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Mercato.

Istituzione organizzata allo scopo di promuovere lo scambio, la commercializzazione e la distribuzione dei prodotti. ║ Il luogo, coperto o meno, in cui convengono i compratori e i venditori per compiere le contrattazioni, che possono effettuarsi anche con l'intervento di mediatori o sensali, allo scopo di facilitare le compravendite. Le merci possono essere presenti in campione o in quantità tale da consentire lo smercio immediato. ║ La riunione dei compratori e venditori interessati a un certo prodotto (il sabato è giorno di m.). ║ La località in cui si commercia un determinato prodotto (Milano è un importante m. finanziario). ║ L'andamento complessivo delle contrattazioni commerciali (m. in ribasso). ║ Capacità di acquisto di un gruppo umano (i Paesi in via di sviluppo costituiscono un m. in espansione). ║ Ambito entro cui avviene un certo commercio (m. mondiale, regionale, asiatico). • Encicl. - Il m., come luogo atto a facilitare le operazioni di scambio, ha origini antichissime. Sistemi di m. si sono sviluppati in epoche anche di molto precedenti all'instaurarsi dell'economia monetaria, nelle quali il commercio si svolgeva mediante baratto; la nascita del m. è legata all'apparizione di organismi politici e sociali complessi, dal momento che un livello di organizzazione politica di vaste dimensioni comporta intensificazione degli scambi e accrescimento dell'interdipendenza economica fra i diversi gruppi sociali. Gli studi di antropologia comparata sono di notevole aiuto per la ricostruzione delle prime forme di m., inteso come scambio sotto forma di baratto di prodotti il cui prezzo veniva calcolato uniformemente, anche se in modo approssimativo, in base al loro valore relativo, e in cui perciò netta era la distinzione con lo scambio di doni. Purtroppo, gli studi degli economisti sui m. di quei Paesi che hanno tuttora un'economia soprattutto di sussistenza sono appena agli inizi, ed è ormai troppo tardi per scoprire come avvenivano presso varie popolazioni, soprattutto afro-asiatiche, le valutazioni dei beni quando non esisteva la moneta come mezzo di scambio. Molto antica in ogni caso è l'origine del m. come luogo in cui avvennero i primi scambi regolari: la sua istituzione risale al periodo successivo a quello del "dono ospitale", e presto esso divenne il centro degli agglomerati urbani, il luogo di convergenza di tutti gli affari e della vita cittadina in genere. ║ Presso i Greci era l'agorà, la grande piazza in cui si concentrava tutta la vita pubblica delle città del mondo greco, che fungeva da m., nonché da centro della vita politica e sociale. Nella città ellenistica le due funzioni svolte dall'agorà in epoca arcaica e classica si vennero sdoppiando, con la creazione di una agorà adibita a m. distinta da quella più antica, che restava il centro della vita politica e religiosa. Le agorà commerciali di epoca ellenistica, come testimoniano i resti della città di Pergamo, risalenti al II sec. a.C., erano costituite da una piazza rettangolare cinta da portici, su cui si aprivano gli ambienti adibiti a botteghe e collegati ai magazzini. ║ A Roma funzione analoga ebbe il foro, l'area libera di forma rettangolare che fungeva da centro politico-religioso e commerciale. Il foro, con l'andar del tempo, anche per influsso delle civiltà ellenistiche con cui Roma venne in contatto, acquisì una articolazione più complessa, differenziandosi in base al tipo di merce venduta; si ebbe così la creazione di aree di m. specializzate: il forum olitorium per la vendita dei prodotti oleari, il forum piscatorium adibito alla vendita del pesce, il forum vinarium per i vini e le uve. Si trattava comunque di aree scoperte. Il primo m. chiuso sembra sia stato il macellum, il locale adibito alla vendita della carne che fu costruito nel 179 a.C. sul colle Esquilino. Durante l'Impero di Augusto venne eretto il macellum Liviae, cui fece seguito quello fatto costruire da Nerone sul Celio e la grandiosa struttura dei m. traianei, dotati di attrezzature particolari. Un esempio di m. romano ci è fornito dai resti del m. di Pompei. Qui, un'area rettangolare probabilmente coperta - come dimostrerebbero le colonne che si innalzano a cerchio al centro