Istituzione organizzata allo scopo di promuovere lo scambio, la
commercializzazione e la distribuzione dei prodotti. ║ Il luogo, coperto o
meno, in cui convengono i compratori e i venditori per compiere le
contrattazioni, che possono effettuarsi anche con l'intervento di mediatori o
sensali, allo scopo di facilitare le compravendite. Le merci possono
essere presenti in campione o in quantità tale da consentire lo smercio
immediato. ║ La riunione dei compratori e venditori interessati a un certo
prodotto (
il sabato è giorno di m.). ║ La località in
cui si commercia un determinato prodotto (
Milano è un importante m.
finanziario). ║ L'andamento complessivo delle contrattazioni
commerciali (
m. in ribasso). ║ Capacità di acquisto di un
gruppo umano (
i Paesi in via di sviluppo costituiscono un m. in
espansione). ║ Ambito entro cui avviene un certo commercio (
m.
mondiale, regionale, asiatico). • Encicl. - Il
m., come luogo
atto a facilitare le operazioni di scambio, ha origini antichissime. Sistemi di
m. si sono sviluppati in epoche anche di molto precedenti all'instaurarsi
dell'economia monetaria, nelle quali il commercio si svolgeva mediante baratto;
la nascita del
m. è legata all'apparizione di organismi politici e
sociali complessi, dal momento che un livello di organizzazione politica di
vaste dimensioni comporta intensificazione degli scambi e accrescimento
dell'interdipendenza economica fra i diversi gruppi sociali. Gli studi di
antropologia comparata sono di notevole aiuto per la ricostruzione delle prime
forme di
m., inteso come scambio sotto forma di baratto di prodotti il
cui prezzo veniva calcolato uniformemente, anche se in modo approssimativo, in
base al loro valore relativo, e in cui perciò netta era la distinzione
con lo scambio di doni. Purtroppo, gli studi degli economisti sui
m. di
quei Paesi che hanno tuttora un'economia soprattutto di sussistenza sono appena
agli inizi, ed è ormai troppo tardi per scoprire come avvenivano presso
varie popolazioni, soprattutto afro-asiatiche, le valutazioni dei beni quando
non esisteva la moneta come mezzo di scambio. Molto antica in ogni caso è
l'origine del
m. come luogo in cui avvennero i primi scambi regolari: la
sua istituzione risale al periodo successivo a quello del "dono ospitale", e
presto esso divenne il centro degli agglomerati urbani, il luogo di convergenza
di tutti gli affari e della vita cittadina in genere. ║ Presso i Greci era
l'
agorà, la grande piazza in cui si concentrava tutta la vita
pubblica delle città del mondo greco, che fungeva da
m.,
nonché da centro della vita politica e sociale. Nella città
ellenistica le due funzioni svolte dall'agorà in epoca arcaica e classica
si vennero sdoppiando, con la creazione di una agorà adibita a
m.
distinta da quella più antica, che restava il centro della vita politica
e religiosa. Le agorà commerciali di epoca ellenistica, come testimoniano
i resti della città di Pergamo, risalenti al II sec. a.C., erano
costituite da una piazza rettangolare cinta da portici, su cui si aprivano gli
ambienti adibiti a botteghe e collegati ai magazzini. ║ A Roma funzione
analoga ebbe il
foro, l'area libera di forma rettangolare che fungeva da
centro politico-religioso e commerciale. Il foro, con l'andar del tempo, anche
per influsso delle civiltà ellenistiche con cui Roma venne in contatto,
acquisì una articolazione più complessa, differenziandosi in base
al tipo di merce venduta; si ebbe così la creazione di aree di
m.
specializzate: il
forum olitorium per la vendita dei prodotti oleari, il
forum piscatorium adibito alla vendita del pesce, il
forum
vinarium per i vini e le uve. Si trattava comunque di aree scoperte. Il
primo
m. chiuso sembra sia stato il
macellum, il locale adibito
alla vendita della carne che fu costruito nel 179 a.C. sul colle Esquilino.
Durante l'Impero di Augusto venne eretto il
macellum Liviae, cui fece
seguito quello fatto costruire da Nerone sul Celio e la grandiosa struttura dei
m. traianei, dotati di attrezzature particolari. Un esempio di
m.
romano ci è fornito dai resti del
m. di Pompei. Qui, un'area
rettangolare probabilmente coperta - come dimostrerebbero le colonne che si
innalzano a cerchio al centro della stessa - presentava su un lato una serie di
botteghe (le
tabernae), e sul lato opposto due locali probabilmente
adibiti al culto. ║ Durante il Medioevo e il Rinascimento, i
m. si
localizzarono per lo più nelle piazze centrali o nelle logge poste al
piano terreno degli edifici pubblici e dei broletti. Erano scoperti e coperti.
