonare (Liberi Messapi, Liberi Dauni, Gli spartani della Peucetia) che portarono alla partecipazione della popolazione pugliese ai moti del 1820 e del 1848. Nel 1860 la P. entrò a far parte del Regno d'Italia, divisa nelle province di Bari, Foggia e Lecce cui si affiancarono in seguito quelle di Taranto e Brindisi. La mancata redistribuzione delle terre fu causa determinante della nascita del fenomeno del brigantaggio. L'agricoltura non ottenne incentivi né miglioramenti; i latifondi vennero sostanzialmente mantenuti, nonostante la vendita dei beni ecclesiastici ai privati avesse favorito la creazione di nuovi piccoli proprietari di ceto medio. Durante il periodo fascista venne supportato il settore del commercio, con la creazione della Fiera del Levante (1930), e furono potenziate le infrastrutture del porto di Bari. Il carattere sporadico di questi interventi, tuttavia, non consentì alla regione di tenere il passo con il processo di sviluppo che iniziava a caratterizzare la parte settentrionale del Paese, nei confronti della quale la P. iniziò ad accumulare un ritardo economico e culturale che stentò a recuperare anche nell'immediato dopoguerra, nonostante i numerosi investimenti industriali realizzati. • Arte - La P. conserva tracce di un'attività artistica risalente al 4.000 a.C., rinvenute in particolare nei dintorni di Otranto e, più precisamente, nelle grotte scoperte nella località di Porto Badisco e di Santa Cesarea. I reperti consistono in una serie di pitture murali rappresentanti figure umane e scene di caccia, nonché in numerosi oggetti di ceramica risalenti a circa 6.000 anni fa. Dal punto di vista archeologico molto importanti sono le ceramiche micenee trovate nella zona di Taranto, prima colonia dorica, testimonianza del contatto con la civiltà greca. Taranto conserva inoltre necropoli arredate con vasi corinzi, laconici, attici. All'epoca romana risalgono i resti di alcune ville e fattorie nei centri di Lucera, Ordona, Canosa, Lecce, Taranto. Del periodo che va dal VII al XII sec. sono le chiese-cripte e le chiese-grotte sorte in quasi tutta la regione (Massafra, Gravina, Palagianello, Fasano, San Vito dei Normanni, Carpignano): si tratta di ambienti ricavati da rocce scavate e decorate con affreschi e ai quali, in alcuni casi, si è tentato di dare un assetto architettonico simile a una vera chiesa, in cui navate e pilastri sono stati scolpiti nella pietra della grotta stessa. Dell'arte preromanica vanno inoltre ricordati alcuni monumenti, che riuniscono in sé i caratteri dell'arte bizantina, classica e in parte barbarica, come la cosiddetta tomba di Rotari a Monte Sant'Angelo e il mausoleo di Boemondo a Canosa (fine XI sec.). Al XII sec. risale il periodo di maggior splendore dell'arte pugliese, che trovò la sua massima espressione nell'architettura romanica, influenzata dall'apporto di elementi dell'arte pisana, lombarda, classico-romana, normanna e orientale. Fra i monumenti più rappresentativi le cattedrali di Troia, di Foggia, di Siponto, la chiesa di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo. Degna di nota è la chiesa di San Nicola di Bari (iniziata nel 1087) nella quale il verticalismo delle forme, le torri campanarie, gli archetti interni, le lesene e i matronei testimoniano l'influsso normanno e bizantino. Le stesse caratteristiche si possono riscontrare nella chiesa di San Sabino a Bari, nelle cattedrali di Bitonto, di Trani e di Ruvo. A partire dal XIII sec. l'arte romanica fu affiancata da alcuni elementi gotici e classici, che culminarono nella costruzione di Castel del Monte, eretto nel 1240 per volere di Federico II. Al suo interno sono conservati alcuni esemplari della cosiddetta scultura federiciana, che prende spunto dalla tradizione scultorea della Provenza. Elementi gotici si trovano anche nel Santo