Astron. - Corpo solido di origine celeste, di dimensioni molto inferiori a
quelle planetarie, che raggiunge la superficie della Terra o di un altro pianeta
o satellite del Sistema solare descrivendo orbite ellittiche e conservando
alcune delle caratteristiche primitive. Le dimensioni delle
m. sono molto
variabili: da 1/10 di millimetro (micrometeoriti) a diversi chilometri di
diametro. Esse sono relativamente fredde finché non entrano
nell'atmosfera terrestre; poi, una volta penetrate nell'atmosfera, a causa
dell'attrito con l'aria, esse raggiungono temperature molto elevate, per le
quali il materiale di cui sono formate può evaporare o staccarsi.
Generalmente, quindi, sopravvivono all'impatto con l'atmosfera solo le
m.
più piccole, che riescono a irradiare l'energia sviluppata negli urti con
le molecole dei gas atmosferici senza surriscaldarsi troppo, e quelle più
grandi, che anche se si surriscaldano non evaporano completamente. Una
m.
cambia forma e dimensioni durante la caduta e le particelle provenienti dalla
sua disgregazione in caduta vengono sparpagliate nell'aria e si trasformano in
polvere cosmica, che talvolta assume l'aspetto di una lunga scia luminosa. Le
m. presentano spesso un fronte anteriore di forma convessa e una faccia
posteriore piatta e rugosa. La crosta di fusione sul fronte anteriore presenta
talvolta increspature, e a volte dopo il fronte anteriore appare un accumulo di
crosta fusa. Hanno però forme diverse sia in origine, sia in seguito alle
modificazioni dovute agli agenti atmosferici e al contatto con il suolo dopo la
caduta. Sono riconoscibili perché la loro superficie, lucidata e trattata
con acido nitrico diluito, mostra un intreccio di zone lucenti e di zone opache,
come un reticolato con maglie triangolari o rettangolari. ║
Classificazione delle m.: le
m. vengono comunemente classificate
in base agli elementi che le costituiscono e in particolare in base al loro
contenuto di metalli. Esistono quindi tre tipi di
m.: le
m.
ferrose o
sideriti, costituite essenzialmente da leghe metalliche di
ferro-nichel; le
sideroliti o
litosideriti, costituite da leghe di
ferro-nichel e silicati in uguale proporzione; le
m. litoidi o
aeroliti, costituite da silicati di ferro e magnesio, che si distinguono
in condriti e acondriti a seconda della presenza o meno di globuli condritici.
║
Origine delle m.: testimonianze sulla caduta di
m.
provengono anche dall'antichità e in particolare dai Cinesi, dagli Egizi,
dagli Ebrei e dai Romani. Nell'antichità, infatti, le
m. erano
oggetto di venerazione e due sono rimaste per questo famose: quella chiamata
ancile, caduta a Roma mentre regnava Numa Pompilio, e quella chiamata
pietra nera, della Kaaba alla Mecca. Fino al XVIII sec. si pensava che le
m. avessero un'origine terrestre e che fossero agglomerati di particelle
di polvere formatisi nell'alta atmosfera oppure lapilli scagliati ad altezze
elevate durante eruzioni particolarmente violente. Solo a partire
dall'Ottocento, con l'impiego di tecniche di analisi chimica più
approfondite, si poté stabilire che la composizione delle rocce
meteoritiche differiva da quella delle rocce ordinarie e quindi si
attribuì la loro provenienza ad un'origine extraterrestre. Le
m.
