Meiostàgmico.

Cartina dell'Italia

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Meiostàgmico.

(da meio- e dal greco stágma: goccia).

Relativo alla reazione sierologica che consiste nell'abbassamento della tensione superficiale di un siero immune a contatto con l'antigene specifico.

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Relativo.

Che si riferisce a un determinato oggetto, fatto o situazione.

║ In contrapposizione ad assoluto, si dice di concetti il cui valore e qualità emergono solo se misurati rispetto a parametri soggettivi o arbitrariamente determinati: sto vivendo un periodo di r. serenità.

Maggioranza r. o semplice: in contrapposizione a maggioranza assoluta e a maggioranza qualificata, il numero dei voti a favore, superiore a quello dei voti contrari, necessario ad approvare una decisione durante le assemblee parlamentari, regionali, locali e di altri enti pubblici e privati.

- Filos. - Contrapposto ad assoluto, ciò il cui valore cambia secondo il mutare delle circostanze (storiche, psicologiche, culturali, ecc.).

- Fis.

- In contrapposizione ad assoluto, attributo di oggetto o fenomeno che possono assumere aspetti o valori diversi in relazione all'ambiente entro cui sono considerati, all'osservatore, al sistema cui vengono riferiti.

Moto r.: moto di un corpo rispetto a un riferimento a sua volta in moto rispetto a un riferimento fisso.

║ Come attributo di una determinata grandezza (umidità r., peso specifico r., indice di rifrazione r., ecc.), indica il rapporto fra due diverse misure di una stessa grandezza, riferite a condizioni o a corpi o a mezzi fisici diversi; tale rapporto rappresenta una nuova grandezza, indicata talvolta con una propria denominazione (per esempio, il peso specifico r. è detto anche pesantezza).

- Gramm. - Proposizione r. e r. interrogativa: che si riferisce a un elemento di un'altra proposizione dalla quale è retta: per esempio, nella frase l'orologio che ho comprato ieri si è guastato, che ho comprato ieri è proposizione r. che si riferisce al soggetto della principale l'orologio si è guastato; le preposizioni r. e interrogativa r. sono introdotte da pronomi e aggettivi pronominali r., avverbi r., congiunzioni r. (il quale, che, quando, dove, come, chi?, quale?, quanto?, dove?) o da pronomi e aggettivi pronominali, avverbi r. indefiniti (chiunque, qualunque, dovunque) con doppia funzione sintattica.

Superlativo r.: contrapposto a superlativo assoluto, forma aggettivale che esprime un rapporto di superiorità limitato a due o più elementi di una determinata categoria (la più intelligente della classe).

- Mat.

- Numero r.: in contrapposizione ad assoluto, numero reale considerato con il proprio segno, cioè nella sua qualità di positivo o negativo.

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Reazione.

Azione in risposta ad altra azione, atto con cui si reagisce a un'offesa, a un'ingiustizia e simili.

║ Il reagire dell'organismo a determinati stimoli.

- Pol.

- Opposizione a qualunque indirizzo democratico e progressista, a qualunque programma riformatore; le forze politiche, uomini e istituti che la attuano.

- Biol.

- Modificazione di una sostanza vivente in seguito a uno stimolo.

- Ling.

- R. etnica: ogni fenomeno di trasformazione linguistica causato dall'utilizzo di una lingua precedentemente parlata nella stessa regione.

- Chim.

