Stats Tweet

Messa.

La principale azione sacra della Chiesa celebrata dal sacerdote e dalla comunità dei fedeli, nella quale, mediante l'offerta del corpo e del sangue di Cristo, sotto le specie sacramentali del pane e del vino, si rinnova il sacrificio della Croce. Detta anche Cena del Signore, sacrificio della m., celebrazione dell'Eucarestia, la m. ha nel rito cattolico un'unica forma di celebrazione. ║ M. novella o prima m.: la prima celebrata dal sacerdote dopo la sua ordinazione. ║ M. funebre: quella celebrata in ricordo dei defunti nell'anniversario della loro morte. ║ M. ambrosiana, romana, bizantina, ecc.: denominazione che indica il rito particolare secondo il quale viene celebrata una m.M. cantata: celebrazione eucaristica nella quale molte parti sono cantate, alcune dal celebrante, altre dal coro, dal diacono, dai fedeli. ║ M. concelebrata: quella in cui il sacrificio è celebrato da due o più sacerdoti. ║ M. del giorno: quella celebrata secondo il calendario liturgico. ║ M. del tempo: m. nella quale vengono letti i formulari propri di un particolare periodo liturgico (Avvento, Quaresima, ecc.). ║ M. secca: celebrazione liturgica che prevedeva la recitazione solo di alcune parti della m., con l'esclusione dell'offertorio, della consacrazione e della comunione. ║ M. privata: m. che un tempo veniva celebrata nelle case private e la cui pratica fu vietata a partire dal Concilio di Trento. • Occult. - M. nera: celebrazione parodica della m. cattolica attribuita a individui accusati di stregoneria, a sette eretiche o, a partire dall'Ottocento, a membri appartenenti alla massoneria. Anche se non è stata ancora dimostrata l'esistenza storica di tali rituali, che secondo la tradizione sarebbero stati compiuti in onore del diavolo, durante il Medioevo fu largamente diffusa la credenza di una loro efficacia magica. • Teol. - Nel Cristianesimo cattolico la m. rappresenta l'unico rito sacrificale ed è allo stesso tempo l'azione fondamentale e il centro dell'intera liturgia. Secondo la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica, riproposta dal Concilio Vaticano II (1962-65), la m. è insieme sacrificio (istituito da Cristo stesso con la sua morte), sacramento nel quale si riceve Cristo (V. anche EUCARISTIA), memoriale della passione, morte e resurrezione di Gesù, dell'Ultima Cena e del sacrificio di Gesù sulla croce. Durante la m. il sacerdote celebra in persona Christi, poiché il principale ministro è Cristo stesso, che ripete il sacrificio del proprio corpo e del proprio sangue sull'altare sotto le specie del pane e del vino; ma lo stesso Concilio Vaticano II ha sottolineato come nella m. si compia non solo l'azione del Cristo, ma anche quella della Chiesa. La partecipazione alla m. della domenica e delle feste di precetto costituisce obbligo per i fedeli. • Lit. - Collegato originariamente con l'agape (V.), il sacrificio eucaristico fu nei primi secoli del Cristianesimo il momento culminante delle assemblee dei fedeli, attorno al quale si sviluppò gradualmente una ricca liturgia. Chiamata nei primi tempi cena, sinassi, assemblea, la celebrazione fu detta dai Latini missa, termine dal quale deriva quello attuale. Il significato di tale termine non è del tutto chiaro: sembra comunque che esso possa riferirsi al congedo (missio) dato ai catecumeni prima dell'offertorio e quindi passato ad indicare l'intera celebrazione. La m., che può essere celebrata, solo dal sacerdote, in tutti i giorni dell'anno con l'eccezione di quelli aliturgici, è composta da parti diverse per origine, estensione e finalità ed è costituita da due parti strettamente congiunte, che formano quindi un unico atto di culto. La prima, denominata secondo la terminologia adottata dopo il Concilio Vaticano II liturgia della parola, corrisponde alla parte alla quale nell'antichità erano ammessi ad assistere anche i catecumeni. Ha lo scopo di istruire i fedeli mediante le letture (per questo fu detta anticamente m. didattica) e comprende, dopo i riti d'introduzione, l'atto penitenziale, il canto del Gloria, l'orazione conclusiva dei riti d'introduzione, la proclamazione