(dal latino
moneta, attributo di Giunone, nel cui tempio sul Campidoglio
si trovava la zecca di Roma). Disco metallico coniato (V.
CONIAZIONE), avente titolo, lega, valore e peso stabilito. ║ In
senso lato, tutto ciò che, in un dato ambito geografico e in un dato
periodo storico viene accettato come mezzo intermediario di scambio e di
pagamento o quale unità di misura comune di valore. Natura e
caratteristiche della
m. possono essere indicate per convenzione sociale
(
merce-m.) o norme giuridiche. ║
M. di conto: quella non
realmente coniata né emessa, ma considerata unità di misura di un
sistema monetario, per il calcolo dei valori. Ne è un esempio la
sterlina di conto, corrispondente a 7,988 g di oro a 22 carati. ║
M. legale: nei Paesi ad economia monetaria, si intende sia quella
metallica sia quella
cartacea emessa dall'istituto di Stato,
comprendente anche la
m. divisionaria o
sussidiaria costituita da
frazioni o sottomultipli dell'unità monetaria. ║
M. privata:
nei Paesi ad economia monetaria, è rappresentata da assegni,
traveller's cheques, carte di credito, cambiali. Viene definita anche
m. creditizia, bancaria o
scritturale, in quanto non corrisponde
fisicamente ad una
m. reale ma ne è solo il segno. ║
M.
unica o
Euro: V. UNIONE ECONOMICA E MONETARIA. • Econ. - Anticamente il metodo più semplice per
effettuare gli scambi era il baratto, ossia la permuta di un bene con un altro o
lo scambio di merci. Ci si avvicinò a una concezione monetaria quando lo
scambio tra due beni non fu più diretto, ma si realizzò attraverso
la mediazione di un terzo bene, che ebbe in pratica la funzione di rendere
omogenei beni di valore diverso. Nelle varie epoche storiche e nelle diverse
civiltà furono assai eterogenei i beni utilizzati come intermediari. Come
mostra l'etimologia del termine latino che indicava la
m. (da
pecunia, der. di
pecus: bestiame, pecora), il bestiame fu uno dei
primi mezzi di scambio cui venne attribuito un valore intrinseco. A conferire
carattere di
m. ad un dato bene non era tanto la sua intrinseca
utilità, quanto l'alta probabilità di una sua generale
accettazione. Se funzione immediata attribuita alla
merce-m. fu quella di
servire come mezzo di pagamento, presto si impose anche la sua natura di riserva
di valore, dal momento che tra uno scambio e l'altro essa veniva temporaneamente
trattenuta da uno degli attori dello scambio in attesa di uno scambio
successivo. Per questo motivo cominciarono a prevalere, come merci-
m.,
quelle che possedevano caratteristiche di indeperibilità. Presto i
metalli, in virtù del loro pregio, maneggevolezza, non
deperibilità e agevole divisibilità (potevano essere scambiati in
pepite, in polvere, in frammenti, o fusi in lingotti, tegole, placche di cui il
sovrano poteva garantire peso e lega mediante la coniazione di una effigie su
ciascuna faccia), si dimostrarono il bene ideale a svolgere la funzione di mezzo
di pagamento, di intermediario in base a una convenzione universalmente
accettata. Da stratagemma mercantile per facilitare gli scambi, la
m.
diventò monopolio statale, direttamente coniata e gestita dai Governi. La
circolazione di
m., se circoscritta solo ad aree interne ad un
determinato Stato, permise ai regnanti di introdurre pezzi metallici di peso
inferiore rispetto a quello che sarebbe stato necessario per raggiungere il
valore loro attribuito legalmente, ottenendo così un guadagno reale per
le zecche governative. Al valore intrinseco del metallo prezioso, cioè,
si andava sostituendo il suo valore legale, ovvero il potere d'acquisto di un
dato pezzo era sancito dalla legge e dalla consuetudine e non dal suo peso
reale. Ai mercati esteri, invece, venivano destinati pezzi metallici il cui
valore commerciale corrispondeva a quello loro attribuito dal peso effettivo. La
possibilità di scollamento tra valore reale e valore legale o
convenzionale di una
m. funzionò anche come appiglio logico per
passare, in determinate situazioni, dalla
m. fisica (consistente in un
disco di metallo coniato per la necessità degli scambi), alla
carta-m., che introduceva oltre alla
m.-merce o
m.-pegno,
la
m.-segno. In presenza di tesaurizzazioni cospicue di
m.
metallica, infatti, si introdussero documenti cartacei rappresentativi di un
certo quantitativo di metalli preziosi che, per maggiore sicurezza e
comodità, venivano depositati presso figure di fiducia (mercanti,
orefici, ecc.) i quali rilasciavano tali attestati di deposito. Questi
documenti, che permettevano la pronta riconsegna al detentore del proprio
metallo prezioso, potevano a loro volta essere utilizzati come mezzo di
pagamento con potere d'acquisto pari a quello del metallo che rappresentavano.