Tra i primi ricordiamo la
Piazza delle Erbe a Verona, la
Piazza delle
Erbe a Padova, dove si trova anche la vicina
Piazza dei Frutti. Un
esempio di
m. coperto è invece la
Ripa coperta di Genova;
ma moltissimi altri ne esistevano in tutte le città italiane, spesso
sistemati in logge costruite appositamente sotto gli stessi palazzi comunali o
in zone prossime al centro della città (come il
Verziere, a
Milano). ║ A partire dal XIX sec. la dimensione assunta dal fenomeno
dell'urbanesimo e le accresciute esigenze derivanti dallo sviluppo delle
società industriali hanno richiesto la creazione di impianti di maggiore
capacità, adeguati ai bisogni di approvvigionamento di centri urbani
sempre più vasti e densamente popolati. La realizzazione più
significativa in tal senso è costituita dalle
Halles, costruite a
Parigi all'epoca del Secondo Impero, ma meritano di essere menzionati anche il
Covent Garden e il
Farington Market di Londra. ║ Nel corso
del XX sec. si è affermata la tipologia del
m. generale,
localizzato di preferenza in zone periferiche adiacenti agli scali ferroviari,
marittimi e aerei, dove si raccolgono le merci provenienti dai luoghi di
produzione per la vendita ai dettaglianti, e quella dei
m. al minuto, per
la vendita al pubblico. ║ Oggi i
m. vengono distinti a seconda
delle merci che in essi sono vendute e in relazione alle modalità di
vendita delle merci stesse; si hanno così i
m. all'ingrosso, i
m. al dettaglio, i
m. misti, quelli
rionali,
aziendali, ecc.; esistono le
mostre-m. nelle quali vengono per lo
più esposti i soli campioni delle merci in vendita e le
fiere-m.,
come vengono designate le grandi esposizioni commerciali a frequenza periodica.
Ancora oggi, comunque, i
m. di talune città conservano tratti di
spiccata tipicità, come il mercatino delle pulci a Parigi, la fiera di
Senigallia a Milano, il
m. di Forcella a Napoli. Particolari tipi di
m. al minuto, di più recente introduzione, sono i
supermercati, o magazzini a prezzo fisso e i
self-service. •
Edil. - La costruzione di
m. organizzati e destinati, per esempio,
all'approvvigionamento di una grande città, presenta problemi di varia
natura. Chi progetta un
m. deve innanzi tutto considerare le dimensioni
dello stesso, che dipendono dal numero delle persone che si prevede possano
frequentarlo e dalla quantità o varietà delle merci che in esso
verranno trattate. Il progetto deve tener conto, oltre che dei locali destinati
a ricevere le merci, dello spazio necessario a tutte le azioni di compravendita,
nonché dei locali necessari a chi amministra il
m. e a chi
sorveglia le merci. Riguardo alle merci, si richiedono ambienti adatti alla
vendita, all'immagazzinamento, alle comunicazioni fra posto di vendita e di
accatastamento e fra quest'ultimo e il luogo di arrivo dall'esterno delle merci.
