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Mīrābāī.

Poetessa e mistica indiana. Figura certamente tra le più rappresentative del misticismo krishnaita, viene ancora oggi considerata la Saffo religiosa della letteratura hindi. Scarse sono le notizie riguardanti la sua vita; si narra che M., nata come principessa in una famiglia rājpūt, fu data in sposa a un principe di Chitor. Rimasta vedova in giovane età, dedicò il resto della sua esistenza a cantare il suo amore per lo sposo divino Krishna, riversando nelle sue liriche un intenso misticismo. Compose i suoi versi in braj (la lingua della zona di Mathurā) e in una lingua creata dalla mescolanza dei due dialetti braj e rājasthānī, la lingua che insieme ad altre parlate dialettali dell'India settentrionale è alla base della lingua hindi moderna, realizzando un modello difficilmente superabile di poesia devozionale. La sua opera, che oltre alle liriche comprendeva un commentario al poema Gītagovinda, ci è pervenuta solo in parte. Secondo la leggenda, la poetessa fu rapita da un simulacro del dio Krishna, che la portò con sé nel Vrndavana, la foresta incantata in cui il dio ha sede (1498 circa - 1546 circa).