Culto del dio Mitra (V.). Il termine è
utilizzato soprattutto per indicare gli sviluppi in senso misterico del culto di
Mitra determinatisi in ambiente anatolico, e di qui passati nel mondo
greco-romano. Questa evoluzione del culto di Mitra si inserisce nel contesto dei
fenomeni religiosi di età ellenistica caratterizzati da forti attese
soteriologiche e da un notevole sincretismo religioso, di cui è
importante testimonianza l'iscrizione sepolcrale di Antioco I di Commagene, in
cui Zeus è identificato con Ahura Mazdāh, e Mitra con Apollo, Elio
ed Ermes. Il
M. non ebbe grande fortuna in Grecia, mentre a Roma, in cui
fu introdotto nel I sec. d.C. da soldati di origine anatolica, acquisì
un'importanza di primo piano. Diffuso soprattutto nell'ambito del ceto militare,
il
M. conquistò ben presto anche molti imperatori, quali Commodo,
Aureliano, Diocleziano, ecc., che contribuirono al prestigio del culto.
L'impianto dottrinale del
M., basato sull'eterna lotta fra il bene e il
male, il carattere invincibile del dio, la rigida disciplina dell'iniziazione,
diedero al
M. un carattere guerriero che ne spiega la fortuna presso
militari e imperatori. Nelle sue manifestazioni non misteriche, il
M.
penetrò anche nella religione pubblica romana, identificandosi con il
culto del dio Sole, che nella prima metà del IV sec. fu prossimo a
diventare religione di Stato, a cui, poi, fu preferito il Cristianesimo.
È probabile che fra queste due religioni siano avvenuti degli scambi: il
Natalis Solis mitraico, fissato il 25 dicembre, solstizio invernale,
passò al Cristianesimo come "Natale"; mentre il banchetto mitraico,
ricordo dell'ultima cena di Mitra, derivò, con ogni probabilità,
dai riti cristiani. I due momenti fondamentali della liturgia mitraica erano
rappresentati dall'iniziazione e dal banchetto rituale. I sette gradi
dell'iniziazione, caratterizzati da una serie di purificazioni, digiuni e altre
prove, ci sono noti tramite una lettera di San Girolamo: il Corvo (l'animale
servo del Sole), l'Occulto (in questo secondo grado forse il proselito veniva
avvolto in un velo, che successivamente gli era tolto in una cerimonia solenne),
il Guerriero (simboleggiante il combattente della guerra per il bene contro le
forze del male), il Leone (l'animale simbolo dell'elemento fuoco), il Persiano
(perché l'iniziato vestiva il costume asiatico per onorare le origini del
culto stesso), l'Eliodromo (con cui si alludeva alla corsa del Sole), infine il
Padre (gradino in cui si entrava a far parte dei direttori del culto). I primi
tre gradi, in cui l'adepto assumeva il nome di
servitore erano
considerati preparatori, mentre dal grado di Leone in poi si assumeva il nome di
partecipante, e si aveva diritto di partecipare alle vere e proprie
pratiche del mistero. I sette gradi di iniziazione erano correlati alle sette
sfere planetarie, di estrema importanza anche per quanto riguardava
l'escatologia mitraica. Infatti, si riteneva che dopo la morte l'anima
dell'iniziato potesse attraversare, con l'aiuto di Mitra, le sette sfere
celesti, spogliandosi, in ciascuna di esse, di una particolare passione umana,
per giungere del tutto purificata all'empireo. Nel banchetto sacro, cui
partecipavano solo gli iniziati di grado più elevato, erano consumati
pane e vino in ricordo del sacrificio del toro cosmico. Nell'ambito della
dottrina sociale, il
M. difendeva l'uguaglianza tra gli uomini,
rivendicando tanto per i ricchi quanto per i poveri uguali diritti.