Su queste basi prese avvio l'economia bancaria, che si sviluppò
enormemente quando il banchiere si rese conto della possibilità di
mantenere solo una riserva parziale, per far fronte alle eventuali richieste di
conversione in metallo degli attestati da lui rilasciati, mentre parte dello
stesso metallo affidato in custodia poteva essere destinata a prestiti. In
pratica, rispetto ad una data quantità di metallo prezioso depositato il
banchiere emetteva un
segno bancario che manteneva al detentore
l'originaria liquidità e potere di spesa, mentre la medesima
quantità veniva data a prestito attribuendo ad un altro soggetto la
liquidità corrispondente. Si creava così una doppia
circolazione di m. che dava al sistema bancario la capacità di
fatto di creare mezzi monetari. ║
Sistemi monetari: alla base di
ogni sistema monetario è l'
unità monetaria, che prevede
multipli e sottomultipli. I due principali sistemi-base storicamente rilevati si
fondano rispettivamente sulla
m.-merce (sistema sostanziale) e sulla
m.-segno (sistema nominale): il primo è collegato a un bene, il
secondo no. Come si è visto, la
m.-merce che si è affermata
nel corso dei secoli è a base metallica. Finché la circolazione
monetaria era costituita da sole
m. metalliche, l'unità e i suoi
multipli dovevano essere
m. perfette, coincidendo il peso reale e il
valore. Tale
m. unitaria poteva anche non essere effettivamente coniata;
si aveva così una
m. ideale che aveva solo la funzione di
strumento contabile. I sottomultipli, invece, destinati a piccoli pagamenti e a
transazioni quotidiane di modesta entità, erano
m. imperfette,
coniate in metalli o leghe non nobili e a cui veniva attribuito un valore legale
superiore a quello del metallo in esse effettivamente contenuto. Si potevano
avere regimi
polimetallici, nel caso in cui le
m. erano coniate in
metalli diversi ciascuno con pieno potere monetario;
bimetallici, quando
i metalli investiti di valore monetario erano due;
monometallici quando
si attribuiva tale valore ad uno solo. Il sistema a lungo più diffuso
negli Stati occidentali è stato il bimetallico a base di oro e argento:
ad entrambi i metalli preziosi in circolazione veniva riconosciuta la
qualità di base monetaria, pur sussistendo fra essi un rigido rapporto,
stabilito legalmente e determinato dal rispettivo valore di mercato. Nel
monometallismo, invece, pur essendo ammessa la circolazione di
m. di vari
metalli, solo l'oro, esprimendo l'unità monetaria, costituiva la base del
sistema, mentre gli altri erano sussidiari. I pezzi monetati nei metalli
sussidiari fungevano da
m. divisionaria, avente potere limitato rispetto
a quello pieno della
m.-base. Perché oltre alle diverse
m.
metalliche potesse circolare anche quella cartacea, era necessario che fosse
possibile la sua
convertibilità e quella della
m.
sussidiaria in
m.-base. Tale convertibilità poteva essere
effettuata in tre modi diversi, cui corrispondevano altrettante denominazioni
distintive dei vari sistemi monetari. A seconda del criterio, cioè, con
cui era effettuata la convertibilità, si aveva un sistema monetario a
base aurea o
gold standard, che prevedeva la piena
convertibilità dei mezzi monetari in
m.-base (il più
diffuso fino alla prima guerra mondiale); oppure un sistema monetario a
base
metallo-oro o
gold bullion standard, in cui era possibile la
convertibilità in pezzi non monetati di oro (lingotti); o, infine, un
sistema monetario a
base cambio estero o
gold exchange standard,
in cui la convertibilità avveniva con una determinata
m.
straniera, fondata su base aurea o su base metallo-oro. Quest'ultimo sistema,
oggi prevalente, offre il vantaggio di un adeguamento flessibile della riserva
monetaria - costituita non solo da metallo-oro ma anche da valute straniere -
alle esigenze di convertibilità. D'altro canto tale sistema espone lo
Stato che l'adotta ad una dipendenza economico-monetaria rispetto allo Stato cui
appartiene la valuta-base. Per quanto riguarda la
m. circolante, essa si
distingue in
reale (o
vera), con riferimento a un sistema a base
m. oro in cui i pezzi siano costituiti da un quantitativo di metallo di
valore pari a quello dichiarato, e
fiduciaria, a sua volta distinta in
m. sussidiaria e
m. cartacea. La prima si riferisce alle
m.
