(dall'omonimo pianeta, a cui il metallo fu dedicato dagli alchimisti). Chim. -
Elemento chimico di numero atomico 80, peso atomico 200,59 e simbolo
Hg.
Nella tavola periodica degli elementi si colloca nel II gruppo, sottogruppo B,
avendo come omologhi inferiori il cadmio e lo zinco. È noto fin
dall'antichità: era già conosciuto dagli Egizi nel XV sec. a.C. e
si trova citato da antichi testi cinesi e indù. Il simbolo Hg deriva dal
greco
hydràrgyros, che significa argento liquido. Infatti è
l'unico metallo che si trova allo stato liquido a temperatura ambiente. Se a
tale proprietà si affianca la sua peculiarità di sciogliere l'oro,
l'argento e altri metalli, per formare leghe dette amalgami, si può
capire quale fascino esercitasse sui primi alchimisti. Proprio sul
m.
A.L. Lavoisier operò un importante esperimento che portò alla
determinazione della composizione dell'aria. Oggi esso ha rilevanti utilizzi in
diversi campi e la sua produzione mondiale si aggira sulle 5.000 t/anno. Il
consumo di
m. ha subito modificazioni nel tempo. In particolare si
è avuta una notevole crescita dal 1950 al 1970, passando da una
produzione di 5.000 t/anno fino ad un picco di 11.000 t/anno, ed un successivo
calo, che ha portato alle 5.000 t/anno del 1990. I principali produttori sono in
ordine decrescente l'ex Unione Sovietica, la Cina, la Spagna, l'Algeria, gli
Stati Uniti e il Messico. ║
Stato naturale: il
m. è
un elemento molto raro nella crosta terrestre, della quale costituisce solo il 5
· 10
-5% Presenta sette isotopi stabili, precisamente (tra
parentesi la quantità relativa):
196Hg (0,15%),
198Hg (10,02%),
199Hg (16,84%),
200Hg (23,12%),
201Hg (13,22%),
202Hg (29,80%) e
204Hg (6,85%).
In natura il
m. si estrae in giacimenti concentrati di solfuro HgS, di
colore rosso, detto
cinabro, talvolta frammisto a goccioline di
m.
allo stato elementare o di amalgami. Ne esiste anche una varietà nera,
detta
metacinnabrite, molto più rara. Inoltre alcuni minerali di
antimonio, arsenico e tellurio possono contenere piccoli tenori di
m., ma
non sufficienti per giustificarne l'estrazione. ║
Metallurgia
estrattiva: l'estrazione del
m. dal cinabro è semplice, in
quanto questo minerale, portato a una temperatura compresa tra 600-700 °C
in presenza di ossigeno, si decompone liberando zolfo e
m. gassoso.
Pertanto si procede alla macinazione e ad una eventuale concentrazione per
cernita o flottazione del cinabro, in modo da portarlo a un tenore abbastanza
elevato di
m.; lo si carica quindi in forni continui a caduta oppure
rotativi, entrambi in presenza di circolazione d'aria. Nel primo caso si carica
anche una certa quantità di coke per generare del calore, nel secondo si
apporta calore con gas caldi provenienti da bruciatori. La reazione che
interessa è infatti la seguente:
HgS + O
2 →
Hg + SO
2 la quale, dato che il minerale non è mai
cinabro puro, non genera sufficiente calore per autosostentarsi. I gas ottenuti,
dopo essere passati attraverso separatori di polvere, vengono raffreddati; il
metallo condensa sotto forma di minute goccioline in opportuni condensatori
costituiti da tubi verticali raffreddati ad acqua. Insieme con il
m.
condensano anche i suoi sali, catrame e fuliggine; si raccoglie quindi un
metallo con un contenuto di
m. del 99,5% circa e una poltiglia che
contiene fino al 50% dello stesso. Questa viene pressata con calce viva CaO
ottenendo la reazione:
4HgS + 4CaO → 4Hg + 3CaS +
CaSO
4Ne deriva un insieme di
m. liquido e
mattonelle, che vengono riciclate, aggiungendole al minerale, quando viene posto
in forno. Secondo un altro metodo il
m. si ottiene riscaldando il cinabro
in pezzatura piccola con trucioli o limatura di ferro; questo elemento fissa lo
zolfo e libera
m. secondo la reazione:
Fe + HgS → FeS +
Hg
Questo processo è però meno usato. Il metallo
ottenuto secondo i metodi detti è impuro di diversi elementi che sono
solubili in esso, in particolare piombo, rame, stagno ed eventualmente oro ed
argento. Per la purificazione si può ricorrere a una percolazione
attraverso uno spessore di acido nitrico diluito, seguita da una distillazione
sotto vuoto. ║
Proprietà fisiche: il
m. si presenta
come un metallo grigio-argento, liquido, molto mobile. Se puro non aderisce alle
pareti di un recipiente di vetro, se impuro vi può aderire. Ha una
densità di 13,546 g/cm
3 a 20 °C; solidifica a -38,83
°C e bolle a 356,73 °C. Già a temperatura ambiente e
soprattutto se a pressione ridotta mostra una notevole volatilità. Il
calore di fusione è 2,295 kJ/mol; quello di vaporizzazione è 58,5
kJ/mol. La conducibilità termica a temperatura ambiente è 8,3
W/(m·K), la resistività elettrica a 20 °C è pari a
95,8μΩ·cm. Una colonna di
m. della sezione di 1
mm
2 e della lunghezza di 1,063 m a 0 °C ha una resistenza
elettrica di 1 ohm, per cui può essere usata come campione di resistenza.
