(dal latino
migratio). Spostamento temporaneo o definitivo, periodico o
irregolare, di gruppi di individui (uomini o animali) da una regione ad
un'altra, allo scopo di trovare condizioni di vita o sedi migliori. Nel caso di
m. umane si suole parlare di
emigrazione e di
immigrazione
per indicare rispettivamente il movimento di uscita e quello di entrata da un
dato territorio. • Sociol. - La ricerca sociologica è attenta nel
distinguere e nell'analizzare i vari tipi di
m., a seconda delle cause
che le determinano, della loro durata, del numero di individui coinvolti.
Così, ad esempio, si individuano forme particolari di
m., aventi
caratteri talmente peculiari da divenire quasi generi a se stanti. Tale è
l'
esodo, caratterizzato dal movimento di un popolo nella sua
totalità, o la
colonizzazione, in cui il trasferimento di gruppi
umani è legato al progetto di costruzione di un'entità politica
legata alla madre patria; alcuni studiosi tendono, inoltre, a distinguere fra
emigrazione, indicante un fenomeno individuale, da
m. intesa come
fenomeno collettivo e gregario. Quanto ai fattori che determinano la
m.,
essa può essere
volontaria, se decisa spontaneamente dai migranti,
o
forzata, se imposta dall'autorità. Una
m. volontaria
può avere delle
cause repulsive, cioè fattori naturali,
economici, sociali o religiosi che spingono l'individuo ad abbandonare la sua
sede di origine, e
cause attrattive, nel caso in cui le caratteristiche
di un nuovo Paese paiano particolarmente allettanti e spingano ad andarvici. Gli
spostamenti migratori hanno conseguenze di diverso genere, le cui dimensioni
sono chiaramente legate all'entità del fenomeno migratorio stesso. Il
cambiamento demografico che si determina in seguito a una
m. è
facilmente intuibile: la popolazione del territorio di partenza subisce un
decremento, soprattutto relativamente alla fascia di individui di età
centrale e di sesso maschile, generalmente più motivati a migrare, mentre
vi è un aumento di popolazione nel territorio di arrivo. La crescita
demografica e le modificazioni nella struttura delle fasce di età (nel
senso di una maggiore frequenza dei giovani) sono accentuate dal fatto che,
grazie all'insediamento in un nuovo ambiente favorevole, molto spesso fra gli
individui migranti aumenta la natalità. Nel Paese di partenza, almeno in
un primo momento, la diminuzione della pressione demografica porta come
conseguenza un calo del tasso di natalità e un aumento di quello di
mortalità. Tuttavia, in una seconda fase, il rapporto più
favorevole fra popolazione e risorse è in grado di provocare un migliore
tenore di vita e, di conseguenza, un abbassamento del tasso di mortalità.
Dal punto di vista biologico, nel Paese di arrivo, qualora le
m. siano di
carattere etnico, si producono importanti conseguenze, quali l'ibridismo, ovvero
l'incrocio di individui razzialmente dissimili. Le conseguenze economiche delle
m. sono oggetto di discussione in quanto, se da un lato l'aumento di
forza lavoro già istruita che si verifica nel Paese di arrivo può
essere considerato un vantaggio gratuito, così come la diminuzione della
pressione demografica può favorire il migliore impiego delle forze
lavorative rimaste nel Paese d'origine, dall'altro la mano d'opera immigrata
può provocare effetti negativi in caso di scarsa domanda di lavoro e
può lasciare il territorio di partenza privo di forze produttive. Anche
gli effetti a lungo termine di ordine demografico-biologico sono oggetto di due
diverse interpretazioni. Secondo la scuola americana le
m. sarebbero
prive di effetti sia nei Paesi di emigrazione sia in quelli di immigrazione: nei
primi infatti, grazie al mutato equilibrio fra popolazione e risorse, si
determinerebbe una più elevata natalità e una minore
mortalità, che tenderebbero a riempire i vuoti. Nei Paesi di
immigrazione, invece, il flusso migratorio servirebbe da freno all'accrescimento
naturale. Secondo la scuola europea l'emigrazione impedirebbe un accrescimento
eccessivo della popolazione, e l'immigrazione servirebbe da stimolo laddove lo
sviluppo demografico è troppo lento. Sul piano culturale, l'incontro fra
tradizioni differenti può risultare estremamente fecondo, sia per il
Paese di immigrazione, sia per gli individui migranti, ma anche fonte di
tensioni e conflitti. Connesso a ciò è il problema
dell'integrazione degli immigrati, del loro inserimento nella vita comunitaria.
