Mit. - Nella mitologia greco-romana, ciascuna delle nove figlie di Zeus e di
Mnemosine, divinità del canto, della poesia e della danza. Erano
tradizionalmente invocate dai poeti classici nel proemio delle loro opere. Il
numero e i nomi furono definiti dapprima nella
Teogonia di Esiodo; pare
che il numero originario fosse, come quello delle Grazie, di tre. Inizialmente
erano venerate come ninfe delle sorgenti. Le più antiche sedi del culto
furono le pendici orientali dell'Olimpo, cioè la Pieria (e perciò
furono spesso dette
Pieridi), e il monte Elicona. Solo in età
ellenistica fu fissato il loro numero a nove e venne correlata ogni
M. a
una particolare attività artistico-intellettuale:
Clio, M. della
poesia epica, poi della storia;
Urania, M. della poesia didascalica e
dell'astronomia;
Melpomene, M. della tragedia;
Talia, M. della
commedia;
Tersicore, M. della poesia corale e della danza;
Erato,
M. della poesia amorosa, della geometria e della mimica;
Calliope, M.
della poesia elegiaca;
Euterpe, M. della lirica monodica e dell'auletica;
Polinnia, M. della danza e del canto sacro. ║ Fig. - L'ispirazione
poetica, la poesia, le arti. ║ Fig. - Il poeta stesso. ● Arte -
Nelle rappresentazioni artistiche, le
M. vennero raffigurate sia su vasi,
sia in statue e rilievi. La più antica è offerta dal vaso
François del 560-550 a.C., sul quale è rappresentato il corteo
delle
M. precedute da Calliope che suona la siringa. Nell'Ellenismo, si
ricordano i rilievi della base del tempio di Alicarnasso e quello di Archelao,
dove le
M. si riconoscono per gli strumenti che suonano. Famoso è
il gruppo conservato al Museo Vaticano (la stanza delle
M.). Il tema
delle
M. ispirò pittori rinascimentali (Mantegna e Raffaello),
classicisti secenteschi e neoclassici (Mengs, Appiani). ║
Decima
M.: locuzione usata per indicare iperbolicamente una poetessa degna di
essere accostata alle nove
M.; o una nuova forma di ispirazione.