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Moda.

(dal francese mode). Modo, maniera. ║ Fenomeno sociale per il quale, in un dato momento e in una data area geografica o in un dato ambiente culturale, si impone un modello estetico, comportamentale, di gusto e di stile, che si diffonde progressivamente anche quantitativamente. ║ In senso assoluto, con m. ci si riferisce ai fenomeni relativi alle tendenze dell'abbigliamento personale, del trucco, degli accessori, delle acconciature, ecc. Oggetti, forme, gusti e tendenze sono in quest'ambito caratterizzati dal rapido succedersi dei modelli di riferimento. ║ Alta m.: l'insieme della produzione di abiti e accessori, esclusivi e originali, da parte delle sartorie di maggiore fama. ║ M. pronta: locuzione che traduce il francese prêt-à-porter, per indicare la produzione di massa e di serie, secondo un certo numero di taglie standard di abiti. • Encicl. - Da un punto di vista storico la m., in quanto riferita agli abiti e agli accessori relativi, viene inclusa nell'ambito delle arti minori di una data civiltà. Anche nei secoli passati l'abbigliamento non rispondeva solo a necessità di tipo pratico (difendersi dal freddo, ecc.) ma a molteplici obiettivi funzionali: estetici, decorativi, sociali (per indicare prestigio), politici (per indicare appartenenza a un determinato gruppo), economici (per segnalare ricchezza), simbolici in genere. Secondo la tipologia, si possono distinguere delle fasi evolutive nella foggia degli abiti: a drappeggio, in cui la pelle o il tessuto venivano avvolti intorno al corpo; indossato, costituito da un unico tessuto, cui veniva praticato un foro per il passaggio del capo; cucito e chiuso, in cui due teli venivano sagomati sulla forma del corpo e delle braccia; tubico, che aderiva al tronco, alle braccia e alle gambe. Per quanto riguarda le civiltà mediterranee antiche, le variazioni nell'abbigliamento furono assai lente e, se si esclude il lusso proprio delle classi dominanti, non vi fu in origine differenziazione quanto alle forme e al materiale, né fra ricchi e poveri, né fra uomini e donne. All'inizio del secondo millennio a.C., i Babilonesi si valevano del drappeggio; solo con il primo millennio a.C. gli Assiri introdussero delle differenze di tipo funzionale: abito cerimoniale, militare e venatorio. Ai Persiani si devono invece i primi abiti cuciti, i primi pantaloni e giacche con maniche inserite. Gli Egizi, che in ragione del clima caldo lasciavano il torso nudo, portavano in origine solo dei perizomi corredati da pettorali, più o meno preziosi a seconda delle possibilità. Le donne indossavano tuniche aderenti a colori vivaci, che spesso lasciavano il seno scoperto; entrambe i sessi usavano parrucche e gioielli. La m. minoica mostrava una netta differenza tra abiti maschili, sobri e semplici, e femminili, che scoprivano il petto, segnavano il punto vita con ampie gonne a campana, sostenute da cerchi di giunco, o a balze. La civiltà greca fece uso dell'abito a drappeggio: per l'uomo vi era una tunica, detta chitone, mentre per la donna il peplo, cui si potevano sovrapporre a mo' di mantello la clamide o il pallio. Tale sobrietà si trasmise alla Roma repubblicana, dove però in età imperiale invalse maggior lusso nelle tuniche e nelle toghe. La civiltà bizantina fuse alcuni elementi della m. romana con altri di quella orientale, come si evince dai colori, dai ricami e dai preziosismi delle stoffe. Base della m. bizantina furono la tunica con ampie maniche e il mantello decorato. Le invasioni barbariche, segnando il prevalere delle esigenze funzionali della comodità del movimento e dell'aderenza al corpo, introdussero i primi esempi di camicie a maniche lunghe e di brache, mentre si accentuava la differenziazione tra abito maschile e femminile. Il diffondersi dell'artigianato tessile, a partire dai secc. XI-XIII, portò ad una proliferazione di modelli, che cominciarono a distinguersi in abiti da casa e da socialità, modesti o lussuosi, maschili e femminili, da nubili o da sposate, ecc. Nel Trecento invalse la m. che prevedeva per l'uomo un farsetto corto in vita, portato su calze-pantaloni colorati; per la donna si accentuava la tendenza a portare l'abito lungo, che sottolineava il seno con ampie scollature, e l'uso di copricapi e veli. Dalla seconda metà del Quattrocento, l'abito femminile si caratterizzò per l'uso di corpetto e sottana mentre, sia uomini sia donne, cominciarono a portare camicie bianche che sporgevano dalle scollature e dalle maniche. Il primo Rinascimento vide l'affermarsi di tessuti colorati, ricchi e sontuosi (velluti e damaschi) negli abiti femminili (con vita segnata