Processo proprio di sistemi mnemonici organici e inorganici, atti a registrare e
conservare nel tempo dati ed esperienze acquisiti in determinati ambiti
spazio-temporali, e capaci di riprodurre e di rievocare i medesimi in dimensioni
spaziali e temporali differenti. ║
A m., studiare a m., sapere a
m.: locuzioni usate con riferimento alla facoltà conservativa della
m., che consente di mantenere intatto quanto si è appreso. ║
Sinonimo di ricordo (
serbare m. di qualcosa). ║ Immagine, traccia
ideale che una persona defunta lascia di sé ai posteri (
uomo di
illustre m.). ║ Per estens. - Tutto ciò che, rievocando persone
e fatti del passato, ne consente la commemorazione, costituendo un documento
storico (cimelio, monumento, lapide, scritto, ecc.). ║ Per estens. -
Annotazione, appunto, menzione che consenta di ricordare fatti e persone; spesso
di carattere autobiografico, raccoglie, sotto forma di diario o memoriale, dati
ed eventi della vita e del periodo storico di alcuni personaggi, costituendo un
genere letterario a sé (ad esempio le
Memorie di C. Goldoni).
║ Fig. - Nel dialetto toscano indica la nuca, in quanto la si crede sede
della
m. • Psicol. - Facoltà psichica che consente di
ritenere, immagazzinare e rievocare nella mente stati di coscienza passati,
sottoforma di immagini, sensazioni, nozioni e di qualsivoglia espressione
simbolica. Si distinguono fasi successive nel meccanismo della
m.: la
prima è l'
impressione dell'esperienza, qualunque sia la sua
natura, considerata anche una forma di
apprendimento; seguono la
fissazione e la
ritenzione della medesima e quindi la sua
riproduzione grazie a una forma di
ricognizione. Comune a tutti
gli organismi animali, nella sua forma più grezza e semplificata la
m. è la funzione biologica che permette di fissare e conservare
impressioni e tracce di esperienze sensoriali passate
(
ritentività) e di reagire di riflesso (
ricognizione)
quando queste si ripresentino; quanto più è evoluto l'organismo,
tanto più è superiore la sua capacità ritentiva e
ricognitiva, che consente così di rispondere agli stimoli ambientali con
reazioni non più solo automatiche e istintive, ma complesse e selettive.
Nell'uomo tale capacità raggiunge la sua forma più alta e
complessa, perché alla ritentività e alla ricognizione connessa si
accompagna anche la consapevolezza, da parte del soggetto, della
m.
stessa, ossia il riconoscimento di un'esperienza passata in quanto tale. Si
distinguono, quindi, modalità differenti nel processo di memorizzazione,
che implicano strutture fisiologiche e processi mentali via via più
complessi: un'elementare acquisizione e conservazione somatica per
condizionamento, in cui la ricognizione è non più che un mero atto
riflesso; una
m. senso-motoria, relativa a sensazioni e a movimenti, di
natura visiva, uditiva e tattile propria non solo degli animali, ma anche dei
bambini in quanto
m.-abitudine, prolungamento del riflesso, legata a
un'attitudine in formazione; una
m. in senso stretto, caratterizzata
dalla
ricostituzione dell'esperienza e dalla
evocazione cosciente
e volontaria della stessa. Questa può essere definita anche
m.