Ove si tratti di grandi
m. all'ingrosso occorre provvedere alla
installazione di tutte le attrezzature atte alla conservazione delle merci, con
particolare riguardo a quelle più facilmente deteriorabili. In tal caso
sono necessari speciali impianti per la distruzione anche di intere partite
deteriorate e tossiche. Un
m. all'ingrosso richiede, oltre all'area su
cui devono sorgere le relative costruzioni, anche strade di accesso, zone di
parcheggio, eventuali raccordi con le ferrovie, eventuali nastri trasportatori,
montacarichi. Inoltre è necessario che l'area scelta per la costruzione
abbia facili e comode arterie di collegamento con la rete stradale di grande
comunicazione e con la rete stradale urbana. È anche vantaggioso
sfruttare un'area che possa disporre di un adiacente terreno sul quale erigere
nuove costruzioni nel caso che lo sviluppo della città servita dal
m. lo richieda. Sotto l'aspetto edilizio un
m. all'ingrosso
può essere costituito da un unico grande salone, o da più
padiglioni, ciascuno dei quali destinato a merci diverse o affini tra loro. In
tal caso i vari padiglioni possono essere, o meno, collegati tra loro da
passaggi coperti. Poiché la tendenza attuale è quella di ottenere
ampi spazi coperti con il minor numero possibile di sostegni portanti intermedi,
si dà oggi la preferenza alle strutture di ferro e di cemento armato. I
m. al dettaglio, che comprendono i comuni
m. rionali, i vari tipi
di magazzino a self-service, i mercatini che si tengono periodicamente nelle
piazze o in certe vie, possono essere coperti e scoperti, frettolosamente
allestiti con attrezzature smontabili, organizzati in vasti saloni o in
gallerie. Molto ridotti sono i servizi ausiliari di questi
m. - eccezion
fatta per i magazzini a prezzo fisso o a self-service - e tutt'al più
consistono in servizi di vigilanza sanitaria e di sorveglianza per quanto
riguarda l'ordine pubblico; talvolta comprendono posti di ristoro e impianti
igienici. I
m. del bestiame possono essere rappresentati dalle normali
fiere o da veri e propri
m. a carattere regionale, di norma tenuti una o
due volte all'anno al massimo. Di regola questo tipo di
m. richiede
grande spazio e, possibilmente, semplici tettoie aperte e dotate di pavimenti
atti alla più rapida e completa pulizia; talvolta hanno bisogno di piste
dove far correre gli animali (specie per i cavalli). Per motivi igienici
è bene che essi siano sistemati in zone periferiche, meglio se
addirittura fuori dalla città. Non di rado i
m. del bestiame a
carattere permanente vengono costruiti in aree adiacenti al macello. Altra
particolare forma di
m. è la cosiddetta
borsa-m., nella
quale vengono trattate intere partite di merci su presentazione di campione o
anche su raccolti ancora da effettuarsi (è il caso della frutta, per
esempio, per la quale vengono acquistati interi frutteti). • Econ. pol. -
Luogo teorico dell'incontro tra la domanda e l'offerta, le quali, adattandosi
l'una all'altra attraverso fasi successive di assestamento, conducono alla
determinazione del prezzo di equilibrio. La moderna definizione di
m.
come "ambiente comprendente gli operatori che hanno influenza sulla
determinazione del prezzo di una data merce" abbraccia, in senso geografico, le
aree di produzione, di raccolta, di distribuzione e di consumo del prodotto e,
in senso economico, tutte le libere contrattazioni fra produttori, commercianti
e consumatori. Le varie forme che la domanda e l'offerta assumono in concreto
possono determinare diverse forme di
m. tra cui sono fondamentali il
monopolio, il
duopolio, l'
oligopolio e il regime di
libera concorrenza. Questa distinzione viene effettuata in base al numero
degli operatori, che possono essere considerati dal lato della domanda, dal lato
dell'offerta o da entrambe congiuntamente. Per quanto riguarda invece
l'omogeneità del prodotto e la trasparenza del
m., si distinguono
forme perfette e
forme imperfette di esso, a seconda che ci si
trovi o meno in presenza di questi requisiti. Esiste poi un'ulteriore
distinzione tra
forme aperte e
forme chiuse, a seconda che un
qualunque operatore possa o meno introdursi o ritirarsi liberamente dal
m. Tutte queste classificazioni valgono non solo per il
m.
produttivo, ma anche per quelli particolari:
m. finanziario, monetario, del
lavoro. ║
Dottrine e classificazioni delle forme di m.:
numerosi sono gli autori che, ad iniziare dal XX sec., hanno cercato di definire
la nozione di
m. Nel creare una sintesi delle elaborazioni teoriche sulle
forme di
m., è opportuno tenere presente in primo luogo che nella
teoria economica lo studio di tali forme appare strettamente collegato
all'indagine del processo di determinazione del prezzo di equilibrio; in secondo
luogo, il fatto che gli economisti del passato consideravano forme normali del
m. i due casi limite costituiti dalla libera concorrenza perfetta e dal
monopolio assoluto, tendendo a trascurare le forme intermedie di
m., che
sono invece quelle più diffuse. Il francese A. Cournot nel 1838
analizzò il processo di formazione del prezzo su un
m. in cui
tutta l'offerta fosse accentrata nelle mani di un solo produttore
(
monopolio). Dopo aver preso in esame la situazione di monopolio,
passò poi a considerare il caso in cui gli offerenti di uno stesso tipo
di merce fossero due (
duopolio) e aumentò gradualmente il numero
degli offerenti ipotetici, sino a pervenire al caso limite in cui, dato il
numero grandissimo dei venditori, ogni nuova quantità immessa sul
m. risultava molto piccola, così da non poter minimamente influire
sul prezzo-base del prodotto. Alla fine del XIX sec. l'economista inglese F.J.