di tre letture (nella domenica e nelle feste solenni, due negli altri giorni), l'omelia, la professione di fede e la preghiera dei fedeli. La liturgia eucaristica, seconda parte della m. nella quale viene compiuto propriamente il sacrificio eucaristico, è costituita dall'offertorio, dalla preghiera eucaristica, dai riti di comunione e dal rito di congedo (V. anche LITURGIA). Il sacerdote può celebrare solo una m. al giorno, tranne nel giorno della commemorazione dei defunti e a Natale; solo nel caso di particolari ragioni pastorali è concessa la possibilità di celebrare più m. Solo a partire dal Concilio Vaticano II la celebrazione della m. prevede l'uso della lingua volgare in sostituzione del latino in tutte le sue parti. La celebrazione della m. è stata semplificata nel suo svolgimento rituale nel 1964 ed è stata sottoposta ad un parziale rinnovamento nel 1967 ad opera della Sacra Congregazione dei Riti e del Consilium incaricato di redigere la Costituzione liturgica. Nel 1969 Paolo VI promulgò il nuovo Messale romano (V. MESSALE), nel quale erano apportate alcune modificazioni secondo i principi affermati dal Concilio Vaticano II. • Mus. - Fin dalle origini il canto svolse un ruolo fondamentale all'interno della celebrazione della m., della quale fu parte integrante. Tuttavia solo nell'XI sec. fu raggiunta la forma attuale, basata sulla separazione dei due momenti del proprium e dell'ordinarium. Essi comprendevano rispettivamente le parti variabili nelle diverse festività e le parti costanti in qualsiasi celebrazione. Dopo il progressivo declino della m. in canto piano, furono alcune parti del proprium le prime ad essere trattate in stile polifonico (XII sec.); in un secondo momento alcuni canti liturgici furono trasformati in mottetti liturgici, mentre la composizione di parti dell'ordinario risale solo al Trecento. Il primo esempio di m. polifonica completa è la M. di Tournai, dovuta però all'opera di diversi musicisti. È attribuita a Guillaume de Machaut la prima m. completa musicata da un solo autore; si tratta della M. di Notre-Dame (1349), primo esempio di m. concepita come opera unitaria. Largamente diffusasi nel corso del Quattrocento e del secolo successivo, la m. polifonica si arricchì man mano di un prezioso e articolato gioco contrappuntistico, indice di un'intenzione estetica che oltrepassava i limiti della finalità liturgica. Diversificata in numerosi tipi fondamentali (missa choralis, missa parodia, ecc.), la m. giunse ad un livello di notevole valore artistico con le m. a cappella di Pierluigi da Palestrina, che nelle sue musiche cercò di esprimere lo spirito del testo; nonostante la sua opera fosse continuata dalla scuola romana, dopo la sua morte la m. a cappella declinò rapidamente. Al termine del Rinascimento si sviluppò la m. per basso continuo e strumenti, trattata nel nuovo stile concertante. Mentre il testo veniva suddiviso in numerose parti, affidate ora al coro ora al solista, la composizione si andò arricchendo delle moderne soluzioni barocche. Fra i compositori di m. più celebri dell'epoca vanno ricordati Caldara, Kerll, Benevoli, Charpentier, che precedettero l'opera di Bach; fu proprio con il musicista tedesco che la m. polifonica giunse ad uno dei più alti livelli espressivi, in particolare con la M. in si minore. Gli esponenti della scuola napoletana (Scarlatti, Pergolesi, Porpora, Jommelli) introdussero nella m. elementi di carattere profano, soprattutto originari del melodramma (duetti, arie, recitativi inseriti fra i cori). La m. sinfonica che, originatasi nel corso del Settecento, ebbe tra i suoi compositori anche Haydn e Mozart, costituì un modello fondamentale per i musicisti del XIX sec. che trattarono il genere, quali Cherubini, Beethoven con la sua Missa solemnis, Verdi, Berlioz, Weber, Liszt, Schubert, Bruckner, Dvořák. Il XX sec. vide la ripresa della m. polifonica a cappella, ma soprattutto il definitivo distacco delle composizioni da qualsiasi significato liturgico. Le m., fra gli altri, di Casella, Ghedini e Stravinskij, costituiscono infatti un'opera d'arte assolutamente indipendente e autonoma.