- Ogni trasformazione di una o più specie chimiche in altre specie diverse da quelle di partenza; esempi di r. chimiche sono la formazione della ruggine, del verderame, del solfuro d'argento su oggetti di uso quotidiano, la fotosintesi clorofilliana, il processo fotografico, la digestione, il fenomeno carsico. Ogni r. è descrivibile mediante un'equazione chimica, costituita da due membri: nel primo sono indicate le specie chimiche che entrano in r. e nel secondo quelle prodotte dalla r. (prodotti di r.). A ciascuna delle specie chimiche è attribuito un coefficiente stechiometrico; i coefficienti stechiometrici, nel loro insieme, definiscono le proporzioni secondo le quali in quella data r. le specie chimiche scompaiono e si formano. Una r. chimica comporta la rottura e la formazione di legami chimici; l'energia dei legami è dell'ordine di 200 kJ/mol, da cui segue che una r. è accompagnata sempre da variazioni di energia. Una r. si dice spontanea quando l'energia libera del sistema diminuisce; alcuni processi chimici avvengono spontaneamente solo in determinati ambiti di temperatura. Nel corso di una r. le concentrazioni dei prodotti reagenti diminuiscono mentre aumentano quelle dei prodotti e, di conseguenza, diminuisce l'energia libera associata ai primi e aumenta quella dei secondi: se il sistema è chiuso, a un certo istante i due valori coincidono, il sistema raggiunge una situazione di equilibrio e la r., che viene detta reversibile, si arresta. Se, invece, il sistema è aperto, si ha un decorso completo verso la formazione dei prodotti, e la r. si dice irreversibile; in pratica, si considerano irreversibili anche quelle r. che nella fase di equilibrio presentano una quantità trascurabile di specie reagenti. Le r. possono dividersi in due grandi classi: r. di ossidoriduzione, nelle quali alcune specie atomiche variano il loro numero di ossidazione, e r. non di ossidoriduzione, nelle quali nessuna specie atomica varia il numero di ossidazione. In queste ultime si ha soltanto scambio di specie atomiche fra i reagenti; se lo scambio è di cationi (o di anioni) fra due specie ioniche, vengono indicate come r. metatetiche. Parallelamente a questa grande divisione, le r. possono essere raggruppate in base a qualche loro caratteristica preminente: si parla così di r. di idrolisi, di precipitazione, di complessazione, di r. acido-base, di r. di spostamento, ecc. Uno dei problemi più importanti nell'analizzare una data r. chimica riguarda la velocità con cui essa si svolge; esistono r. chimiche istantanee, come la r. tra idrossido di sodio e acido cloridrico, NaOH + HCl → NaCl + H2O; altre richiedono , per completarsi, tempi lunghi, come la r. che si osserva facendo gorgogliare anidride carbonica in una soluzione di idrossido di bario, CO2 + Ba(OH)2 → BaCO3 + H2O; infine, vi sono r. così lente che è praticamente impossibile verificare il loro svolgimento, come la formazione dei combustibili fossili. La branca della chimica fisica che si interessa alla velocità delle r. si chiama cinetica chimica; in analogia con il concetto di velocità in fisica, nella cinetica chimica la velocità di r. è definita come la variazione della concentrazione delle sostanze reagenti che si trasformano nell'unità di tempo. La velocità alla quale decorre una r. è tanto maggiore, a parità di ogni altra condizione, quanto maggiore è la concentrazione delle sostanze reagenti; questo principio è espresso dalla legge di azione di massa, la quale afferma che la velocità di una r. chimica è direttamente proporzionale al prodotto delle concentrazioni (o masse attive) dei reagenti. La temperatura esercita una fortissima influenza sulla velocità delle r., sia chimiche, sia biochimiche. Molte teorie sono state sviluppate per spiegare i meccanismi in base ai quali avviene una r. e la dipendenza della velocità di r. dai diversi fattori. Tra le più accreditate è la teoria del complesso attivato, secondo cui sono efficaci, cioè danno luogo a r. chimica, solo gli urti fra molecole in cui è in gioco un'energia non inferiore a un valore critico (energia di attivazione).

R. autocatalitica: il catalizzatore è uno dei prodotti di r.

R. catalitica: si aumenta la velocità mediante un opportuno catalizzatore.

R. a catena: serie di r. successive nella quale ognuna si sviluppa con dipendenza dalla r. precedente.

R. consecutive: uno o più prodotti di una r. costituiscono uno o più reagenti di una nuova r.

R. elementare: avviene in un unico stadio; l'ordine dei reagenti è uguale al corrispondente coefficiente stechiometrico. Viceversa, una r. che avviene mediante formazione di più stadi e nella quale non c'è corrispondenza fra ordine dei reagenti e coefficienti stechiometrici viene detta r. non elementare o complessa.

R. isolata: procede senza effetti secondari, come r. inverse o collaterali.

R. opposte: i reagenti e i prodotti dell'una sono, rispettivamente, i prodotti e i reagenti dell'altra.

R. oscillante: si verifica un andamento periodico delle concentrazioni delle specie coinvolte, in condizioni lontane dall'equilibrio termodinamico, anziché una costante diminuzione dei reagenti. - Fis. - Una delle due forze uguali e opposte che, secondo il terzo principio della dinamica, si esercitano tra due corpi in mutua interazione.

