Nome generico che designa un oggetto destinato all'arredamento di un qualsiasi
ambiente. Il
m. prende poi un nome specifico (tavolo, letto, armadio,
libreria) e, spesso usato al plurale (mobili, mobilia), indica l'insieme
dell'arredamento di una casa, di un appartamento, di un locale. Il materiale
più usato per l'esecuzione dei
m. è il legno (che
può essere forte, dolce, esotico) essiccato e opportunamente stagionato.
La stagionatura, sia naturale sia artificiale, serve all'assestamento delle
fibre del legname, in modo che il
m. non subisca deformazioni o
screpolature. Il legno viene tagliato in travi o tavole e successivamente
lavorato a mano o, nel caso di lavorazioni in serie, a macchina. Spesso il
m. viene impiallacciato, ossia costruito in legno poco pregiato e poi
ricoperto da fogli (piallacci) di legno più fine. Può inoltre
essere intagliato, inciso, scolpito, dorato, pirografato. L'esecuzione termina
con la raschiatura, la coloritura e la lucidatura (a spirito o a cera). Assai
diffusi sono anche i
m. laccati con vernici coprenti di vario colore.
• Encicl. - La storia del
m. è legata alla storia dell'arte
e del costume di ciascun popolo, e perciò segue da vicino il sorgere e il
decadere di uno stile nelle grandi arti. Dall'antico Egitto ci pervengono le
prime tracce d'arredamento: anche se pochi sono i pezzi originali (per lo
più cofani intarsiati e sedie a braccioli scolpiti) giunti a noi, anche
le pitture ci danno modo di apprezzare la raffinatezza e l'eleganza del
m. egiziano (realizzato in legni pregiati quali cedro ed ebano), che
venne largamente esportato in tutto il bacino del Mediterraneo. In Grecia, dopo
un primo periodo di importazione e imitazione dei prodotti egizi, lo stile del
m. si orientò verso una maggiore semplicità e misura, con
un'eleganza di forme che rispecchia l'eleganza dell'architettura. Se si
escludono gli arredi regali, di cui abbiamo notizia attraverso i poemi omerici,
il mobilio comune era di estrema sobrietà. Questo si può arguire
solo dalle pitture dei vasi e dai rilievi di marmo o di terracotta,
perché nessun
m. autentico ci è pervenuto. Grande
importanza aveva il letto, che serviva, oltre che per dormire, anche per
mangiare, leggere e scrivere, e aveva forme e ornamenti diversi, a seconda delle
condizioni della famiglia. Il letto da triclinio, in uso presso gli Etruschi e
poi adottato dai Romani, è probabilmente originario dell'antica Grecia.
Anche i
m. della Roma arcaica trassero origine dalla Grecia, ma ben
presto, grazie anche all'influsso ellenistico, il lusso e lo sfarzo raggiunsero
il massimo grado: tavoli, letti, sedili, realizzati in legni pregiati quasi
sempre d'importazione, erano riccamente intarsiati dagli ebanisti; tripodi e
tavoli circolari, oltre a presentare decorazioni in oro e argento, erano spesso
realizzati interamente in bronzo; i sostegni potevano essere a zampa di sfinge,
di leone o di grifo. Molto più ricchi dei letti (dei quali abbiamo poche
testimonianze) erano i letti triclinari. Assai diffusi gli armadi a due
battenti, sovente riccamente decorati, con ripiani interni. Nel Medioevo anche
il
m., come tutte le arti, attraversò un periodo di decadenza. In
epoca carolingia particolare diffusione ha il faldistorio, un seggio pieghevole
di legno e metallo spesso ornato da figure leonine, con cuscino e
inginocchiatoio, utilizzato da sovrani e personalità religiose. Dopo il
1000, col sorgere dello stile romanico, si suppone (ben poco ci è
pervenuto) che il
m. civile e religioso fosse improntato a uno stile
essenziale e austero, senza decorazioni o ornamenti. Si costruirono, soprattutto
per i monasteri,
m. semplici quali scrittoi e alti sedili, utilizzati
negli studioli. A partire dal XIII sec. la produzione, soprattutto nell'Europa
settentrionale, si differenziò e si affinò: sgabelli, tavoli
