Molinismo.

Cartina dell'Italia

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Molinismo.

Sistema teologico elaborato dal gesuita spagnolo Luis de Molina (V.), perfezionato in seguito da altri teologi, tendente a conciliare la libertà umana con l'efficacia della Grazia divina. Condivisa da molti Gesuiti e criticata invece dai Domenicani, tale dottrina aveva come fondamento il concetto di libertà umana, intesa come possibilità di scegliere se fare o meno il bene con l'aiuto della Grazia, e affrontava quindi direttamente il problema della predestinazione. Secondo il m. la volontà e l'operato umano hanno un potere effettivo nell'opera della salvezza; Dio, che distribuisce a tutti gli uomini diverse grazie, lascia però all'uomo anche la libertà di usare tali grazie. La Grazia è quindi puramente sufficiente se l'uomo decide di non farne uso, effettiva nel caso in cui l'uomo la accetti e la segua. Dio, che pure ha una volontà salvifica universale, nella sua prescienza prevede l'uso che l'uomo farà della sua libertà e quindi decide il premio o la pena. La polemica fra Gesuiti e Domenicani assunse in molte occasioni toni aspri e violenti, tali da provocare l'intervento di papa Clemente VIII (1598) che avocò a sé la controversia. I molinisti (Bellarmino, Lugo, Suarez, Lessio, ecc.) si divisero in seguito in diverse correnti, che diedero della dottrina interpretazioni differenti.

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Teològico.

Relativo alla teologia.

Gesuita.

Termine con cui vengono designati gli appartenenti alla Compagnia di Gesù. Il fine della Compagnia, fondata da Sant'Ignazio di Loyola, è duplice: cercare la propria salvezza attraverso la ricerca della salvezza del prossimo. Le basi per la fondazione della compagnia vennero gettate nel 1534 quando Sant'Ignazio, assieme ad altri sei compagni, pronunciò il voto di castità e di povertà. L'Ordine venne approvato ufficialmente da Paolo III nel 1540 e nel 1541 Ignazio ne venne eletto Procuratore Generale. Le prime attività dei g. consistettero in opere di carità, esercizi spirituali e di catechismo. Rappresentanti dell'Ordine, presero in seguito parte al Concilio di Trento. Successivamente Sant'Ignazio pose mano alla fondazione delle prime missioni stabili. Nel 1547 venne fondato il Collegio di Messina, nel 1551 quello di Roma e nel 1552 il Collegio Germanico. Nel 1556, al momento della morte di Sant'Ignazio, la Compagnia si era gradatamente sviluppata sino a contare più di mille membri, dei quali molti operavano nelle più lontane regioni del mondo. Dal 1558 al 1565 fu Procuratore Generale dell'Ordine padre Diego Laìnez che continuò e sviluppò l'opera del suo predecessore. A lui succedette, dal 1565 al 1572 San Francesco Borgia e dal 1572 al 1580 la Compagnia venne retta dal padre Everardo Mercuriano. A lui succedette, dal 1581 al 1615, padre Claudio Acquaviva che portò ai massimi livelli la potenza e lo splendore dell'Ordine. Venne potenziata l'attività delle Missioni estere, furono incrementati gli studi sacri e i centri di ricerca teologica. Si distinsero in questo periodo pensatori come i padri Toledo, Suàrez, Molina e Roberto Bellarmino. Nei secoli immediatamente successivi la potenza dei g. crebbe ulteriormente fino ad esercitare un'influenza determinante sulle case regnanti della maggior parte dei Paesi cattolici. Particolare attenzione venne posta nelle attività pedagogiche. Migliaia di giovani si formarono nelle scuole rette dai g., che influenzarono in questo modo la crescita delle classi dirigenti di tutti i Paesi nei quali erano presenti in maniera organizzata. L'opposizione delle Chiese nazionali e della Chiesa gallicana sviluppò successivamente il processo che, in un lungo periodo di tempo, avrebbe portato al crollo della potenza dell'Ordine. Nel 1759 il Portogallo espelleva i g. dal regno. La Francia imitava il Portogallo nel 1764 mentre la Spagna espelleva la Compagnia dal proprio territorio nel 1767. La Compagnia venne quindi soppressa da Clemente XIV nel 1773 con il breve Dominus ac Redemptor. L'unico paese cattolico in cui i g. poterono continuare ad esistere fu la Russia. Nel 1814 la bolla Sollicitudo Omnium Ecclesiarum ristabiliva l'esistenza dei g. malgrado le forti opposizioni che si sollevarono nei confronti di questo provvedimento. In breve tempo le attività dell'Ordine si svilupparono nuovamente. Si allargarono ancora le Congregazioni Mariane mentre gli studi teologici ripresero nuovo vigore in primo luogo attraverso l'opera di studiosi quali i padri Sordi e Taparelli. Gli intellettuali appartenenti all'Ordine si distinsero anche negli studi storici e nel movimento di rinascita del tomismo. La Compagnia si mosse attivamente anche nelle attività di difesa della Chiesa mediante una serie di attività di tipo nuovo, quali la fondazione di centri-studio e di riviste. Prima di queste riviste fu "La Civiltà Cattolica", fondata a Napoli nel 1750. Particolare impulso ebbe altresì l'attività missionaria che oggi conta più di settemila missionari attivi in ogni parte del mondo. Il complesso dell'ordine, conta più di 35.000 religiosi. La Compagnia è formata da tre ordini di religiosi: i Professi che, oltre ai voti di povertà, castità ed ubbidienza, hanno prestato un altro voto speciale di fedeltà ed ubbidienza al papa. Vengono poi i Coadiutori Speciali che hanno prestato i tre voti consueti e i Coadiutori Temporali Formati. La formazione dei sacerdoti avviene attraverso due anni di noviziato, tre anni di studi filosofici, quattro anni di studi teologici ed un terzo anno di noviziato al termine del periodo di studio. Il Generale dell'Ordine viene eletto dalla Congregazione dei padri provinciali che eleggono anche i suoi assistenti. La massima autorità della Compagnia risiede comunque nella Congregazione generale, i cui componenti vengono scelti dal Preposito Generale.