alta, gonne a cupola, maniche gonfie) e in quelli maschili (con brache al ginocchio, a sbuffo, veste ad ampie maniche indossata sopra ad una camicia). I secc. XIV e XV videro l'affermazione di sarti e tagliatori italiani, soprattutto di Firenze e Venezia, che divennero in breve le capitali della m. del tempo. Con la Controriforma gli abiti si fecero più austeri e i colori più scuri; si diffusero il farsetto e la gorgera. Nel XVII sec. Caterina e Maria de' Medici portarono in Francia il gusto della m., mentre in Spagna, in quel periodo al massimo della sua potenza e ricchezza, la m. era già componente della vita di corte. In Francia divenne poi uno dei motivi di notorietà delle favorite dei re: famosa fra tutte Madame Pompadour, che divenne simbolo di eleganza imitata da tutte le dame. Il gusto barocco lasciò la sua impronta anche nell'abbigliamento, che accolse la tendenza decorativa e fantasiosa. Fra i secc. XVII e XVIII gli abiti femminili accentuarono le scollature, anche sulla schiena e il volume sui fianchi fu aumentato con l'uso dei guardinfanti. Gli abiti maschili, invece, si distinsero nei tre elementi fondamentali: pantaloni, giacca a lunghe falde e marsina o gilet. La scomparsa della gorgera portò all'introduzione della parrucca per entrambi i sessi; questa, all'epoca di Luigi XIV, era praticamente obbligatoria e si caratterizzava per le notevoli dimensioni. Intorno alla metà del Settecento cominciarono a diffondersi le riviste di m. L'eleganza di Maria Antonietta trovò nella sarta Rose Bertin una valida ispiratrice; questa creatrice di modelli, nominata ministro della m., influenzò lo stile che si affermò all'epoca di Luigi XVI. Lo stile impero, dopo le eccentricità della m. del Direttorio, restaurò la linea verticale dell'abito femminile, con l'uso di tuniche sciolte in stile neoclassico, morbide, senza sostegni, trattenute al seno e costituite da un unico pezzo, dette en chemise. Nell'Ottocento fu la Gran Bretagna che si impose per le sue nuove fogge, ispirate al Neoclassicismo; più tardi, verso la metà del secolo, esercitarono la professione in Francia e in Inghilterra grandi sarti come la Palmyre e Worth. In quel periodo si cominciarono ad usare, per presentare le confezioni al pubblico, al posto dei manichini di vimini, le modelle. La prima sfilata di m. ufficiale ebbe luogo a Parigi nel 1858 e fu organizzata da Worth, al quale si deve anche l'inizio della creazione di modelli non più unici, ma in serie. L'ultima vera rivoluzione nell'abbigliamento femminile fu quella introdotta dall'anglo-parigino Redfern, che creò il tailleur, definitiva affermazione della linea verticale e della conciliazione fra eleganza e praticità. Dalla prima guerra mondiale in poi, la produzione dell'alta m. si differenziò da quella in serie, sia per finalità sia per destinatari. ║ Industria della m.: complesso di settori industriali, il cui mercato è condizionato dalle evoluzioni del gusto estetico dell'abbigliamento personale, che concorrono a costituire un ciclo di produzione completo a partire dalla materia prima fino all'oggetto finale destinato alla vendita. I principali settori interessati sono quelli tessile, delle confezioni e delle calzature; strettamente legati alla m. sono anche i rami della cosmesi, della profumeria e degli accessori in genere. L'impiego della locuzione industria della m. si giustifica nella marcata dipendenza che essa instaura nei confronti del commercio e ancor più della produzione dei beni. L'organizzazione produttiva delle grosse imprese pianifica la produzione annua in base alle ordinazioni ricevute in seguito alla presentazione delle collezioni stagionali. In Italia, l'espansione dell'industria della m. si è verificata in fasi successive a partire dagli anni Cinquanta, con l'incremento delle capacità produttive nei cicli tessile e calzaturiero e, quindi, con il passaggio dall'organizzazione artigianale a quella industriale avvenuto negli anni Sessanta-Settanta. Negli anni Ottanta, la m., in Italia, ha conosciuto un vero e proprio boom, favorito dalla qualità e dallo stile dei prodotti, nonché dal suo eccellente livello di organizzazione, promozione e distribuzione, determinando così la nascita del cosiddetto Italian style, che si è imposto su scala internazionale. • Stat. - Si definisce m., o norma, quel valore che, in una data distribuzione, ha la massima frequenza. Spesso però si attribuisce il termine a tutti i massimi relativi di una distribuzione: in questo caso il valore con la massima frequenza viene detto m. principale, gli altri m. secondarie. Una distribuzione, in riferimento alle proprie m., può essere definita unimodale, bimodale, multimodale.