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Microscopìa.

Teoria e pratica d'impiego del microscopio. Si parla di m. ottica e di m. elettronica in riferimento al tipo di microscopio impiegato. Più in generale il termine m. indica la teoria e la pratica relative all'osservazione del molto piccolo e all'interpretazione elaborata a partire dal risultato di tale esame. La m. si serve del microscopio come apparecchio destinato alla formazione di un'immagine il più possibile dettagliata dell'oggetto da osservare. Ciò si ottiene o mediante emissione di luce dal preparato (microscopio ottico) o mediante emissione di elettroni (microscopio elettronico). Nel primo caso la m. studia i metodi di illuminazione e le modalità di preparazione del campione. I primi possono essere: 1) a campo chiaro, per oggetti traslucidi (l'illuminazione si ottiene per trasparenza attraverso l'oggetto); 2) a campo oscuro (per l'ultramicroscopio); 3) in luce riflessa, necessaria per gli oggetti opachi (per esempio, esami micrografici delle strutture delle leghe); 4) in luce polarizzata riflessa (l'illuminazione si compie attraverso un polarizzatore, e l'oculare contiene un analizzatore della luce polarizzata riflessa). Per quanto riguarda i metodi di preparazione dell'oggetto, bisogna distinguere tra oggetti traslucidi e opachi. Per i primi, occorre preparare meccanicamente una superficie perfettamente piana per l'osservazione, ricorrendo poi a qualche reagente chimico per far meglio risaltare taluni dettagli. Nel caso della m. elettronica, la preparazione del campione è resa più complessa dalle dimensioni piccolissime degli oggetti impiegati. Le pellicole che rivestono i supporti devono avere una densità molto inferiore a quella del campione. Quando quest'ultimo ha bassa densità può essere praticamente indistinguibile dal supporto. Per ovviare a questo inconveniente, si ricorre alla tecnica dell'ombraggio, ovvero alla copertura del campione con uno strato metallico sottilissimo ottenuto per evaporazione sotto vuoto e inclinazione secondo l'angolatura più opportuna.