metalliche aventi in genere un valore nominale più alto rispetto a quello
reale del metallo di cui sono costituite. Quella cartacea, oltre che da
biglietti a corso legale, è costituita da titoli di credito pubblici e
privati che vengono accettati in pagamento dai venditori e dai creditori ed
è perciò anche detta
m. creditizia. Nelle economie
industriali, è assai rilevante il ruolo della
m. bancaria, che
rappresenta oltre la metà di tutta la circolazione monetaria. L'assegno
bancario viene definito una "quasi-
m." in relazione a un insieme di
peculiarità: non è anonimo come la vera
m., non può
rimanere in circolazione che per un limitato periodo di tempo, non ha corso
legale, deve essere garantito da altri mezzi monetari poiché ha
validità solo quando esiste un relativo deposito bancario. ║
Determinazione del valore e potere d'acquisto della m.: la
m. ha
due funzioni distinte, quella di mezzo di
scambio e quella di
unità di misura del
valore. Gli economisti classici, tra cui
Ricardo, estesero al problema del valore della
m. la teoria generale del
valore: distinsero cioè un valore naturale o normale di lungo
periodo e un valore di equilibrio di breve periodo. Il primo era determinato dal
costo necessario per produrre o promuovere i metalli preziosi, il secondo
determinato dall'offerta e dalla domanda. La mediazione monetaria attuava una
comparazione fra tutti i beni, rilevando contemporaneamente il rapporto
economico in cui ciascuno sta rispetto agli altri. Poiché la
m. si
scambia con tutti i beni e i servizi, il suo valore di scambio risulta dalla
media dei poteri d'acquisto che la
m. ha in rapporto ai singoli beni.
Diverso è, tuttavia, il caso della determinazione del valore di scambio
di una
m. quando questo non sia definito dal valore del metallo in essa
effettivamente contenuto, poiché la
m. stessa non è che un
segno convenzionale il cui valore legale è fissato dallo Stato.
L'arbitrio di tale convenzione ha però dei limiti posti dalla
quantità di
m. in circolazione, al fine di assicurare la
stabilità della
m. stessa, dato che essa non fa eccezione alle
leggi generali della domanda e dell'offerta e il suo valore deriva da una sua
relativa scarsità. Pertanto, una politica governativa volta a limitare
l'emissione di
m. consente di mantenerle un valore elevato, mentre un
aumento sproporzionato dell'offerta di
m., contestuale a una sostanziale
stabilità della quantità di beni a disposizione, provoca aumento
dei prezzi e diminuzione del valore della
m. Quindi, poiché il
prezzo di un bene ne indica il
valore, un suo aumento equivale a una
diminuzione del potere d'acquisto dell'unità monetaria e a un incremento
del costo del lavoro necessario per produrre quel bene rispetto al
bene-
m. Se invece il prezzo diminuisce, aumenta il potere d'acquisto
dell'unità monetaria. Così, se la massa monetaria complessiva
aumenta si ha una diminuzione del potere d'acquisto dell'unità e quindi
un aumento dei prezzi e viceversa: questo è il nucleo fondamentale della
teoria quantitativa della m. Tale formulazione matematica, però,
non corrisponde pienamente all'esigenza di individuare le cause della variazione
nel potere d'acquisto della
m., dal momento che congiunture storiche
hanno dimostrato come tali fluttuazioni non siano necessariamente proporzionali
alle variazioni quantitative della massa monetaria. Sono infatti molteplici i
fattori responsabili delle modificazioni quantitative nell'offerta di
m.:
se ne deduce che le variazioni del potere d'acquisto non sono meccanicamente
correlate al variare della quantità di
m. disponibile. Il potere
d'acquisto della
m. è, ad esempio, inversamente proporzionale alla
quantità di
m. spesa (ossia diminuisce col crescere dell'offerta
di
m. sul mercato) e tende a diminuire col decremento del possesso di
fondi liquidi rispetto alla quantità di
m. disponibile (ossia col
diminuire della domanda di
m.). In altri termini, il potere d'acquisto di
una
m. si determina nel confronto fra le variazioni della quantità
di
m. spesa e quelle del volume dei beni disponibili. Tale potere
diminuisce se la quantità di
m. destinata alla spesa aumenta in
proporzione maggiore rispetto al volume dei beni; esso cresce invece se la
quantità di
m. destinata alla spesa aumenta in proporzione minore
rispetto al volume dei beni. Quanto al valore di ogni singolo bene, esso varia