Molina, Luis de.

Teologo e filosofo spagnolo. Entrato nella Compagnia di Gesù, studiò in Portogallo, a Coimbra, dove rimase come docente di Filosofia. Successivamente insegnò Teologia a E'vora e Morale a Madrid. La pubblicazione del volume Liberi arbitrii cum gratiae donis, divina praescientia, providentia, praedestinatione et reprobatione concordia (1588) lo vide al centro di aspre critiche e polemiche. In esso egli poneva le basi di un sistema teologico (V. MOLINISMO) nel quale tentava di giungere ad una conciliazione tra grazia divina e libera scelta dell'uomo, entrambe finalizzate alla salvezza dell'uomo. Fra gli oppositori più tenaci di M. furono i Domenicani mentre i Gesuiti condivisero l'impostazione data dal teologo. Nel 1594 Clemente VIII costituì un'apposita commissione che esaminasse le tesi molinistiche; qualche anno dopo Paolo V stabilì che le tesi di M. non escludevano necessariamente quelle opposte dai Domenicani. Oltre che teologo M. fu moralista e giurista di rilievo. Si ricorda in particolare l'opera De iustitia et iure (1593), nel quale trattò il problema del rapporto tra Stato e Chiesa (Cuenca 1535 - Madrid 1600).

Teòlogo.

Scrittore, studioso esperto di teologia. ║ Diacono t.: colui che, nelle chiese cattedrali, ha il compito di interpretare le Sacre Scritture.

Grazia.

Chiamata una volta clemenza sovrana, è il provvedimento mediante il quale la pena inflitta all'autore di un reato è condonata in tutto o in parte, ovvero è commutata in un'altra specie di pena stabilita dalla legge. La facoltà di adottarla, secondo la Costituzione italiana, spetta al presidente della Repubblica. La g. opera esclusivamente sulla pena principale; lascia quindi sussistere le pene accessorie, salvo che il decreto disponga diversamente, e gli altri effetti penali della condanna.

Domenicani.