sociale o
etnica, poiché rendendo possibile la comunicazione,
assicura la riproduzione del patrimonio culturale (etico-sapienziale-sociale)
delle società umane, nonché la sua trasmissione, soprattutto nei
popoli senza scrittura: si parla allora di
m. collettiva. Le
capacità ricostitutiva ed evocativa della
m. si dispiegano
attraverso specifici meccanismi, in base ai quali la psicologia sperimentale
è in grado di misurare l'ampiezza, la durata, i contenuti e le
potenzialità in genere della
m. stessa: la
rievocazione o
m. immediata, cioè la facoltà di richiamare alla mente
informazioni appena presentate al soggetto; la
reintegrazione, ossia la
facoltà di richiamare alla mente un ricordo grazie a un dato a questo
connesso; il
riconoscimento, cioè la facoltà di
rintracciare un dato memorizzato tra altri nuovi; il
riapprendimento,
ossia la facoltà di riutilizzare in contesti differenti dati già
appresi rimemorizzandoli; la
ricostruzione, cioè la facoltà
di ricostituire l'ordine iniziale delle informazioni date, quando si
ripresentino al soggetto in un ordine differente. Gli esperimenti condotti su
tali meccanismi mnemonici dimostrano che non tutte le informazioni sottoposte al
soggetto sono ugualmente ritenute: si distinguono una
m. a breve termine
e una
m. a lungo termine. La prima è di durata e di
capacità limitata, in quanto ritiene un numero ridotto di informazioni e
per brevissimo tempo; la seconda invece è in grado di accumulare e di
conservare più dati per lunghi periodi, grazie alla concettualizzazione
dei dati stessi per cui si può parlare di
m. semantica: le
informazioni vengono dotate di significato attraverso operazioni mentali di
apprendimento, organizzazione e rielaborazione, confluendo, spesso anche in
forma inconscia, in una sorta di deposito mentale, potenzialmente illimitato. Il
rendimento della ritenzione è, perciò, variabile e soggetto agli
effetti di un'attività mentale selettiva e capace di modificare le
informazioni ricevute. I fattori principali che influenzano tale rendimento sono
la quantità e la qualità delle informazioni da acquisire, la forma
e l'organizzazione sotto cui si presentano, il tempo dato alla loro
acquisizione, l'uso e l'utilità che se ne fa successivamente,
nonché fattori fisici ed emotivi del soggetto. Per inverso è
accertato che la
m. è affetta da
oblio
(V.), ossia lascia decadere i ricordi: fin dai
primi studi sperimentali sulla
m. condotti dallo psicologo tedesco H.
Ebbinghaus a partire dal 1885, risultò la cosiddetta
curva
dell'oblio, che mostrava come l'oblio fosse inversamente proporzionale al
logaritmo del tempo; infatti inizialmente era molto rapido, ma con il tempo il
suo processo rallentava. Nel medesimo periodo lo psicologo francese Th. Ribot
stabilì la legge della
regressione secondo cui i ricordi
più lontani e radicati si conservano più a lungo di quelli vicini.
Tuttavia, anche la
m. a lungo termine è soggetta all'oblio: il
tempo e il non uso del materiale immagazzinato possono determinare non tanto la
sua dissoluzione, quanto l'impossibilità di rievocarlo, seppure le sue
impressioni si conservino intatte. Già il filosofo tedesco J.F. Herbart
all'inizio dell'Ottocento sosteneva che le rappresentazioni potevano scomparire
dalla coscienza, inibite da altre contrastanti o più interessanti, ma si
conservavano, per tornare a livello cosciente quando si allentava la forza
inibitrice. Gli studi relativi all'oblio hanno confermato questa teoria,
provando, nel 1924 con gli psicologi J.G. Jenkins e K.M. Dallenbach, che fattore
determinante dell'oblio è l'
interferenza che nuove informazioni
possono operare su altre simili già acquisite (
inibizione
retroattiva) o acquisibili in futuro (
inibizione proattiva),
impedendone il ricordo. Infine, il processo di oblio può essere
spontaneo, o meglio, dovuto a cause puramente neurofisiologiche, come, d'altra
parte, determinato da fattori emotivi e affettivi: quando il contenuto di nuove
informazioni crea ansia nel soggetto, in quanto sgradito o tabuizzato, è
inevitabilmente rimosso e relegato all'inconscio, secondo la teoria freudiana
della rimozione. • Fisiol. - Le ricerche neurofisiologiche hanno
dimostrato che esistono due forme differenti di
m., caratterizzate da
particolari meccanismi che coinvolgono componenti cerebrali diverse: la
m.
