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Mùscolo.

Tessuto corporeo fondamentale dotato della proprietà contrattile, che rende possibile il movimento di un corpo animale o di sue parti. ● Anat. - La struttura del m. è costituita dal tessuto muscolare (V. MUSCOLARE), da vasi sanguigni e linfatici, da fibre nervose di tipo motorio (le piastre neuromuscolari, suddivise nelle singole fibre muscolari e terminanti con una placca motrice). Ogni m. è mantenuto nella propria sede da una membrana elastica, l'aponeurosi. La distinzione dei m. in volontari e involontari si basa sulla loro azione fisiologica, mentre, rispetto al tipo di tessuto muscolare di cui sono composti, essi possono essere suddivisi in striati e lisci. Un'altra classificazione, in base alla forma, prevede m. lunghi, brevi e larghi. ║ M. volontari: sono costituiti da tessuto striato. Di colore piuttosto intenso a causa della forte vascolarizzazione, si contraggono velocemente e sono posti sotto il controllo della volontà. Hanno forma allungata, a lamina o ad anello, e sono avvolti da una membrana connettivale detta endomisio, mentre l'insieme dei fasci muscolari è a sua volta avvolto nel perimisio; tale membrana si prolunga nei tendini, porzione bianco-giallastra non elastica che serve all'inserzione del m. La parte contrattile, il ventre, si presenta molle se rilassata, dura e tesa in caso di contrazione. ║ M. involontari: dipendono dal sistema nervoso vegetativo e sono formati da fibre muscolari lisce. La loro contrazione, che deve garantire funzioni proprie della vita vegetativa quali la digestione e la respirazione, avviene piuttosto lentamente. Si tratta di m. presenti generalmente nelle pareti dei visceri e dei vasi, ed hanno forme varie. ● Fisiol. - I m. si contraggono sotto l'azione del sistema nervoso o per stimoli diretti. Alcuni di essi si contraggono soprattutto in condizioni isotoniche (m. che svolgono movimenti di estensione o di flessione, dotati di fibre lunghe), altri in condizioni isometriche (m. che servono a mantenere la posizione eretta del corpo, con fibre piuttosto brevi): spesso si riconoscono nella contrazione di uno stesso m. una fase isotonica e una isometrica. La risposta contrattile, o scossa muscolare semplice, è dovuta ad un singolo stimolo di breve durata; durante tale contrazione si distinguono tre fasi: di latenza meccanica, di accorciamento e di rilasciamento. Nella contrazione, oltre ai processi meccanici ad essa associati, si verificano manifestazioni elettriche simili a quelle delle fibre nervose. In seguito ad una stimolazione, nelle fibre muscolari striate si assiste ad un periodo di refrattarietà durante il quale viene abolita (refrattarietà assoluta) o semplicemente diminuita (refrattarietà relativa) la capacità del m. di rispondere ad altri stimoli. Tale stato transitorio può variare, quanto a durata, da pochi millesimi di secondo a tutto il periodo della contrazione. Stimoli ripetuti oltre una certa frequenza provocano uno stato di contrazione persistente detto tetano muscolare; se la frequenza non è tale da determinare una fusione completa delle singole contrazioni si verifica il tetano incompleto o clono, che si manifesta come risposta ondulatoria a scatti. L'impulso al movimento è dato nei m. scheletrici da fibre nervose di moto le quali, dividendosi in numerosi rami, terminano nella placca motrice (o giunzione neuromuscolare). Con unità motoria si intende l'insieme delle fibre muscolari innervate da una stessa fibra nervosa; esse vengono stimolate simultaneamente da uno stesso impulso nervoso. In caso di distruzione dei nervi motori si verifica atrofia del m. I m. striati prendono il nome dal tipo di movimento che essi svolgono (flessori, estensori, adduttori, ecc.) oppure dal numero dei capi d'inserzione (bicipite, tricipite, ecc.); tale nome può essere seguito da quello dell'organo servito, oppure riferirsi semplicemente alla forma (per esempio, m. quadrato, trapezio, ecc.). Si definisce m. antagonista di un altro quello che causa un'azione opposta (ad esempio, sono antagonisti il bicipite e il tricipite brachiale, rispettivamente flessore ed estensore). I m. scheletrici funzionano come leve, con uno o più punti d'appoggio su segmenti ossei, e avvicinando o allontanando un altro segmento osseo, su cui inseriscono l'altro capo, articolato con il primo. Nelle leve muscolari il fulcro è, in genere, l'articolazione fra due segmenti ossei o fra un segmento osseo e un punto esterno; la potenza è la forza del m. inserita nel suo punto di applicazione; con resistenza opposta al lavoro del m. si intende il peso da sollevare, mentre con braccio si definisce la distanza fra il fulcro e i punti di applicazione della potenza e della resistenza. Tali leve possono essere di I ordine (come nel caso dell'articolazione del capo sul collo), di II ordine (per esempio, la flessione del piede sul suolo), di III ordine (la flessione dell'avambraccio).

L'apparato muscolare