portatili, madie, credenze e soprattutto cassoni andarono ad arricchire
l'arredamento delle abitazioni. Molto diffuse erano le mense, lunghe tavole
appoggiate su cavalletti destinate a pranzi e cene. I
m. gotici erano
realizzati in legno massiccio, quercia o noce, e presentavano decorazioni assai
varie: caratteristico era il movimento decorativo ascensionale, derivato
dall'architettura gotica, realizzato scolpendo, intagliando o traforando il
legno ad archi ogivali, a rosoni, a pannelli spesso ornati con figure floreali,
di animali o con motivi ripresi dai finestroni delle cattedrali. Culla del
gotico fu la Francia settentrionale da cui lo stile si diffuse nei Paesi del
Nord Europa, in Lombardia e in Piemonte. I musei d'Europa, specialmente
francesi, tedeschi e inglesi, conservano un gran numero di cassoni, sedili,
madie, credenze, armadi, letti e scrigni dell'epoca. Con il Rinascimento che,
partito dall'Italia si diffuse a tutti i Paesi europei, il
m., in
particolare quello del Quattrocento italiano, si rinnovò notevolmente
mutuando non pochi spunti dall'architettura. La tipologia del
m. era
sempre la stessa ma mutò la struttura compositiva: sua caratteristica fu
la distensione in senso orizzontale di superfici piane e spaziose accostate, con
uno squisito ritmo delle proporzioni, a piacevoli modanature. Le decorazioni
trassero spunto dalla rievocazione del mondo classico, dagli intagli alle
sculture (in particolare nei
m. fiorentini, veneziani e romani), dalla
pittura a tempera alla doratura e agli intarsi prospettici. In Italia si
formarono diverse scuole di arredamento che in un primo tempo subirono
l'influsso della scuola di Firenze: è qui che venivano costruiti i
cosiddetti
m. "sfoggiati", ovvero
m. che, non rispettando le
regole della corporazione dei legnaioli quanto a misure, foggia e materiale
usato, spiccavano per la loro originalità ed erano richiesti dai clienti
più ricchi. In questo periodo non meno del mobilio privato venne curato
l'arredamento degli edifici religiosi, che si ornarono di
m. intagliati e
intarsiati di eccezionale bellezza. Per tutto il XVI sec. il gusto si
orientò verso una grande fastosità, con prevalenza dell'elemento
decorativo: rilievi, sculture, effetti contrastanti di luci e di ombre. Il
letto, di dimensioni maestose, era sovente ornato da un baldacchino in stoffa
pregiata. La camera da letto serviva anche come sala da ricevimento e, oltre al
letto, poteva contenere un armadio, un tavolo, un cassone, un inginocchiatoio,
sedie, sgabelli, spesso un leggio. I sedili del tempo avevano forme varie:
caratteristici quelli a braccioli detti "alla Savonarola". Molto diffuso era il
cassone, più o meno lungo e basso, dove venivano riposti abiti e
biancheria; ne esistono numerosi esemplari, adorni di fasce intagliate o
intarsiate, dipinte oppure ricoperte di velluto o lamiere; cassoni, credenze,
poltrone e letti adorni di figurazioni mitologiche, allegoriche oppure di fiori,
frutta, foglie di acanto, festoni, ecc. Da ricordare, dello stesso periodo, gli
stipi di provenienza fiamminga, pesantemente scolpiti e intarsiati, con
applicazioni di marmi, pietre colorate, smalti e vetri dipinti. Verso la
metà del XVI sec. lo stile rinascimentale si diffuse in tutta Europa, con
l'eccezione della Spagna dove si passò direttamente dai semplici pannelli
a motivi geometrici e arabi del Quattrocento allo stile plateresco. Tuttavia,
pur subendo l'influsso italiano, ogni Paese diede al
m.
particolarità proprie, non sempre raggiungendo l'armonia e la misura
dell'arte italiana. In Germania la produzione continuò a preferire lo
stile gotico; in Inghilterra si impose lo stile elisabettiano, fusione tra
gotico e Rinascimento, che lasciò poi il posto a quello detto giacobiano,
nuovo trionfo della rinascenza italiana. Già dall'inizio del XVII sec.
