Relativo alla Mosa e alla regione della Mosa. ● Arte -
Arte m.:
complesso delle espressioni artistiche (pittura e scultura, e in particolare
oreficeria e miniatura) che si svilupparono tra il X e il XIII sec. nella
vallata del medio corso della Mosa e che ebbe come centri principali le
città di Liegi e di Tongres. Tale fioritura artistica fu resa possibile
dalla concomitanza di differenti fattori: la condizione di relativa indipendenza
della regione dagli sviluppi economico-culturali sia della Francia che dei Paesi
Bassi permise una continuità nella ricerca artistica e un'indipendenza
che altre regioni, anche circostanti, non conobbero; d'altro lato, tecnicamente,
la secolare tradizione decorativa dell'artigianato locale, abilissimo nella
lavorazione dei metalli e nella pittura a smalto, consentì una produzione
di altissimo livello. La tendenza al decorativo, al simbolico, alla
semplificazione calligrafica e antidescrittiva è caratteristica
fondamentale dell'arte
m.: essa si contrappone sia al particolare
Classicismo, mediato da influenze anglo-irlandesi, dell'arte carolingia
francese, sia al Bizantinismo ancora prevalente nelle composizioni delle zone
germanico-romane. Soprattutto a partire dagli ultimi decenni dell'XI sec. questi
elementi autonomi e originali, non assimilabili, si manifestarono in maniera
spiccata; la produzione artistica cominciò a presentare un linguaggio del
tutto compiuto e coerente e, soprattutto, unitario nei diversi centri. Il
decisivo incremento delle attività economiche e commerciali che si
verificò agli inizi dell'XI sec. favorì lo sviluppo anche
culturale dei centri urbani e promosse una forma allargata di mecenatismo da
parte dell'aristocrazia e del clero. Il notevole sviluppo dell'architettura, con
l'edificazione di numerosi palazzi e abbazie, determinò l'intensificarsi
della domanda di oggetti d'arte, sculture, strutture architettoniche smaltate o
scolpite (altari, fonti battesimali, reliquiari). Diffusa e di buon livello
artistico fu la scultura in avorio, di cui un esempio notevole è la
coperta dell'evangeliario del vescovo Notger, databile attorno al 1000. Durante
l'XI sec. si svilupparono, in stretta corrispondenza, l'oreficeria e la
miniatura: i caratteri peculiari della pittura
m., il gusto decorativo e
l'incisività della linea (derivati dalla metallografia), nei decenni
seguenti si raffinarono, adeguandosi a realizzazioni più complesse,
acquisendo il linguaggio compositivo della miniatura e traendo da essa nuovi
rapporti coloristici applicati poi agli smalti. Sviluppatasi a partire dall'XI
sec. in stretta relazione con l'arte dell'oreficeria, la miniatura si diffuse
largamente nell'area sud-occidentale grazie al moltiplicarsi degli ordini
monastici e all'intensa attività svolta negli
scriptoria dei
conventi; essa conobbe un'evoluzione progressiva che la condusse da
un'impostazione compositiva più sobria e schematica, come si nota nelle
miniature delle abbazie di Saint-Remacle a Stavelot e di Saint-Laurent a Liegi,
a una struttura maggiormente articolata e ricca di particolari, come nel
Sacramentario (libro di collette o preghiere relative alla messa o ai
sacramenti) di Liegi, della prima metà dell'XI sec. (oggi nella
Biblioteca di Bamberga) o nell'Evangeliario di Saint-Laurent, risalente al 1150
circa (Bruxelles, Biblioteca reale). Il limite estremo di tale evoluzione fu
raggiunto intorno al 1170, quando si arrivò a una concezione quasi del
tutto svincolata dal geometrismo e che ammetteva anche accenni naturalistici,
mostrandosi sensibile a una ricerca di equilibrio formale basato sulla
contrapposizione di pieni e di vuoti. A quest'ultimo periodo appartengono la
Bibbia di Floreffe (Londra, British Museum), la Bibbia di Averbode e il foglio
Wittert (entrambi a Liegi, biblioteca dell'università). ● Artig. -
Anche nell'oreficeria, ricerca tecnica e complessità compositiva
conobbero una rapida evoluzione: maggiormente sobrie e rigide si presentano le
opere dell'XI sec., quali il reliquiario di Saint-Hadelin e Visé, e
dell'inizio del XII sec., tra le quali i fonti battesimali in ottone di Renier
de Huy nella chiesa di Saint-Barthélemy a Liegi, eseguiti tra il 1107 e
il 1118. Più elaborati sono gli altari portatili e i reliquiari, a
struttura architettonica, decorati a smalto con motivi figurativi o, più
spesso, geometrici e vegetali (tra le opere più complesse è il
reliquiario di Saint-Remacle a Stavelot, in cui l'elemento decorativo è
svolto fino all'estremo limite). Solo a partire dalla metà circa del XII
sec. si conosce il nome dell'autore. A Godefroid de Claire da Huy si devono
l'altare portatile di Stavelot, in rame dorato e smaltato, databile attorno al
1165 (Bruxelles, Musei Reali), il polittico di Stavelot in argento dorato, noto
attraverso un disegno del XVI sec. e conservato nell'archivio di Stato di Liegi,
la cassetta di Saint-Servais a Maastricht, il reliquiario dei santi Domiziano e
Mangoldo per la chiesa di Huy (1173 circa), considerata la sua opera migliore,
l'urna di Sant'Alessandro (Bruxelles, Museo del Cinquantenario), il polittico
della Pentecoste (Parigi, Museo di Cluny) e la croce d'oro di Saint-Denis, di
cui ci è giunto solo un frammento. Un grande orafo, abilissimo anche
nell'eseguire sculture smaltate, fu Nicolas de Verdun (ambone di Klosterneuburg,
1181; reliquiario dei Re Magi, oggi a Colonia nel tesoro del duomo; reliquiario
di Maria, per la cattedrale di Tournai, 1205). Nel corso del XIII sec. l'arte
m. si avvicinò progressivamente ai modelli del nascente Gotico
francese; la tradizione locale venne tenuta in vita quasi esclusivamente da Hugo
d'Oignies al quale si devono i calici, le croci e i reliquiari del monastero di
Notre-Dame a Namur. Durante il XIV sec. alcuni artisti
m. lavorarono
anche in Francia, contribuendo a quel processo di uniformazione degli stili
iniziato alla fine del secolo precedente.