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Metamatemàtica.

Scienza che si occupa dell'analisi formale delle strutture matematiche, identificabile con la logica matematica. Con significato più ristretto il termine è stato originariamente introdotto, intorno al 1919, da D. Hilbert, per indicare il suo programma di ricerca formalista. ║ La m. di Hilbert o teoria della dimostrazione: nacque in contrapposizione sia al logicismo di G. Frege e B. Russel, sia all'intuizionismo di E.J. Brower, rivendicando, da un lato, l'autonomia dell'attività matematica, dall'altro il suo carattere finitista. Oggetto della m. sono intere teorie matematiche e le loro proprietà strutturali; il suo fine è quello di chiarire la natura e i limiti della matematica; il suo metodo consiste nel trasformare una teoria matematica in un sistema assiomatico tramite la formalizzazione del suo significato intuitivo, e nel dimostrare le caratteristiche - prima fra tutte la non contraddittorietà - del sistema così costruito. Infatti, poiché le teorie matematiche formalizzate non sono altro che enunciati privi di significato, la discriminante per la loro accettabilità sta nella loro non contraddittorietà. La realizzazione del progetto hilbertiano comportava una completa formalizzazione delle teorie matematiche, cioè la creazione di un sistema assiomatico con un adatto calcolo logico, simboli per individui, predicati e funzioni, nonché gli assiomi non logici propri delle teorie, in modo da riprodurre fedelmente le teorie matematiche oggetto di studio. Per far questo era necessario che la teoria formalizzata fosse semanticamente completa, ovvero che ogni teorema dimostrabile nella teoria matematica originaria avesse come corrispettivo una proposizione deducibile nella teoria formale, e che il calcolo logico fosse sufficientemente potente per esprimere tutte le deduzioni della teoria. Il fallimento del programma hilbertiano divenne palese dopo la dimostrazione dei due teoremi di Gödel. ║ La m. di Gödel: il carattere originale della m. di K. Gödel sta nella formalizzazione non solo della teoria matematica oggetto di studio, ma della m. stessa. Infatti, tramite un particolare meccanismo chiamato aritmetizzazione o gödelizzazione, egli riuscì a trasformare le affermazioni metamatematiche in proposizioni aritmetiche. Se la teoria in oggetto di studio è l'aritmetica formalizzata, dal momento che le espressioni metamatematiche sono divenute aritmetiche, tutta la m. del sistema formale è contenuta in questo stesso sistema, ammesso che esso sia sufficientemente potente. Sulla base di questa ipotesi, e facendo ricorso alla teoria della ricorsività, Gödel dimostrò che un tale sistema non è sintatticamente completo e che, se esso è coerente, la sua coerenza non può essere provata all'interno di esso. ║ La m. dopo Gödel: svanito il progetto di dare una garanzia assoluta della matematica tramite una dimostrazione finitistica della sua non contraddittorietà, furono fornite prove di essa su base non finitistica. Nel 1936, G. Gentzen dimostrò la consistenza dell'aritmetica servendosi di un principio di induzione transfinita, seguito in questa strada da K. Schütte e da P. Lorentzen. Altri studiosi hanno preferito rivolgersi a dimostrazioni di consistenza relativa e di indipendenza; nel 1940 Gödel dimostrò la non contraddittorietà, relativamente agli altri teoremi della teoria degli insiemi, dell'assioma zermeliano della scelta e dell'ipotesi cantoriana del continuo; nel 1963 P. Cohen dimostrò l'indipendenza dell'ipotesi del continuo dagli altri assiomi. Parallelamente la m. si è estesa a nuovi campi, passando da studio di sistemi formali matematici e delle loro questioni di non contraddittorietà e completezza, a m. in senso ampio. Ne sono un esempio la teoria dei modelli e quella della ricorsività generale.