primaria o
a breve termine e la
m. secondaria o
a lungo
termine. La prima è in grado di registrare informazioni immediate, ma
temporanee, perché solo una minima parte di queste è trasferita e
fissata nella
m. secondaria. Ricordi recenti possono essere annullati
conseguentemente a traumi cranici ed elettroshock (
amnesia retrograda), o
viceversa farmaci a base di anfetamine o di stricnina possono potenziare la
m. a breve termine, facilitando il trasferimento dei dati in quella
secondaria. Si è perciò supposto che la
m. primaria sia
determinata da modificazioni dinamiche e transitorie delle proprietà
elettriche cerebrali, per cui gli influssi nervosi continuano a rincorrersi
attraverso un circuito bioelettrico riverberante lungo la rete di neuroni e
sinapsi della corteccia cerebrale, soprattutto nel lobo frontale. La
m. a
lungo termine, al contrario, immagazzina le informazioni secondariamente, quando
siano già state selezionate ed elaborate, ma è in grado di
mantenerle a lungo; perciò dovrebbe comportare delle modificazioni
permanenti, di natura plastica, delle strutture stesse della corteccia
cerebrale. In particolare la corteccia temporale e la zona prosencefalica
potrebbero costituire il serbatoio dei nostri ricordi. Perno tra le due
m., in stretta relazione con i processi di memorizzazione e di
trasferimento dalla
m. primaria a quella secondaria, è
l'
ippocampo, una zona del lobo temporale dove avverrebbe una circolazione
continua di influssi nervosi, come una sorta di superconduzione in un circuito
chiuso. Peraltro l'ippocampo estende i suoi prolungamenti al di là della
corteccia cerebrale, verso il talamo, e l'intera regione encefalica con i corpi
mammillari sembrerebbe interessata al processo mnestico. Si è constatato
che in genere la perdita della
m. secondaria avviene solo a seguito di
lesioni cerebrali diffuse, per cui l'attività mnestica coinvolge
più aree cerebrali, non facilmente localizzabili. A partire dagli anni
Sessanta gli studi furono concentrati sulle componenti biochimiche del processo
mnemonico e in particolare sull'identificazione di
molecole della m.:
già nel 1962 H. Hyden ipotizzò che la
m. corrispondesse a
un codice prestabilito, iscritto in molecole di acido ribonucleico (RNA). Gli
esperimenti avevano dimostrato, infatti, che durante la fase dell'apprendimento
aumentava l'RNA di particolari neuroni e ciò poteva significare che, in
rapporto ad un'attività mnestica, nei neuroni si stabiliva un modulo di
frequenza specifica che a sua volta doveva corrispondere ad una specifica
formazione di RNA. Questo aveva la funzione di sintetizzare proteine specifiche
che stimolavano un mediatore chimico, con cui regolare la velocità di
spostamento degli ioni di sodio e potassio fra l'esterno e l'interno della
membrana neuronica. Da qui l'ipotesi che le sequenze nucleotidiche di questo RNA
potessero contenere il codice relativo alla
m., determinando la selezione
dalla
m. primaria a quella secondaria. Tuttavia, gli studi molecolari e
relativi alla sintesi proteica non hanno dato piena conferma all'ipotesi
formulata nel 1949 da D.O. Hebb, secondo cui i processi mnestici sarebbero
localizzabili in specifiche vie nervose, caratterizzate da una particolare
classe di neuroni connessi da sinapsi altrettanto particolari. Negli anni
Ottanta, al contrario, è stato definitivamente accertato che in genere
ogni attività cerebrale non avviene in serie, ma in parallelo, ossia
lungo molteplici vie nervose, contemporaneamente: secondo la teoria olografica
della
m. di K. Pribram, l'informazione mnestica è codificata in
forma distribuita e non parcellizzata, attraverso più circuiti neuronali,
implicando l'insieme della massa neuronale e della rete sinaptica della
corteccia cerebrale, in una struttura complessa, ancora non del tutto chiarita.
