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Milza.

Anat. - Organo dei vertebrati costituito, nei ciclostomi e nei teleostei, da noduli posti nello spessore del mesentere; negli altri vertebrati è invece un organo compatto ovulare o allungato. La m. è limitata esternamente da una capsula elastica che le consente notevoli variazioni di volume, a seconda del sangue in essa contenuto, il quale può essere immesso nel circolo periferico in caso di necessità dell'organismo, soprattutto dopo una prolungata attività muscolare. La polpa splenica interna è formata da una polpa bianca costituita da noduli linfatici, circondata da polpa rossa intensamente vascolarizzata da capillari arteriosi che sfociano in lacune sanguigne, da cui si originano i capillari venosi. La m. ha funzione linfopoietica e quindi serve come difesa contro le infezioni. La polpa rossa distrugge i globuli rossi vecchi, consentendo la liberazione di emoglobina utile per la sintesi della bilirubina e per la riutilizzazione del ferro; nella vita embrionale, invece, e in caso di forti emorragie nell'adulto, la polpa rossa è anche in grado di produrre globuli rossi. La m. contribuisce inoltre a regolare il numero delle piastrine e la pressione sanguigna. Nell'uomo la m. si trova sotto il diaframma, nel lato sinistro del corpo, tra lo stomaco e il rene. È mantenuta in posizione da duplicature peritoneali. • Patol. - La m. può essere interessata da ipersplenismo (esaltazione delle normali funzioni dell'organo), splenomegalia (ingrossamento dovuto a infezioni); tumori del tipo fibrosarcoma e reticolosarcoma o endotelioma. Una lesione traumatica può provocare la rottura o lo spappolamento della m., con conseguente forte emorragia, che può essere letale se non si interviene subito con l'asportazione dell'organo.
La milza