proporzionalmente alla quantità di
m. che si è disposti a
dare per il suo possesso, ferma restando la grandezza dell'unità
monetaria. Quando la grandezza dell'unità monetaria aumenta
(
rivalutazione) cresce anche il potere d'acquisto e perciò
diminuiscono i prezzi; quando tale grandezza diminuisce (
svalutazione) si
hanno effetti contrari. Considerando la massa monetaria disponibile in una data
società nel processo di circolazione, ossia di scambio monetario per
l'acquisto di beni in un determinato periodo di tempo, si definisce
velocità di circolazione il rapporto esistente tra il valore
complessivo degli scambi e il valore complessivo della
m. circolante. Ad
esempio, nel corso di un anno la medesima
m. può essere utilizzata
in diversi pagamenti, perciò la quantità di
m. in
circolazione può avere minor valore nominale rispetto al valore totale
degli scambi effettuati nell'anno considerato. La velocità di
circolazione aumenta perciò al crescere della domanda di beni, con un
incremento del prezzo dei beni stessi se sono limitati, e viceversa. Anche
secondo una teoria elaborata dagli economisti inglesi Hawtrey e Keynes, la
domanda di
m. influisce sulla determinazione del suo potere d'acquisto:
essi cercavano di spiegare così il comportamento individuale in relazione
al reddito disponibile e di spostare il problema da un piano statico e
meccanicistico a un piano dinamico, in cui si tenesse conto anche delle valenze
psicologiche e sociologiche nei fenomeni economici. ║
Politica
monetaria: possono essere molteplici le politiche monetarie, con diversi
esiti in materia di incremento dell'occupazione (o mantenimento della piena
occupazione), aumento del reddito medio, stabilità del potere d'acquisto
della
m. Tra le più note teorie sulla stabilità del potere
d'acquisto della
m. si ricorda quella di I. Fisher, secondo cui occorre
variare la quantità di oro contenuto nell'unità monetaria al
variare del livello generale del prezzo e mantenere una riserva di copertura
aurea sempre corrispondente all'ammontare della
m. in circolazione.
Pertanto, il peso di oro dell'unità monetaria dovrebbe aumentare se i
prezzi tendono al rialzo, e viceversa. Il sistema dovrebbe essere di tipo
metallo-oro, cioè a convertibilità in lingotti d'oro ammessa
però solo per i pagamenti di saldi esteri. Secondo la teoria di Fisher,
un rialzo dei prezzi, operando una diminuzione della riserva bancaria attraverso
la compensazione nel peso dell'unità monetaria, si troverebbe riparato da
fenomeni inflazionistici; mentre, nel caso di un ribasso, si avrebbe un aumento
della riserva bancaria che impedirebbe tendenze deflazionistiche. Analogamente,
il sistema funzionerebbe nei rapporti con l'estero, controbilanciando con
aumenti o con diminuzioni del peso dell'unità monetaria le reazioni dei
Paesi stranieri a variazioni del livello generale dei prezzi interni. Il limite
fondamentale di questa teoria sta nella staticità e nell'isolazionismo
degli elementi su cui si basa, non tenendo conto dell'influenza che sul livello
generale dei prezzi ha, per esempio, la velocità di circolazione della
m. stessa. Essa, inoltre, non considera quanto incidano sui livelli dei
prezzi le fluttuazioni nella produzione mondiale dell'oro. Di ciò si sono
invece occupati R.A. Lehfeldt e G. Cassel. Quest'ultimo ritenne che la
stabilizzazione del potere d'acquisto della
m. si dovesse conseguire
mediante un controllo della produzione di oro e propose che le miniere aurifere
fossero sottoposte al controllo di un comitato internazionale rappresentativo di
tutti i Paesi, con il compito di calibrare l'estrazione di oro a seconda delle
esigenze della stabilizzazione. Secondo Cassel le notevoli oscillazioni del
livello generale dei prezzi dipendevano dal mancato adeguamento della produzione
di oro alle esigenze del progresso economico. Infatti, la concordanza tra questi
fattori, mantenutasi pressappoco fino al 1910, mediante l'incremento medio del
3% annuo nella produzione aurea aveva garantito una relativa stabilità
della
m.; con il venir meno di tale concordanza avevano avuto inizio
oscillazioni consistenti del livello dei prezzi. Pertanto, al fine di una
stabilizzazione del potere d'acquisto della
m., doveva essere modificato
il volume di produzione dell'oro, secondo il ritmo del progresso economico.