• Med. - I disturbi della
m. sono dovuti a processi patologici
legati all'invecchiamento, a malattie nervose, a traumi cranici, a lesioni
irreversibili del sistema nervoso, a intossicazioni, in particolare da alcool
etilico e da idrossido di carbonio. Si distinguono disturbi quantitativi, che
implicano cioè un deterioramento quantitativo della
m., e disturbi
qualitativi, che riguardano la qualità dei dati ricordati. Tra i primi vi
sono le
amnesie, che consistono in una diminuzione della
m.
parziale e momentanea, ma talvolta si presentano in forma progressiva, sino alla
perdita totale della capacità evocativa; le
ipomnesie,
indebolimento progressivo della
m. che, incapace di fissare nuovi dati,
amplifica il ricordo di quelli più antichi, frequente nelle persone
anziane. Infine, vi sono le
ipermnesie, che consistono in un aumento
della
m. di evocazione, per lo più temporaneo, dovuto a stati
psicopatologici, come schizofrenia e manie depressive, a ipnosi e a sostanze
allucinogene. Tra i disturbi qualitativi vi sono le
allomnesie, o
illusioni della
m., per cui la dimensione spazio-temporale dei ricordi
risulta falsata; le
paramnesie o allucinazioni della
m., che
comportano una confusione dei ricordi con l'aggiunta di dati immaginari,
determinando falsi riconoscimenti, come il
déjà vu, il
déjà fait, in cui si ha la sensazione di aver già
vissuto una determinata esperienza, e falsi ricordi ovvero prodotti della
fantasia. • Filos. - La concezione di
m. acquista un rilievo
filosofico particolare nella dottrina platonica della reminiscenza: secondo
Platone, infatti, sapere è ricordare, ossia riportare alla coscienza le
immagini del mondo delle idee che si sono impresse nell'anima durante il suo
soggiorno nell'iperuranio, prima di ricadere sulla terra imprigionata nel corpo.
La
m., quindi, è una sorta di serbatoio di conoscenze
inconsapevoli, di cui si può tornare ad avere coscienza attraverso un
metodo conoscitivo particolare, che induca a ricordare, il metodo dialettico.
Aristotele riprende la concezione platonica della
m. insistendo sugli
elementi psicofisiologici: nel
De memoria et remiscentia la
m.
è considerata la funzione che fissa le esperienze sensoriali, date dai
movimenti dei corpi, in immagini, conservate nell'anima come impronte; la
reminiscenza è l'atto concreto del ricordo o il ricordo in atto, che
attualizza il movimento fissato in immagini. Anche gli stoici considerarono la
m. come serbatoio delle impressioni derivate dalla percezione sensoriale
dei corpi. Plotino, nelle
Enneadi, convinto della netta distinzione tra
corpo e anima, sostiene che l'intelletto, incorporeo e atemporale, in quanto
tale si trova in uno stato di continua visione, per cui non dimentica e non
ricorda; la
m., allora, è la visione dell'intelletto superiore che
saltuariamente si manifesta alla coscienza umana e corporea, finita e temporale,
sotto forma di ricordo. Influenze platoniche e plotiniane si ritrovano in
sant'Agostino, che trasmette al Medioevo la concezione di
m. intesa come
serbatoio di conoscenze derivate dalla visione o intuizione di un intelletto
divino, superiore. Tale concezione permane nell'età moderna, ma tra il
Seicento e il Settecento, in relazione al dibattito sulle idee innate, inizia a
vacillare. J. Locke, ad esempio, sostiene che ogni idea è tale solo se
accompagnata da coscienza, perciò non può concepire la
m.