della stessa - presentava su un lato una serie di botteghe (le tabernae), e sul lato opposto due locali probabilmente adibiti al culto. ║ Durante il Medioevo e il Rinascimento, i m. si localizzarono per lo più nelle piazze centrali o nelle logge poste al piano terreno degli edifici pubblici e dei broletti. Erano scoperti e coperti. Tra i primi ricordiamo la Piazza delle Erbe a Verona, la Piazza delle Erbe a Padova, dove si trova anche la vicina Piazza dei Frutti. Un esempio di m. coperto è invece la Ripa coperta di Genova; ma moltissimi altri ne esistevano in tutte le città italiane, spesso sistemati in logge costruite appositamente sotto gli stessi palazzi comunali o in zone prossime al centro della città (come il Verziere, a Milano). ║ A partire dal XIX sec. la dimensione assunta dal fenomeno dell'urbanesimo e le accresciute esigenze derivanti dallo sviluppo delle società industriali hanno richiesto la creazione di impianti di maggiore capacità, adeguati ai bisogni di approvvigionamento di centri urbani sempre più vasti e densamente popolati. La realizzazione più significativa in tal senso è costituita dalle Halles, costruite a Parigi all'epoca del Secondo Impero, ma meritano di essere menzionati anche il Covent Garden e il Farington Market di Londra. ║ Nel corso del XX sec. si è affermata la tipologia del m. generale, localizzato di preferenza in zone periferiche adiacenti agli scali ferroviari, marittimi e aerei, dove si raccolgono le merci provenienti dai luoghi di produzione per la vendita ai dettaglianti, e quella dei m. al minuto, per la vendita al pubblico. ║ Oggi i m. vengono distinti a seconda delle merci che in essi sono vendute e in relazione alle modalità di vendita delle merci stesse; si hanno così i m. all'ingrosso, i m. al dettaglio, i m. misti, quelli rionali, aziendali, ecc.; esistono le mostre-m. nelle quali vengono per lo più esposti i soli campioni delle merci in vendita e le fiere-m., come vengono designate le grandi esposizioni commerciali a frequenza periodica. Ancora oggi, comunque, i m. di talune città conservano tratti di spiccata tipicità, come il mercatino delle pulci a Parigi, la fiera di Senigallia a Milano, il m. di Forcella a Napoli. Particolari tipi di m. al minuto, di più recente introduzione, sono i supermercati, o magazzini a prezzo fisso e i self-service. • Edil. - La costruzione di m. organizzati e destinati, per esempio, all'approvvigionamento di una grande città, presenta problemi di varia natura. Chi progetta un m. deve innanzi tutto considerare le dimensioni dello stesso, che dipendono dal numero delle persone che si prevede possano frequentarlo e dalla quantità o varietà delle merci che in esso verranno trattate. Il progetto deve tener conto, oltre che dei locali destinati a ricevere le merci, dello spazio necessario a tutte le azioni di compravendita, nonché dei locali necessari a chi amministra il m. e a chi sorveglia le merci. Riguardo alle merci, si richiedono ambienti adatti alla vendita, all'immagazzinamento, alle comunicazioni fra posto di vendita e di accatastamento e fra quest'ultimo e il luogo di arrivo dall'esterno delle merci. Ove si tratti di grandi m. all'ingrosso occorre provvedere alla installazione di tutte le attrezzature atte alla conservazione delle merci, con particolare riguardo a quelle più facilmente deteriorabili. In tal caso sono necessari speciali impianti per la distruzione anche di intere partite deteriorate e tossiche. Un m. all'ingrosso richiede, oltre all'area su cui devono sorgere le relative costruzioni, anche strade di accesso, zone di parcheggio, eventuali raccordi con le ferrovie, eventuali nastri trasportatori, montacarichi. Inoltre è necessario che l'area scelta per la costruzione abbia facili e comode arterie di collegamento con la rete stradale di grande comunicazione e con la rete stradale urbana. È anche vantaggioso sfruttare un'area che possa disporre di un adiacente terreno sul quale erigere nuove costruzioni nel caso che lo sviluppo della città servita dal m. lo richieda. Sotto l'aspetto edilizio un m. all'ingrosso può essere costituito da un unico grande salone, o da più padiglioni, ciascuno dei quali destinato a merci diverse o affini tra loro. In tal caso i vari padiglioni possono