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Muro.

(dal latino murus). Edil. - Opera in muratura che si sviluppa in verticale, di spessore variabile, formata da materiali differenti ordinati e sovrapposti, spesso tenuti insieme da calcina, gesso, cemento, ecc. A seconda dell'ubicazione, i m. si classificano in: m. entro terra o fuori terra. A seconda delle funzioni e delle caratteristiche si hanno diversi tipi di m.: il m. perimetrale, che racchiude la costruzione; il m. maestro o principale, che sostiene l'edificio e, oltre al proprio peso, porta anche quello dei solai e del tetto (i m. maestri interni sono detti m. di spina); il m. divisorio o tramezzo, leggero, impiegato per suddividere gli spazi interni; il m. di collegamento, che suddivide gli spazi e irrobustisce i m. maestri; il m. di tamponamento, che riempie gli spazi tra le travi e i pilastri; il m. di sostegno, che sostiene un terrapieno e, in particolare, i rilevati del corpo stradale (si distingue tra m. a scarpa, a sottoscarpa, a controripa). A seconda dei materiali usati, invece, si hanno: m. in laterizi pieni, in laterizi cavi, in pietrame, in pietra concia, in calcestruzzo, a struttura mista. Il tipo più largamente usato è quello in laterizi, pieni o cavi: la distinzione viene fatta in questo caso a seconda della disposizione dei laterizi (disposizione a blocco, a croce, gotica, olandese). ║ Il mattone comunemente usato ha dimensioni costanti e lo spessore del m. viene determinato, anziché in centimetri, in teste, cioè contando il numero di mattoni allineati secondo la larghezza minore. Gli spazi esistenti tra un mattone e quello adiacente si chiamano connessure; a lavoro ultimato, queste risultano riempite di malta. La malta ha la funzione di trasformare un insieme di elementi informi o squadrati in un solo elemento monolitico, nel quale le tensioni interne sono uniformemente ripartite. Nella composizione del m. i mattoni possono assumere diverse posizioni: quando posano con il lato maggiore parallelo alla lunghezza del m., il filare viene detto corso in spessore e i mattoni mattoni in spessore; se invece il lato minore è parallelo alla lunghezza del m., abbiamo un corso in chiave e mattoni in chiave. Infine, se lo spessore è parallelo alla lunghezza del m., abbiamo un corso in piedi e mattoni di costa. ● St. - Muro del pianto o delle lamentazioni: termine con cui si definiscono i resti del tempio di Gerusalemme costruito da Erode nel 19 a.C. (secondo alcuni sulle rovine del tempio di Salomone) e distrutto dai Romani nel 70 d.C. Il m. del pianto, che gli Ebrei chiamano ha kotel ha ma'aravi (il muro occidentale), è alto 18 m, lungo 48 m ed è costituito da 24 strati sovrapposti: i primi nove strati sono formati da massi di pietra appena squadrata lunghi da 4 a 5 m. È il monumento sacro dell'Ebraismo; da secoli gli Ebrei vi si recano a pregare e a piangere la distruzione del tempio. ● Sport - Nell'ippica, tipo particolare di ostacolo. ║ Nello sci, tratto di pista molto ripido. ║ Nel calcio, barriera di calciatori a difesa della porta contro un tiro di punizione al limite dell'area. ║ Nella pallavolo, azione di difesa degli attaccanti (detta m. passivo) per contrastare un colpo degli avversari. ● Fis. - In aerodinamica, m. del suono: insieme dei fenomeni che si manifestano quando un corpo in moto relativo rispetto ad un gas si avvicina alla velocità del suono. ● Mar. - M. blu: profondità alla quale un nuotatore subacqueo con respiratore autonomo non è più in grado di vedere la superficie dell'acqua e non scorge ancora il fondo. ● Geol. - Lembo di una faglia che si trova al di sotto di questa. ║ Lembo di roccia incassante situato al di sotto di un filone, mineralizzato o meno. ║ Il plurale femminile (le mura) indica opere murarie considerate nel loro complesso, finalizzate a cingere e a chiudere. ● Mil. e St. - Mura: recinzioni spesse e compatte in muratura che, prima dell'avvento delle armi da fuoco, venivano erette intorno alla città o ai castelli a scopo di difesa. Percorse da ballatoi, spesso coronate da merlature allineate lungo il cammino di ronda, potevano essere semplici o doppie; in quest'ultimo caso erano formate da due muri paralleli collegati da altri muri trasversali; i vani venivano poi riempiti con rottami di pietra e con terra. La scelta del tipo di m., gli elementi difensivi che le completavano, la loro stessa posizione facevano parte dell'arte militare e, precisamente, del settore riguardante le fortificazioni; tuttavia, la loro sistemazione era strettamente legata anche all'urbanistica. Le loro caratteristiche, infatti, si riflettevano sull'intera organizzazione urbana. In taluni casi, le m. abbracciavano intere province o addirittura il territorio di uno Stato, come ad esempio il Vallo di Adriano costruito dai Romani in Inghilterra o la Grande Muraglia Cinese. ● Encicl. - Nell'antichità erano famose le leggendarie M. pelagiche o Ciclopiche, costruite secondo la tradizione da un antico popolo dell'Egeo, i Pelasgi, prima che fiorisse la civiltà greca. Molto note erano anche le M. serviane fatte erigere, si dice, da Servio Tullio, il leggendario sesto re di Roma, per ingrandire la sua città. Nelle m. romane si aprivano quattro porte principali, collegate a due a due da strade rettilinee (il decumano e il cardo) che si incrociavano al centro della città, nei pressi del foro. A volte, da una porta si dipartivano verso l'interno numerose strade, disposte a ventaglio in direzione dei vari quartieri. In altri casi (ne è un esempio Palmanova), lo schema era radiocentrico. Nelle vicinanze delle porte, davanti ai torrioni e ai ponti levatoi, veniva sempre lasciato uno spazio libero, il pomerium, utilizzato per i movimenti delle truppe. L'intera cinta di m. poteva, inoltre, essere circondata da una fascia libera da qualsiasi costruzione (circonvallazione esterna), sistemazione che permise, in molti casi, di allargare la città lasciando uno spazio, spesso adibito a giardino, fra la città vecchia e quella nuova. Le m. impedivano il continuo allargarsi della città e la popolazione, man mano che aumentava, doveva necessariamente abitare al di fuori delle m. nelle vicinanze delle porte, fino a che la costruzione di altre m. veniva a comprendere anche questi quartieri. L'allargamento delle m. poteva ripetersi anche parecchie volte a distanza di tempo. Roma, per esempio, presenta tre cinte di m. costruite in epoche diverse, durante la Monarchia, al tempo della Repubblica e in epoca imperiale. Si tratta, in questo caso, di m. ad anello, come le caratteristiche m. di Vienna (il famoso Ring che circonda la città antica), nel quale lo spazio anulare antistante le m. venne sfruttato per costruirvi una strada che abbracciava circolarmente tutta la città. Le m. a settori, come quelle che esistevano a Torino, vennero impiegate specialmente dal XVI sec. in poi. Le m. medioevali e rinascimentali erano spesso provviste di torri o di torrioni, che venivano di norma costruiti ai lati delle porte o nelle posizioni tatticamente più importanti. Non di rado le porte, specialmente se si aprivano nelle m. di fortezze o di castelli, erano munite di ponti levatoi o circondate da un fossato pieno d'acqua (come nel Castello Sforzesco di Milano). Un bellissimo esempio di cinta muraria turrita è quella di Avila, in Spagna, che presenta una serie di torri cilindriche alternate con corridoi merlati.