(fino al 1989
Birmania).
Stato (676.577 kmq; 46.900.000 ab.)
dell'Asia sud-orientale, nella penisola indocinese, già colonia
britannica. Confina a Nord-Est con la Cina, a Est con il Laos, a Sud-Est con la
Thailandia, a Ovest con il Bangladesh e a Nord-Ovest con l'India; a Ovest
è bagnato dal Mare delle Andamane. Capitale: Pyinmana che è stata ufficialmente rinominata "Naypyidaw"
(dal 2006 sostituì
Rangoon). Città principali: Mandalay, Bassein, Moulmein, Tavoy. Ordinamento:
Repubblica federale
dominata da una dittatura di tipo militare. Moneta:
kyat. Lingua
ufficiale: il birmano; diffuso l'inglese. Religione: buddhista; esistono
minoranze animiste, musulmane, indù, cattoliche. Popolazione:
prevalentemente birmana; esistono minoranze shan, karen, chin, kachin,
mon.
GEOGRAFIAÈ
prevalentemente montuosa; nella parte settentrionale le catene si collegano
direttamente all'Himalaya e raggiungono quote elevate (massiccio del Hkakabo
Razi: 5.881 m); a Ovest sono meno aspre (altezza media 3.000 m). A Est si
estende l'altopiano di Shan degradante verso Ovest fino al corso dell'Irrawaddy
e alla conca di Mandalay. La zona costiera presenta coste alte e frastagliate.
L'idrografia è dominata dal corso dell'Irrawaddy, che nasce dal Hkakabo
Razi e sfocia nel golfo di Martaban. Tra gli altri fiumi il Chindwin (affluente
dell'Irrawaddy), il Salween, il Sittang. Il clima è continentale
all'interno, tropicale sulle coste, con piovosità abbondante. I due terzi
della superficie del
M. sono ricoperti da foreste.
Cartina del Myanmar
ECONOMIA
Nonostante il costante intervento governativo, il
M.
è uno dei Paesi più poveri del mondo. L'agricoltura, la
principale risorsa del Paese, si basa prevalentemente sulla risicoltura. Nelle
zone più asciutte si coltivano cotone, miglio, sesamo, arachidi, canna da
zucchero, tabacco, tè. Sono importanti le risorse forestali che
forniscono legni pregiati (specialmente il tek). Tra le risorse minerarie:
petrolio, piombo argentifero, rame, zinco, stagno, tungsteno, pietre preziose.
L'industria si occupa soprattutto della lavorazione dei prodotti agricoli locali
(lavorazione del riso, oleifici, zuccherifici, tabacchifici); in via di sviluppo l'industria
tessile, i cementifici e il turismo. Il commercio, sia estero che interno, si
sta lentamente
espandendo.
STORIA Dal 1886 al 1937 parte dell'India britannica,
durante la seconda guerra mondiale la Birmania, teatro di guerra fra Gran Bretagna e
Giappone, fu occupata dai Giapponesi (1942-1945). Nel 1945 la Gran Bretagna, grazie
all'intervento del movimento di resitenza birmano (l' AFPFL, la Lega antifascista
per la libertà del popolo) guidato da Aung San, riuscì a liberare il Paese dall'occupazione
giapponese. Aung San si pose a capo di un Governo ad interim, ma nel 1947 venne assassinato
da opponenti politici guidati dal nazionalista U Saw: Aung San venne sostituito da U Nu, già
ministro degli esteri durante l'occupazione giapponese.