come un deposito di idee nell'anima, ma la considera una pura reminiscenza,
grazie alla quale le idee si ripresentano alla coscienza, insieme alla coscienza
di essere già state concepite. Ogni idea, nel momento in cui si
ripresenta, comporta in sé una nuova percezione e non la percezione
originaria conservata. Tale concezione di Locke incontrò le obiezioni di
Th. Reid, il quale, nel
Saggio sulla memoria, pur ammettendo che il
ricordo sia un evento spirituale, è convinto che il ripresentarsi delle
idee rechi con sé qualcosa del passaggio precedente, che inevitabilmente
ha lasciato una traccia. Anche G.W. Leibniz polemizza con Locke, poiché
concepisce la
m. come luogo in cui si conservano le idee già
percepite, ma di cui si è persa coscienza, o idee non ancora consapevoli.
Questa concezione leibniziana di una
m.-deposito di idee inconscie
influenzò l'Idealismo tedesco, in particolare quello hegeliano, in cui il
ricordo è la realizzazione cosciente dell'Assoluto, la sua
storicizzazione. Dalla seconda metà dell'Ottocento le speculazioni
relative alla
m. confluirono negli studi di psicologia e di fisiologia;
tuttavia si può ricordare la particolare concezione di H. Bergson, che
sembra recuperare l'antica tesi leibniziana e plotiniana: accanto al ricordo
esiste una
m. pura, un luogo spirituale in cui si conserva il passato,
privo di una connotazione fisiologica, una sorta di flusso che dal passato
emerge nel presente, attualizzandosi e improntando di sé il presente.
• Lett. - Narrazione di fatti e avvenimenti di cui l'autore sia stato
testimone; costituisce un genere letterario a sé, quello dei
memoriali appunto. Consiste in una sorta di cronaca di un periodo
storico, per lo più stesa in terza persona, per accentuarne
l'obiettività: ne sono celebri esempi le antiche
m. delle
spedizioni militari di Senofonte,
Anabasi, e di Giulio Cesare,
Commentarii (
De bello gallico e
De bello civili). In epoca
imperiale, con il prevalere del culto della personalità, l'emergere di
una coscienza individuale e introspettiva, grazie alle analisi stoiche, e la
ricerca di una interiorità spirituale propria del Cristianesimo, sulla
relazione storica prevale l'elemento autobiografico e autoriflessivo. Famosi
sono i
Colloqui con se stesso o
Ricordi dell'imperatore Marco
Aurelio Antonino (II sec.), una sorta di diario filosofico personale a cui fanno
da sfondo gli avvenimenti militari. Autobiografia e analisi introspettiva sono
proprie delle
Confessioni di sant'Agostino, una ricerca spirituale del
divino che è in sé. Cronache biografiche e autobiografiche sono
particolarmente diffuse nel Rinascimento, coerentemente con le idee dell'epoca
che ponevano l'individuo al centro dell'universo: celebri sono le
Memorie
o la
Vita di B. Cellini. Tipiche del Settecento sono le
m.
autobiografiche di carattere psicologico, ma anche ricche di aneddotica, quali
le
Confessioni di J.-J. Rousseau, le
Memorie di C. Goldoni e la
Storia della mia vita di G.G. Casanova, nonché la
Vita di
V. Alfieri e l'
Autobiografia di G.B. Vico. Tipicamente italiane sono le
m. del Risorgimento, che costituiscono dei veri documenti storici:
ricordiamo
Le mie prigioni di S. Pellico,
I miei ricordi di M.
d'Azeglio,
Le ricordanze della mia vita, di L. Settembrini,
Da Quarto
al Volturno di G.C. Abba. ║ In ambito accademico
m. è
una dissertazione erudita, di carattere monografico, scientifica, letteraria,
storica o altro, presentata a un consesso di dotti e pubblicata in raccolte di
atti di convegni o di lavori accademici, come le
Memorie dei Lincei.