Anche questa teoria, però, è stata ritenuta inadeguata a dare
piena ragione dei fenomeni di fluttuazione. Un altro criterio di stabilizzazione
del potere d'acquisto della
m. è il cosiddetto
tabulato
nazionale del valore, già noto agli economisti del XVIII sec. e
rielaborato da W.S. Jevons e dagli economisti della scuola di Cambridge. Esso si
basa sulla costruzione di un indice dei prezzi che ne misuri le variazioni medie
nel tempo. Per esempio, la "scala mobile" dei salari può considerarsi
un'applicazione di tale sistema, al quale possono anche essere assimilati i vari
meccanismi di equità contrattuale adottati soprattutto nei contratti a
lunga scadenza, concepiti perché creditori e debitori possano ricevere e
pagare coerentemente al potere d'acquisto della
m. in ogni momento. Anche
a tale sistema di stabilizzazione sono state mosse obiezioni, per lo più
legate a carenze insite nella costruzione stessa di un indice generale dei
prezzi, inadatto ad esprimere tempestivamente le variazioni generali e a
individuarne le molteplici cause non monetarie. I vari metodi proposti per la
stabilizzazione dei prezzi non intaccano in genere il fondamento del sistema
monetario classico di tipo aureo. Proprio su questa immutabilità si
appuntano le critiche di un'altra corrente di pensiero, secondo cui il sistema
aureo, come stanno a dimostrare le esperienze del passato e in maniera sempre
più lampante quelle recenti, non è in grado di mantenere stabile
la
m. Infatti, il legame di tale sistema al mercato mondiale dell'oro,
consentendo alle Nazioni che dispongono delle maggiori riserve aurifere di
esercitare un potere monopolistico, non può non provocare delle
oscillazioni nel potere d'acquisto delle
m. nazionali. Pertanto, coloro
che condividono questa tesi caldeggiano in genere un sistema di carta-
m.,
diretto dallo Stato che non dovrebbe più basarsi sul valore dell'oro,
bensì sulla capacità produttiva dell'attività economica del
Paese. Questa teoria conta fra i suoi sostenitori più autorevoli John
Maynard Keynes (V.) che, pur non escludendo completamente l'oro dalle funzioni
monetarie, lo considerò come mezzo di pagamento dei soli saldi della
bilancia internazionale dei pagamenti e perciò come strumento
stabilizzatore dei cambi. • St. - L'adozione di metalli come intermediari
di scambio avvenne, inizialmente, sotto forma di lingotti che venivano pesati ad
ogni transazione finché, grazie all'apposizione di marchi di garanzia del
peso come della purezza del metallo, tale operazione fu eliminata.
L'accettazione di pezzi contrassegnati, tagliati in precedenza e recanti
l'indicazione del proprio valore ponderale, rappresentò di fatto
l'introduzione della
m., ma essa non fu né rapida né
simultanea in tutte le zone civilizzate dell'antichità e spesso in uno
stesso luogo convivevano entrambe i sistemi (con pesatura o senza pesatura). Ai
Lidi appartengono le prime serie monetali (fine VIII sec. a.C.), di varie
dimensioni, anche piccolissime per consentire un'ampia diffusione, e di elettro,
una lega naturale di oro e argento presente nei letti fluviali dell'Asia Minore
e della stessa Lidia. Tuttavia, non potendosi garantire l'esatta percentuale dei
due metalli nelle
m., e dunque il valore intrinseco esatto delle stesse,
tale lega fu abbandonata in favore dell'oro e dell'argento separati. Secondo la
tradizione, Creso (560 a.C.) introdusse una monetazione bimetallica oro e
argento con un rapporto di 1/20. Nella Grecia continentale e nelle isole, nella
monetazione prevalse l'argento, abbastanza disponibile nelle miniere locali:
Egina coniò
m. (sul recto una tartaruga in rilievo, sul verso un
quadrato inciso) che furono assai diffuse e il cui valore ponderale fu mantenuto
come riferimento nelle monetazioni di molte altre città greche. La prima
serie ateniese (560 a.C. circa) ebbe diffusione solo locale e prevedeva
m. corrispondenti a due volte l'unità di peso della
dramma
(4,36 g), il cui sottomultiplo era un
obolo, equivalente a un sesto. La
seconda monetazione (fine VI sec.) si basava su un pezzo base del valore di
quattro dramme, caratterizzato dalle immagini, presenti sia sul recto sia sul
verso, dell'elmo di Atena - protettrice della città - e della civetta,
animale sacro alla dea. Questa coniazione, pensata appositamente per i traffici
esterni all'area di diretto controllo della
polis, è forse la
più importante del mondo antico ed ebbe un'area di diffusione molto
vasta, che giungeva fino alla Sicilia, grazie all'affidabilità del suo
