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Minimalismo.

(dall'inglese minimalism, der. di minimal: minimo, estremamente semplice). Mus. - Corrente musicale sviluppatasi negli Stati Uniti intorno alla metà degli anni Sessanta, parallelamente al movimento artistico della Minimal art. Trovò il suo principale sostenitore in S. Reich, che nel 1968 pubblicò una sorta di manifesto del M. in Music as a gradual process: il materiale sonoro, secondo questo compositore, doveva essere ridotto a moduli metrico-melodici semplici che, ripetuti costantemente e sovrapposti, potessero variare impercettibilmente, nel continuo e graduale processo del divenire musicale. Tale circolarità ritmica si accostava alle tecniche musicali orientali, di cui voleva recuperare gli effetti ipnotici e contemplativi: è il caso delle composizioni di La Monte Young. Già nel 1964 T. Riley aveva sperimentato tale poetica nell'opera In C, basata sulla pulsazione ininterrotta della nota do in tutta la composizione. Ma il M. ebbe degli sviluppi sorprendenti con P. Glass e D. Rosenboom, che ampliarono lo spettro ripetitivo con la tecnica del defasaggio, cioè la creazione di nuovi moduli ritmici attraverso la decomposizione di quelli iniziali, in una spirale continua. Tra gli altri esponenti del M. vanno menzionati gli inglesi M. Nyman e G. Bryars e l'olandese L. Andriessen. • Lett. - Movimento letterario sviluppatosi negli Stati Uniti a partire dal 1970. Iniziato da R. Carver e A. Beattie, che riproponevano l'incisività e l'essenzialità espressiva di E. Hemingway, ebbe un notevole sviluppo negli anni Ottanta con scrittori come D. Leavitt, J. McInerney, B.E. Ellis. Questi autori presentano alcuni tratti distintivi comuni, quali quello di possedere uno stile asciutto, piano e uniforme e quello di utilizzare una forma narrativa breve, il racconto, che affronta tematiche intime, spesso autobiografiche. Le opere del M. si ispirano alla quotidianità, narrano "minimi" e semplici eventi familiari, apparentemente senza importanza, da cui, tuttavia, emergono la fatica del vivere, le angosce e il senso di inadeguatezza derivanti dall'incapacità di adattarsi al mero esistere, la solitudine dell'essere umano. Citiamo i titoli di alcune opere dei principali autori minimalisti: Distorsioni (1976) e Cadere sul Posto (1980) di A. Beattie; Di cosa parliamo quando parliamo di amore? (1981) di R. Carver; Ballo di famiglia (1985) di D. Leavitt; Le mille luci di New York (1984) e Il riscatto (1985) di J. McInerney; Meno di zero (1985) e Le regole dell'attrazione (1987) di B.E. Ellis.