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Mitteleuropa.

(dal tedesco Mitteleuropa: Europa di mezzo o Centro-Europa). Definizione geopolitica, diffusa a partire dal XIX sec., per indicare, approssimativamente, le regioni europee comprese tra le Alpi e il Danubio a Sud, il Mare del Nord e il Mar Baltico a Nord. Secondo la propaganda di sostegno all'espansionismo tedesco nei Balcani, tale regione era destinata a formare un'unica entità politico-economica e culturale. Già in parte adombrata dalle teorie di Metternich, con la funzione sovranazionale da lui attribuita all'Impero asburgico rispetto al mondo tedesco, slavo e italiano, intorno al 1840 l'idea di M. fu sostenuta da F. List per il quale si dimostrava necessaria la costruzione di un unico spazio economico pantedesco in grado di contrastare l'egemonia britannica. La M. non ispirò solo proposte di tipo economico, ma ebbe anche risvolti politici, legandosi spesso a concezioni federaliste. Così, ad esempio, il ministro austriaco K.L. Bruck, nel 1859, auspicò la creazione di una M. come confederazione di federazioni (quella svizzera e una, da costituirsi, italiana), guidata da Austria e Germania, politicamente liberale e facente capo, anche economicamente, a Vienna. Il disegno di una M. come luogo di federazioni che, da un lato, contrastasse le tendenze pangermaniste e panslaviste in atto alla fine dell'Ottocento e, dall'altro, neutralizzasse le spinte centrifughe nazionaliste si affermò tra numerosi pensatori del tempo. Una tal visione della M. veniva così a rappresentare il modello di una convivenza multinazionale e multiculturale. Alla vigilia del primo conflitto mondiale il prussiano F. Naumann, nel suo volume Mitteleuropa (1915), propose l'unione federale di Germania e Austria-Ungheria: il suo programma, che fondeva l'imperialismo pangermanico prussiano con le direttrici espansionistiche asburgiche, auspicava una compagine di territori dalla Scandinavia e dal Mare del Nord fino all'Europa centrale e ai Balcani, arrivando poi fino al Golfo Persico. Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, in riferimento alle tensioni nazionaliste cui era soggetta l'Europa, il termine indicò invece l'espansionismo tedesco tout court. Secondo un'accezione non politica ma culturale, per M. e mitteleuropeo, si intende propriamente la temperie e la civiltà di carattere multinazionale e "multipopolare" realizzatasi nelle terre dell'Impero in particolar modo riferendosi all'ambiente e alla tradizione culturale dell'Impero asburgico, e perciò delle regioni che lo costituivano, all'epoca del suo declino. La M. culturale fu aliena dalle mire egemoniche che caratterizzavano la M. economica e politica: anzi, uno dei suoi tratti principali fu il carattere multinazionale e cosmopolitico, dove l'elemento germanico, pur predominante, si fondeva con gli influssi provenienti dall'Est e dal Sud e con quelli della cultura ebraica e yiddish in particolare. Il senso della dissoluzione imminente della realtà sovranazionale, il conseguente senso di sradicamento, l'angoscia di fronte all'irrompere del disordine e dell'irrazionale, caratterizzarono le differenti espressioni artistiche dell'epoca: dalla letteratura (Musil, Canetti, Roth, Schnitzler, Kafka, Svevo), alla musica (Mahler, Schönberg), alla pittura (Klimt, Kokoschka), fino ad arrivare alla psicoanalisi freudiana. La M. come categoria storiografica si è andata diffondendo in Italia a partire dagli anni Sessanta, in particolare a seguito della pubblicazione del saggio Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna (1963) di Claudio Magris.