valore intrinseco e alla riconoscibilità della sua provenienza (era
infatti chiamata la
civetta). Anche Corinto coniò nel medesimo
periodo una propria
m., recante l'immagine di Pegaso, il cavallo alato
che il mito collegava alla città. Tra il VI sec. e il V sec. a.C.,
numerose altre città greche attivarono proprie zecche, generalmente
collegando il valore ponderale e il frazionamento dell'unità monetaria
alla
m. ateniese o di qualche altra
polis maggiore. In Magna
Grecia e Sicilia, le colonie greche ebbero spesso monetazione propria, anche se
modellata su quella della madre patria. Sibari, Crotone, Metaponto e Caulonia
ebbero tipologia comune - tondelli sottili portanti sul retto e sul verso la
stessa immagine ora in rilievo e ora incisa - mentre le colonie di Sicilia ne
ebbero ciascuna una propria. Leontini, Nasso, Imera, Selinunte, Gela, Catania
coniarono
m. di grande valore artistico, anche se le monetazioni
più rilevanti nel V sec. furono quelle di Agrigento e, soprattutto, di
Siracusa. Questa città, fra l'altro, emise una notevole massa monetata
(recante sul recto la quadriga e sul verso la testa della ninfa Aretusa), anche
se non raggiunse l'ampiezza di circolazione della
m. ateniese, che
peraltro rimase ineguagliata fino all'epoca ellenistica. Alessandro Magno
(336-323 a.C.) optò per una monetazione trimetallica, commisurata ai
valori ponderali di quella attica, che impose come solo mezzo circolante
dell'Impero, superando in un solo colpo i particolarismi cittadini: le zecche
impiantate nei vari territori producevano
m. di uguale metallo, peso,
valore nominale, immagini (tratte dal pantheon ellenico) e recavano il nome di
Alessandro. Le prime effigi su
m. di sovrani viventi si devono invece ai
Diadochi che, spartito l'Impero alessandrino, ne rilevarono le zecche
distinguendo le
m. con il proprio ritratto (i primi furono Tolomeo e
Seleuco Nicatore). Roma introdusse relativamente tardi una propria monetazione,
allineandosi nelle prime serie di argento e di bronzo, sporadiche e poco
numerose, alla
m. coniate nel meridione d'Italia. La prima serie omogenea
(emessa forse tra il IV e il III sec. a.C.) fu in bronzo, con multipli e
sottomultipli dell'
asse, recante la testa di Giano e la prora di una
nave, tipo che rimase stabile molto a lungo e del peso di una libra. L'asse
costituì la vera massa monetaria circolante per tutta l'età
repubblicana, pur subendo una progressiva erosione nel peso. Rispetto al
denario, che fu la prima
m. in argento, il rapporto fu stabilito
di 10:1, fino alla riforma introdotta da Augusto nel 23 a.C., per cui l'asse
cominciò ad essere coniato in rame e i suoi sottomultipli (dupondio e
sesterzio) in oricalco, una lega simile all'ottone. La
m. aurea (cui
furono apposte le effigi degli imperatori a partire da Augusto), fino ad allora
sporadica, diventò parte integrante della monetazione regolare, ma
insieme al denario (che aveva con l'aureo un rapporto di 25:1) fu soggetta a
continue erosioni ponderali che resero necessari successivi interventi di
riordino del sistema da parte degli imperatori. In particolare, Caracalla (215
d.C.) sostituì al denario ormai deprezzato una nuova
m. in argento
chiamata
antoniniano, rivedendo anche il suo rapporto con le
m.
d'oro. Aureliano nel 274 riequiparò il valore dell'aureo al suo effettivo
contenuto metallico e contrassegnò i pezzi di argento con il segno di
valore; Diocleziano dieci anni più tardi attribuì valore fisso
alle monetazioni sia argentee sia auree e riformò quella in metallo vile
ottenendo durante il suo Regno una circolazione di
m. omogenee sia nel
valore nominale sia nelle immagini. Presto però le
m. di argento e
di bronzo/rame furono travolte nel processo inflazionistico rispetto all'aureo,
battuto da Costantino (307) nella nuova forma del
solidus, che rimase il
nominale di base per tutte le monetazioni fino al Medioevo. I Regni
romano-barbarici e l'Impero d'Oriente ereditarono il sistema monetario romano
che, intorno al IV sec., si era ulteriormente semplificato: esso comprendeva tre
nominali aurei, tre argentei e quattro bronzi. In Oriente, però, i
nominali d'argento furono gradualmente sostituiti da grandi esemplari in bronzo
fino alla creazione di un vero e proprio bimetallismo: la nuova monetazione
rimase interna ai soli territori orientali, mentre la circolazione occidentale
approdò a sua volta ad un bimetallismo, però fra oro e argento,
abbandonando il conio del bronzo. I popoli barbari, che non avevano
m.
