Stats Tweet

Morte.

Cessazione definitiva delle funzioni vitali di un organismo vivente. ║ Uccisione. ║ Fig. - Sensazione di acuto fastidio, noia, insofferenza. ● Med. - Nell'uomo e nei mammiferi la m. si verifica come cessazione dei movimenti respiratori, del battito cardiaco e di ogni attività riflessa. Alla m. si associano, inoltre, un abbassamento della temperatura corporea, che lentamente si adegua a quella dell'ambiente esterno, e il cosiddetto rigor mortis, un progressivo irrigidimento muscolare. Solo raramente, soprattutto nell'uomo, si possono verificare casi di m. apparente, cioè di riduzione delle attività vitali talmente accentuata da poter essere interpretata come cessazione definitiva. Viene indicata come m. fisiologica il decesso riconducibile a un decadimento generale dell'organismo conseguente all'età molto avanzata. ║ In medicina legale, ogni decesso deve essere accertato con sicurezza, per escludere l'evenienza di m. apparenti o per individuare eventuali azioni delittuose; a tale scopo, una serie di precise disposizioni legislative regolano l'attività medico-legale. L'accertamento della m. è subordinato al riscontro dei segni legati alla cessazione di qualsiasi funzione vitale. In casi di incertezza si può procedere ad accertamenti ulteriori, quali l'incisione di un vaso sanguigno (l'eventuale fuoriuscita spontanea di sangue indica vita) o l'esecuzione di un elettroencefalogramma (l'inattività cerebrale è indizio certo di m.). Qualora al medico legale venga chiesto di accertare, seppure con una certa approssimazione, l'ora del decesso, egli può ricorrere all'esame dello stato generale del cadavere, alla constatazione del grado di rigidità cadaverica (il rigor mortis), all'osservazione delle macchie ipostatiche (che iniziano a manifestarsi generalmente solo 2-3 ore dopo la m.). ● Chir. - Rapidi mezzi di accertamento per stabilire la cessazione delle funzioni vitali si sono resi necessari da quando la moderna chirurgia ricostruttiva ha iniziato con successo il trapianto di tessuti e organi prelevati da cadaveri. Tali operazioni devono essere effettuate con tempestività, prima che gli organi prelevati divengano inutilizzabili a causa dei processi di necrosi. Pertanto, mentre un tempo la diagnosi di m. si basava, oltre che sulla cessazione del respiro e delle pulsazioni, anche su manifestazioni successive, attualmente (almeno nei casi di urgente necessità di prelievo di un organo) si considera indicativo l'esito di un elettrocardiogramma e di un elettroencefalogramma. Il prelievo da cadaveri di organi per trapianti è, tuttavia, una questione complessa che continua a suscitare problemi di difficile soluzione. Nel difficile compromesso fra accertamento del decesso e tempestività di cui tali operazioni necessitano, si delineano pareri contrastanti. Mentre secondo alcuni la riscontrata assenza di ogni attività vitale cardiaca o cerebrale non è sufficiente per accertare la m. come atto irreversibile, altri sostengono che anche in presenza di qualche segno vitale, quando si sia dimostrata la m. delle cellule nervose cerebrali, e quindi la cessazione di una vita cosciente e intellettiva, si può autorizzare una diagnosi di decesso e quindi il prelievo di organi. Quest'ultima tesi si basa sulla considerazione che l'organismo vivente muore per gradi successivi: mentre le cellule cerebrali, in mancanza di ossigeno o di sangue, cessano di vivere nell'arco di pochi minuti, le cellule di altri organi hanno tempi più lunghi, anche se il loro prolungato funzionamento non significa che l'individuo possa essere riportato in vita. ● Filos. - Il tema della m., insieme a quello della vita e dell'immortalità dell'anima, ha da sempre costituito oggetto di riflessione del pensiero filosofico dall'antichità fino ai nostri giorni. In Platone, per esempio, secondo il quale tutta la vita dell'uomo dovrebbe essere una riflessione sulla m. e una preparazione ad affrontarla, essa non ha un volto minaccioso e non è temibile: la m. viene considerata una sorta di sonno, di sopravvivenza, manifestandosi come separazione del corpo dall'anima immortale. Quella