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Mosàico.

Composizione decorativa di parete o pavimento, realizzata con tasselli di pietre naturali, terracotta, paste vitree, marmo, madreperla, uniti tra loro per mezzo di mastice o cemento. ║ Fig. - Mescolanza o accostamento di elementi diversi. ● Arte - Tecnica del m.: gli elementi costitutivi del m. sono piccoli frammenti di materiali differenti, detti tessere musive. Sulla superficie da decorare viene steso uno strato di calce, stucco, gesso o cemento che viene lasciato seccare e sul quale, successivamente, viene eseguito il disegno desiderato. Le tessere sono poi inserite seguendo l'indicazione del disegno. Una tecnica particolare è quella del m. a rivoltatura: consiste nel preparare l'intero m. su un piano di legno o di lavagna foderato di zinco e inquadrato in bordi di legno smontabili, in modo tale che esso possa essere in seguito trasportato e applicato sul piano definitivo. ║ Tracce di un'antichissima decorazione a m. di smalto sono state ritrovate in Asia Minore (oltre al famoso stendardo di Ur, realizzato con intarsi di madreperla e lapislazzuli) e in Egitto, dove con ogni probabilità risalgono ai tempi delle prime dinastie. Dall'Egitto sembra che il m. si sia diffuso anche in Italia. Comunque, l'elaborazione e la diffusione della tecnica musiva si devono soprattutto alla civiltà greca, i cui primi esemplari di m. pavimentale risalgono al V sec. a.C. I Romani perfezionarono l'arte del m., distinguendo fra opus sectile (per la decorazione delle pareti), opus tessellatum (sfruttato per la decorazione di pavimenti e costituito da frammenti di pietre e marmi di taglio regolare), opus vermiculatum e, sviluppatosi da quello, opus musivum (con tessere colorate di pasta vitrea, madreperla e smalti generalmente applicati su decorazioni parietali). Il pavimento mosaicato, definitivamente sviluppatosi nel I sec. a.C. (pavimentum tessellatum) si servì di motivi geometrici già dell'arte greca (treccia, fascia, meandro, ecc.), oltre che degli elementi comuni della decorazione architettonica (ovuli, losanghe, scacchi, ecc.): esso raggiunse una grande diffusione tra il I sec. a.C. e la prima età imperiale. Il m. monocromo, bianco e nero non fu mai abbandonato e se ne ebbero importanti sviluppi fino al IV sec. d.C. Il periodo adrianeo e antoniniano offre i più significativi esempi di m. bianco-neri (Villa Adriana, Ostia, ecc.) e il tipico tema latino dei giochi del circo, dei gladiatori, di pugilatori, si concretizza e raffigura secondo varie formulazioni musive. Al tardo Impero appartiene il complesso dei m. policromi decoranti la villa imperiale di Piazza Armerina con scene mitologiche, cacce, cattura di fiere per il circo, giochi acquatici e cerimonie romane. Lo sviluppo del m. pavimentale coincise con quello del m. parietale, ma a partire dal IV sec. quest'ultimo cominciò a prevalere. In età imperiale, inoltre, la diffusione del m. si estese dall'Italia alle altre zone dell'Impero, anche le più remote, soprattutto nei secc. II-V (si rammentino i m. africani della Tunisia o quelli dei palazzi di Istanbul). In età cristiana, il m. divenne l'ornamento principale delle chiese e raggiunse risultati altissimi, tanto in Occidente che in Oriente. L'Italia conserva un insieme imponente di m. monumentali risalenti a tale periodo: mentre i m. di Roma segnano l'evoluzione della tradizione classica (S. Costanza, IV sec.; navata di S. Maria Maggiore, V sec.), attraverso vari passaggi (S. Lorenzo fuori le Mura, VI sec.), verso forme più astratte, queste trovano la loro massima espressione nei m. di Ravenna (S. Apollinare Nuovo, S. Apollinare in Classe, S. Vitale, VI sec.). Anche in Oriente (moschea di Damasco, VIII sec.), talvolta persistono le tradizioni più antiche, ma in genere i mosaicisti bizantini utilizzarono per gli sfondi delle loro raffigurazioni ingenti quantità di oro che, manifestazione di fasto terreno e insieme simbolo e glorificazione del divino, conferivano a quei m. uno splendore e una ricchezza mai raggiunti in precedenza. Dall'XI al XIII sec. l'arte musiva conobbe una grande fioritura, mentre molto minore fu l'attività nei secc. XIV e XV (periodo in cui furono però attivi, in Italia e in particolare a Roma, i Cosmati, autori di decorazioni a intarsio con abbondanza di elementi vitrei dorati). Durante il Rinascimento la tecnica del m. conobbe una certa ripresa e spesso m. furono eseguiti su cartoni di grandi artisti. Nel XVII sec. maestranze specializzate lavorarono a Roma, per la realizzazione delle grandi pale a m. degli altari di San Pietro; nel 1727 fu istituito in Vaticano lo Studio del m., tuttora attivo. Ma intanto il tentativo di avvicinare il m. agli effetti della pittura ne aveva snaturato e frainteso le qualità più caratteristiche e originali. Solo alla fine del XIX sec. si verificò un ritorno alle possibilità decorative del m. (per esempio, con l'Art Nouveau e i m. di G. Klimt). Nell'arte e in particolare nell'architettura moderna, il m. ha trovato nuovamente numerose applicazioni, anche per la decorazione di esterni; soprattutto l'Astrattismo ha avuto un ruolo importante nel riaffermare i valori decorativi della tecnica nusiva e nel riportare su di essa l'attenzione degli artisti. ● Fotogr. - M. aerofotografico o planimetrico: ricostruzione planimetrica del suolo ottenuta con l'unione di più aerofotografie. Si ottiene in tal modo un quadro fotografico di vaste zone di un territorio che può risultare molto utile per vari scopi, sebbene non possa garantire un estremo grado di precisione. ● Elettr. - Elettrodi a m.: nella tecnica della trasmissione delle immagini, elettrodi formati da numerosi corpuscoli fotoelettrici disposti gli uni accanto agli altri e isolati elettricamente; essi, disposti nell'interno dei tubi di ripresa televisivi (Orthicon, Vidicon), costituiscono l'elemento (detto nel suo insieme fotomosaico) dell'iconoscopio che permette di tradurre le variazioni di intensità luminosa dell'immagine da trasmettere in variazioni di intensità di una corrente elettrica. ● Bot. - Sintomo di numerose malattie da virus di varie piante erbacee che presenta come elemento caratteristico la decolorazione in varie tonalità (verde tenue, bianco, giallo) di piccole aree della lamina fogliare: esse, ravvicinate e interposte alle parti ancora verdi delle foglie, danno a queste l'aspetto di un m. Generalmente non si tratta di infezioni letali, ma possono comunque compromettere il successivo sviluppo della pianta colpita. Il m. può essere comune, giallo o internervale (quando le macchie chiare sono disposte parallelamente alle nervature della foglia). Le malattie che presentano tale sintomo colpiscono moltissime specie: patata, pomodoro, peperone, tabacco, fagiolo, pisello, barbabietole da zucchero e da cucina, mandorlo, vite, pesco, ecc.
“Satiro e Menade” (mosaico). Museo di Antiochia

“L'ebbrezza di Dioniso” (mosaico). Museo di Antiochia