La tensione superficiale del
m. è molto elevata: 465 dine/cm a 20
°C, che scende a 436 dine/cm a 200 °C e a 394 dine/cm a 350 °C.
Questo fatto spiega la sua scarsa tendenza a "bagnare" qualsiasi superficie e a
raccogliersi in gocce a forma di sfera schiacciata (per effetto della forza di
gravità), quando viene posto su un piano in piccole quantità. La
sua viscosità è poco più elevata di quella dell'acqua: 1,85
cp (centipoise) a –20 °C, 1,55 a 20 °C ed 1,21 a 200 °C.
Dal punto di vista nucleare il
m. presenta una sezione di assorbimento di
neutroni termici molto elevata: 420
barns (1
barn =
10
-24 cm
2); la sezione di sparpagliamento per gli stessi
è di 5÷15
barns. Allo stato di vapore la sua molecola
è sempre monoatomica; per effetto delle scariche elettriche in questo
vapore si crea un'intensa luminosità violetta ampiamente sfruttata nelle
lampade fluorescenti a
m.; queste radiazioni sono ricche di raggi
violetti e ultravioletti per cui, allorché sono impiegate per
l'illuminazione ambientale, devono essere filtrate attraverso dei vetri
ricoperti da una sostanza fluorescente che assorbe radiazioni a bassa lunghezza
d'onda e ne emette altre aventi lunghezza d'onda maggiore. Il
m. liquido
forma facilmente degli amalgami con diversi metalli (oro, argento, piombo,
stagno, zinco, cadmio, bismuto, alluminio, sodio, potassio, tallio) e,
più difficilmente, rame, arsenico ed antimonio, tanto per citare solo i
principali. Non ne forma invece con altri metalli fra i quali ferro, cobalto e
nichel. Questi amalgami vanno considerati delle vere e proprie leghe (liquide in
presenza di un forte eccesso di
m., solide negli altri casi), che si
formano con sviluppo o assorbimento di calore secondo i casi. Spesso la tendenza
alla loro formazione è tale che si producono anche solo per un contatto
fra il
m. e un altro metallo o un suo sale. Sovente esse contengono dei
cristalli di composti intermetallici o dei cristalli misti. Per questa tendenza
alla formazione di amalgami il
m. è normalmente commercializzato
in recipienti di ferro. ║
Tossicologia: il
m. è molto
tossico per l'organismo umano se ingerito in forma di sali solubili o se
respirato in forma di vapori. Allo stato liquido a temperatura ambiente presenta
una tensione di vapore dell'ordine di 10
-6 atm, pari a una
concentrazione di saturazione di circa 10 mg/m
3 di aria, che è
sufficiente per creare dei gravi fenomeni di intossicazione, anche cronici, se
viene respirata per un tempo abbastanza lungo. L'inizio dell'intossicazione da
vapori si manifesta con una salivazione prolungata, ma l'intossicazione cronica
può anche essere causa di decesso. La concentrazione massima ammessa
negli ambienti in cui le persone soggiornano per 8 ore giornaliere è di
0,1 mg/ m
3 di aria, cioè l'1% di quella di saturazione da
vapori a temperatura ambiente. Negli ultimi anni sono poi stati riscontrati dei
gravi fenomeni di intossicazione da
m. contenuto in sostanze
commestibili, particolarmente pesci e frutti di mare. ║
Proprietà chimiche: il
m., essendo caratterizzato da un
elevato potenziale di riduzione, si comporta dal punto di vista chimico quasi
come un metallo nobile; inoltre presenta due stati di ossidazione stabili, +2 e
+1; nel primo stato il potenziale standard di riduzione a 25 °C della
reazione:
Hg → Hg
2+ +
2
e-(ove
e è l'elettrone) è -
0,851 Volt. Nel secondo stato forma sia degli ioni Hg
+ sia
Hg
2+2 Il potenziale standard per le seguenti
reazioni
2Hg → Hg
2+2 +
2
e-Hg
2+2 → 2
Hg
2+ + 2
e-è rispettivamente -
0,798 e - 0,910 Volt. Con la convenzione usata, le tensioni negative indicano
delle reazioni non favorite (ad esempio il
m. non ha alcuna tendenza a
sciogliersi nell'acqua liberando idrogeno); l'ultima reazione citata è,
inoltre, supposta avvenire su un elettrodo di platino. Nello ione
Hg
2+2 è dimostrato che i due atomi di
m.
