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Montenegro.

Stato (13.812 kmq; 620.145 ab.) dell'Europa balcanica. Confina a Ovest con la Croazia, a Nord-Ovest con la Bosnia-Erzegovina, a Nord-Est e ad Est con la Serbia, a Sud con l'Albania; a Ovest si affaccia sul Mar Adriatico. Capitale: Podgorica. Città principali: Budva, Cattaro, Cettigne. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Moneta: euro. Lingua ufficiale: il serbo; è diffuso l'albanese. Religione: ortodossa (74%); ci sono minoranze musulmane sunnite (18%), cattoliche (5,8%) e altre (12,6%). Popolazione: è costituita da Montenegrini (43%), Serbi (32%), Bosniaci (8%), Albanesi (7%), Musulmani (4%), Croati (1%), altri (5%).

GEOGRAFIA

Il territorio è in gran parte montuoso (culmina con il Monte Durmitor, 2.522 m). A Ovest del fiume Zeta, i rilievi si presentano più elevati e vi prevalgono formazioni calcaree pure, che danno origine a fenomeni carsici pronunciati; il paesaggio è brullo, con piccole macchie e limitati querceti, e i massicci sono separati fra loro da profonde gole. A Est, nell'Altopiano di Sinjavina, le formazioni calcaree sono spesso associate a scisti di maggior estensione, che riducono il carsismo e consentono la presenza di un consistente manto forestale, continuazione dei boschi della Bosnia. La maggior parte dei fiumi montenegrini è localizzata in questa sezione orientale, mentre nel M. carsico l'idrografia superficiale è pressoché inesistente; da Sud verso Nord scorrono, entro stretti solchi vallivi, alcuni affluenti della Drina, i fiumi Piva, Tara, Čehotina e Lim. A Sud-Est il fiume Zeta, affluente della Moriča ed immissario del Lago Scutari, si allarga a formare una delle poche e limitate piane del Paese, delimitata a Sud dal lago medesimo: è questa la regione più fertile e popolata. Il clima varia da zona a zona: lungo la breve fascia costiera è di tipo mediterraneo; nelle regioni interne, caratterizzate da terreni di natura calcarea, ha invece carattere continentale. Le precipitazioni sono abbondanti, ma concentrate in un periodo piuttosto ristretto; esse alimentano una rete idrografica sotterranea.

ECONOMIA

Data la povertà del suolo, le colture a seminativi occupano ancora estensioni di territorio molto limitate: prevalgono, comunque, cerealicoltura (mais, frumento, orzo) e frutticoltura. Una percentuale molto elevata di terra è tuttora improduttiva, mentre circa il 40% è destinata a pascolo. L'allevamento ovino e caprino rappresenta ancora la principale attività economica della popolazione, integrata da un limitato sfruttamento forestale. A queste attività si aggiunge, nelle zone costiere e presso il Lago Scutari, la pesca. I giacimenti di bauxite, che costituiscono la maggiore risorsa del sottosuolo, alimentano le industrie siderurgiche e quelle per la produzione di alluminio (con sede a Podgorica); scarso rilievo hanno gli altri settori industriali (meccanico, elettrotecnico, lavorazione del legno e del tabacco). Il turismo, favorito dalle ricchezze naturali e dalle attrazioni culturali, rappresenta una risorsa in grado di garantire al Paese uno sviluppo ancora più forte. Il turismo è florido sul litorale (Budva, Sveti Stefan, Bar, Ulcinj), nelle zone montuose (Lovčen; Žabljak, sulle pendici del Monte Durmitor; Prokletije; Plav, sul lago Plavsko; Kolasin) e nei pressi del Lago di Scutari.

