L'insieme dei proletari e la loro condizione. ║ La massa delle classi
lavoratrici con redditi bassi, in contrapposizione alle classi detentrici del
potere economico. • Encicl. - Il termine
p. era presente nel
linguaggio comune fin dall'epoca romana. Proletario era, infatti, il cittadino
che non possedeva nulla al di fuori della propria prole. Durante l'età
imperiale questa classe assunse un atteggiamento di grande passività,
diventando infine emblema di parassitismo. Nelle città del Medioevo,
ricche di industrie tessili, i proletari erano i lavoratori delle manifatture,
protagonisti di importanti lotte di rivendicazione, la più famosa delle
quali fu quella dei cardatori di Firenze, i Ciompi, nel XIV sec. La classe dei
lavoratori impiegati in luoghi di produzione di proprietà altrui divenne
sempre più vasta, arrivando a toccare l'apice nell'Inghilterra del XVIII
sec., patria della Rivoluzione industriale. La popolazione inglese si
ritrovò formata per più della metà da proletari, la maggior
parte dei quali provenienti dalle campagne. La specializzazione del termine
p. avvenne solo nel XIX sec., quando K. Marx e F. Engels lo fecero
diventare elemento fondamentale della dottrina comunista da loro teorizzata
nel
Manifesto del partito comunista (1848). Il
p. venne a
identificare la classe lavoratrice composta da operai salariati, fornitori della
propria forza-lavoro quale contributo alla produzione dei beni economici.
Secondo Marx ed Engels, il
p., elemento base della società
capitalistica, dovrebbe affermare la sua posizione attraverso la lotta di classe
per combattere lo sfruttamento inevitabilmente messo in atto nei suoi confronti
da parte degli imprenditori-capitalisti. Solo nel momento in cui il
p. di
tutto il mondo si unisse per abbattere le struttura capitalistiche delle
società, si arriverebbe ad avere una società senza classi e senza
ingiustizie economiche.