possono essere suddivise in
primitive o
differenziate, a seconda
che derivino da corpi che hanno conservato la composizione chimica originaria o
da corpi che hanno subito un processo di differenziazione in nucleo, mantello e
crosta. In realtà il processo evolutivo di un corpo celeste porta
necessariamente verso uno stadio di differenziazione, a meno che la dimensione
del corpo sia inferiore al centinaio di chilometri, nel qual caso il processo
non si innesca. Una
m. primitiva, quindi, necessariamente deriva da un
corpo di diametro inferiore ai 100 km. Certamente le
m. non hanno tutte
la stessa origine, cioè non provengono tutte da uno stesso corpo come si
credeva in passato, e ciò è provato dalla diversa composizione
chimica delle differenti classi. Un'ipotesi è che esse siano frammenti di
asteroidi (pianetini), staccatisi in seguito a collisioni. Questa teoria sarebbe
comprovata dall'analisi dello spettro della luce solare riflessa (colore) di
alcune
m., che corrisponderebbe al colore dei pianetini. Inoltre anche
l'osservazione delle traiettorie percorse da alcune
m. prima dell'impatto
con il suolo lascerebbe supporre che esse stessero percorrendo orbite fortemente
eccentriche intorno al Sole, il cui afelio cadeva proprio nella fascia degli
asteroidi. Un'altra teoria rintraccia l'origine delle
m. nelle comete. In
effetti le micrometeoriti potrebbero derivare dalla polvere dispersa dalle
comete nello spazio interplanetario, ma la teoria non spiegherebbe le
m.
più grandi, in quanto i meteoroidi di origine cometaria sono costituiti
soprattutto di ghiaccio e quindi vaporizzerebbero completamente nell'atmosfera
prima di giungere al suolo. Infine, per particolari
m. si è
avanzata l'ipotesi che esse provengano da altri corpi celesti di grandi
dimensioni (ad esempio la Luna o Marte) dai quali si sarebbero staccate a causa
di un impatto meteoritico. ║
Impatto delle m. con la Terra: la
velocità con cui una
m. cade sulla Terra dipende dal suo peso;
dalla relazione dei due fattori, velocità e peso dipende invece la
dimensione del cratere di impatto che la
m. formerà sulla
superficie terrestre. Una
m. che pesi meno di 1 t raggiungerà la
superficie della Terra alla velocità di circa 200 m/sec e formerà
un cratere profondo circa 3 m. Se invece il peso sarà compreso entro le
10 t, la velocità di impatto sarà di circa 4 km/sec e il cratere
si estenderà non solo in profondità, ma anche in larghezza. Nel
caso, infine, di una
m. superiore alle 10 t di peso, la velocità
sarà superiore ai 5 km/sec e l'impatto sarà tanto violento da
portare alla completa disgregazione della
m. stessa e alla fusione delle
rocce terrestri circostanti il luogo di impatto. Esempi di quest'ultimo tipo di
cratere sono il Meteor Crater, in Arizona, con un diametro di 1.200 m circa e
una profondità di 180 m circa, i 13 crateri di Hanbury, in Australia, i
crateri di Wabar, in Arabia, e quelli in Estonia e in Siberia. In altri casi le
m. sono state ritrovate e conservate: la più grande
m.
è conosciuta come
La Hoba e pesa circa 60 t; ricordiamo poi la
m. di Willamette caduta nell'Oregon (Stati Uniti), che pesa 25 t, e la
m. trovata in Groenlandia dal comandante Peary, del peso di circa 36.500
kg. In realtà i crateri da impatto presenti sulla superficie terrestre
sono pochi rispetto ad altri corpi celesti relativamente vicini alla Terra e con
un campo gravitazionale decisamente meno intenso (Luna, Marte). Ciò
è dovuto alla densità dell'atmosfera terrestre, che causa la
vaporizzazione di molte
m. prima che esse raggiungano il suolo, e
all'intensa attività geologica terrestre che è in grado di
cancellare velocemente (in alcune decine di migliaia di anni) le tracce degli
impatti meteoritici. Esistono comunque testimonianze indirette di impatti
avvenuti in epoche molto remote, quali le strutture tettoniche anulari nella
Repubblica Sudafricana, oppure particolari tipi di fratturazione delle rocce
secondo superfici coniche coassiali, o anche la presenza nelle rocce di
particolari tipi di silice la cui origine è spiegabile solo in seguito ad
un repentino e brusco aumento di pressione.