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Morfologìa.

Studio sistematico delle forme. ● Biol. - Studio e descrizione delle forme degli esseri viventi, nella loro struttura interna (anatomia o m. interna) e nel loro aspetto esterno (m. esterna). Talora si comprendono nella m., che rappresenta il settore più antico delle scienze biologiche, anche la citologia, l'istologia, l'embriologia, la teratologia, in realtà sue branche e derivazioni. La m. prevede numerose specializzazioni: la m. descrittiva, che opera descrizioni analitiche della struttura degli organismi; la m. comparata, che ha lo scopo di rilevare affinità e differenze fra le strutture degli organismi viventi; la m. sperimentale, che studia in particolare lo sviluppo e la definizione delle forme di un organismo. ● Bot. - M. vegetale: disciplina che studia la forma esterna e le posizioni delle parti e degli organi delle piante, stabilendo affinità e differenze tra specie diverse, utili anche ai fini di una collocazione sistematica. La m. vegetale contribuisce, inoltre, alla comprensione della struttura e dei fenomeni di accrescimento e di riproduzione degli organismi vegetali. ● Geogr. fis. - Studio delle forme della superficie terrestre, dei loro caratteri, della loro distribuzione e origine. ● Ling. - Disciplina che studia la forma, la struttura e le componenti delle parole e la loro suddivisione in classi diverse (aggettivo, verbo, avverbio, ecc.). Ogni parola può essere divisa in più parti o morfemi, la prima delle quali (radice o morfema lessicale) è immutabile ed esprime il significato fondamentale della parola, mentre l'ultima (desinenza o morfema grammaticale) subisce diverse modificazioni a seconda della funzione svolta all'interno della frase (soggetto, complemento, ecc.). La terminologia usata dal linguista A. Martinet indica con il termine monema entrambe le parti di una parola, tanto quella invariabile (detta anche lessema) quanto quella variabile. Il monema costituisce l'unità minima e fondamentale di significato; esso non è però sempre facilmente identificabile, poiché a rendere difficoltosa l'analisi delle componenti di un vocabolo possono intervenire fattori diversi, quali mutamenti all'interno della radice, plurali irregolari, ecc. Le lingue possono essere distinte, a seconda dei procedimenti morfologici che le caratterizzano, in tre gruppi principali. Le lingue flessive (come quelle indoeuropee) indicano le diverse funzioni grammaticali tramite affissi uniti alle radici e possiedono più forme per indicare il numero (singolare e plurale), il genere e il caso; le lingue agglutinanti (il turco) sono composte da parole in cui i monemi si pongono separatamente l'uno dopo l'altro; le lingue isolanti (il cinese) prevedono monemi separati. Nel primo gruppo di lingue, la flessione può riguardare diverse classi di parole: si distinguono perciò la flessione verbale (che avviene mediante una serie di desinenze in paradigmi detti coniugazioni), nominale e pronominale (entrambe in paradigmi detti declinazioni). La m. si occupa anche della formazione delle parole: i processi fondamentali che portano alla creazione di nuovi termini sono due, la composizione (tramite lessemi autonomi già dotati di significato) e la derivazione (mediante affissi).