Edgeworth (
Psichica matematica, 1881) prese in considerazione il
m. come campo di concorrenza. Il
m. così inteso è
definito dalla molteplicità indefinita di operatori e dalla
divisibilità e omogeneità degli oggetti di contrattazione, per cui
ogni individuo ha la facoltà di contrattare e di ricontrattare con un
altro individuo o con un numero indefinito di individui. Questo insieme di
requisiti costituisce la caratteristica del
m. di libera concorrenza. Nel
1929, l'economista H.L. Moore, per definire la concorrenza aggiunse come
condizione la necessità che ogni singolo produttore regoli la
quantità del proprio prodotto, senza considerare gli effetti che il suo
atto provoca nella condotta dei concorrenti. Questa condizione distingue il
libero
m. dalle situazioni di monopolio o duopolio, dove viceversa ogni
produttore deve badare alla condotta degli altri che producono beni simili.
Moore studiò appunto le reazioni e il comportamento degli altri operatori
sul
m. La scienza economica giunse tardi a una classificazione
sistematica delle varie possibili configurazioni di condizioni di domanda e di
offerta. Il problema della classificazione delle forme di
m. è
infatti stato oggetto di indagine soprattutto negli anni Trenta e Quaranta. Nel
1926 P. Stroffa (
Le leggi della produttività in regime di
concorrenza) richiamò per primo l'attenzione sul fatto che quasi
sempre il venditore ha il monopolio del proprio prodotto, in quanto il pubblico
tende a differenziarlo da altri prodotti similari. Economisti di epoca
successiva, come J. Robinson e E. Chamberlain, continuarono gli studi di Stroffa
mettendo in dubbio la validità logica della nozione di omogeneità
della merce. Tale dubbio nasceva dall'osservazione che beni merceologicamente
identici, prodotti da fabbriche diverse o anche dalla stessa fabbrica, ma
venduti in negozi diversi, spesso sono differenziati dal pubblico, che si mostra
disposto a pagare prezzi diversi per la stessa merce, confermando quindi la
funzione del marchio di fabbrica, nonché dell'insegna e del tipo di
negozio. In tal modo il
m. unico si frantumava in tanti
m.
particolari. Si apriva così la strada all'analisi dei
m.
imperfetti di cui A. Robinson e E. Chamberlain si occuparono riallacciandosi ad
A. Cournot per esaminare il problema della concorrenza monopolistica. Altri
autori (A.C. Bowley, H. von Stackelberg) si soffermarono invece soprattutto sul
duopolio, ipotizzando in entrambi i duopolisti un comportamento di dipendenza
reciproca, un comportamento di indipendenza da parte di entrambi e, infine, un
comportamento in cui uno dei due ha il ruolo di satellite e l'altro quello di
leader. H. von Stackelberg combinò inoltre fra di loro le diverse forme,
perfette o imperfette, aperte o chiuse, della concorrenza, oligopolio,
monopolio, della domanda, con le corrispondenti forme dell'offerta, ottenendo
una pluralità di forme intermedie che fece oggetto di indagine e di
classificazione sistematica. Fu seguito in questa operazione da F. Machlup, R.