propria, dapprima utilizzarono quella romana ancora circolante, poi cominciarono
a coniare sul modello di quella (riproducendo perfino le effigi imperiali). Fra
il VI e VII sec., presso molti Regni barbarici (Merovingi in Gallia,
Anglo-Sassoni in Britannia, ecc.) la monetazione non fu più sentita come
monopolio regale, ma esercitata da chiunque avesse metallo da poter convertire
in
m., con netta prevalenza, in tali coniazioni private, dell'oro. In
Italia invece, il re longobardo Rotari (635-652), avocò alla propria
autorità il diritto di conio, sostituendo lentamente la
m.
d'argento a quella aurea. Carlomagno (768-814) riuscì a restaurare
l'esclusiva imperiale della coniazione e introdusse, nei territori a lui
soggetti, un monometallismo con il proprio denaro d'argento, calcolato del
valore di un dodicesimo del solido costantiniano,
m. ormai non più
coniata ma mantenuta come valore nominale di riferimento. Tale
m.
rappresentò la circolazione dominante europea per i secoli successivi. Il
frazionamento dell'Impero carolingio e la creazione della società feudale
vanificarono la centralizzazione del conio mentre i conti, che avrebbero dovuto
dirigere le zecche, cominciarono ad emettere
m. per proprio interesse,
parcellizzando la produzione e causando dapprima una carenza di metallo da conio
e poi della
m. stessa. Nel frattempo l'oro non era più monetato se
non nell'Impero bizantino e nei Paesi musulmani. Durante il XIII sec. in Italia
si verificarono importanti innovazioni: la svalutazione progressiva dei denari
d'argento in circolo (piccoli, di cattiva lega e leggeri) e la necessità,
soprattutto veneziana, di una
m. con più alto potere d'acquisto
portarono all'introduzione nel 1202 del
ducato d'argento, detto anche
grosso, ben accetto anche all'estero grazie al metallo purissimo.
Seguì l'esempio veneziano Carlo d'Angiò di Napoli con il
carlino d'argento, cui si accompagnò nel 1278 quello d'oro, che
riportò in Italia la monetazione aurea come già era accaduto a
Genova col
genovino, a Firenze con il
fiorino (1252) e di nuovo a
Venezia (1284) con lo
zecchino. Nel XV sec. anche Milano e il Regno
pontificio introdussero
m. auree con i rispettivi ducati. Con
l'età moderna, in seguito all'incremento dei traffici di oro e di argento
col Nuovo Mondo e al formarsi delle grandi entità statali, la monetazione
subì rilevanti modifiche sia nella tipologia (ad esempio, con
l'introduzione a Venezia e a Milano della lira d'argento) sia nella teoria ad
essa applicata. Dopo un periodo di bimetallismo prevalente, almeno in Europa
dove si raggiunse nel XVII sec. anche una perfezione materiale nella produzione
di
m. di modulo e forma regolare e standard, vi fu un moltiplicarsi delle
specie e dei nominali; solo con Napoleone si cercò di portare ordine. Nel
1800 si verificò un generale e progressivo abbandono del bimetallismo
verso un monometallismo aureo (il dollaro d'argento, per esempio, comparso solo
alla fine del XVIII sec., si trasformò in meno di un secolo in
m.
aurea) da parte delle nuove potenze. Si andò imponendo la
m. aurea
di conto, dotata di valore durevole, collegata ad una organizzazione
tecnico-giuridica del sistema monetario e alle banche centrali, a garanzia della
m. circolante. Le
m. della maggioranza dei Paesi rimasero quindi
stabili finché, con la prima guerra mondiale, non ebbe inizio un processo
inflazionistico contrassegnato dall'abolizione della
m. aurea. Dopo la
seconda guerra mondiale, la
m. circolante in metallo prezioso è
praticamente scomparsa (salvo gli esemplari a finalità numismatica)
mentre si è generalizzato l'uso di carta-
m.
(V. SOPRA). Le principali categorie di
m.
oggi effettivamente utilizzata sono dunque tre:
m. metallica (spicciola),
carta-
m.,
m. creditizia.
