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Mongolia.

Stato (1.566.500 kmq; 2.438.200 ab.) dell'Asia centrale. Confina a Nord con la Russia, a Sud con la Cina. Capitale: Ulan-Bator. Città principali: Darhan, Erdenet. Ordinamento: Repubblica parlamentare. Il capo dello Stato è eletto a suffragio diretto ogni quattro anni. Il potere esecutivo è esercitato dal Gabinetto dei ministri, diretto da un primo ministro nominato dal Parlamento; il potere legislativo è tenuto dal Parlamento, costituito da un'Assemblea di 76 membri eletti a suffragio universale ogni quattro anni. Moneta: tughrik. Lingua ufficiale: mongolo. Religione: Lamaismo; esistono minoranze di cattolici. Popolazione: è costituita da Mongoli e da esigue minoranze russe e cinesi.

GEOGRAFIA

La M. comprende il 60% della Mongolia (V.), di cui occupa la parte centro-settentrionale. Il territorio, che si eleva a un'altezza superiore ai 1.000 m s/m., è montuoso a Ovest, dove si estendono le catene dell'Altai Mongolo e del Khangai (la massima altitudine è raggiunta dal Tabyn-Bogd-Ola, 4.355 m) e a Nord (Tannu-Ola, Khentei); questa zona presenta depressioni costellate da ampi bacini lacustri salati. A Sud-Est una serie di altopiani stepposi forma la distesa desertica del Gobi. Il clima, tipicamente continentale, è caratterizzato da una fortissima escursione termica (annua e diurna) e piogge scarse, in prevalenza estive. La rete fluviale è estremamente povera, se si esclude la zona del bacino del Selenga. La vegetazione è varia (boschi, praterie, steppe).
Cartina della Mongolia

Allevatori nomadi della Mongolia


ECONOMIA

L'economia della M. ha dipeso per oltre un cinquantennio (fino al 1990) dall'Unione Sovietica che, con l'elaborazione di successivi piani quinquennali, ha puntato in un primo momento all'organizzazione del settore primario, quindi al potenziamento del settore industriale. Con la disgregazione dell'Unione Sovietica e il successivo scioglimento del COMECON, la M. ha intrapreso una difficile ristrutturazione dell'economia. ║ Agricoltura: assorbe il 31,3% della forza lavoro, distribuita in fattorie statali. Le colture principali, ottenute su una superficie agricola assai limitata (0,9% del territorio), sono: il frumento, la patata, l'avena e l'orzo. ║ Allevamento: particolarmente importante è il patrimonio zootecnico, che costituisce la maggiore fonte di reddito del Paese. L'allevamento, prevalentemente nomade, viene praticato con sistemi poco moderni (un gran numero di animali muore ancora per abbandono o per malattia) sul 79,2% del territorio. Bovini, ovini, suini, caprini, cavalli, cammelli e volatili costituiscono i principali allevamenti del Paese. ║ Patrimonio forestale: le foreste coprono l'8,9% del territorio, fornendo grandi quantità di legname, parte del quale viene esportato. ║ Risorse minerarie: il sottosuolo è ricchissimo di minerali, ancora poco sfruttati (carbone, lignite, fluorite, tungsteno, rame, molibdeno, oro, alabastro, manganese, petrolio, zinco e sale). Il carbone estratto viene utilizzato per la produzione di energia elettrica, di origine termica. ║ Industria: il settore industriale, favorito anche dalle buone riserve energetiche, ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo. Seguendo il sistema sovietico dei kombinat, sono sorti diversi nuclei industriali, grazie a consistenti aiuti della Russia e dei Paesi dell'Europa orientale. Diffuse sono le attività di trasformazione dei prodotti alimentari e di lavorazione delle pelli e della lana, a cui si affiancano industrie metallurgiche, del cemento, della carta, della birra e una raffineria. Importante è l'artigianato, in particolare nel settore della tessitura dei tappeti, che dà lavoro a circa il 10% della popolazione. Il turismo è in via di sviluppo, nonostante le molteplici difficoltà derivanti dai limiti burocratici, dalla scarsità delle strutture ricettive e delle vie di comunicazione interna.