║
M. interne: si parla di
m. interne qualora lo spostamento
avvenga entro i confini di uno Stato; esse sono determinate principalmente da
ragioni di ordine economico e attrattivo e provocano trasformazioni demografiche
e nella composizione della forza lavoro nelle aree interessate, analoghe a
quelle già esaminate. Fra le
m. interne a carattere temporaneo si
possono ricordare i movimenti pendolari giornalieri con afflusso e deflusso alle
zone di lavoro (quando tale movimento comporti il superamento delle frontiere
nazionali si parla di
m. frontaliere), oppure le
m. stagionali
connesse a particolari tipi di attività, specie agricole, che hanno
carattere stagionale. Fra le
m. interne permanenti hanno particolare
importanza il fenomeno dell'urbanesimo, con il conseguente spopolamento delle
campagne e la colonizzazione interna di aree disabitate (spesso implicante opere
di bonifica, disboscamento, ecc.). • St. - La storia delle
m.
riguarda gran parte della storia dell'umanità, essendo all'origine della
diffusione delle principali razze umane e del popolamento dei continenti.
Originariamente le
m. ebbero un carattere etnico, coinvolgendo intere
popolazioni spinte da motivazioni ambientali o dal sopraggiungere di altre
popolazioni. La ricostruzione di tali
m., spesso alquanto complessa e
dubbia, si basa sui reperti archeologici, sulla linguistica, sulle tradizioni
orali. Per quanto riguarda il continente europeo gli studiosi sono concordi
nell'ammettere imponenti flussi migratori nel tardo Paleolitico, quando giunsero
dall'Africa popolazioni che si sovrapposero alle genti neandertaliane;
all'inizio del Neolitico popolazioni provenienti dall'Oriente si diffusero
nell'Europa centrale e orientale; nell'Eneolitico si ebbe il sopraggiungere di
stirpi nomadi dalla Russia. Oggetto di dibattito sono invece l'epoca e i
percorsi seguiti dagli Indoeuropei nella loro diffusione in Europa, così
come le questioni riguardanti gli Ugrofinnici. Per quanto attiene al continente
americano, la tesi più accreditata è quella di un popolamento, in
epoca ignota, attraverso lo stretto di Bering. Tuttavia alcuni studiosi
postulano il popolamento tramite la Groenlandia e l'Islanda da parte di genti
provenienti dalla Scandinavia, mentre altri ancora propongono l'ipotesi di una
immigrazione di genti di razza negra ancor prima della scoperta di Colombo. In
Oceania, ai Negritos subentrarono genti di stirpe australoide; in seguito nella
Polinesia si diffusero popolazioni nord-europee; mentre in Indonesia agli
antichi abitatori si sovrapposero popolazioni provenienti dall'Asia meridionale.
In Africa stirpi di origine camitica, penetrando nella valle del Nilo, si
diffusero dal Sudan alla Nigeria, sospingendo a Sud i precedenti abitanti.
Intorno al 500 a.C. popolazioni semitiche, partite dall'Arabia, si diressero
verso il territorio etiope; popolazioni malesi si diffusero, invece, nell'isola
di Madagascar. Con maggior sicurezza è possibile ricostruire le
m.