essere, o meno, collegati tra loro da passaggi coperti. Poiché la tendenza attuale è quella di ottenere ampi spazi coperti con il minor numero possibile di sostegni portanti intermedi, si dà oggi la preferenza alle strutture di ferro e di cemento armato. I m. al dettaglio, che comprendono i comuni m. rionali, i vari tipi di magazzino a self-service, i mercatini che si tengono periodicamente nelle piazze o in certe vie, possono essere coperti e scoperti, frettolosamente allestiti con attrezzature smontabili, organizzati in vasti saloni o in gallerie. Molto ridotti sono i servizi ausiliari di questi m. - eccezion fatta per i magazzini a prezzo fisso o a self-service - e tutt'al più consistono in servizi di vigilanza sanitaria e di sorveglianza per quanto riguarda l'ordine pubblico; talvolta comprendono posti di ristoro e impianti igienici. I m. del bestiame possono essere rappresentati dalle normali fiere o da veri e propri m. a carattere regionale, di norma tenuti una o due volte all'anno al massimo. Di regola questo tipo di m. richiede grande spazio e, possibilmente, semplici tettoie aperte e dotate di pavimenti atti alla più rapida e completa pulizia; talvolta hanno bisogno di piste dove far correre gli animali (specie per i cavalli). Per motivi igienici è bene che essi siano sistemati in zone periferiche, meglio se addirittura fuori dalla città. Non di rado i m. del bestiame a carattere permanente vengono costruiti in aree adiacenti al macello. Altra particolare forma di m. è la cosiddetta borsa-m., nella quale vengono trattate intere partite di merci su presentazione di campione o anche su raccolti ancora da effettuarsi (è il caso della frutta, per esempio, per la quale vengono acquistati interi frutteti). • Econ. pol. - Luogo teorico dell'incontro tra la domanda e l'offerta, le quali, adattandosi l'una all'altra attraverso fasi successive di assestamento, conducono alla determinazione del prezzo di equilibrio. La moderna definizione di m. come "ambiente comprendente gli operatori che hanno influenza sulla determinazione del prezzo di una data merce" abbraccia, in senso geografico, le aree di produzione, di raccolta, di distribuzione e di consumo del prodotto e, in senso economico, tutte le libere contrattazioni fra produttori, commercianti e consumatori. Le varie forme che la domanda e l'offerta assumono in concreto possono determinare diverse forme di m. tra cui sono fondamentali il monopolio, il duopolio, l'oligopolio e il regime di libera concorrenza. Questa distinzione viene effettuata in base al numero degli operatori, che possono essere considerati dal lato della domanda, dal lato dell'offerta o da entrambe congiuntamente. Per quanto riguarda invece l'omogeneità del prodotto e la trasparenza del m., si distinguono forme perfette e forme imperfette di esso, a seconda che ci si trovi o meno in presenza di questi requisiti. Esiste poi un'ulteriore distinzione tra forme aperte e forme chiuse, a seconda che un qualunque operatore possa o meno introdursi o ritirarsi liberamente dal m. Tutte queste classificazioni valgono non solo per il m. produttivo, ma anche per quelli particolari: m. finanziario, monetario, del lavoro. ║ Dottrine e classificazioni delle forme di m.: numerosi sono gli autori che, ad iniziare dal XX sec., hanno cercato di definire la nozione di m. Nel creare una sintesi delle elaborazioni teoriche sulle forme di m., è opportuno tenere presente in primo luogo che nella teoria economica lo studio di tali forme appare strettamente collegato all'indagine del processo di determinazione del prezzo di equilibrio; in secondo luogo, il fatto che gli economisti del passato consideravano forme normali del m. i due casi limite costituiti dalla libera concorrenza perfetta e dal monopolio assoluto, tendendo a trascurare le forme intermedie di m., che sono invece quelle più diffuse. Il francese A. Cournot nel 1838 analizzò il processo di formazione del prezzo su un m. in cui tutta l'offerta fosse accentrata nelle mani di un solo produttore (monopolio). Dopo aver preso in esame la situazione di monopolio, passò poi a considerare il caso in cui gli offerenti di uno stesso tipo di merce fossero due (duopolio) e aumentò gradualmente il numero degli offerenti ipotetici, sino a pervenire