Nel 1948 fu
proclamata l'Unione Birmana, comprendente la Birmania vera e propria e gli Stati
di Karen e di Shan. Tuttavia la costituzione del nuovo Stato non pose fine ai
contrasti interni, sfociati poi in aperta guerra civile tra il Governo e le
forze di sinistra. In un quadro politico-sociale caratterizzato
dall'instabilità e dalle continue lotte tra le diverse componenti
etniche, il primo ministro U Nu si fece promotore di una linea neutralista in
politica estera e di riforme di tipo socialista in campo sociale. Nel 1962 un
colpo di Stato destituì U Nu e al potere salì il generale Ne Win,
il quale instaurò nel Paese un regime autoritario monopartitico. Questo
si conservò fino all'aprile del 1973, allorché il Partito
socialista decise di sostituire il regime militare con un Governo civile. Lo
stesso Ne Win conservò però la leadership del Paese e venne
proclamato presidente della Repubblica, dando inizio ad un processo di
rinnovamento che doveva portare all'elaborazione di una nuova Costituzione entro
il 1973. La nuova Costituzione entrò in vigore alla scadenza prevista,
dopo che il 94% della popolazione si espresse in favore del progetto. Sulla base
della nuova carta costituzionale, la Birmania assunse ufficialmente la qualifica
di Repubblica socialista, dotata di un Parlamento (Consiglio nazionale del
popolo) di 450 deputati, tutti rappresentanti del Partito del progresso
socialista birmano, fatta eccezione per alcuni indipendenti. Il 2 marzo 1974,
ricorrenza del pacifico colpo di Stato del 1962, venne convocato il nuovo
Parlamento che procedette all'elezione del Consiglio supremo, di 28 membri, che
conferì ufficialmente la presidenza della Repubblica a Ne Win. Il
programma di Governo previde l'estensione del sistema cooperativistico nelle
campagne e la nazionalizzazione dei mezzi di produzione, del resto già
per gran parte compiuta negli anni precedenti. Al di là delle
enunciazioni programmatiche, i governanti birmani si trovarono a dover
fronteggiare una situazione economica e finanziaria molto difficile e in
costante deterioramento. Nei mesi seguenti, di fronte alle agitazioni che
continuavano a turbare il Paese, provocate sia dalle difficoltà
economiche, sia dalle aspirazioni autonomistiche delle minoranze non birmane
(circa il 50% della popolazione), il Governo adottò severe misure
repressive, vietando ogni manifestazione di protesta, compresi gli scioperi.
Alla fine degli anni Settanta il territorio birmano fu ancora sconvolto dalla
guerriglia condotta dalle forze autonomistiche e dai partiti filo-sovietico e
filo-cinese, anche se le azioni di quest'ultima formazione vennero frenate dagli
accordi stipulati durante gli incontri tra i leader birmani e quelli cinesi. Nel
1978 Ne Win venne riconfermato capo dello Stato, mentre la repressione delle
truppe antiguerriglia costrinse 200.000 profughi a rifugiarsi in Bangla Desh.
Nel 1981, scaduto il mandato presidenziale, Ne Win lasciò la carica a
favore del suo luogotenente San Yu, pur continuando a esercitare il potere
nell'organizzazione nel partito. Nel 1983 un attentato a Rangoon diede il via ad
una nuova, feroce azione repressiva; vennero indicati come responsabili degli
agenti nord-coreani, e perciò interrotte le relazioni con la Corea del
Nord. Ma la gravissima situazione economica, il riacutizzarsi delle azioni
armate dei guerriglieri e le continue manifestazioni popolari e studentesche
portarono, nel 1988, alle dimissioni di Ne Win e San Yu. Il successore, generale
Sein Lwin, venne subito boicottato dalla popolazione in quanto principale
artefice della repressione poliziesca sotto il governo Ne Win; dimessosi, la
presidenza venne assegnata per la prima volta a un civile, l'ex ministro e
giurista Maung Maung, che abrogò la legge marziale e si impegnò a
indire un referendum per l'abolizione del partito unico. Tali proposte videro da
un lato la netta opposizione della parte più conservatrice del partito,
dall'altra la proclamazione di uno sciopero generale da parte dell'opposizione.
In questo clima ebbe buon gioco un golpe militare diretto dal generale Saw
Maung, considerato il braccio destro di Sein Lwin. In breve la resistenza
popolare venne piegata e lo sciopero sospeso sotto la minaccia di massicci
licenziamenti. Il nuovo Governo promise libere elezioni, aperte ad altri partiti
oltre a quello socialista, diventato per l'occasione Partito per l'Unità
nazionale. Nel maggio 1989 la Birmania mutò ufficialmente nome in
Myanmar, in omaggio alla composizione multirazziale del Paese; tuttavia
il regime non modificò la sua posizione intransigente nei confronti delle
minoranze ribelli, proseguendo nella repressione dei gruppi politici di
opposizione. Nel 1990, le prime libere elezioni tenutesi in
M. videro
trionfare il partito di opposizione; la giunta militare impedì tuttavia
la formazione di un Governo democratico. Nel 1991 Aung San Suu Kyi, popolare
esponente dell'opposizione (figlia del leader della resistenza antifascista Aung
San), agli arresti dal 1989, venne insignita del premio
Nobel per la pace. Nel 1992 le opposizioni si coagularono nella Lega per la
Democrazia, affermatasi - nonostante le persecuzioni governative - nelle
elezioni per la costituente. Con le dimissioni di Saw Maung, il Governo militare
si piegò a negoziati con le opposizioni per avviare un processo di
democratizzazione delle istituzioni. Questi importanti sviluppi furono sanciti
dall'insediamento del generale Than Shwe alla guida dello Stato e del Governo e
dalla convocazione di una Convenzione nazionale, i cui lavori si aprirono nel
1993 con l'obiettivo di formare un nuovo Governo e dare una nuova Costituzione
al Paese. La Convenzione, svoltasi in un clima di relativa libertà, ebbe
il merito di suscitare un dibattito intorno al futuro assetto istituzionale del
Paese e al ruolo delle forze armate nella politica nazionale. I confortanti
segnali di apertura politica non furono però accompagnati dalla
cessazione dei conflitti alle frontiere con il Bangladesh e con la Thailandia.