║ Gli studi di carattere psicologico relativi alla
m., in
particolare quelli di impronta freudiana, nonché le concezioni
bergsoniane, influenzarono la produzione letteraria della fine dell'Ottocento e
della prima metà del Novecento, determinando la nascita di un genere di
narrativa definito
letteratura della m. Iniziatore di tale letteratura
è considerato M. Proust che, con la sua concezione del tempo e la sua
evocazione dell'età della fanciullezza, paradiso perduto nell'inconscio e
rievocabile nel flusso della
m., creò un nuovo stile narrativo.
L'analisi introspettiva e la scoperta evocativa del proprio inconscio saranno
elementi propri di molta letteratura novecentesca. ║ Nella retorica
antica, la
m. costituisce la quarta componente indispensabile della
tecnica oratoria, necessaria per la formulazione di un discorso. Tratta delle
tecniche di memorizzazione, fondamentali nell'antichità, quando prevaleva
ancora una diffusione orale dell'oratoria. La tradizione attribuisce a Simonide
di Ceo (VI-V sec. a.C.) l'invenzione dell'arte della
m. o
mnemotecnica, ma i suoi principi sono precisamente elencati solo nella
Rhetorica ad Herennium, opera di attribuzione incerta del I sec. a.C., a
cui si ispirò M.T. Cicerone. Questa intendeva offrire uno schema che
ordinasse le argomentazioni del discorso e consentisse di ricordare i singoli
dati nella giusta sequenza, secondo la concezione per cui ogni idea doveva avere
un proprio luogo all'interno di una struttura architettonica ideale (stanza,
casa, città), il cui ordine riproducesse quello dell'universo stesso. Nel
Medioevo questa concezione classica della
m. fu arricchita di simbologie
teologiche e mistiche di cui si trovano testimonianze iconografiche nelle
miniature dei codici e in alcuni affreschi (ad esempio di Lorenzetti a Siena e
di Giotto a Padova). L'arte della
m. suscitò, quindi, grande
interesse nel Rinascimento, in relazione alle speculazioni neoplatoniche ed
esoteriche. Particolare è il sistema mnemonico elaborato da G. Camillo ed
esposto nel 1550 nell'
Idea del theatro: un teatro a sette gradinate
concentriche, divise da sette corridoi, era la raffigurazione dell'ordine
dell'universo, con le sue sfere celesti e i suoi pianeti, in cui erano disposti
i principi universali del sapere, secondo un'armonia divina. Tale ordine cosmico
corrispondeva al sistema mnemonico universale (
teatro della m.) in cui
magicamente si rifletteva, attingendovi, la
m. del microcosmo-uomo.
Questa concezione influenzò notevolmente G. Bruno nel suo
De umbriis
idearum e l'esoterista inglese R. Fludd che elaborò un sistema
mnemonico raffigurato come un teatro magico, di cui forse il prototipo è
costituito dal Globe Theatre di Shakespeare. • Dir. - Nel processo civile,
scrittura che le parti hanno facoltà di allegare, con cui si replica alle
conclusioni avversarie senza indicare nuove conclusioni, ma solo richiamandosi
alle tesi già sostenute. ║ Nel processo penale, scrittura
contenente le ragioni della difesa, che i difensori hanno facoltà di
presentare al giudice e al pubblico ministero durante ogni fase del
procedimento, mediante deposito in cancelleria, in qualità di strumento
integrativo del contraddittorio. ║
Assunzione di testimoni a futura
m.: procedimento d'istruzione preventiva a cui si ricorre quando si ha
fondato motivo di ritenere che verranno meno uno o più testimoni, le cui
deposizioni potrebbero risultare determinanti in una causa da proporre. In
questo caso si procede presentando ricorso al giudice competente per
l'assunzione dei testimoni, il quale fissa l'udienza di comparazione delle parti
tramite decreto. L'assunzione della prova avviene, ove non vi siano urgenze
particolari, secondo le norme ordinarie. ║ Documento diplomatico
riservato, contenente una relazione di dati e avvenimenti, in genere diretto a