Ordine di frati predicatori fondato da san Domenico di Guzman nel 1215. I d. si posero fin dall'inizio come compiti principali quelli della predicazione e dello studio; la loro attività culturale e d'insegnamento è stata ed è accuratamente organizzata e di notevole livello. Approvato da papa Onorio III nel 1216, l'Ordine prese forma definitiva in due Capitoli Generali (supremo organo legislativo dell'ordine) tenutosi a Bologna nel 1220 e 1221; rapidamente le comunità domenicane si moltiplicarono in tutta Europa, estendendosi presto anche all'Asia. Durante il Medioevo l'Ordine, organizzatosi presso la maggioranza delle università, fornì molti tra i maggiori pensatori europei. L'adattamento delle dottrine di Aristotele alla filosofia cristiana fu compito svolto in misura notevole dai d. e particolarmente da sant'Alberto Magno e san Tommaso d'Aquino. Il Papato affidò ai d. compiti di grande rilievo, come la predicazione delle Crociate, la riscossione dei tributi, il compimento di missioni diplomatiche; generalmente erano dei membri dell'Ordine a formare il tribunale dell'Inquisizione. Lo zelo di cui alcuni d. diedero prova, valse loro il nome di Domini canes (cani del Signore). Durante il periodo delle grandi scoperte geografiche i d. svolsero un'importante attività missionaria al seguito degli esploratori spagnoli e portoghesi. Nel corso della Riforma protestante i d. si distinsero, come è nella loro tradizione antiereticale, per la lotta condotta contro gli avversari. Nel XVIII sec. e agli inizi del XIX sec. attraversarono un periodo di decadenza. Tornarono all'antica, gloriosa tradizione per opera di padre Lacordaire e del generale Jandel. Nel 1206 fu fondato il secondo Ordine d., formato da suore di clausura, seguaci in origine della regola agostiniana e dedite alla vita contemplativa. Oggi si chiamano d. le suore di una cinquantina di congregazioni femminili, che hanno abbinato la vita attiva a quella contemplativa. Esiste anche un terzo Ordine d., "regolare" (maschile e femminile) e "secolare". Ebbe il suo statuto nel 1285. Sua più illustre rappresentante fu Caterina da Siena.

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Dottrina.

Insegnamento o apprendimento di nozioni relative al sapere in genere o a una determinata disciplina. ║ Complesso di cognizioni apprese con lo studio e coordinate organicamente fra loro. ║ Serie organica di principi che costituiscono la base di una scienza, di una filosofia, di una religione, ecc. ● Rel. - Compagnia della D. Cristiana: fondata da M. de Sadis Cusani nel 1560, era destinata a promuovere l'insegnamento del catechismo cattolico. ● Dir. - Elaborazione scientifica del diritto: la d. è la giurisprudenza; talora in senso soggettivo per indicare gli scrittori che si sono occupati di un determinato istituto. La d., pur avendo notevole valore per l'interpretazione delle norme giuridiche e per l'evoluzione degli istituti giuridici, non costituisce una fonte del diritto. ║ Enunciazione formale, da parte di un uomo di Stato responsabile delle direttive alle quali la politica estera del suo Paese si atterrà in avvenire relativamente a un determinato settore delle relazioni internazionali. Tali d. non hanno valore giuridico.

Prescienza.

Uno degli attributi della natura divina, consistente nella conoscenza anticipata di tutto il futuro. Nella teologia cattolica la p. di Dio viene ammessa come verità, accanto al riconoscimento della assoluta libertà dell'uomo e di Dio stesso (Predeterminazione).

Predeterminazione.

Il determinare in precedenza o in anticipo. - Teol. - Dottrina secondo cui gli avvenimenti e le azioni umane sono state determinate da Dio prima che la volontà umana potesse intervenire o prendere alcuna decisione.

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Clemènte.

