(dal greco
mítos: filo e
chóndros: chicco). Organulo
citoplasmatico, presente in tutte le cellule eucariote aerobie, animali e
vegetali, la cui funzione è quella di produrre molecole ad alto contenuto
energetico tramite la respirazione. Individuati già nel 1886-88 da
Altmann e Koelliker, che li ritennero una sorta di microrganismi elementari, i
m. furono oggetto, nel 1898, di attenti studi da parte di C. Benda, cui
si deve la loro stessa denominazione. In seguito i
m. vennero suddivisi
in base alla forma: i piccoli granuli vennero classificati come
m. in
senso stretto, quelli a forma di filamenti o piccoli bastoncelli furono detti
condrioconti e
condriomiti le serie lineari di
m. Tutto
questo insieme di organuli venne denominato da F. Meves
condrioma.
Oggigiorno, in realtà, si preferisce usare l'espressione
m. per
indicare tutte le formazioni di questo genere presenti nella cellula. Le
dimensioni dei
m. possono andare da 0,5 a 3 µm; il loro numero
può variare da uno solo ad alcune migliaia, tuttavia rimane costante per
ogni tipo cellulare. Solitamente si registra un rapido aumento dei
m.
nelle cellule di nuova formazione, dopo la divisione cellulare, e in quelle in
cui avviene un importante accrescimento postmitotico. È possibile che i
m. subiscano cambiamenti strutturali a seconda della fase metabolica in
cui si trovano: ciò è particolarmente evidente quando il
m.
passa dalla fase di riposo a quella respiratoria, qui infatti la membrana
interna non appare più ripiegata in creste, ma si contrae. Il ciclo
vitale dei
m. è alquanto breve; al termine di tale ciclo essi
vengono inglobati dai lisosomi e lisati, mentre nuovi
m. possono formarsi
a seguito della segmentazione di
m. preesistenti cui segue
l'accrescimento dell'organulo per biogenesi delle membrane. Dal punto di vista
strutturale, nei
m. si distinguono una
membrana esterna e una
membrana interna, con proprietà e funzioni distinte, separate da
uno
spazio intermembrana; il compartimento interno alle due membrane
è denominato
matrice mitocondriale. La membrana esterna risulta
composta per il 50% da fosfolipidi e per il restante 50% da proteine; alta
è anche la presenza di colesterolo. L'alta concentrazione in essa di una
particolare proteina, la
porina le conferisce una certa
permeabilità a composti a basso peso molecolare. Al contrario, la
membrana mitocondriale interna risulta permeabile solo all'acqua e a poche altre
molecole di piccole dimensioni: in questo modo le macromolecole contenute nella
matrice rimangono distinte dalle riserve citoplasmatiche. La membrana interna,
composta per l'80% da proteine e per il 20% da lipidi, è caratterizzata
dal punto di vista morfologico da numerose pieghe interne, denominate
creste, che ne aumentano notevolmente la superficie, tanto che essa
risulta cinque volte maggiore di quella della membrana esterna. Quanto alla
matrice mitocondriale, essa si presenta come una sostanza gelatinosa dalla
struttura granulare contenente diverse proteine, lipidi e acidi nucleici. Circa
il 90% delle molecole di ATP (adenosintrifosfato) viene prodotto dai
m.,
a tal fine questi organuli contengono oltre un centinaio di enzimi,
raggruppabili in cinque categorie: enzimi del ciclo di Krebs; enzimi per
l'ossidazione degli acidi grassi; enzimi coinvolti nel trasporto di elettroni e
nella sintesi di ATP; enzimi preposti al trasporto di ioni; enzimi per la
sintesi di proteine e lipidi. I
m. ricevono dal citoplasma acido
piruvico, acidi grassi, ADP (adenosindifosfato) e altre sostanze parzialmente
metabolizzate: grazie ai propri enzimi sono in grado di ossidarle completamente
producendo ATP che, restituito al citoplasma, fornisce alle cellule energia
prontamente utilizzabile. I
m. sono forniti di un sistema genetico
distinto da quello nucleare: nella matrice mitocondriale, infatti, sono presenti
tutte le macromolecole necessarie per la trascrizione e duplicazione del codice
genetico (DNA, RNA, ribosomi), il che rende i
m. in grado di duplicarsi
autonomamente, anche se in realtà la loro duplicazione è sempre
regolata dal genoma della cellula cui appartiene. Tuttavia l'esistenza di un DNA
mitocondriale ha permesso di spiegare come alcuni caratteri si trasmettano da
cellula a cellula secondo un tipo di ereditarietà diversa da quella
mendeliana classica (
ereditarietà citoplasmatica). Dal momento che
il DNA e i ribosomi mitocondriali presentano numerose analogie con quelli dei
procarioti, si è ipotizzato che i
m. abbiano avuto origine non da
un graduale processo evolutivo, ma da una endosimbiosi. I
m.,
cioè, deriverebbero da organismi procarioti aerobi (simili a batteri)
fagocitati da ancestrali cellule eucariote con cui avrebbero sviluppato un
processo simbiotico, per poi degenerare in meccanismi per la produzione
energetica.