Triffin, W. Fellner e W. Eucken: venne ottenuta una tabella comprendente 25
forme di
m. Sulla base del concetto di elasticità indiretta di
Chamberlain, R. Triffin elaborò a sua volta una classificazione che
esaminava i meccanismi della concorrenza omogenea tra i venditori (offerta di
beni economicamente identici), ossia
omeopolio; della concorrenza
eterogenea (offerta di beni economicamente non identici), ossia
eteropolio; della concorrenza omogenea tra gli acquirenti, ossia
omeopsonio; della concorrenza eterogenea tra gli acquirenti, ossia
eteropsonio. Lo studio e la valutazione continua e sistematica di tutti i
fattori che influiscono su operazioni commerciali si svolgono attraverso le
ricerche di
m. ║
M. finanziario-monetario: insieme delle
domande e delle offerte di moneta, quale riserva di valore d'uso il cui prezzo
è il saggio d'interesse. In questo
m. la domanda è
costituita dalla quantità di moneta che si desidera avere a determinati
saggi di interesse. La domanda può essere determinata da esigenze di
ordine cautelativo e speculativo, da esigenze di consumo e da esigenze di
investimenti produttivi. La domanda di moneta è collegata con il tempo
tra il momento in cui la moneta è ricevuta e quello in cui è
restituita. In relazione alla lunghezza dell'intervallo creditizio si tende a
distinguere il
m. monetario, che riguarda prestiti a breve termine, dal
m. finanziario o
m. dei capitali, che riguarda prestiti a lungo e
lunghissimo termine. La distinzione è di tipo empirico, in quanto
è impossibile precisare la lunghezza del periodo breve, lungo e
lunghissimo. Comunque, di solito, il
m. monetario comprende prestiti
giornalieri, settimanali, quindicinali, mensili, ma anche depositi vincolati a
tre o a sei mesi. Il
m. finanziario riguarda invece prestiti da 1 a 30 e
più anni. Dal punto di vista degli investimenti, il primo è il
m. del capitale d'esercizio, fluttuante o circolante, il secondo è
il
m. del capitale fisso. Tuttavia, le trasformazioni del credito in
quelle che sono le forme proprie dell'uno e dell'altro di questi
m. sono
tante e varie, cosicché non è sempre possibile distinguere il
m. monetario da quello finanziario. Inoltre, accade che crediti a media e
lunga scadenza (azioni, titoli di rendita, cartelle) siano finanziati con
crediti a breve scadenza (depositi a vista o vincolati a qualche mese) e
viceversa. Comunque, l'uno e l'altro
m. sono, da una parte, cessione di
moneta e, dall'altra, consegna di titoli di credito. Il
m. monetario ha
per oggetto cambiali, accettazioni bancarie, riporti, obbligazioni pubbliche e
private a breve scadenza; il
m. finanziario ha per oggetto obbligazioni a
scadenze almeno annuali, azioni, cartelle ipotecarie. Dalla distinzione
esistente tra il
m. monetario e il
m. finanziario dipende la
distinzione tra categorie di istituti di credito bancario. Le banche ordinarie
provvedono al credito a breve termine, che va dal prestito giornaliero, ossia
rimborsabile nella medesima giornata in cui viene concesso, al finanziamento del
commercio e alla somministrazione di una parte del capitale d'esercizio
all'industria e all'agricoltura; il credito a più lunga scadenza e per la
somministrazione di capitale fisso è erogato invece da altri istituti di
tipo finanziario. La distinzione non assume però limiti ben definiti.
Sino a qualche decennio fa prevaleva infatti il tipo di banca mista, che
concedeva crediti sia a breve che a lungo termine ed effettuava sia operazioni
monetarie che operazioni finanziarie. Attualmente prevale il tipo di banca di
sconto e di deposito che, tuttavia, compie di solito anche operazioni che sono
proprie del
m. finanziario. Tra le disponibilità che affluiscono
al
m. finanziario prevalgono quelle provenienti dal risparmio, cui si
aggiungono: le liquidazioni di precedenti investimenti; le disponibilità
di cassa di coloro che preferiscono investire temporaneamente in valori
mobiliari le momentanee eccedenze dei loro fondi liquidi; il credito bancario.
Grazie alle banche, e soprattutto grazie ai loro massicci investimenti in titoli
pubblici, giungono indirettamente al
m. finanziario ingenti
disponibilità monetarie già affidate alle banche stesse sotto
forma di depositi a vista o a breve termine. Nel
m. finanziario si
stabilisce spesso un rapporto diretto tra chi possiede i fondi finanziari da
investire e chi ne necessita. L'intermediazione degli istituti e degli organi
del
m. finanziario è spesso di natura puramente tecnica e
amministrativa, volta ad agevolare l'incontro tra la domanda e l'offerta di
capitali. In questo caso, il rischio del funzionamento è totalmente a
carico di chi fornisce i capitali. Chi necessita di finanziamenti a lunga durata
può ricorrere a due fonti diverse: emissione di azioni, obbligazioni e
altri titoli di credito, e ricorso a un istituto di credito per avere un
prestito a lunga scadenza. Il ricorso all'emissione di propri titoli è la
fonte principale del finanziamento a lungo termine, mediante la
borsa dei
valori, che favorisce l'incontro diretto tra il risparmiatore e colui che
necessita di capitale finanziario per investimenti, ponendo a disposizione
dell'uno e dell'altro le facilitazioni tecniche di un
m. organizzato.