una controparte internazionale, senza impegnare giuridicamente lo stato
mandante, atto ad avviare un'intesa tra le parti. • Ciber. - Dispositivo
in grado di registrare, conservare e quindi rendere accessibili, su richiesta,
dati, istruzioni e risultati parziali di programmi, proprio delle macchine
calcolatrici, meccaniche e soprattutto elettroniche. • Elettr. -
Dispositivo atto a registrare, mantenere e quindi riprodurre, attraverso
lettura, dati e informazioni; propria degli elaboratori elettronici, è
dotata di una
capacità misurabile in
bit. Può
presentare caratteristiche differenti in base al tipo di operazioni consentite,
in base alle modalità di accesso alle informazioni e in base al tipo di
supporto tecnologico con cui sono realizzate. Secondo il primo criterio, si
possono distinguere
m. di sola lettura, dette ROM (
Read Only
Memory), di tipo fisso o stabili, immodificabili, che conservano per sempre
le informazioni registrate, dove a un'informazione in entrata corrisponde
un'unica configurazione di uscita possibile; usata per i microprogrammi,
è costituita da una matrice di diodi, colleganti le entrate orizzontali
con le uscite verticali. Le
m. di tipo stabile, come le ROM, conservano i
dati senza alcun dispendio di energia per un periodo indefinito; al contrario
m. di tipo labile perdono i propri dati quando venga meno l'alimentazione
di energia. Il secondo criterio riguarda i passaggi necessari e i corrispondenti
tempi per accedere alle informazioni, dove in genere la velocità di
accesso è inversamente proporzionale alla capacità stessa della
m.; si distinguono
m. principali o
centrali, accessibili
direttamente dall'unità di elaborazione, e
m. ausiliarie o
secondarie, accessibili solo tramite il passaggio delle informazioni alla
m. principale. In genere conservano archivi di dati e programmi per usi
differenti e perciò sono definite anche
m. di massa. Tra queste,
molto usate sono i
floppy disk (V.). Vi sono anche
m. ad accesso
diretto o
ad accesso casuale, RAM (
Random Access Memory), con
cui si accede a qualunque cella di
m. direttamente e velocemente, al
contrario delle
m. ad accesso sequenziale, più lente,
perché permettono di accedere ad una cella di
m. solo passando
attraverso tutte le celle precedenti. Particolari sono le
m. associative,
alle quali si accede facendo riferimento al loro contenuto e non al loro
indirizzo. Infine, a seconda del tipo di supporto con cui le
m. sono
realizzate, si distinguono
m. a dischi magnetici, a nastro magnetico, a
nuclei, a tamburo magnetico, criogenica, a bolle magnetiche, a superconduttori,
a semiconduttori. ║
M. a dischi magnetici: insieme di dischi
metallici, rivestiti di ossido di ferro, ruotanti su un albero, a piccola
distanza l'uno dall'altro. I dati vengono registrati come
bit sulle piste
di ciascuna faccia del disco, per mezzo di una o più testine magnetiche,
capaci anche di leggere i dati stessi da inviare all'elaboratore. ║
M.
a nastro magnetico: bobine di nastro metallico o di plastica, rivestito o
impregnato di materiale magnetico. Le informazioni sono registrate sui
nastri
magnetici sotto forma di
bit a una densità che può
essere di alcune centinaia per centimetro. ║
M. a superconduttori:
è caratterizzata da un circuito elettrico in cui l'informazione
memorizzata è una corrente persistente a bassa temperatura. ║
M.
a semiconduttori: prodotto della tecnologia planare, è caratterizzato
da un circuito elettrico bistabile, integrato monolitico, dotato di un supporto
di silicio (
chip). A seconda del numero di elementi per chip, si parla di
integrazione su piccola scala (SSI), su scala media (MSI), su grande scala (LSI)
e su grandissima scala (VLSI). ║ Sono in via di sperimentazione anche
m. ottiche, dischi letti da raggi laser.