STORIA

Dopo due secoli di dominazione cinese (V. MONGOLI), nel 1911 la Mongolia ottenne l'indipendenza, scindendosi in Mongolia Interna, che rimase legata alla Cina divenendo una regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese, e Mongolia Esterna (che nel 1924 assunse la denominazione attuale di M.). Nel 1915 la Mongolia fu sottomessa nuovamente ai Cinesi, pur mantenendo fino al 1919 un regime di semiautonomia; l'aristocrazia mongola, per far fronte al pericolo cinese e alle mire espansionistiche giapponesi, incoraggiò l'intervento di un'armata di avventurieri guidati dal generale russo Ungern-Sternberg, che nel 1921 sconfisse i Cinesi, instaurando la Monarchia. Violenta fu la reazione del popolo che, ottenuto l'intervento dell'Armata rossa, riuscì a rovesciare il governo "bianco" di Ungern-Sternberg; venne costituito il Partito popolare mongolo (PPM) e proclamata la M., retta da una costituzione di tipo sovietico. Nella sua non facile condizione di Paese comunista confinante sia con la Cina sia con l'Unione Sovietica, la Mongolia si legò sempre più a quest'ultima, rinsaldando i rapporti economico-commerciali con il COMECON. Nel 1924 il PPM si trasformò in Partito rivoluzionario popolare mongolo (PRPM), che avviò un radicale processo di smantellamento della struttura sociale di tipo feudale. Tuttavia, data l'iniziale eterogeneità delle forze su cui poggiava il Governo, nonché l'estrema arretratezza del Paese (dominato da feudatari laici e religiosi, caratterizzato dal nomadismo e dall'analfabetismo - che nel 1935 raggiungeva ancora tassi del 90%), il rinnovamento procedette con estrema lentezza. Pertanto, i primi vent'anni di governo rivoluzionario costituirono un periodo di preparazione ai grandi mutamenti che sarebbero avvenuti dopo la seconda guerra mondiale. Ancora nel 1940, pur essendo stata liquidata l'ipoteca feudale con lo smantellamento del clero lamaico (rappresentato da circa centomila monaci, equivalenti al 40% della popolazione maschile adulta), restava ancora da compiere il passaggio al socialismo e alla proprietà collettiva (nel 1947 il 99% del bestiame era ancora proprietà privata). Solo nel dopoguerra furono gettate le basi per la creazione di un'economia moderna, mediante la costituzione di grandi proprietà cooperative e di aziende di Stato. Il varo di piani economici consentì di migliorare notevolmente le tradizionali strutture agricolo-pastorali, favorendo la sedentarizzazione della popolazione e lo sviluppo sociale del Paese: in tal modo furono poste le premesse per la trasformazione dell'assetto economico-produttivo da agricolo-pastorale in agricolo-industriale. Questo processo evolutivo ricevette una spinta dal trionfo del Comunismo in Cina, che consentì alla M. di usufruire dell'assistenza tecnica cinese, soprattutto nel settore delle infrastrutture e, con l'emergere del contrasto russo-cinese, di un aumento degli aiuti finanziari sovietici. Per quanto i tentativi cinesi di attrarre la M. nella propria sfera d'influenza fossero falliti, l'adesione del Governo mongolo alla linea sovietica non portò tuttavia alla rottura con Pechino. Infatti, sia pure in misura minore, la Cina continuò a collaborare ai piani di sviluppo della M. Momenti di grande tensione tra Cina e M. si verificarono però nel 1979, quando le truppe di Pechino attaccarono lo Stato vietnamita, alleato dell'Unione Sovietica. Il Governo mongolo riconfermò l'allineamento agli orientamenti politici sovietici, peggiorando i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. La vita politica mongola fu dominata per un trentennio (1952-84) da Y. Tsedenbal, primo segretario del Partito rivoluzionario popolare mongolo; inizialmente capo del Governo, nel 1974 venne eletto anche presidente del presidium del Parlamento (Gran Hural), ossia capo dello Stato. Nel 1984 il leader storico del comunismo mongolo Tsedenbal venne sostituito da J. Batmunh che, dopo il suo avvento al potere, avviò una politica di cauta apertura verso la Cina. Nel 1989 venne fondata l'Unione democratica mongola, trasformata nel 1990 in Partito democratico mongolo, la prima formazione politica diversa dal Partito popolare rivoluzionario mongolo (PPRM). Con l'avvento della perestrojka, anche il vecchio regime comunista mongolo, tradizionalmente asservito a quello sovietico, cominciò ad avvertire l'esigenza di un processo di democratizzazione politica e di privatizzazione dell'economia. Nel 1990 Batmunh fu sostituito da P. Ochirbat, esponente di punta dei sindacati, che venne riconfermato anche alle presidenziali del 1993. Con la Costituzione del 15 gennaio 1992, il Paese si diede un regime di tipo parlamentare e si assistette a una svolta anche in politica estera: riapertura delle relazioni diplomatiche con la Cina, ratifica di una convenzione consolare e di un accordo di cooperazione e assistenza con il segretario di Stato americano Baker. Il programma di riforme volto all'instaurazione dell'economia di mercato proseguì con difficoltà grazie ai sussidi finanziari erogati da nove istituzioni internazionali e da 13 Paesi stranieri. Nonostante i massicci aiuti, il tasso di disoccupazione rimase elevato, la produzione industriale non decollò (anche a causa della penuria di materie prime) e le derrate alimentari restarono insufficienti. Nel maggio del 1997, Ntsagiyn Bagabandi, del Partito popolare rivoluzionario mongolo, vinse le elezioni presidenziali con il 60,8% dei voti. Nel 1998 la crisi alimentare che colpì la M. minacciò di trasformarsi in una vera e propria carestia. Nel 2000, dopo un inverno eccezionalmente rigido, centinaia di migliaia di capi di bestiame morirono, aumentando a dismisura la richiesta di aiuti internazionali per far fronte all'emergenza alimentare. In novembre il presidente Bagabandi ricevette la visita di Vladimir Putin, con cui sottoscrisse accordi commerciali e militari. Le elezioni legislative tenutesi nel 2000 segnarono il ritorno al potere del Partito rivoluzionario del popolo mongolo, ex comunista, che ottenne un'ulteriore vittoria nel maggio 2001 con la rielezione alla presidenza della Repubblica di Bagabandi.