Nome di quattordici papi. ║ C. I, santo: papa dal 91 al 101; discepolo di san Pietro. Ritenuto autore di una Epistola ai Corinti, dei Canoni apostolici e delle Omelie e Ricognizioni clementine. La basilica di San Clemente a Roma, una delle più antiche e belle, sorge sull'area dove fu la casa da lui abitata. ║ C. II: al secolo Suitgero di Morsleben. Papa dal 1046 al 1047; accompagnò l'imperatore Enrico il Nero in Puglia e in Germania. ║ C. III: al secolo Paolo Scolari, papa dal 1187 al 1191; bandì la terza crociata contro i Saraceni e invitò l'imperatore Federico I a recarsi personalmente alla guerra. Compì un'importante operazione di mediazione tra Genova e Pisa. ║ C. IV: al secolo Gui Foulques, papa dal 1265 al 1268; confermò a Carlo d'Angiò il possesso del Napoletano e della Sicilia, tolti agli Svevi. ║ C. V: al secolo Bertrando de Got, papa dal 1305 al 1314; trasportò il papato ad Avignone; fu servo devoto del re di Francia. Dante lo accusò di simonia. ║ C. VI: al secolo Pietro Roger, papa dal 1342 al 1352; a lui invano si rivolse Cola di Rienzo perché la sede papale venisse riportata da Avignone a Roma, anzi acquistò Avignone e il territorio circostante. ║ C. VII: al secolo Giulio de' Medici; papa dal 1523 al 1534. Concluse la Lega di Cognac contro Carlo V, ma nel 1527 fu costretto dagli imperiali a chiudersi in Castel Sant'Angelo, durante il famoso sacco di Roma. Nel 1529 firmò la pace di Barcellona con Carlo V e un anno dopo lo incoronò. Il suo papato segnò un periodo tragico per la chiesa cattolica e per l'Italia. Quasi tutta la Germania, la Svizzera, l'Inghilterra, la Svezia la Danimarca, la Norvegia, si staccarono dalla religione cattolica romana, per abbracciare quella luterana. Politicamente, l'Italia divenne il campo di lotta tra Carlo V e il re Francesco I. ║ C. VIII: al secolo Ippolito Aldobrandini, papa dal 1592 al 1605. doveva incoronare con l'alloro sul Campidoglio Torquato Tasso, quando il poeta morì. Sotto il suo pontificato avvenne il processo contro Giordano Bruno. ║ C. IX: al secolo Giulio Rospigliosi, papa dal 1667 al 1669; il suo pontificato fu detto l'età d'oro di Roma. Morì si dice per il dolore provato alla notizia che Candia era caduta, dopo lungo assedio, in mano ai Turchi. Cercò di placare la questione giansenista con la pace clementina (1668). ║ C. X: al secolo Emilio Altieri, papa dal 1670 al 1676; delegò i suoi poteri al nipote adottivo cardinale Paoluzzi degli Alberoni. ║ C. XI: al secolo Gian Francesco Albani, Papa dal 1700 al 1721; scrisse le famose bolle contro i giansenisti, e difese senza successo le giurisdizioni ecclesiastiche contro Amedeo II. ║ C. XII: al secolo Lorenzo Corsini, papa dal 1730 al 1740: lottò contro il giansenismo e la massoneria, protesse le arti e le scienze. ║ C. XIII: al secolo Carlo Rezzonico, papa dal 1758 al 1769; favorevole all'ordine dei Gesuiti, lo lodò con la bolla Apostolicum e rifiutò di scioglierlo, come era nei voti di vari potenze. ║ C. XIV: al secolo Giovanni Vincenzo Manganelli, papa dal 1769 al 1774. Soppresse l'ordine dei Gesuiti. Si dice che sia morto avvelenato.

Roberto Bellarmino, santo.

Teologo italiano. Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1560, studiò prima al Collegio Romano, poi a Padova e a Lovanio. Ordinato sacerdote nel 1570, insegnò Teologia a Lovanio fino al 1576, quando fu richiamato in patria a ricoprire la cattedra di Controversie al Collegio Romano: frutto dei suoi 13 anni di lezioni sono le Disputationes de controversiis christianae fidei adversus huius temporis haereticos, pubblicate nell'edizione definitiva nel 1596. Nel 1589 Sisto V lo inviò in Francia come coadiutore del legato pontificio, il cardinale Caetani; l'anno seguente, R. tornò a Roma, dove fece parte della commissione per la revisione della Vulgata e divenne rettore del Collegio Romano. Dal 1597 fu teologo della Penitenzieria ed esaminatore per la nomina dei vescovi, fino a essere proclamato cardinale da Clemente VIII (1599). Arcivescovo di Capua nel 1602, fu di nuovo a Roma dopo l'elezione a papa di Paolo V (1605), che lo volle come suo consigliere: così R. intervenne in tutte le principali questioni del tempo, dall'interdetto di Venezia (1606) alla controversia anglicana (1607-09), ai processi a G. Galilei, G. Bruno e T. Campanella. Moltissimi sono i suoi scritti: oltre alle già menzionate Disputationes, degni di nota sono il De doctrina christiana (edizione minore, 1597; edizione maggiore, 1598), primo esempio moderno di esposizione della dottrina cattolica in forma dialogica, il De scriptoribus ecclesiasticis e il De arte bene moriendi. Fu beatificato nel 1923 da Pio XI, che nel 1930 lo proclamò santo e l'anno seguente dottore della Chiesa (Montepulciano, Siena 1542 - Roma 1621).