è chiara la ricerca di effetti spettacolari, il rilievo dato alla linea
curva e spezzata, la maggior ricchezza di elementi decorativi, la ricerca dei
contrasti di luce e ombra. Il
m. si differenziò notevolmente a
seconda dell'uso e il ricorso a preziosi legnami esotici favorì lo
sviluppo dell'arte dell'ebanisteria: larga diffusione ebbe all'inizio del secolo
il
m. placcato, ovvero realizzato in legno tenero e poi rivestito con
placcature di legno pregiato. Le opere di G.L. Bernini in Italia e di C. Lebrun
in Francia esercitarono il loro influsso su tutta l'arte del '600. Il
m.
si arricchì di dorature, di mosaici marmorei, di applicazioni di pietre
dure, di metalli preziosi. Nella seconda metà del secolo, con l'ascesa al
trono di Francia di Luigi XIV, il Re Sole, lo stile che da lui prese il nome
condizionò largamente la produzione artistica europea: il mobilio divenne
ancora più ricco ed elaborato, accostando legni intagliati a decorazioni
in bronzo dorato e argento, incrostazioni di tartaruga, madreperla e avorio,
realizzate dall'ebanista A.C. Boulle e dal disegnatore J. Berain. Chiamati da
Mazarino, D. Cucci e F. Caffieri produssero alcuni tra i
m. più
famosi di questo periodo. Il Barocco raggiunse dunque il suo apogeo alla corte
di Luigi XIV e da qui si affermò a livello internazionale: ne sono un
esempio le scrivanie a otto gambe dette "alla Mazarino", i preziosi
canapé, i letti ornati da baldacchini e testiere riccamente decorate.
Alla fine del secolo si diffuse, a partire dai Paesi Bassi, la tecnica
dell'impiallacciatura, che consisteva nel rivestire la struttura del
m.
con lamine di legni pregiati per lo più di importazione. Allo stile Luigi
XIV seguì quello, prettamente francese, detto Rococò, affermatosi
durante il Regno di Luigi XV. Lo stile Luigi XV si staccò decisamente
dalle forme classiche, preferì linee più libere e capricciose,
abbandonando ogni simmetria, alle superfici piane sostituì superfici
convesse o sinuose, con ornamentazioni a nodi, conchiglie, a nastri svolazzanti,
a ghirlande di foglie e di fiori, mescolati a temi di ispirazione cinese. In
questo periodo dominarono, fra i cesellatori, G. Caffieri e suo figlio Filippo;
fra gli ebanisti Migeon, Roussel, Dubois, Gaudreaux, Joubert, Oeben; tutti
lavorarono per il re e per l'aristocrazia, contribuendo alla fioritura di un
artigianato di alto livello. Al gusto per le dorature si aggiunse quello per le
vernici brillanti, importato con la moda delle cineserie: i fratelli Martin,
ebanisti parigini, imitarono le lacche cinesi e diffusero la cosiddetta vernice
Martin. Pannelli di lacca orientale andarono ad aggiungersi alle decorazioni ad
intaglio, all'applicazione di bronzi dorati e di ceramiche (porcellana di
Sèvres). Sempre nel Settecento, la diffusione dell'appartamento con la
differenziazione degli spazi interni a seconda della destinazione d'uso
ampliò la tipologia del mobilio. Verso la metà del Settecento, il
Rococò cominciò a manifestare i prime segni di crisi, lasciando
pian piano il posto al riaffermarsi di modelli classici. In Francia lo stile
Luigi XVI reagì alle leziosaggini in cui era caduta la moda precedente e,
pur adattandone le decorazioni e le tecniche, tornò a una maggiore
semplicità: gli svolazzi rocaille lasciarono il posto a capitelli
classici, trofei, ghirlande, questa volta disposte simmetricamente. Ci si
orientò verso il
m. di piccole dimensioni: sono dell'epoca piccoli
scrittoi e cassettoni spesso a gambe tondeggianti e curve, tavolini da lavoro e
secrétaires a ribaltine, divani ricoperti dei preziosi tessuti di
Beauvais e di Aubusson. L'influenza dell'arredamento francese si fece sentire in
tutta Europa pur con realizzazioni differenti nei diversi Paesi. In Inghilterra
l'ebanista Thomas Chippendale diede un'interpretazione libera e fantastica del
Rococò, armonizzandolo con motivi gotici e cinesi. I
m.