platonica inaugura, in sostanza, una lunga serie di dottrine che, affermando l'immortalità dell'anima, considerano la m. inizio di una nuova vita. Interpretazione etica, piuttosto che escatologica, offre Socrate, che insiste sulla necessaria preparazione alla m. e sulla sua accettazione. La riflessione sulla m. diventa così, con Socrate e con i filosofi che a lui si richiamano esplicitamente, elemento costruttivo e fondante di un'esistenza che si giustifica come lotta e volontà di dare un significato alla propria presenza nel mondo. In molte correnti filosofiche, soprattutto moderne, la m. è interpretata invece tragicamente come fine e conclusione di un ciclo vitale, tanto più drammatica in quanto non viene accettata l'immortalità dell'anima. La filosofia kierkegaardiana, per esempio, pone al proprio centro la precarietà e la finitezza della vita umana, sulla quale incombe il pensiero di una m. ineluttabile. Infine, l'Esistenzialismo definisce la m. come una possibile condizione di vita, una possibilità esistenziale: essa sola rende possibile un'autentica esistenza dell'uomo, perché ne mostra la finitezza e l'imperfezione. Nella corrente esistenzialista (si pensi a Camus e al suo Mito di Sisifo) autenticità e precarietà della vita si equivalgono. ● Etn. - Non si conoscono popolazioni in cui la m. non comporti cerimonie di lutto: lamenti, danze, banchetti funebri, digiuni, lavacri, segregazioni, purificazioni rituali, ecc. I popoli primitivi attribuiscono la malattia e la m. di un adulto all'azione di una forza magica e soprannaturale, di cui è necessario stabilire le cause (le colpe del malato o le attività e le preghiere di un nemico). In genere, presso tali popolazioni è comune la convinzione che le anime dei defunti possano apportare benefici o sventure alla comunità, proporzionali al dolore che questa dimostra al momento della m. e al trattamento riservato al cadavere. Quindi ogni gruppo umano, per quanto di struttura poco complessa, dispone di un cerimoniale funerario, di una vera e propria liturgia che, pur nelle diversità degli atti simbolici e rituali, obbedisce a una stessa logica di fondo: purificazione dei vivi dal contagio dei morti e invocazione della protezione del defunto sulla comunità dei vivi. Inoltre, esistono vari tipi di riti che hanno lo scopo di aiutare l'integrazione del defunto nel mondo dei morti. Il trattamento del cadavere (che viene lavato, unto e vestito), la preparazione del corredo funerario, l'allestimento della tomba, il lutto e il banchetto funebre sono i primi atti che seguono una m. e hanno quasi sempre carattere comunitario. Esistono da sempre differenze nelle forme di sepoltura, anche all'interno di una stessa civiltà (variabili, per esempio, a seconda dell'età, del sesso, della posizione sociale, ecc.). Si passa dall'abbandono della salma, alla semplice esposizione, alla combustione (per cremazione o per incinerazione), alla mummificazione. Sono praticate, in alcuni casi, anche l'imbalsamazione vera e propria (ma è tipica solo di culture superiori, come quelle delle Ande) e la deposizione in mare: le popolazioni polinesiane, per esempio, depongono il cadavere all'interno di una canoa perché il viaggio verso l'aldilà sia abbreviato. La pratica più comune è comunque quella dell'inumazione. Interessante è anche la posizione in cui viene lasciata la salma nella propria sepoltura: non soltanto in atteggiamento di riposo, ma talvolta anche in posizione fetale o legata. Anche il lutto implica una serie di comportamenti rituali e si estende per un periodo di tempo precisamente determinato: esso è interpretato per lo più come periodo di impurità per i viventi, in particolare se legati da rapporti di parentela con il defunto. Al termine di tale intervallo di tempo, infatti, sono previste cerimonie di purificazione che preludono al reinserimento dei superstiti nella comunità. ● Dir. - La m. viene definita come estinzione della persona fisica: essa implica l'estinzione della capacità giuridica di un soggetto i cui diritti possono estinguersi, trasmettersi ai successori, oppure rimanere sospesi in attesa di eventuali