al caso limite in cui, dato il numero grandissimo dei venditori, ogni nuova quantità immessa sul m. risultava molto piccola, così da non poter minimamente influire sul prezzo-base del prodotto. Alla fine del XIX sec. l'economista inglese F.J. Edgeworth (Psichica matematica, 1881) prese in considerazione il m. come campo di concorrenza. Il m. così inteso è definito dalla molteplicità indefinita di operatori e dalla divisibilità e omogeneità degli oggetti di contrattazione, per cui ogni individuo ha la facoltà di contrattare e di ricontrattare con un altro individuo o con un numero indefinito di individui. Questo insieme di requisiti costituisce la caratteristica del m. di libera concorrenza. Nel 1929, l'economista H.L. Moore, per definire la concorrenza aggiunse come condizione la necessità che ogni singolo produttore regoli la quantità del proprio prodotto, senza considerare gli effetti che il suo atto provoca nella condotta dei concorrenti. Questa condizione distingue il libero m. dalle situazioni di monopolio o duopolio, dove viceversa ogni produttore deve badare alla condotta degli altri che producono beni simili. Moore studiò appunto le reazioni e il comportamento degli altri operatori sul m. La scienza economica giunse tardi a una classificazione sistematica delle varie possibili configurazioni di condizioni di domanda e di offerta. Il problema della classificazione delle forme di m. è infatti stato oggetto di indagine soprattutto negli anni Trenta e Quaranta. Nel 1926 P. Stroffa (Le leggi della produttività in regime di concorrenza) richiamò per primo l'attenzione sul fatto che quasi sempre il venditore ha il monopolio del proprio prodotto, in quanto il pubblico tende a differenziarlo da altri prodotti similari. Economisti di epoca successiva, come J. Robinson e E. Chamberlain, continuarono gli studi di Stroffa mettendo in dubbio la validità logica della nozione di omogeneità della merce. Tale dubbio nasceva dall'osservazione che beni merceologicamente identici, prodotti da fabbriche diverse o anche dalla stessa fabbrica, ma venduti in negozi diversi, spesso sono differenziati dal pubblico, che si mostra disposto a pagare prezzi diversi per la stessa merce, confermando quindi la funzione del marchio di fabbrica, nonché dell'insegna e del tipo di negozio. In tal modo il m. unico si frantumava in tanti m. particolari. Si apriva così la strada all'analisi dei m. imperfetti di cui A. Robinson e E. Chamberlain si occuparono riallacciandosi ad A. Cournot per esaminare il problema della concorrenza monopolistica. Altri autori (A.C. Bowley, H. von Stackelberg) si soffermarono invece soprattutto sul duopolio, ipotizzando in entrambi i duopolisti un comportamento di dipendenza reciproca, un comportamento di indipendenza da parte di entrambi e, infine, un comportamento in cui uno dei due ha il ruolo di satellite e l'altro quello di leader. H. von Stackelberg combinò inoltre fra di loro le diverse forme, perfette o imperfette, aperte o chiuse, della concorrenza, oligopolio, monopolio, della domanda, con le corrispondenti forme dell'offerta, ottenendo una pluralità di forme intermedie che fece oggetto di indagine e di classificazione sistematica. Fu seguito in questa operazione da F. Machlup, R. Triffin, W. Fellner e W. Eucken: venne ottenuta una tabella comprendente 25 forme di m. Sulla base del concetto di elasticità indiretta di Chamberlain, R. Triffin elaborò a sua volta una classificazione che esaminava i meccanismi della concorrenza omogenea tra i venditori (offerta di beni economicamente identici), ossia omeopolio; della concorrenza eterogenea (offerta di beni economicamente non identici), ossia eteropolio; della concorrenza omogenea tra gli acquirenti, ossia omeopsonio; della concorrenza eterogenea tra gli acquirenti, ossia eteropsonio. Lo studio e la valutazione continua e sistematica di tutti i fattori che influiscono su operazioni commerciali si svolgono attraverso le ricerche di m.M. finanziario-monetario: insieme delle domande e delle offerte di moneta, quale riserva di valore d'uso il cui prezzo è il saggio d'interesse. In questo m. la domanda è costituita dalla quantità di moneta che si desidera avere a determinati saggi di interesse. La domanda può essere determinata