Sepolcro di Barletta, nella chiesa dei Santi Nicolò e Cataldo a Lecce, nei castelli di Bari, di Gioia del Colle, di Trani, di Oria, di Barletta e di Lucera. L'arte gotica, tuttavia, stentò a diffondersi fino al XIV sec. soprattutto negli edifici religiosi che mantennero un più spiccato stile romanico. Nei secc. XV-XVI l'arte pugliese subì anche gli influssi dello stile veneto-dalmata, di cui sono testimonianza le cattedrali di Ostuni, di Mottola e di Manduria, la cripta del duomo di Lecce (XVI sec), alcuni edifici civili a Modugno, Bari, Trani, Barletta, Bitonto, Copertino, Fasano, Monopoli, Ascoli Satriano, Minervino Murge. Tipici del Rinascimento pugliese sono infine i presepi in pietra policroma, fra cui si ricorda quello nella cattedrale di Altamura. Il XVII sec. segnò, con il Barocco, la rinascita dell'arte pugliese, come testimoniano i numerosi edifici civili e religiosi sorti in questo periodo. Rinomati esempi sono l'intera città di Martina Franca, il duomo di Lecce e la piazza ad esso antistante; i centri di Conversano, Barletta, Bari, Bitonto, Trani, Galatone, Tricase, Nardò, Copertino. Scarse le testimonianze dell'arte neoclassica e ottocentesca in generale. Per quanto riguarda la pittura, la P. annovera artisti come Gioacchino Toma (1836-1893), Giuseppe De Nittis (1846-1884), Francesco Saverio Altamura (1826-1897). Molto famose sono, infine, alcune testimonianze dell'arte popolare, il cui esempio più noto è costituito dai cosiddetti trulli, costruzioni in pietra tipiche della zona di Alberobello. Si tratta di abitazioni, solitamente di colore bianco, di origine protostorica (ma tuttora utilizzate) a pianta circolare, costituite da un unico ampio vano, spesso suddiviso in più ambienti, ricoperto da una cupola formata da lastre di colore scuro disposte in senso orizzontale e ordinate in modo da formare dei piccoli scalini rientranti verso l'alto. • Ling. - I dialetti della P., appartenenti al gruppo dei dialetti centro-meridionali, si distinguono in pugliese settentrionale e pugliese meridionale, la cui differenza principale si riscontra nell'uso delle vocali. Caratteristico della sintassi del dialetto pugliese è l'uso dell'imperfetto indicativo con valore di condizionale e di imperfetto congiuntivo e il frequente ricorso alla perifrasi. • Folcl. - Molte delle tradizioni popolari della P. sono legate a motivi religiosi antichi. Fra le celebrazioni più famose, la festa di san Michele Arcangelo (8 maggio), che si svolge nel santuario del santo sul Gargano, per rievocare la sua apparizione al vescovo di Siponto (493). Lo stesso giorno a Bari viene ricordata la traslazione del corpo di san Nicola avvenuta, secondo la tradizione, nel 1087. Di derivazione medioevale è il fenomeno del tarantismo (V.), per il quale annualmente il 29 giugno i tarantati si riuniscono a Galatina, città che si vuole immune dal male grazie alla protezione di san Paolo, per ringraziare della guarigione ottenuta o per invocare la grazia. Altre tradizioni hanno un più stretto legame con le credenze profane orientali come quella osservata a Bari seconda la quale la posa della prima pietra di un nuovo edificio dovrebbe essere effettuata all'ombra della figura di un passante per tenere fede alla credenza bizantina secondo la quale la solidità di una casa era garantita dalla presenza nelle fondamenta di una vittima umana. Il folclore pugliese è inoltre arricchito dalle tradizioni popolari perpetuate dalla comunità di origine albanese, che abita soprattutto nella zona della Capitanata. La letteratura popolare è costituita da canti composti da quartine di ottonari le cui melodie si riallacciano alla tradizione slava. Sono ancora praticate alcune forme di teatro drammatico popolare che ripropongono sia drammi cristiani che pagani.
Cartina della Puglia

Bari: scorcio della città vecchia