Suárez, Francisco.

Filosofo e teologo spagnolo. Dopo aver studiato Diritto canonico a Salamanca ed essere entrato nel 1564 tra i cosiddetti "fratelli laici" della Compagnia del Gesù, insegnò Filosofia a Salamanca e Segovia (1570-74) e Teologia a Valladolid, Segovia e Ávila (1574-80). Dopo un lungo soggiorno a Roma (1580-85), fece ritorno in patria, insegnando ad Alcalá (1585-93), Salamanca (1593-97) e Coimbra (1597-1617); tra il 1603 e il 1606 fu di nuovo a Roma per difendersi dalla condanna pronunciata contro di lui dal Sant'Uffizio. Il pensiero di S. fu particolarmente fecondo in teologia, specialmente in relazione ai problemi del rapporto tra grazia divina e libero arbitrio umano e del significato dell'Incarnazione di Cristo. Per quel che concerne la prima questione, egli distinse tra grazia sufficiente (data da Dio a tutti gli uomini e condizione necessaria ma non sufficiente per la salvezza) e grazia efficace (che deriva all'uomo quale conseguenza delle sue azioni), suggerendo che la salvezza per l'uomo è possibile laddove vi sia congruenza tra grazia efficace e libertà umana. Riguardo, invece, alla questione dell'Incarnazione, S. sostenne che essa si sarebbe realizzata anche se Adamo non avesse peccato. Anche in ambito politico le riflessioni di S. sono di un qualche rilievo; partendo dall'idea che il Governo ha origine nella comunità degli uomini (comunità cui ciascuno ha dato il suo libero consenso), egli teorizzò l'esistenza di precisi limiti per il potere, cosicché, se il sovrano diviene tiranno, può essere deposto e messo a morte. Inoltre egli affermò la necessità di una separazione tra le sfere di competenza di Stato e Chiesa, pur riconoscendo a quest'ultima la superiorità in caso di conflitti e, dunque, il possesso di una sorta di potere indiretto sullo Stato. Di un qualche interesse anche la sua speculazione più propriamente filosofica che, pur sviluppandosi nel solco tracciato dall'Aristotelismo tomista, recupera temi scotiani e occamiani, quali, ad esempio, l'idea di una priorità conoscitiva del particolare concreto rispetto all'universale o l'atteggiamento critico rispetto agli argomenti a posteriori. Tra le sue numerose opere, alcune delle quali postume, si ricordano: De Verbo incarnato (1590), De mysteriis vitae Christi (1592); De sacramentis (1595); Disputationes metaphysicae (1597); Varia opuscula theologica (1599); De poenitentia (1602); De censuris (1603); De Deo uno et trino (1606); De virtute et statu religionis (1608-09); De legibus (1612); Defensio fidei catholicae et apostolicae adversus anglicanae sectae errores (1613); De necessitate gratiae (1619); De gratiae habituali (1619); De gratia actuali (1651); De vera intelligentia auxilii efficacis (1655) (Granada 1548 - Lisbona 1617).

Lèssio, Leonardo.

Nome latinizzato di Loendert de Leys. Teologo fiammingo. Gesuita, nel 1572 fu nominato professore di filosofia a Douai e nel 1584 ottenne la cattedra di Teologia a Lovanio dove insegnò sino al 1600. Nel 1586 pubblicò le sue tesi teologiche (Theses theologicae) contro la dottrina sulla grazia e il libero arbitrio di M. Baio che lo attaccò violentemente, accusandolo di pelagianesimo. Appellatosi a Roma contro la sentenza di censura da parte della facoltà di Teologia di Lovanio, di cui Baio era cancelliere, ottenne da papa Sisto V il riconoscimento dell'ortodossia delle sue tesi. Protetto dal Papa, nel 1610 pubblicò il trattato De gratia efficaci, decretis divini... che scatenò una polemica ancora più violenta di quella precedente, tanto che fu costretto a lasciare la cattedra. È autore di numerose altre opere, tra cui De iustitia et iure, pubblicato nel 1605 (Brecht, Anversa 1554 - Lovanio 1623).

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