da esigenze di ordine cautelativo e speculativo, da esigenze di consumo e da esigenze di investimenti produttivi. La domanda di moneta è collegata con il tempo tra il momento in cui la moneta è ricevuta e quello in cui è restituita. In relazione alla lunghezza dell'intervallo creditizio si tende a distinguere il m. monetario, che riguarda prestiti a breve termine, dal m. finanziario o m. dei capitali, che riguarda prestiti a lungo e lunghissimo termine. La distinzione è di tipo empirico, in quanto è impossibile precisare la lunghezza del periodo breve, lungo e lunghissimo. Comunque, di solito, il m. monetario comprende prestiti giornalieri, settimanali, quindicinali, mensili, ma anche depositi vincolati a tre o a sei mesi. Il m. finanziario riguarda invece prestiti da 1 a 30 e più anni. Dal punto di vista degli investimenti, il primo è il m. del capitale d'esercizio, fluttuante o circolante, il secondo è il m. del capitale fisso. Tuttavia, le trasformazioni del credito in quelle che sono le forme proprie dell'uno e dell'altro di questi m. sono tante e varie, cosicché non è sempre possibile distinguere il m. monetario da quello finanziario. Inoltre, accade che crediti a media e lunga scadenza (azioni, titoli di rendita, cartelle) siano finanziati con crediti a breve scadenza (depositi a vista o vincolati a qualche mese) e viceversa. Comunque, l'uno e l'altro m. sono, da una parte, cessione di moneta e, dall'altra, consegna di titoli di credito. Il m. monetario ha per oggetto cambiali, accettazioni bancarie, riporti, obbligazioni pubbliche e private a breve scadenza; il m. finanziario ha per oggetto obbligazioni a scadenze almeno annuali, azioni, cartelle ipotecarie. Dalla distinzione esistente tra il m. monetario e il m. finanziario dipende la distinzione tra categorie di istituti di credito bancario. Le banche ordinarie provvedono al credito a breve termine, che va dal prestito giornaliero, ossia rimborsabile nella medesima giornata in cui viene concesso, al finanziamento del commercio e alla somministrazione di una parte del capitale d'esercizio all'industria e all'agricoltura; il credito a più lunga scadenza e per la somministrazione di capitale fisso è erogato invece da altri istituti di tipo finanziario. La distinzione non assume però limiti ben definiti. Sino a qualche decennio fa prevaleva infatti il tipo di banca mista, che concedeva crediti sia a breve che a lungo termine ed effettuava sia operazioni monetarie che operazioni finanziarie. Attualmente prevale il tipo di banca di sconto e di deposito che, tuttavia, compie di solito anche operazioni che sono proprie del m. finanziario. Tra le disponibilità che affluiscono al m. finanziario prevalgono quelle provenienti dal risparmio, cui si aggiungono: le liquidazioni di precedenti investimenti; le disponibilità di cassa di coloro che preferiscono investire temporaneamente in valori mobiliari le momentanee eccedenze dei loro fondi liquidi; il credito bancario. Grazie alle banche, e soprattutto grazie ai loro massicci investimenti in titoli pubblici, giungono indirettamente al m. finanziario ingenti disponibilità monetarie già affidate alle banche stesse sotto forma di depositi a vista o a breve termine. Nel m. finanziario si stabilisce spesso un rapporto diretto tra chi possiede i fondi finanziari da investire e chi ne necessita. L'intermediazione degli istituti e degli organi del m. finanziario è spesso di natura puramente tecnica e amministrativa, volta ad agevolare l'incontro tra la domanda e l'offerta di capitali. In questo caso, il rischio del funzionamento è totalmente a carico di chi fornisce i capitali. Chi necessita di finanziamenti a lunga durata può ricorrere a due fonti diverse: emissione di azioni, obbligazioni e altri titoli di credito, e ricorso a un istituto di credito per avere un prestito a lunga scadenza. Il ricorso all'emissione di propri titoli è la fonte principale del finanziamento a lungo termine, mediante la borsa dei valori, che favorisce l'incontro diretto tra il risparmiatore e colui che necessita di capitale finanziario per investimenti, ponendo a disposizione dell'uno e dell'altro le facilitazioni tecniche di un m. organizzato. Quando l'offerta di moneta non è fatta direttamente dai risparmiatori