(dal latino medioevale
mumia, der. dell'arabo
mūmiyya:
sostanza per imbalsamare). Cadavere imbalsamato con il sistema della
mummificazione impiegato nell'antico Egitto. La salma veniva sottoposta a
trattamenti speciali per favorirne la conservazione; in seguito era avvolta in
bende di lino e chiusa nel sarcofago. ║ Per estens. - Cadavere trattato
con qualsiasi altro metodo di imbalsamazione. ║ Fig. - Persona, in genere
anziana, chiusa in idee antiquate. ║ Fig. - Persona che, trovandosi
insieme ad altre, non partecipa alla conversazione. ║
Sacco a pelo a
m.: tipo di sacco a pelo che si restringe ai piedi e si apre solo in parte
in prossimità della testa, formando una specie di cappuccio. È
così chiamato per l'aspetto simile a quello delle
m. egiziane.
● Encicl. - La credenza, propria della religione egizia, che alla
conservazione del corpo dopo la morte corrispondesse la possibilità di
una vita dell'anima, fece sì che fin dai tempi più antichi i riti
di sepoltura avessero lo scopo di una mummificazione del cadavere. La salma
veniva avvolta in una tela di lino e calata in una fossa scavata direttamente
nel deserto dove, per azione della sabbia secca e salina, si verificava un
naturale processo di essiccazione e dunque di conservazione. La postura era su
un fianco e flessa, o addirittura rannicchiata. Durante l'Antico e il Medio
Regno, per proteggere i corpi da iene e sciacalli, si cominciarono a introdurre
tombe e sarcofaghi al posto della semplice fossa e dell'involucro di lino:
ciò, però, impediva l'essiccazione naturale che fu sostituita da
un processo artificiale. La
m. era ottenuta mediante l'asportazione delle
viscere, un bagno di salnitro (che durava anche 75 giorni), l'asciugatura e la
fasciatura di tutti gli arti, del tronco e del capo separatamente. Sul volto
veniva poi applicata una maschera modellata a ritratto. La posizione rituale era
ancora quella dell'uomo dormiente, perché la morte veniva considerata un
sonno in attesa di risveglio. Con il tempo le tecniche di conservazione si
affinarono sempre più, e si cercò di far apparire la
m. il
più possibile simile al corpo vivo: da qui l'uso di belletti per il volto
e il color mattone per la pelle, per simularne il colore. La postura
cambiò: la
m., fasciata a crisalide in un unico involto, veniva
posta supina e si identificava con l'immagine del dio Osiride, dio di morte e
resurrezione, simboleggiato appunto dalla crisalide. Dall'epoca greco-romana in
poi, le
m. ebbero un grado di conservazione scadente, mentre veniva
curata particolarmente l'apparenza, in quanto la maschera facciale e l'involto
esterno, di cartone o di tela stuccata e decorata in oro e colori vivaci, era
visibile mediante finestre poste sul sarcofago che, per lungo tempo, era
conservato in un luogo della casa prima di essere deposto nel sepolcro.