eredi. La m. deve essere denunciata dal medico entro 24 ore dalla conoscenza del decesso. La dichiarazione di m. deve essere effettuata da un parente (o da persona informata) entro lo stesso limite di tempo; si provvederà poi alla compilazione dell'atto di m.Presunzione di commorienza: particolare condizione che si verifica quando risulti impossibile accertare se, a causa di un incidente, la m. di una persona sia precedente a quella di un'altra: in tal caso il diritto le considera decedute contemporaneamente. ║ Dichiarazione di m. presunta: dichiarazione giudiziale pronunciabile dopo almeno dieci anni dal giorno in cui si è ricevuta l'ultima notizia dello scomparso e comunque non prima che siano passati nove anni dalla data in cui lo scomparso aveva raggiunto la maggiore età. Può essere prodotta dopo un minor intervallo di tempo in caso di guerre, terremoti, disastri naturali, ecc. Se il morto presunto si rivela essere, al contrario, ancora vivo, egli può riacquisire tutti i suoi diritti. ║ M. civile: la perdita dei diritti civili, e quindi la soppressione della personalità giuridica, di solito conseguente a una grave pena detentiva. Tale normativa, anticamente largamente applicata, è ora abolita, ma l'espressione è rimasta tuttavia nell'uso comune. ● St. del dir. - Pena di m.: in uso fin dai tempi più antichi, quando costituiva l'ultimo atto di una serie di torture e supplizi, essa veniva spesso applicata secondo disposizioni che oggi appaiono crudeli: strangolamento, rogo, crocifissione, ecc. Applicata a una lunga serie di reati, ancora nel Settecento, era giustificata e legittimata con l'esigenza di esempi che potessero distogliere dall'effettuare gravi delitti, poiché ancora non era stato accolto il concetto della capacità redentiva della pena, che è il fondamento della maggior parte dei moderni codici. La polemica abolizionista iniziò nel XVIII sec., e venne portata avanti, fra gli altri, da Voltaire in Francia e da Beccaria (Dei delitti e delle pene) in Italia, i quali a sostegno delle loro tesi adducevano gli argomenti dell'inviolabilità della vita umana, del significato puramente vendicativo della pratica e del carattere di irrevocabilità di tale pena. Nel nostro Paese, la pena di m., ancora in vigore dopo l'Unità, fu abolita dal Codice Zanardelli (1889), ma venne ripristinata durante il Fascismo per i delitti politici (1926) e comuni più gravi (1930). Con la Costituzione del 1948 venne nuovamente abolita, tranne nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. Abolita nel corso del XX sec. in molti Paesi, la pena di m. permane tuttavia in numerosi Stati (fra gli altri negli Stati Uniti). ● Rel. - Secondo il pensiero biblico dell'Antico Testamento la m. è punizione di Dio e significa distruzione totale, materiale, spirituale. Non è presente nell'Antico Testamento l'idea dell'immortalità dell'anima. Nel Nuovo Testamento invece emerge la concezione per cui all'uomo è dato superare la m. con la resurrezione. Propria del Nuovo Testamento è infatti l'idea che l'uomo supera la m. nel momento in cui ha fede in Dio; per cui la vita del cristiano è basata sulla speranza della resurrezione e non sulla paura della m. ● Icon. - Le civiltà antiche raffiguravano la m. come piccolo genio alato, mentre la civiltà paleocristiana non adottò un'iconografia specifica precisa. Il Medioevo, al contrario, conobbe numerose figurazioni della m.: una vecchia, una donna giovane dalla pelle scura, uno scheletro spesso a cavallo (il cosiddetto Trionfo della m., probabilmente di derivazione petrarchesca e molto diffuso in Italia), la Danza macabra (con i morti raffigurati come cadaveri disseccati, rivestiti di pochi brandelli di carne). Tipicamente medievale è la rappresentazione della leggenda dell'Incontro dei tre vivi e dei tre morti, evidente contrapposizione tra l'uomo vivo e quello che sarà il suo aspetto terribile dopo la m. A partire dal Seicento le figurazioni della m. si intensificano, soprattutto nelle nature morte, in particolare come rappresentazione di teschi spesso accompagnati ad altri simboli di distruzione, precarietà, disfacimento.