Volto finto, di materiale vario (cartapesta, legno, plastica), con sembianze
umane, animalesche o diaboliche, che si sovrappone al volto per nasconderlo o
per simulare una diversa identità, con scopi magico-rituali, bellici, di
spettacolo, o semplicemente per divertimento. ║ Per estens. -
Travestimento di tutta la persona, oggi usato quasi esclusivamente per
divertimento, in particolare durante il carnevale. ║ Nei locali di
spettacolo la persona che controlla i biglietti d'ingresso e indica agli
spettatori il loro posto. ║ Fig. - Volto dai tratti particolarmente
segnati (da una passione, dalla sofferenza, da una malattia). ║ Fig. -
Atteggiamento ipocrita, apparenza ingannevole, finzione, simulazione. Nome
generico di apparecchi che, nello svolgimento di determinate attività, si
applicano al viso, per proteggere la bocca, gli occhi, le vie respiratorie o per
evitare possibili conseguenze di tali attività. ║
M.
antigas: facciale di gomma che si fa aderire al volto per proteggere
l'apparato respiratorio e gli occhi dai gas nocivi. È munita di un filtro
che contiene carbone attivo per l'assorbimento dei vapori e fibra di vetro o di
cellulosa per trattenere le particelle solide. ║
M. antipolvere:
dispositivo filtrante che trattiene le particelle di polvere e ne impedisce
l'ingresso nei polmoni, proteggendo naso e bocca o anche l'intero volto, fissato
con un elastico intorno alla nuca. ║
M. di bellezza: strato di
crema o di altro cosmetico che si spalma sul viso per curare, rinfrescare,
ringiovanire l'epidermide; indurendosi lievemente, forma sul volto una specie di
m. • Arch. - Particolare elemento ornamentale, plastico e
pittorico, riproducente i tratti della
m. tragica o comica del teatro
classico, detto anche
mascherone. Molto usato nel Rinascimento e nello
stile neoclassico. • Etn. - L'usanza di alterare la propria fisionomia con
mascheramenti per il divertimento altrui o per non rivelare la propria
personalità risale ai tempi classici, ma venne diffondendosi specialmente
nel Medioevo. Divenuta in certi periodi una moda (come a Venezia nel XVIII sec.
con la mezza mascherina facciale), rimase in uso solo per le danze o le feste
mascherate soprattutto carnevalesche. ║ Origine più remota hanno le
m. rituali, già diffuse nel Paleolitico, e tuttora usate presso
alcune popolazioni dell'Oceania, dell'Africa equatoriale e occidentale e
dell'America centro-meridionale: esse hanno lo scopo di attribuire una nuova
diversa personalità all'individuo che si traveste, in genere stregoni o
capi-tribù che usano
m. in cerimonie rituali di propiziazione per
la caccia o di iniziazione dei giovani alla convivenza comune o per altre
esigenze sociali della vita tribale. Diverse sono le
m. rituali tuttora
in uso nelle differenti culture ed è possibile, analizzando i motivi
ricorrenti e i diversi stili, risalire dalla
m. rituale al gruppo etnico
che la utilizza. Ad esempio, le
m. dipinte direttamente sul corpo
dell'attore sono tipiche dei gruppi etnici australiani, mentre le culture
dell'America Settentrionale ricorrono a
m. antropomorfe o zooantropomorfe
di legno. Alcuni gruppi utilizzano
m. riccamente abbellite da piume e
frange e decorate a vivaci colori (Melanesia, Nuova Guinea), mentre altri
preferiscono racchiudere simboli e significati filosofico-religiosi all'interno
di forme più sobrie e stilizzate (Africa). ║
M. funebre:
particolare tipo di
m. derivata da quella usata nei riti funerari, di
origine molto antica, raffigurante le sembianze idealizzate del defunto. Al XVI
sec. a.C. risalgono le
m. d'oro rinvenute nelle tombe di Micene, mentre a
Trebenisote (Jugoslavia), sono state ritrovate
m. in oro e bronzo
risalenti al VI sec. a.C. Anche gli Etruschi produssero
m. funebri, in
bronzo o terracotta, per utilizzarle quali coperchi di urne funerarie, mentre
presso i Romani erano considerate oggetti di culto (
imagines maiorum) e
riposte entro apposite nicchie. • Med. - In patologia, il termine è
sinonimo di
facies. ║
M. biliare: si osserva
nell'insufficienza epatica ed è caratterizzata da pelle del volto di
colore olivastro e palpebre scure. ║
M. luetica: è
caratterizzata dalla presenza di chiazze brune sulla fronte e sulle guance in
persone affette da lue terziaria. ║
M. gravidica:
V. CLOASMA. ║
M. chirurgica:
mascherina di garza sterilizzata a copertura della bocca e del naso che i
chirurghi e gli assistenti portano per difendere da inquinamenti il campo
operatorio. ║
M. per anestesia: dispositivo per somministrare
anestetici volatili. In genere costituita da una coppa di gomma indurita e ben
adattabile al volto del paziente, è collegata all'apparecchio che eroga
l'anestetico mediante un tubicino di raccordo superiore. ║
M. per
l'ossigeno: collegata a un dispositivo che eroga ossigeno, si applica
temporaneamente sulla bocca e sul naso, in caso di interventi medici particolari
o in ambienti carenti di ossigeno. • Teat. - L'uso teatrale della
m. deriva dal suo impiego cultuale, soprattutto dalle rappresentazioni
rituali connesse a particolari cerimonie e a particolari divinità.
