Complesso delle istituzioni e delle dottrine che il popolo ebraico fa risalire a
Mosè. Esse comprendono principi teologici, prescrizioni morali e
liturgiche, leggi di tipo civile e penale. I principi di fede, in particolare,
sono contenuti nel Decalogo, consegnato da Dio a Mosè e da questi
trasmesso al suo popolo (esso veniva conservato, insieme con l'Arca santa, nel
tabernacolo). Fondamento del
m. è il dogma dell'unità di
Dio, considerato l'essere per eccellenza, incorporeo e invisibile, onnipotente,
eterno, presente in ogni luogo, creatore del cielo e della terra, e particolare
protettore del popolo ebraico. Altrettanto centrale nella dottrina ebraica
è l'attesa del Messia, che verrà per riscattare la colpa commessa
dall'uomo dopo la sua creazione e riconciliare il mondo con Dio. L'uomo è
composto dal corpo e dall'anima immortale, destinata quindi a vivere oltre la
morte fisica. Per quanto concerne le norme liturgiche, la loro osservazione e il
loro controllo sono affidati al Sommo Sacerdote; oltre a lui, il culto viene
amministrato da sacerdoti e leviti, una sorta di chierici. Il sabato di ogni
settimana è giorno consacrato al Signore (
Sabaoth era il nome di
Dio come divinità degli eserciti): non è permesso svolgere,
durante l'arco di tutta la giornata, nessun tipo di attività pratica. Il
calendario liturgico, però, fin dai tempi antichi comprende altre
festività religiose come la Pasqua (in memoria della fuga dall'Egitto),
la Pentecoste (festa delle primizie), i Tabernacoli (festa dell'espiazione).
Alcuni precetti rispondevano anche a esigenze di igiene pubblica o alla
necessità di mantenere una propria precisa identità distinguendo
il popolo ebraico da qualsiasi altra popolazione vicina: tra questi la pratica
della circoncisione, l'obbligo di evitare ogni contatto con i lebbrosi, il
divieto di cibarsi di carne suina, il divieto di matrimoni tra congiunti e con
Cananei (mentre era tollerata la poligamia). In quanto al diritto propriamente
detto, le leggi mosaiche attribuivano al padre una quasi assoluta
autorità sui figli, senza però concedere loro il diritto di vita o
di morte, come si verificava presso i Greci e i Romani. Dalla successione erano
escluse le figlie, mentre i figli maschi ricevevano parti uguali, eccetto il
primogenito, la cui parte era doppia. L'idolatria, la bestemmia, l'adulterio e
la violazione del riposo del sabato erano puniti con la pena di morte mediante
lapidazione; per gli altri reati era invece prevista la legge del taglione. In
realtà, a causa del carattere piuttosto complesso dei testi che
presentano la figura di Mosè, non è possibile stabilire con
sicurezza quanto effettivamente possa risalire alla sua opera. Solo per alcuni
elementi sembra si possa affermare una sicura derivazione mosaica (il vincolo
che lega religione e diritto, il rigore e la severità del patto stretto
con Dio, ecc.).