Quando l'offerta di moneta non è fatta direttamente dai risparmiatori che
mettono a disposizione degli imprenditori una parte del loro reddito, sotto
forma di azioni, obbligazioni e titoli di credito vari, essa avviene attraverso
gli intermediari del credito, ossia attraverso la banca di emissione, le banche
di sconto, le banche di credito e tutti gli istituti che fanno piccole
anticipazioni a breve durata, facilitando la circolazione delle cambiali. Fanno
inoltre credito a breve scadenza alcune imprese di assicurazione. Una
particolare forma di credito bancario a breve scadenza è rappresentata
dai riporti. Si tratta dei prestiti fatti dalle banche agli speculatori di borsa
per facilitare il commercio delle azioni industriali. Questo tipo di prestito
bancario risponde contemporaneamente a esigenze del
m. monetario e del
m. finanziario, in quanto consente di avere disponibilità liquide
entro un breve periodo di tempo, investendo tali disponibilità in
capitali fissi. Il fine immediato del riporto è però quello di
lucrare sulla variabilità dei prezzi dei titoli; riguarda pertanto
più la speculazione che non l'investimento di risparmi. L'altro termine
del
m. monetario è il prezzo che bisogna pagare per disporre di
moneta, ossia il saggio monetario dell'interesse. Esso è determinato
contemporaneamente sia dalla domanda che dall'offerta di moneta, per quanto
sulla sua flessibilità abbia maggiore influenza la domanda che l'offerta.
Infatti, se il saggio dell'interesse tende a calare, ciò è dovuto
in massima parte a una riduzione della domanda di moneta. Vi sono diversi saggi
di interesse, generalmente regolati proprio in ragione del tempo, vale a dire
della scadenza del credito cui esso si riferisce e che possono variare in
funzione di variazioni della domanda e dell'offerta, ma anche essere dovuti a
fattori di speculazione su titoli di credito. Forti aumenti del saggio di
interesse indicano che la produttività consente un
m. più
ampio dei prodotti per il consumo, per cui l'attuale vendita di essi non riesce
a finanziare il potenziale produttivo. Si tratta di un modo indiretto di
finanziamento del consumo, a scapito della preferenza per la liquidità.
Forti diminuzioni nel saggio d'interesse indicano invece che l'afflusso di fondi
liquidi, derivanti alle imprese dalla vendita dei prodotti, è superiore a
quello necessario per il finanziamento del capitale necessario a soddisfare la
domanda di prodotti per il consumo, per cui l'offerta di moneta tende a
crescere, e diventa in tal modo conveniente il suo impiego in investimenti di
lunga durata, destinati all'acquisto di capitali reali fissi. ║
M.
nero: commercio illegale di merci. Per estensione, il luogo dove tale
commercio si pratica d'abitudine. Questa forma di
m. parallelo
clandestino sorge, in genere, quando entrano in vigore divieti e limitazioni
delle contrattazioni e i prezzi vengono calmierati. Il
m. nero si
verifica in situazioni di disagio economico (frequentemente in periodi di
guerra), quando scarseggiano le merci. ║
Analisi di m.: studio del
m. da un punto di vista generale o particolare che si avvale di dati
raccolti all'interno di un'impresa (dati statistici, ricerche di
m.,
ecc.). È svolta dal responsabile del marketing dell'impresa al fine di
conoscere la natura e le caratteristiche di importanti fenomeni da tenere in
considerazione per il miglior funzionamento della stessa. ║
Ricerca di
m.: indagine svolta direttamente da un'impresa, o da istituti appositi
(società specializzate o privati), effettuata per raccogliere dati e
valutare elementi per conoscere il
m. di un determinato prodotto.
Può essere quantitativa o qualitativa. Le ricerche di
m.
quantitative rilevano, tramite il metodo del campione, il numero dei
consumatori di un prodotto e la loro distribuzione per sesso, età,
professione, reddito, ecc. Le ricerche
qualitative si occupano dei motivi
che spingono il consumatore ad acquistare un determinato prodotto. Sorte negli
Stati Uniti, si sono diffuse ormai in tutto il mondo. • Dir. -
M. di
voto: reato elettorale che consiste nell'offrire denaro o altro vantaggio al
fine di ottenere il voto favorevole o l'astensione dell'elettore, e viceversa
reato dell'elettore che accetta offerte o promesse di denaro o di altri vantaggi
per dare il proprio voto o astenersi.
Il mercato di Pisac, in Perù