Atto, effetto del mutare. È sinonimo di mutamento, con qualche accezione
specifica, tecnica e scientifica. ● Mus. - Nella solmisazione si diceva
m. il passaggio, nel corso di un brano musicale, da un esacordo a un
altro. ● Metr. - Nella struttura metrica della ballata e della canzone,
ciascuno dei due gruppi di versi, uguali per numero (2 o 3), disposizione e
rime, che nella ballata precedono la volta e nella canzone la sirima (anche
piede). ● Agr. - Nella selvicoltura, il cambiamento del governo di
un bosco. ● Geol. - Termine introdotto da W. Waagen (1869) per indicare
gli stadi evolutivi che si susseguono nei vari strati geologici. ● Biol. -
Alterazione del patrimonio genetico, spontanea o prodotta da agenti mutageni,
che comporta una modificazione nella sintesi delle proteine e nei caratteri
ereditari di un essere animale o vegetale. Il termine
m. fu usato da H.
De Vries (1901) per indicare le variazioni ereditarie da lui osservate in una
pianta,
Oenothera lamarckiana, e fu poi ulteriormente precisato da T.H.
Morgan. De Vries considerava
m. le deviazioni rilevanti rispetto alla
norma. Oggi si classificano come
m. tutte le variazioni ereditarie del
genotipo, cioè del plasma germinale, indipendentemente dall'ampiezza
della variazione che esse determinano nel fenotipo, ossia nei caratteri
visibili. Una
m. si traduce, con alcune eccezioni (è il caso, ad
esempio, della
m. che nell'uomo determina l'anemia falciforme e che, se
si verifica in eterozigosi, protegge dalla malaria), in un difetto (un gene che
ha subito una
m. codifica una proteina anormale). Esempi di
m. si
trovano in grande quantità, soprattutto fra gli animali domestici e le
piante coltivate, in cui la selezione esercitata dall'uomo ha fatto sì
che le
m. più utili per l'uomo stesso, o più notevoli,
potessero dar luogo a razze distinte, mentre in condizioni naturali la maggior
parte delle
m. sarebbero state soppresse dalla concorrenza con il
carattere normale o selvatico più vantaggioso per l'individuo. Oltre ai
caratteri morfologici, anche quelli fisiologici (produttività, attitudine
al lavoro pesante o alla corsa, tendenza all'accumulo di riserve,
precocità o tardività nello sviluppo) o psicologici (istinti
particolari negli animali, talenti speciali nell'uomo) dipendono da
m.
Sullo studio delle
m. può basarsi una teoria dell'evoluzione che
posi su dati sperimentali. Recentemente sono stati scoperti alcuni trattamenti
che provocano un notevole aumento della frequenza di
m. (raggi X, e altre
radiazioni ionizzanti, gas asfissianti e idrocarburi cancerogeni). Sono oggi
allo studio problemi pratici relativi alle
m. che possono essere indotte
nelle cellule germinali umane dalla radioattività liberata nell'ambiente
in conseguenza dell'uso dell'energia nucleare per scopi bellici o pacifici.
║ Le
m. si classificano secondo criteri differenti. Una possibile
classificazione può essere fatta in base all'origine della
m.
stessa, oppure alle dimensioni del materiale genetico coinvolto o agli effetti
fisiologici della
m. Possiamo così distinguere
m. indotte o
spontanee,
m. geniche, cromosomiche e genomiche e
m. letali,
subletali, neutrali e vantaggiose. Premesso che un criterio di classificazione
non ne esclude un altro, quello più usato è quello che si basa
sulle dimensioni del materiale genetico coinvolto nel fenomeno (
m.
