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Monoteismo.

Termine che definisce ogni dottrina, religiosa o filosofica, che affermi la credenza in una divinità unica. Storicamente si riconoscono quattro religioni monoteiste, in ordine cronologico di formazione: Ebraismo, Mazdeismo, Cristianesimo e Islamismo. Mentre il Mazdeismo ebbe una genesi autonoma, essenzialmente in contrapposizione allo schema politeista dominante nel mondo iranico, le altre tre religioni, tutte collegate al testo biblico, dipendono evidentemente l'una dall'altra: l'Ebraismo per primo, dopo una fase di monolatrismo giudaico praticato nei confronti dell'autorivelato Yahwé distintosi nel pantheon semita, assunse forma monoteista. Nel corso della storia sono riconoscibili altre esperienze religiose tendenti in varia misura al m., che tuttavia rimasero al livello di fede individuale, non sistematica, né organizzata, né duratura. A questa categoria si possono ricondurre alcuni elementi della religione mesopotamica, quale estremizzazione di culti riferiti alle divinità poliadi preminenti, o di quella egizia (valga per tutti il tentativo di riforma religiosa di Amenophi IV, per imporre come dio unico Athon, non immune da finalità politiche) o ancora le dottrine di filosofi ionici quali Senofane o Antistene. Percorsi monoteisti sono altresì presenti nelle religioni precolombiane americane e, seppure all'interno di problematiche più complesse, anche in quelle indiane, a partire dalla fase più avanzata del Brahmanesimo e, in particolare, nella più tarda devozionalità bhakti (venerazione esclusiva per una singola divinità, in particolare nei confronti di Vishnu). Caratteristica comune a tutte le tradizioni monoteiste è comunque l'aspetto dottrinale fortemente polemico contro il politeismo, particolarmente nel momento della lotta per la propria affermazione rispetto ad esso (si veda lo Yahwismo contro i culti idolatri, il Mazdeismo contro le divinità di origine aria declassate a demoni, il Cristianesimo primitivo e degli apologeti contro gli dei pagani, ecc.). • St. delle rel. - Il Cristianesimo dei primi secoli e medioevale riteneva che il m. fosse, per rivelazione divina, l'originaria religione umana, di cui il politeismo sarebbe stato la degenerazione. Tale credenza rimase in auge fino al XVIII sec., anche presso i pensatori illuministi che, tuttavia, sostituirono il concetto di rivelazione con quello di "religione naturale". David Hume fu il primo ad affermare il contrario, ritenendo che fossero più antiche le forme politeiste; l'imporsi del credo evoluzionista confermò questa nuova impostazione (Comte, Tylor, ecc.), riconoscendo nel m. la religione più perfetta e quindi l'ultimo stadio della scala evolutiva che partiva da forme primitive (feticismo, animismo, ecc.) passava per il politeismo e poi se ne emancipava. Quando A. Lang diffuse le sue scoperte relative alle credenze di popolazioni primitive aborigene contemporanee in un essere supremo, la polemica si riaccese, soprattutto da parte di studiosi cattolici (Schmidt), che riaffermarono la precedenza cronologica del m. sulle altre forme religiose. Gli studi di Pettazzoni hanno però invalidato queste teorie, evidenziando come la tipologia delle fedi in esseri supremi (che peraltro non esclude il culto di enti minori) abbia ben poco in comune con il Dio unico dei m. storici.