LETTERATURA

La letteratura mongola vanta, nel suo complesso, una consolidata tradizione, ma non raggiunge risultati apprezzabili per originalità. Nel 1241 venne redatta la cronaca Manghol un Niuča Tobča`an (Storia segreta dei Mongoli), ciclo epico che illustra le vicende di Gengis Khān e dei suoi antenati. Nel XIV sec. furono tradotte numerose opere buddhiste. Nei secoli successivi furono realizzate nuove cronache, di carattere diverso da quelle antiche: le principali sono la Ärdäni-yin tobči (1662, La storia preziosa) che narra la storia dei Mongoli sino alla metà del XVII sec. e l'Altan Tobče (1667 circa, Bottone d'oro). Scarsa la produzione poetica, in genere di carattere epico-lirico. Dopo il 1650 si affermò il mongolo classico (la lingua che è tuttora nell'uso letterario) ed ebbe così inizio una copiosa produzione letteraria comprendente traduzioni, narrativa popolare, opere di storiografia, biografie storiche, raccolte di racconti e novelle a sfondo nazionale o tibetano, adattamenti di romanzi cinesi, testi sullo sciamanesimo. Col XX sec. si è affermata in M. una letteratura profondamente rinnovata, di ispirazione sovietica, che ha saputo preservare quel ricco patrimonio di lirica popolare tenuto vivo dai cantori vaganti. Tra le figure più interessanti si possono ricordare: D. Natsagdorij, autore di liriche e racconti che uniscono l'entusiasmo per il nuovo corso politico all'evocazione del passato della M.; Zendijn Damdinsüren, saggista e narratore che esalta la riscoperta degli antichi valori domestici. Il forte legame con il passato storico e leggendario della M. è evidente nei romanzi di C. Lodojdamba e nei racconti di Bj. Rintchen, fondatore della mongolistica moderna nel campo delle scienze linguistiche, dell'etnografia e del folclore. Proprio a Rintchen si deve il recupero del vastissimo patrimonio di canti sciamanici ed epici della tradizione orale mongolica, che ha condizionato l'opera di molti altri scrittori tra cui Tüdev, Sodow e Baast. Grazie all'influenza del realismo e del cosmopolitismo russo, è penetrato in M. il gusto della satira e della drammatizzazione teatrale, evidente nelle opere di C. Ojdov e Donronwyn Namdag, autore di pièces di argomento moderno e storico-leggendario, nonché di molti libretti d'opera. Sempre al teatro è legata la figura di S. Bujannemech.
"Europei in Mongolia" di Luciano Petech