che mettono a disposizione degli imprenditori una parte del loro reddito, sotto forma di azioni, obbligazioni e titoli di credito vari, essa avviene attraverso gli intermediari del credito, ossia attraverso la banca di emissione, le banche di sconto, le banche di credito e tutti gli istituti che fanno piccole anticipazioni a breve durata, facilitando la circolazione delle cambiali. Fanno inoltre credito a breve scadenza alcune imprese di assicurazione. Una particolare forma di credito bancario a breve scadenza è rappresentata dai riporti. Si tratta dei prestiti fatti dalle banche agli speculatori di borsa per facilitare il commercio delle azioni industriali. Questo tipo di prestito bancario risponde contemporaneamente a esigenze del m. monetario e del m. finanziario, in quanto consente di avere disponibilità liquide entro un breve periodo di tempo, investendo tali disponibilità in capitali fissi. Il fine immediato del riporto è però quello di lucrare sulla variabilità dei prezzi dei titoli; riguarda pertanto più la speculazione che non l'investimento di risparmi. L'altro termine del m. monetario è il prezzo che bisogna pagare per disporre di moneta, ossia il saggio monetario dell'interesse. Esso è determinato contemporaneamente sia dalla domanda che dall'offerta di moneta, per quanto sulla sua flessibilità abbia maggiore influenza la domanda che l'offerta. Infatti, se il saggio dell'interesse tende a calare, ciò è dovuto in massima parte a una riduzione della domanda di moneta. Vi sono diversi saggi di interesse, generalmente regolati proprio in ragione del tempo, vale a dire della scadenza del credito cui esso si riferisce e che possono variare in funzione di variazioni della domanda e dell'offerta, ma anche essere dovuti a fattori di speculazione su titoli di credito. Forti aumenti del saggio di interesse indicano che la produttività consente un m. più ampio dei prodotti per il consumo, per cui l'attuale vendita di essi non riesce a finanziare il potenziale produttivo. Si tratta di un modo indiretto di finanziamento del consumo, a scapito della preferenza per la liquidità. Forti diminuzioni nel saggio d'interesse indicano invece che l'afflusso di fondi liquidi, derivanti alle imprese dalla vendita dei prodotti, è superiore a quello necessario per il finanziamento del capitale necessario a soddisfare la domanda di prodotti per il consumo, per cui l'offerta di moneta tende a crescere, e diventa in tal modo conveniente il suo impiego in investimenti di lunga durata, destinati all'acquisto di capitali reali fissi. ║ M. nero: commercio illegale di merci. Per estensione, il luogo dove tale commercio si pratica d'abitudine. Questa forma di m. parallelo clandestino sorge, in genere, quando entrano in vigore divieti e limitazioni delle contrattazioni e i prezzi vengono calmierati. Il m. nero si verifica in situazioni di disagio economico (frequentemente in periodi di guerra), quando scarseggiano le merci. ║ Analisi di m.: studio del m. da un punto di vista generale o particolare che si avvale di dati raccolti all'interno di un'impresa (dati statistici, ricerche di m., ecc.). È svolta dal responsabile del marketing dell'impresa al fine di conoscere la natura e le caratteristiche di importanti fenomeni da tenere in considerazione per il miglior funzionamento della stessa. ║ Ricerca di m.: indagine svolta direttamente da un'impresa, o da istituti appositi (società specializzate o privati), effettuata per raccogliere dati e valutare elementi per conoscere il m. di un determinato prodotto. Può essere quantitativa o qualitativa. Le ricerche di m. quantitative rilevano, tramite il metodo del campione, il numero dei consumatori di un prodotto e la loro distribuzione per sesso, età, professione, reddito, ecc. Le ricerche qualitative si occupano dei motivi che spingono il consumatore ad acquistare un determinato prodotto. Sorte negli Stati Uniti, si sono diffuse ormai in tutto il mondo. • Dir. - M. di voto: reato elettorale che consiste nell'offrire denaro o altro vantaggio al fine di ottenere il voto favorevole o l'astensione dell'elettore, e viceversa reato dell'elettore che accetta offerte o promesse di denaro o di altri vantaggi per dare il proprio voto o astenersi.
Il mercato di Pisac, in Perù