STORIA

Abitato anticamente da tribù illiriche, il M. fu solo parzialmente latinizzato. Occupata da popolazioni slave meridionali, le stesse che si fermarono anche nei territori della futura Serbia, la regione si organizzò, tra il X e il XII sec., nel Principato di Doclea, che si estese sino all'Albania settentrionale e, con il nome di Zeta, si trasformò in Regno (1077). Guadagnato all'orbita veneziana, nel 1452 il M. diventò il baluardo della resistenza contro i Turchi, dopo che il Governo della Serenissima aveva affidato al capo locale, Stefano Crnojevič, tale compito, conferendogli il titolo di capitano e duca della Zeta superiore. Tuttavia, gli Ottomani piegarono la resistenza montenegrina nel 1499, dando inizio a un lungo periodo di isolamento della regione. Gli abitanti del M., dispersi all'interno del Paese in tribù montanare, di fatto non si sottomisero ai nuovi dominatori. Per quasi due secoli l'unica forza di coesione reale tra i vari gruppi di popolazione fu l'autorità religiosa del vladika, figura di principe-vescovo, metropolita di Cetinje, che si contrapponeva al sangiaccato ottomano di Scutari. Nel 1684, dopo la disfatta turca a Vienna, il M. insorse contro i Turchi. A partire dal 1700, con l'elezione a vladika di Danilo Petrovič, la carica diventò per la prima volta ereditaria, passando da zio a nipote, facendo del M. una sorta di Monarchia teocratica. In stretto contatto con la Russia, riferimento per tutti gli ortodossi dei Balcani, Danilo, nel 1711, organizzò una nuova rivolta contro i Turchi, in appoggio alla campagna del Prut dello zar Pietro il Grande. Tra la fine del XVIII e i primi anni del XIX sec., il M. assunse un maggior rilievo in ambito europeo grazie all'opera di Pietro I, che cacciò definitivamente il sangiacco di Scutari nel 1796; tuttavia, il vladika non riuscì a ottenere le Bocche di Cattaro, assegnate all'Austria nel corso del Congresso di Vienna. Con il suo successore Pietro II, il M. continuò a godere di un periodo di prosperità e sviluppo, anche culturale, tanto che per la prima volta nel 1851, con Danilo II, fu abbandonato il titolo teocratico di vladika per quello laico di gospodar (principe). Danilo II vinse i Turchi a Grahovo (1860), ma fu poi ucciso quello stesso anno. Il nuovo principe Nicola I riuscì a ottenere dal Congresso di Berlino (1878) il riconoscimento di indipendenza del M. oltre a cospicui ampliamenti del territorio. Inoltre, uscito vittorioso dalla prima guerra balcanica, Nicola, che aveva nel frattempo assunto il titolo di re, ebbe con la Pace di Bucarest del 1913 parte del sangiaccato di Novi Pazar (ex albanese). Fu questo il momento di maggior rilievo internazionale per il M., accresciuto anche da un'accorta politica matrimoniale, per la quale le principesse montenegrine sposarono il futuro re di Serbia e il futuro re d'Italia. La posizione filo-austriaca assunta durante la prima guerra mondiale, tuttavia, causò alla fine del conflitto la repentina caduta della dinastia e l'assorbimento del M. nel Regno di Serbi, Croati e Sloveni (che divenne Regno di Jugoslavia dal 1929). Durante la seconda guerra mondiale il M. fu occupato dalle truppe italo-tedesche e proclamato indipendente (in realtà non ebbe altro che il ruolo di Stato vassallo dell'Asse). Nel 1945 il Paese fu una delle sei Repubbliche che costituirono la Jugoslavia; nel 1992, dopo l'uscita di Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia dalla Federazione costituita al termine della seconda guerra mondiale, il M. formò, insieme alla Serbia, la nuova Repubblica federale di Jugoslavia. Presto, però, si affermarono spinte indipendentiste che si coagularono attorno al presidente Milo Djukanovič (eletto nel 1998), che dichiarò di voler indire, nonostante la posizione sfavorevole della comunità internazionale, un referendum per l'indipendenza montenegrina entro il giugno 2001. Nel gennaio 2003 i Parlamenti serbo e montenegrino approvarono una modifica costituzionale per la definitiva creazione del nuovo Stato denominato Serbia e Montenegro (e non più Jugoslavia), la cui nascita ufficiale venne sancita il 4 febbraio. Il nuovo Stato ebbe un presidente, un ministro della Difesa e un ministro degli Esteri federali, mentre le questioni economiche furono di pertinenza dei singoli Stati. Il nuovo Stato entrò subito in crisi a causa dei disordini conseguenti all'assassinio del primo ministro serbo Zoran Djindjič (marzo 2003), in seguito al quale furono arrestati alcuni membri di associazioni criminali legate a Milosevic. Sempre in marzo il Parlamento centrale elesse Svetozvar Marovič alla presidenza federale dello Stato. Nel giugno 2004 fu eletto nuovo presidente di Serbia e Montenegro il democratico Boris Tadič, che si pose come obiettivi primari l'ingresso del Paese nell'Unione europea e la distensione dei rapporti con le minoranze albanesi della provincia del Kosovo. Nel febbraio 2005 il M. propose alla Serbia di sciogliere l'unione tra le due Repubbliche per formare due entità statali indipendenti; la proposta, inizialmente respinta, venne in un secondo momento accettata: con il referendum del 21 maggio 2006 la Repubblica del M. diventò nuovamente uno Stato indipendente. Subito dopo il referendum, il Parlamento del M. intraprese le procedure legali per dichiarare l'indipendenza. L'iter si concluse il 3 giugno 2006 con la dichiarazione di indipendenza, seguita il giorno successivo da un analogo atto da parte della Serbia. Il 28 giugno il M. divenne il 192° membro dell'ONU. Il 21 maggio fu nominato primo presidente della Repubblica del M. indipendente Filip Vujanovič, esponente del Partito socialdemocratico del Montenegro (DPS). La coalizione filo-atlantica e filo-europea del primo ministro uscente Milo Djukanovič trionfò nelle prime elezioni parlamentari del Montenegro indipendente tenutesi in settembre. Malgrado Djukanovic - il maggior artefice dell'indipendenza del M. - avesse vinto con una larghissima maggioranza, dichiarò di non voler accettare l'incarico di formare il nuovo Governo, rarissimo caso di politico che lascia il potere nel momento della massima popolarità.
Cartina del Montenegro