geniche, cromosomiche e genomiche). ║
M. geniche: variazioni di un
singolo gene, probabilmente da concepire come variazioni di struttura di una
macromolecola, che determinano il passaggio del gene a un altro stato allelico;
per esempio, nell'uomo, il gene
H, che determina una normale costituzione
del sangue, può per
m. trasformarsi nell'allele
h che
determina l'emofilia. Le
m. geniche si distinguono in due tipi: quelle
che non comportano una variazione quantitativa del materiale ereditario del gene
e quelle che invece comportano variazioni quantitative. Al primo tipo
appartengono le
m. a punto o
m. puntiformi, date dal mutamento di
un unico paio di basi complementari del DNA (cistrone). Esse comportano il
cambiamento di un amminoacido nella catena polipeptidica controllata da un dato
cistrone. Se invece l'amminoacido non cambia, la tripletta di basi controlla lo
stesso amminoacido e la
m. è detta sinonima. La sostituzione di
singole basi è detta
transizione se la sostituzione avviene tra
una purina e un'altra purina o tra pirimidina e pirimidina; è detta
invece
trasversione se avviene tra pirimidina e purina o viceversa. Le
m. a punto possono essere neutrali o provocare danni fisiologici fino a
diventare letali. Le
m. geniche che determinano un cambiamento
quantitativo comportano la perdita di materiale ereditario (delezione di basi,
da una all'intero cistrone) o inserzioni di materiale ereditario fino alla
duplicazione del cistrone. La
m. per delezione o inserzione è
detta
frame shift, ossia scorrimento del punto di riferimento di lettura
del messaggio genetico. Poiché il codice genetico è letto come un
insieme di triplette, con l'inserzione di un elemento o la sua delezione cambia
l'intero modo di raggruppare le triplette e quindi cambia l'intera sequenza. Un
particolare tipo di
m. per inserzione è quella data dal
raddoppiamento del cistrone, che può verificarsi per scambio ineguale tra
segmenti omologhi di DNA. Tale fenomeno non ha sempre esito negativo dal punto
di vista fisiologico. Anzi, se l'attività propria di una proteina non
viene cambiata, si possono avere anche dei vantaggi. ║
M.
cromosomiche: a differenza delle
m. geniche comuni a tutti gli
organismi, le
m. cromosomiche e genomiche sono proprie di quegli
organismi in cui il materiale genetico è organizzato in cromosomi. Le
m. cromosomiche sono di due tipi: quelle che non comportano mutamenti
quantitativi del materiale genetico e quelle che comportano invece tali
variazioni. Tra le prime abbiamo le cosiddette
inversioni, che
determinano rottura del cromosoma e saldatura dei frammenti in punti differenti
da quelli originari. L'inversione può essere
terminale, se il
cromosoma si rompe in un solo punto, oppure
pericentrica o
paracentrica, quando si hanno rotture in due punti e conseguente
inversione all'interno della lunghezza del cromosoma. Lasciando inalterato il
genotipo, tali
m. non hanno effetti letali per l'omozigote mentre per
l'eterozigote comportano perdita di fertilità. Tali
m. sono alla
base dell'evoluzione indipendente all'interno di una specie. Altro caso di
m. che lasciano inalterato quantitativamente il materiale genetico sono
le
traslocazioni: esse si verificano quando, in seguito a una rottura, un
frammento di cromosoma si unisce ad un cromosoma differente, con conseguente
mutamento sia del cromosoma da cui il frammento si è staccato sia di
quello a cui si è unito. Le traslocazioni possono essere reciproche,
quando avviene uno scambio tra frammenti di cromosomi omologhi, non reciproche
quando un frammento di un cromosoma si unisce a un altro cromosoma che non ha
subito perdite di materiale genetico. Tra le
m. che comportano invece
variazioni quantitative vi sono le
delezioni e le
duplicazioni: le
prime si verificano quando c'è perdita di materiale cromosomico ossia
dopo la frattura non si hanno inversioni o traslocazioni; le seconde quando, per
rottura e riunione o per scambio ineguale fra omologhi, si ha la ripetizione di
sequenze geniche in un cromosoma. Nella specie umana delezioni e duplicazioni
sono quasi sempre incompatibili con la vita, mentre le traslocazioni e le
inversioni possono risultare normali e presentare problemi alla meiosi
(sterilità, aborti frequenti, gravi anomalie). ║
M.
genomiche: sono sempre quantitative e comportano la perdita o l'acquisizione
di cromosomi. Le
m. aneuploidi si riferiscono a mutamenti della ploidia
quali l'aggiunta o la perdita di un singolo cromosoma. È detta
monosomia la perdita di un intero cromosoma da un genoma; in genere
è letale, eccezion fatta per la monosomia che riguarda i cromosomi
sessuali. La
trisomia, ossia l'aggiunta di un intero cromosoma, non
è invece necessariamente letale. Tra le più note è la
trisomia del cromosoma 21, che determina la sindrome di Down o mongolismo.
Esistono anche aneuploidie in cui un cromosoma è rappresentato più
di tre volte nel genoma (tetrasomie, pentasomie ma solo nei cromosomi sessuali).
Quando ad un genoma si aggiunge un intero corredo cromosomico si parla di
m.
euploidi (triploidia, tetraploidia, poliploidie pari e dispari a seconda del
numero di corredi cromosomici della cellula). La più nota è la
tetraploidia ossia il raddoppio di un intero corredo diploide: questa
m. è molto frequente nelle piante ed è alla base
dell'evoluzione del regno vegetale.