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Montecassino.

Sprone calcareo (516 m) a Sud-Est del monte Cairo, sulla destra del fiume Rapido, in provincia di Frosinone. Ricoperto da querce e olivi, è terrazzato artificialmente nel versante che guarda Cassino, situato a fondovalle. È collegato a questo comune attraverso una strada lunga 9 km. La sua fama è legata all'abbazia benedettina. • St. - Con buona probabilità il luogo era sede di culto fin dall'Età del Ferro. Vi sorse poi in epoca romana una necropoli, con un bosco sacro e due templi dedicati a Giove e Apollo. È stato rinvenuto anche un sepolcro gentilizio, della gens Ummidia, addossato al monte, con pianta a croce e cupola. ║ Abbazia di M.: nel 529 San Benedetto da Norcia, che aveva lasciato Subiaco, si insediò a M. Tagliato il bosco sacro, gettò le fondamenta di un convento per sé e per i monaci che erano con lui. Dagli edifici preesistenti ricavò due cappelle che dedicò a Giovanni Battista e a San Martino di Tours. Qui Benedetto scrisse la Regola e fu sepolto, con la sorella Scolastica. Durante il VI sec. la comunità si ingrandì e la zona fu caratterizzata da un significativo sviluppo urbanistico, come spesso accadeva in corrispondenza di centri monastici benedettini. L'abbazia di M. fu distrutta dai Longobardi nel 577: mentre i monaci si rifugiarono a Roma, sul luogo rimasero solo alcuni eremiti. Nel 717, con l'abate Petronace, l'abbazia fu ricostruita e conobbe un periodo di floridezza economica e di progresso culturale (si pensi allo scriptorium fondato da Paolo Diacono), che durò fino alla seconda metà del IX sec. (quando fu distrutta dai Saraceni di Agropoli). I monaci si rifugiarono a Teano, portando in salvo il loro archivio e il codice della Regola. La difficile convivenza con i principi longobardi, tuttavia, spinse papa Agapito II a disporre il ripristino dell'abbazia a M., che risorse grazie all'opera dell'abate Aligerno (949). Si inaugurò un secondo periodo di crescita culturale, artistica, economica e di importanza anche politica, culminato negli anni di Desiderio (1058-1087), futuro papa Vittore III. Questi chiamò artisti bizantini, arabi, amalfitani, lombardi, e fece ricostruire il monastero, secondo la pianta che ci è testimoniata anche dall'attuale abbazia; edificò, inoltre, una grande basilica, consacrata nel 1071. Da questa miscellanea di arti e culture nacque la cosiddetta scuola cassinese di pittura, che si sviluppò durante l'XI sec. ed è testimoniata dagli affreschi delle chiese locali e dalle miniature dei codici. Durante il XII sec. M. mantenne il suo ruolo di centro politico-culturale; sostegno del papato in Italia meridionale attirò l'ostilità di Federico II, che trasformò l'abbazia in fortezza (1230). Con l'abate Aiglerio (1263-82) il monastero fu ripopolato da monaci, ma già nel 1321 subì un pesante intervento di riordino per volere di papa Giovanni XXII, che trasformò l'abbazia in cattedrale, l'abate in vescovo e i monaci in canonici. Nel 1349 il monastero fu distrutto da un terremoto, evento che determinò un lungo periodo di decadenza. Coinvolta negli eventi storico-politici dell'epoca, fu contesa fra i partigiani della casa d'Angiò e di Durazzo prima, tra gli Aragonesi e i papi poi. Trasformata in fortezza dai Francesi, fu conquistata nel 1502 dagli Spagnoli. Seguì un periodo di relativa quiete in cui M. rifiorì sotto la guida di abati eletti ogni tre anni (per contrastare il malcostume che vedeva nell'incarico solo una fonte di rendite ingenti). Con Ignazio Squarcialupi (1510-26), Girolamo Sclocchetto (1541-45) e Angelo