Nell'antica Grecia la
m. cultuale era legata al dio Dioniso, patrono
delle feste ateniesi durante le quali si svolgevano le rappresentazioni
teatrali. Nel teatro greco la
m. (
prósopon), di tela
stuccata o in sughero, anche con una capigliatura di lino, nascondeva quasi
totalmente il capo dell'attore che faceva sentire la sua voce attraverso
un'apertura studiata apposta per un'emissione amplificata. Nella commedia e nel
dramma satiresco la
m. aveva l'espressione grottesca e talora mostruosa
della risata grottesca. Inoltre, soprattutto nella commedia nuova, le
m.
rappresentavano anche tipi fissi, contraddistinti da un costume, che ritornavano
in commedie diverse anche con attori diversi. Nella tragedia la forte
caratterizzazione delle
m., mediante un simbolico impiego del colore
(bianco per le parti femminili, bruno per quelle maschili) e una accentuata
espressività patetica, permetteva allo spettatore di intendere più
facilmente il dramma. Nell'antica Roma si accentuò la funzione
caratterizzante della
m. (
persona), soprattutto nella commedia,
anche per influenza delle rappresentazioni tipicamente italiche e popolari come
le atellane. Personaggi tipici erano il Macco, lo sciocco ghiottone, il Bucco,
ciarliero sciocco, il Pappo, il vecchio rimbambito. Tale funzione
proseguì nel Medioevo, soprattutto nelle rappresentazioni popolari e
nelle sacre rappresentazioni. L'uso della
m. passò quindi alla
Commedia dell'Arte, le cui rappresentazioni erano basate su personaggi fissi,
con caratteristiche somatiche e psicologiche ben determinate, in genere tipici
di una particolare regione. Tra le moltissime, ricordiamo Pantalone e il Dottor
Graziano (per i vecchi); Brighella, Arlecchino, Mezzettino, Truffaldino,
Scapino, Pulcinella e Tartaglia (per gli zanni, in genere due per commedia e
servi); Franceschina, Corallina, Colombina (per le servette); Cinzio, Fabrizio,
Flavio, Lelio, Angelica, Ardelia, Lavinia, Isabella (per gli innamorati, che nel
Settecento si chiamarono anche Rosaura e Florindo). Interminabile è la
lista dei capitani, tra i quali Spaventa, Matamoros, Fracassa. La
m.
è utilizzata ancora nel teatro orientale, specialmente nel
nō
giapponese. • Sport -
M. da scherma: costituita di rete metallica e
cuoio imbottito, è posta a protezione del viso degli schermidori. ║
M. subacquea: è utilizzata da pescatori subacquei, sommozzatori o
coloro che praticano lo
snorkelling per permettere una visione chiara
degli oggetti sommersi. • Inf. - Schermata su un video strutturata in modo
che l'operatore possa immettere dati solo in certe posizioni. ║ Gruppo di
bit usato per operare all'interno del contenuto della singola
unità di memoria, ad esempio per operare su un singolo
bit in una
memoria indirizzabile
byte per
byte. ║ Componente di un tubo
a raggi catodici a colori che esegue la centratura di ogni pennello elettronico
(rosso, verde e blu) sul fosforo del corrispondente colore.