sono legati fra loro da un legame covalente. Un'altra reazione elettrochimica di
grande importanza è
Hg
2Cl
2 +
2
e- → 2Hg + 2Cl
-usata per
elettrodi di riferimento, detti al
calomelano, dal nome del cloruro
Hg
2Cl
2. Il
m. non viene attaccato dall'aria a bassa
temperatura, ma per riscaldamento forma l'ossido mercurico HgO che, in seguito
ad un ulteriore riscaldamento, si scinde di nuovo negli elementi (esperienza di
Lavoisier). Non viene attaccato dagli acidi non ossidanti e non reagisce con
azoto, carbonio, fosforo, idrogeno, ammoniaca, acidi cloridrico e floridrico
anidri. Viene, però, solubilizzato dall'acido nitrico anche a freddo: in
condizioni blande (acido diluito; freddo e in difetto) il
m. passa a ione
mercuroso Hg
2+2, mentre in condizioni di ossidazione
più energica passa a ione mercurico Hg
2+. Le due reazioni sono
le seguenti:
6Hg + 8HNO
3 → 3
Hg
2(NO
3)
2 + 2NO + 4H
2O
Hg
+ 4HNO
3 → Hg(NO
3)
2 + 2NO
2 + 2
H
2O
e portano rispettivamente a nitrato mercuroso
Hg
2(NO
3)
2, talvolta scritto anche semplicemente
HgNO
3, e a nitrato mercurico Hg(NO
3)
2. Lo ione
mercurico è più stabile del mercuroso, per cui questo, se non
viene stabilizzato da particolari condizioni come la presenza di
m.
metallico libero, dismuta secondo la reazione:
Hg
2+2 → Hg +
Hg
2+Il
m. viene, inoltre, attaccato a freddo dagli
alogeni, dagli acidi iodidrico e bromidrico anidri, dall'ozono e da alcune
soluzioni saline. Inoltre è attaccato a temperature più elevate
dall'acido solforico e reagisce con lo zolfo. ║
Principali
composti: il
m., a differenza degli altri elementi del gruppo II B
(zinco e cadmio), può formare sia composti mercurici, in corrispondenza
allo stato di ossidazione +2, sia composti mercurosi, in corrispondenza allo
stato +1. A)
Composti mercurosi: anche allo stato solido presentano
sempre lo ione doppio Hg
2+2 invece dello ione semplice
Hg
+, che esiste solo in particolari condizioni. Sono anche detti
composti di
m. (I), dove il numero romano fra parentesi indica appunto lo
stato di ossidazione. L'
ossido mercuroso Hg
2O, del quale non
si conosce il corrispondente idrato di formula ipotetica HgOH od Hg
2
(OH)
2, è un solido nero di peso specifico 9,8 che si decompone
per riscaldamento a 100 °C ed è pressoché insolubile in
acqua. Le indagini ai raggi X hanno dimostrato che non è un vero
composto, ma un aggregato di HgO + Hg, cioè ossido mercurico e metallo.
Il
cloruro mercuroso o
calomelano Hg
2Cl
2
è il composto di
m. (I) più importante. Pochissimo solubile
in acqua, si può preparare per azione di un cloruro solubile su una
soluzione di nitrato mercurico. Si presenta come una polvere bianca di peso
specifico 7,15 che sublima a 400÷500 °C e può essere portata a
fondere come liquido rosso sotto pressione. A causa della sua scarsa
solubilità in acqua, è relativamente poco tossico. Il
solfato
mercuroso Hg
2SO
4, un solido bianco pochissimo solubile
in acqua che si decompone per riscaldamento, viene usato nell'industria chimica
come catalizzatore. B)
Composti mercurici o
composti di m. (II):
si preparano dal metallo in ambiente fortemente ossidante oppure per ossidazione
dei corrispondenti sali di
m. (I). L'
ossido mercurico HgO,
esistente in natura come
montroydite è una polvere di peso
specifico 11,14 che fonde a 630 °C. Di colore giallo o rosso a seconda del
metodo di preparazione, è pochissimo solubile in acqua. Per trattamento
con acqua ossigenata (perossido di idrogeno H
2O
2) forma il
perossido di m. HgO
2, di colore rosso vivo, che si decompone
facilmente liberando ossigeno. Si scioglie negli acidi forti con formazione dei
rispettivi sali mercurici. Il
cloruro mercurico HgCl
2, detto
anche
sublimato corrosivo, si presenta bianco, cristallizzato nel sistema
rombico, con peso specifico 5,44. Fonde a 277 °C e bolle a 304 °C;
è mediamente solubile in acqua, soprattutto a caldo (un litro ne scioglie
613 g a 100 °C), in alcool etilico e in etere etilico. Si prepara per
azione diretta del cloro sul
m. a caldo oppure per reazione fra solfato
mercurico (HgSO
4) e cloruro di sodio (NaCl). Data la vicinanza fra il
punto di ebollizione e di fusione, sublima facilmente; è molto tossico.