UNITA' MONETARIE DEL MONDO
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Stato
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Moneta
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Stato
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Moneta
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Afghanistan Albania Algeria Andorra Angola Antigua
e Barbuda Arabia
saudita Argentina Armenia Australia Austria Azerbaigian Bahama Bahrein Bangladesh Barbados Belgio Belize Benin Bhutan Birmania Bolivia Bosnia-Erzegovina Botswana Brasile Brunei Bulgaria Burkina-faso Burundi Cambogia Camerun Canada Capo
Verde Ceca, Repubblica Centrafricana,
Rep. Ciad Cile Cinese, Rep. Popolare Cipro Città
del Vaticano Colombia Comore Congo Corea del Nord Corea
del Sud Costa d'Avorio Costa
Rica Croazia Cuba Danimarca Dominica Dominicana,
Rep. Ecuador Egitto Emirati arabi
uniti Eritrea Estonia Etiopia Figi Filippine Finlandia Francia Gabon Gambia Georgia Germania Ghana Giamaica Giappone Gibuti Giordania Gran
Bretagna Grecia Grenada Guatemala Guinea Guinea-Bissau Guinea
Equatoriale Guyana Haiti Honduras Hong
Kong India Indonesia Iran Iraq Irlanda Islanda Israele Italia Jugoslavia Kazakistan Kenya Kirghizistan Kiribati Kuwait Laos
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afghani nuovo lek dinar algerino euro nuovo kwanza dollaro dei Caraibi or. riyal peso
argentino dram dollaro australiano euro manat dollaro
delle Bahama dinar di Bahrein taka dollaro di
Barbados euro dollaro del Belize franco CFA ngultrum e rupia
indiana kyat boliviano dinaro
bosniaco pula real dollaro del Brunei lev franco
CFA franco del Burundi riel franco CFA dollaro
canadese escudo di Capo Verde corona ceca franco CFA franco
CFA peso cileno yuan renminbi sterlina di Cipro euro peso colombiano franco CFA franco
CFA won won franco CFA colón kuna peso
cubano corona danese dollaro dei Caraibi or. peso
dominicano sucre sterlina egiziana dirham birr
etiopico corona estone birr dollaro figiano peso
filippino euro euro franco CFA dalasi coupon
georgiano euro nuovo cedi dollaro giamaicano yen franco
di Gibuti dinar giordano sterlina euro dollaro dei Caraibi
or. Quetzal franco della Guinea peso Guinea franco
CFA dollaro della Guyana gourde lempira dollaro di Hong
Kong rupia rupia
indonesiana riāl dinar euro nuova corona
island. sheqel euro dinaro tenge scellino del
Kenya som dollaro australiano dinar kuwaitiano nuovo
kip
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Lesotho Lettonia Libano Liberia Libia Liechtenstein Lituania Lussemburgo Macedonia Madagascar Malawi Malaysia Maldive Mali Malta Marocco Marshall,
isole Mauritania Maurizio Messico Micronesia, Stati Fed.
di Moldavia Monaco, Principato
di Mongolia Mozambico Namibia Nauru Nepal Nicaragua Niger Nigeria Norvegia Nuova
Zelanda ‘Oman Paesi
Bassi Pakistan Palau Panamá Papua Nuova
Guinea Paraguay Perú Polonia Portogallo Qatar Romania Ruanda Russia Russia
Bianca Saint Kitts e Nevis Saint Lucia Saint Vincent e
Grenadine Salomone, Isole Salvador, El Samoa San
Marino Sao Tomé e Principe Seicelle Senegal Sierra
Leone Singapore Siria Slovacchia Slovenia Somalia Spagna Sri
Lanka Stati Uniti d'America Sudafricana,
Repubblica Sudan Suriname Svezia Svizzera Swaziland Tagikistan Taiwan,
Repubblica di Tanzania Thailandia Togo Tonga Trinidad e
Tobago Tunisia Turchia Turkmenistan Tuvalu Ucraina Uganda Ungheria Uruguay Uzbekistan Vanuatu Venezuela Vietnam Yemen Zaire Zambia Zimbabwe
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loti lat sterlina libanese dollaro liberiano dinaro
libico franco svizzero lita euro dinaro franco
malgascio kwacha dollaro malese rupia delle Maldive franco
CFA lira maltese dirham dollaro USA ougulya rupia di
Maurizio nuovo peso messicano dollaro USA leu moldavo euro tughrik metical dollaro namibiano dollaro
australiano rupia nepalese córdoba franco
CFA naira corona norvegese dollaro neozelandese rial
omani euro rupia pakistana dollaro
USA balboa kina guaraní nuovo sol nuovo
zloty euro riyal del Qatar leu franco del
Ruanda rublo rublo bielorusso dollaro dei Caraibi
or. dollaro dei Caraibi or. dollaro dei Caraibi or. dollaro delle
is Salomone colón dollaro delle Samoa euro dobra rupia delle Seicelle franco
CFA leone dollaro di Singapore sterlina siriana corona
slovacca tallero scellino somalo euro rupia di Sri
Lanka dollaro USA rand dinaro sudanese fiorino di
Suriname corona svedese franco svizzero lilangeni rublo
tagico nuovo dollaro di Taiwan scellino della
Tanzania bāht franco CFA paanga dollaro di Trinidad e
Tobago dinaro tunisino lira turca manat dollaro
australiano karbovanez nuovo scellino ugandese fiorino
ungherese nuovo peso
uruguayano sum vatu bolivar dong riyal dello
Yemen nuovo zaire kwacha dollaro di Zimbabwe
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