Chippendale, spesso realizzati in acajou, presentano un ampio uso del traforo e
mantengono, rispetto a quelli francesi, una maggior misura e una solidità
tipiche dell'ebanisteria inglese. Nella seconda metà del secolo,
l'architetto R. Adam aprì la via a un Neoclassicismo raffinato ed
elegante che non mancò di influenzare il Neoclassicismo francese. In
Italia, è a Venezia che la produzione di
m. in questo periodo fu
particolarmente ricca:
m. di fattura elegante, orientata verso la linea
sinuosa e il colore delicato, impreziositi con dorature, lacche cinesi, piccole
stampe con animali, uccelli, fiori, frutta, incisioni riproducenti quadri dei
più rinomati pittori del tempo. In Germania il
m. rococò
ebbe grande successo ma, rispetto al modello francese, introdusse dorature e
decorazioni più pesanti. Verso la fine del 1700 lo stile neoclassico,
sorto come reazione al Rococò, tornò ai modelli greco-romani,
riportati in luce dai nuovi scavi promossi in particolare a Pompei ed Ercolano.
Dai tripodi rappresentati nelle pitture murali di Ercolano fu tratta l'idea per
un nuovo
m., l'
athénienne, diffusosi a partire dal 1775, e
destinato a molteplici usi a seconda delle realizzazioni: poteva servire da
lavamano, da tavolino, da scaldavivande, da portafiori, da profumiera tanto che
il nuovo tripode divenne un elemento indispensabile dell'arredamento
neoclassico. In epoca napoleonica, in tutta Europa, il Neoclassicismo si
tradusse nello stile impero: è il trionfo delle superfici piane, delle
linee diritte e della simmetria. La campagna d'Egitto e i nuovi studi di
egittologia divulgarono l'uso delle decorazioni a sfingi e cariatidi in bronzo,
che si aggiunsero ad altri elementi decorativi: muse, vittorie alate, strumenti
musicali, coroncine di alloro, palmette, trofei d'armi, anfore romane. Le
poltrone assunsero l'aspetto della romana sedia curule, i letti furono ornati da
cariatidi e pilastri, le stoffe dei panneggi e dei baldacchini, a righe, avevano
disegni a foglie o ghirlande di quercia, talora con la sigla napoleonica. Del
nuovo mobilio facevano parte lo sgabello con le gambe a X, il divano con testate
di differente altezza, il cosiddetto
méridienne, il letto a barca.
Nelle residenze imperiali di Compiègne e di Fontainebleau, si trovano
diversi esemplari di
m. dell'epoca, eseguiti da Jacob-Desmalter in mogano
liscio decorato da
appliques in bronzo in piacevole contrasto con la
sobria sagoma del
m. Lo stile impero può considerarsi l'ultimo
degli stili tradizionali: durante la Restaurazione, l'arte del
m.
cominciò lentamente a decadere per lasciare il posto alle esecuzioni
industriali. La caduta di Napoleone portò in primo piano le esigenze di
una borghesia che desiderava un
m. pratico e funzionale: si realizzarono
m. in legni chiari, come il cedro e l'acero, decorati a intarsio in legno
più scuro e con spigoli arrotondati. In Germania lo stile Biedermeier
rappresentò questa evoluzione in termini borghesi dello stile impero che
perse ogni connotazione eroica per adottare linee più sobrie. In Austria
questo stesso stile produsse
m. leggeri e fantasiosi, come le sedie dei
fratelli Thonet realizzate in legno curvato a vapore, e sedili incannucciati.
Alla fine del XIX sec. si tentarono nuove vie, quelle dell'Art Nouveau e dello
stile Liberty, che ebbero tuttavia poco seguito; una riproduzione dei vari stili
classici diede vita, soprattutto in America e in Inghilterra, allo stile
coloniale. Nel XX sec. il disegno industriale è diventato la base della
produzione in serie di
m. Attraverso varie ricerche, tese a portare il
m. verso forme più aderenti alla vita e alle abitudini della
popolazione, si è arrivati alla produzione moderna, ispirata al concetto
che ogni ambiente deve essere arredato secondo l'uso cui è destinato. La
produzione in serie ha dato vita a nuove tecniche di fabbricazione: il legno
è stato sostituito da prodotti derivati (compensati, truciolati,
sfogliati) o da nuovi materiali (laminati plastici, metallo). Disegnatori
professionisti danno al
m. linee semplici e armoniose, producendo oggetti
razionali e comodi. Il colore e la luce assumono un posto di primo piano negli
ambienti moderni, di proporzioni spesso limitate; si cerca l'armonia tra il
m. e lo spazio, eliminando ciò che appare superfluo.