da Faggis (1559-75), la badia conobbe una nuova fioritura artistica ed architettonica, con la ricostruzione di molti edifici. I lavori continuarono, pur con numerose interruzioni, fino al XVIII sec.: nel 1727 Benedetto XIII consacrò la nuova basilica, ricostruita sui disegni di Cosimo Fanzago, architetto e allievo di Bernini, e decorata con marmi e pitture di scuola napoletana. La nuova M. esprimeva così insieme a linee di ascendenza rinascimentale, anche caratteristiche barocche. Danneggiata dai soldati francesi nel 1799, fu restaurata per ordine di Giuseppe Bonaparte ma non riacquistò più l'antico ruolo di egemonia culturale, pur esercitando durante il Risorgimento una certa influenza a favore dell'idea unitaria nazionale. Nel 1866 l'abbazia di M. fu dichiarata monumento nazionale e affidato alla custodia degli stessi monaci che, nel 1880, in occasione del XIV centenario della nascita di Benedetto chiamarono artisti, a loro volta monaci benedettini della scuola dell'abbazia di Beuron, a decorare gli edifici: furono eseguiti affreschi in diversi settori dell'abbazia e in particolare nella torre del cenobio e nella cripta della basilica. Nel corso della seconda guerra mondiale, gli Alleati, nel tentativo di sfondare la linea di resistenza tedesca, bombardarono M., ritenendola centro di organizzazione di forze tedesche. Massicce incursioni aeree ridussero in rovina il secolare complesso, da cui fortunatamente era stata, in precedenza, rimossa gran parte dell'archivio e dei codici. La ricostruzione fu immediatamente avviata alla fine della guerra, con sovvenzioni del Governo italiano e di privati americani. ║ L'attività culturale di M. si identifica in un certo senso con la storia stessa dell'abbazia: la biblioteca sorse contemporaneamente al monastero e ne seguì le sorti. Desiderio promosse ogni genere di studi ma curò specialmente la storiografia e la letteratura. Sotto di lui si formarono Alfano, arcivescovo di Salerno, medico e poeta; Alberico, cardinale, autore d'un Ars dictaminis; Amato, scrittore di storia e poeta. Dei numerosi eruditi e studiosi dei secoli più recenti si possono citare Erasmo Gattola (1662-1734), storico di M., i due fratelli Placido e Giovanni Battista Federici di Genova e il Correale. Dopo l'unificazione d'Italia, monaci cassinesi come l'abate Tosti, Caravita, Piscicelli-Taeggi e Amelli, ebbero risonanza nazionale. Attualmente la biblioteca conta 2.000 codici, 40.000 pergamene e un fondo di opere a stampa ricchissimo di incunaboli. • Arte - Il complesso si svolge oggi secondo una pianta rettangolare aperta su tre chiostri (secc. XVI-XVIII). La basilica, a tre navate, secondo il progetto di Fanzago, in stile barocco, conserva i sepolcri di San Benedetto e della sorella Santa Scolastica e i resti dei sepolcri rinascimentali di Pietro de' Medici e di Guido Fieramosca. Al monastero primitivo appartengono il loculo sepolcrale di San Benedetto e la torre del cenobio. La cripta conserva le decorazioni della scuola di Beuron, mentre nella settecentesca sagrestia si possono osservare i dipinti di Vaccaro e di G.M. Crespi. Il carattere dell'arte cassinese dei secc. VIII-XI si può desumere oggi soltanto dai manoscritti miniati prodotti dal fiorente scriptorium abbaziale o da opere legate all'influsso dell'abbazia. Delle fabbriche dovute all'abate Desiderio, distrutte nel 1349, solo alcune formelle della porta bronzea ageminata sono state recuperate dopo l'ultima guerra; della basilica del XIV sec. restano alcuni frammenti architettonici di tipo cistercense e una croce con le immagini di Pietro e Paolo.