Il
cianuro mercurico Hg(CN)
2 si presenta come una polvere
bianca di peso specifico 4,00, che per riscaldamento si decompone prima di
giungere a fusione. È ben solubile in acqua, alcool ed etere etilici; la
sua soluzione acquosa però non conduce la corrente in quanto è
praticamente indissociato. Per questo motivo è paradossalmente meno
tossico di altri sali quali il cloruro. Il
solfocianato o
tiocinato
mercurico Hg(CNS)
2 è un solido incolore che per
riscaldamento non giunge a fusione, ma si decompone progressivamente con grande
aumento di volume. Il
fulminato mercurico Hg(CNO)
2, isomero
del cianato, viene preparato da una soluzione di nitrato mercurico, in presenza
di un eccesso di acido nitrico, per addizione di alcool etilico. È un
potentissimo esplosivo e viene usato in mescola con altre sostanze (polvere di
vetro, perclorato di potassio, ecc.) come innesco per cariche. Esplode per
sfregamento, percussione o riscaldamento. Il
solfato mercurico
HgSO
4 si ottiene da
m. metallico e acido solforico
concentrato. Si presenta come una polvere bianca; si decompone facilmente per
riscaldamento e idrolizza in presenza di acqua. Viene impiegato come
catalizzatore per reazioni organiche come l'ossidazione dell'acetilene ad
acetaldeide. Il
solfuro mercurico HgS si può preparare nella forma
amorfa, di colore nero, per azione di H
2S in una soluzione di
m. (II), oppure nella forma romboedrica, di colore rosso, uguale al
cinabro naturale, riscaldando
m. e zolfo come sublimato. È
insolubile in acqua; non è quindi tossico. Viene impiegato in polvere
come colorante rosso, data la sua inalterabilità agli agenti atmosferici.
C)
Composti organici: il
m. ha una spiccata affinità per il
carbonio; si possono quindi preparare dei derivati organici del
m. in
modo molto semplice, per azione del metallo o di suoi sali su composti organici.
Ad esempio, per azione del metallo su un alogenuro alchilico, che indicheremo
con la formula generica R-X, ove X- è l'alogeno e R- è il radicale
alchilico, si ottiene il corrispondente
alogenuro di m. alchile:

Questi alogenuri sono sostanze
cristalline, incolori, scarsamente solubili in acqua; da essi si possono anche
preparare le corrispondenti basi R–Hg–OH per azione di idrossido di
argento Ag-OH. Queste basi sono molto forti. I
m.-alchili hanno invece
formula generale R–Hg–R' (ove R– ed R'– sono radicali
alchilici uguali o diversi); si preparano per azione dei corrispondenti reattivi
di Grignard sul cloruro mercurico o sugli alogenuri di
m.-alchile. Si
presentano come liquidi incolori, assai pesanti, molto stabili. L'addizione di
m. o di un suo derivato su una sostanza organica viene detta
mercuriazione; attraverso essa si possono preparare dei mercarburi,
composti derivati dagli idrocarburi per sostituzione di tutti gli atomi di
idrogeno con atomi di
m. ║
Usi: il
m. è un
elemento di impiego assai diffuso e vario. Per il suo elevato peso specifico, la
sua relativa inerzia chimica e l'elevata tensione superficiale il
m.
è utilizzato in strumenti quali barometri, termometri, pompe a vuoto,
campane pneumatiche, relais, celle ad elettrodo mobile per l'elettrolisi del
cloruro sodico. L'abitudine a misurare la pressione con barometri o manometri a
m. fa sì che la pressione si esprima correntemente in millimetri
di
m.: un'atmosfera assoluta (pari a 1,033 kg/cm²) è pari a
760 mm di
m., mentre l'atmosfera pratica è pari a 1
kg/cm
2 ovvero a 735,54 mm Hg (il
m. è sempre
considerato a 0 °C). Allo stato di vapore il
m. viene sfruttato per
fabbricare raddrizzatori di corrente e lampade a vapori di
m. per
l'illuminazione.