Mit. - Nella mitologia greca, figlio di Titone e dell'Aurora. Inviato dal padre,
fratello di Priamo e re degli "Etiopi d'Asia", in aiuto di Troia assediata dai
Greci, uccise Antiloco, figlio di Nestore, e combatté contro Achille, che
voleva vendicare la morte dell'amico. Zeus pesò le sorti dei contendenti
e decretò la vittoria di Achille; quando
M. cadde in
combattimento, l'Aurora con le sue lacrime, da cui trasse origine la rugiada
mattutina, ottenne per lui da Zeus l'immortalità. Una versione posteriore
della leggenda, risalente all'età ellenistica, narra invece che ogni anno
giungessero sulla tomba di
M., alle foci dell'Esepo presso Cizico, i suoi
compagni trasformati in uccelli e che essi lottassero in onore dell'eroe fino a
che non ne soccombesse la metà. La vicenda di
M. ispirò un
poema ora perduto, l'
Etiopide, due tragedie di Eschilo e una di Sofocle,
anch'esse perdute; venne inoltre raffigurata nell'arca di Cipselo, su un
frontone del tempio di Paleopoli a Corfù, e in molte pitture vascolari,
tra le quali la coppa a figure rosse di Duride del 490 a.C., conservata al
Louvre. ║
Colossi di M.: definizione con la quale, per una
interpretazione errata del nome egizio del sovrano (
Amenhotep), i Greci
designarono le due statue colossali (alte circa 20 m) di Amenofi III poste nella
piana della necropoli di Tebe. Si diceva che una di esse, gravemente danneggiata
dal terremoto del 27 a.C., illuminata dai primi raggi del sole, emettesse un
suono armonioso, interpretato come il saluto di
M. all'apparire della
madre Aurora. Il fenomeno cessò dopo i restauri effettuati all'epoca di
Settimio Severo.