Nel 1995 Aung San Suu Kyi venne liberata. Nel 1997 il
M. entrò a far
parte dell'ASEAN, l'associazione raggruppante gli Stati del Sud-Est asiatico.
Grazie alle pressioni dei Paesi vicini e dell'inviato speciale delle Nazioni Unite,
il diplomatico malaysiano Razali Ismail, nell'ottobre 2000 la giunta militare malaysiana
accettò di avviare un dialogo indiretto con Aung San Suu Kyi, di nuovo agli arresti
domiciliari dal 22 settembre 2000. Nel gennaio 2001 la giunta militare, alla
vigilia della visita di una delegazione dell'Ue, liberò il numero due dell'opposizione,
Tin Oo, e un centinaio di militanti del movimento giovanile della Lega nazionale per
la democrazia. Nel 2001, su pressione dei Paesi asiatici, altri oppositori furono
liberati dalla giunta militare, che tuttavia continuò a essere accusata dalla comunità
internazionale di torture ed esecuzioni sommarie della popolazione civile e, in
particolare, delle minoranze etniche. In ambito internazionale, nel 2001 rimasero tesi
i rapporti con la Thailandia, che vide crescere il numero di profughi
di etnia karen, una delle minoranze etniche perseguitate dal
M., e il traffico
di stupefacenti attraverso la frontiera birmana. Nel novembre 2001 il presidente
cinese Jiang Zemin si recò in visita nel
M. ricucendo così i rapporti tra i due
Paesi interrottisi al momento dell'avvento al potere dei militari nel 1988. Nel maggio
2002, dopo circa 20 mesi di detenzione forzata nella sua abitazione, Aung San Suu Kyi
venne liberata insieme ad altri 600 detenuti. La decisione di rimettere in libertà
la dissidente fu determinata dalle sanzioni imposte dalla comunità internazionale, che
aggravarono ulteriormente la situazione economica del
M. La donna venne
comunque nuovamente arrestata nel febbraio e nel maggio 2003. Nell'agosto 2003
venne insediato in veste di primo ministro Khin Nyunt, già capo dei servizi segreti
militari, considerato il membro del Governo più favorevole al processo di
democratizzazione. Ma nell'ottobre 2004 Khin Nyunt fu sostituito dal generale
Soe Win - sostenitore della linea dura contro il movimento democratico della
dissidente Suu Kyi - e sottoposto agli arresti domiciliari, con l'accusa di
corruzione. L’ala intransigente della giunta militare effettuò purghe contro
le figure più vicine alle posizioni apparentemente moderate di Khin Nyunt.
Il violento tsunami che nel dicembre 2004 devastò molti Stati del Sud-Est asiatico
colpì marginalmente anche il
M., causando decine di vittime. Nel novembre
2005 il Governo annunciò l'intenzione di spostare la capitale da Rangoon a
Pyinmana, posta nel deserto in una zona lontana dalle principali direttrici di
transito. Pyinmana fu riconosciuta ufficialmente nuova capitale amministrativa nel
marzo 2006. Nel settembre del 2007 nuove proteste di piazza contro il regime e la giunta militare furono
capeggiate da monaci buddisti e sfociarono in gravi incidenti con conseguenti arresti e numerose vittime.
Il maremoto che ha colpito gli Stati del sud-est asiatico il 26 dicembre 2004