dell'epoca antica e del Medioevo. Di particolare rilevanza è il fenomeno,
avvenuto fra il II e il XIII sec., noto con il nome di invasioni barbariche. Le
m. avvenute fra antichità e Medioevo presentano, nei rapporti
instaurati fra individui migranti e popolazioni preesistenti, una complessa
tipologia: dalla formazione di colonie (Fenici, Romani, Greci), a vere e proprie
fusioni (Normanni in Italia meridionale), all'espulsione in massa delle
popolazioni precedenti (Germani in Britannia). • Zool. -
M. degli
animali: spostamenti periodici, generalmente ad andamento stagionale,
compiuti per varie ragioni, fra le quali le più importanti sono la
ricerca di cibo (
m. trofiche) e la ricerca di condizioni climatiche
favorevoli alla riproduzione (
m. genetiche). Le
m. animali
interessano un gran numero, se non la totalità, di individui di una certa
popolazione e hanno carattere direzionale, ovvero avvengono secondo determinate
direzioni. Si parla di
m. continue quando il flusso migratorio è
regolare e costante secondo determinate direzioni, di
m. discontinue
quando, invece, i fenomeni migratori sono intercalati da periodi, anche molto
lunghi, di sedentarietà. Nel caso che la
m. non sia seguita da un
ritorno degli individui migranti alla zona di partenza si parla, più
propriamente, di
esodo. ║
M. degli uccelli: hanno
solitamente un carattere stagionale e sono da mettere in relazione alle
condizioni ambientali, che nel corso dell'anno possono essere favorevoli o
sfavorevoli. Nell'emisfero settentrionale gli uccelli migratori si spostano
verso Sud all'approssimarsi dell'inverno (passo) e ritornano a Nord (ripasso)
con la primavera; inverso è, naturalmente, il percorso degli uccelli
nell'emisfero australe. Le zone in cui gli uccelli migratori effettuano la
riproduzione vengono chiamate
quartieri nuziali;
quartieri
contranuziali, invece, quelle in cui passano la maggior parte del periodo di
sospensione dell'attività riproduttiva. Quanto ai meccanismi che regolano
il verificarsi regolare delle
m., non vi è ancora completa
chiarezza: generalmente gli uccelli migratori si mettono in viaggio al momento
in cui le loro gonadi entrano in attività, mentre dimorano quando esse
sono in pieno sviluppo o in fase di riposo; tuttavia il fatto che il
comportamento migratorio non risulti compromesso negli individui castrati,
dimostra che esso non possa essere ricondotto esclusivamente allo sviluppo
sessuale dell'individuo. Rilevanza maggiore per spiegare il determinismo
connesso alle
m. ha la lunghezza del periodo buio-luce: esperienze di
laboratorio hanno infatti dimostrato la grande sensibilità di alcune
specie di uccelli al fotoperiodo, che risulterebbe in grado di influenzare la
loro produzione ormonale. Estremamente complesso risulta il problema
dell'orientamento delle
m.; la ricerca ha dimostrato che l'orientamento
direzionale è una capacità innata; esso si realizza mediante
l'utilizzazione del Sole e delle stelle come punti di riferimento, nonché
con la percezione del campo magnetico terrestre. ║
M. degli
insetti: generalmente gli insetti effettuano
m. in grandi masse di
individui di una stessa specie (
m. omogenee); in alcuni casi, tuttavia,
il fenomeno migratorio può anche coinvolgere individui di specie
differenti (
m. eterogenee). Nei ditteri nematoceri a migrare sono le
larve; più frequentemente, però, il fenomeno riguarda
esclusivamente gli individui adulti. Le
m. sono particolarmente rilevanti
in alcuni odonati, lepidotteri, e ortotteri acridoidei; esse sono generalmente
dovute a un notevole aumento della popolazione adulta. Negli ortotteri
acridoidei, come le locuste, le
m. sono connesse al fenomeno delle fasi:
una solitaria e sedentaria, l'altra gregaria e migrante. Quando una popolazione
di locuste aumenta in modo eccessivo si realizza, nel giro di qualche
generazione, il passaggio dalla fase solitaria a quella gregaria. ║
M.
dei pesci: tra i pesci compiono imponenti
m. genetiche e trofiche i
clupeidi, gli sgombridi, i tonnidi, i gadidi. Alcune specie migrano dalle acque
marine alle acque dolci per riprodursi (
specie anadrome, come il salmone
e lo storione), o viceversa (
specie catadrome, come le anguille). Vi sono
poi pesci che, pur rimanendo sempre nelle acque marine, migrano in senso
verticale (dagli stati profondi alla superficie delle acque e viceversa) o in
senso orizzontale (dal largo verso la costa o viceversa). • Chim. -
Spostamento di un atomo, o di un gruppo di atomi, da un punto all'altro della
molecola, causato dalla formazione di una nuova struttura a minore energia della
precedente. • Biol. e Med. - Ogni spostamento dalla sede naturale. •
Geogr. fis. - Lo spostamento che, col tempo, possono subire i torrenti
subglaciali, i pozzi glaciali, i meandri di un fiume, i poli, ecc. • Geol.
-
M. degli idrocarburi: fenomeno per cui il petrolio si trasferisce dalla
roccia madre in un'altra roccia per movimenti orogenetici, tensione di gas
contenuti nel petrolio, aumento di calore interno della zona.