R. nucleari: genericamente, processi che si verificano spontaneamente nei nuclei delle sostanze radioattive naturali o artificiali, o che si possono produrre mediante bombardamento dei nuclei stabili. La radioattività naturale venne scoperta nel 1896 da H. Becquerel, mentre la prima r. nucleare provocata dall'uomo, o trasmutazione, venne osservata nel 1919 da E. Rutherford, il quale, bombardando l'azoto con particelle alfa, rilevò l'emissione di protoni; negli anni successivi vennero operate altre trasmutazioni dello stesso tipo, finché nel 1932 J. Cockroft e E.T.S. Walton produssero la prima trasmutazione provocata da protoni accelerati tramite una macchina acceleratrice da essi ideata, tecnica nucleare che acquistò subito grande rilevanza. L'anno seguente I. Curie e F. Juliot osservarono per la prima volta la produzione di nuclidi instabili, mediante bombardamento di nuclei leggeri con particelle alfa, e E. Fermi annunciò di essere riuscito a produrre isotopi radioattivi artificiali bombardando alluminio e fluoro con neutroni. Sempre a E. Fermi si deve la prima r. nucleare a catena, con l'attivazione della pila atomica a Chicago, il 2 dicembre 1942: a partire da questa data ha inizio lo sfruttamento dell'energia nucleare. Le r. nucleari possono essere classificate in base a diversi criteri. Una prima suddivisione distingue fra r. esoenergetiche, nelle quali viene liberata energia, e r. endoenergetiche, nelle quali viene assorbita energia; mentre le prime possono aver luogo, almeno in linea teorica, mediante bombardamento con opportune particelle di energia cinetica arbitraria (anche nulla), le seconde presentano una soglia, ovvero la somma delle energie del corpuscolo incidente e del bersaglio deve superare un valore minimo affinché la r. endoenergetica sia possibile. Un secondo modo per classificare le r. nucleari è basato sui diversi tipi di particelle interagenti; si parla, così, di r. (α, p), (d, n), (D, n), (D, p), (γ, p), ecc. Un'ulteriore suddivisione può essere fatta in base al tipo di interazione agente fra il corpuscolo incidente e il bersaglio: si distinguono, così, due categorie, la prima comprendente le r. nelle quali intervengono forze nucleari, la seconda comprendente le r. in cui almeno uno dei due corpuscoli interagisce solo con forze elettromagnetiche. La distinzione più significativa che si può fare tra le r. nucleari è basata sulla durata della r. stessa: se questa è dell'ordine del tempo di transito della particella incidente attraverso il nuclide bersaglio (circa 10-23 s) si parla di r. diretta; se la durata è molto più lunga, si parla di r. a nucleo composto. La descrizione di questa seconda categoria di r. si inquadra nella teoria delle r. nucleari proposta nel 1936 da N. Bohr; egli suppose che le r. avvengano in due stadi successivi (modello a nucleo composto), costituiti dalla formazione di un nucleo composto in un livello energetico altamente eccitato e dalla conseguente dissociazione. Secondo tale teoria, una particella incidente interagisce con uno dei nucleoni del nucleo bersaglio trasferendo una frazione elevata della propria energia, con conseguente cattura dal nucleo stesso; l'energia così trasferita viene ripartita in modo statistico fra un numero relativamente grande di nucleoni, formando il nucleo composto nel quale, però, nessun nucleone ha energia sufficiente per uscirne. In seguito a fluttuazioni statistiche, tuttavia, può accadere che uno dei nucleoni raggiunga un'energia sufficiente per sfuggire dal nucleo, oppure che si verifichino emissioni successive di fotoni fino al raggiungimento dello stato fondamentale del nucleo composto; infine, se l'energia della particella incidente è tale che l'energia di eccitazione del nucleo composto è esattamente uguale all'energia di uno dei suoi livelli eccitati, il nucleo composto si forma per risonanza e con alta probabilità di r. Il modello a nucleo composto non è più adeguato, invece, per particelle incidenti aventi energia cinetica superiore ad alcuni MeV, poiché in queste condizioni diventano significativi anche gli urti periferici, nei quali vengono coinvolte solo le regioni esterne del nucleo bersaglio e della particella incidente; il modello che descrive questo caso e, in generale, tutte le r. in cui non si ha formazione di un nucleo composto come stadio intermedio, prende il nome di modello a r. diretta. In base a tale modello, il nucleo bersaglio può essere rappresentato come un agglomerato di nucleoni quasi liberi, poiché l'energia di legame tra i nucleoni è trascurabile rispetto all'energia della particella incidente, che interagisce con uno solo di essi. Il modello a r. diretta consente di spiegare le r. prodotte dai deutoni, in particolare le r. (D, p) o r. di strappo, e le r. inverse (p, D) e (n, D) o r. di pick-up. Infine, ricordiamo le r. a distanza, in cui il percorso della particella incidente passa sufficientemente lontano dal nuclide bersaglio in modo che le forze nucleari non facciano sentire il loro effetto; esempi di questo tipo di r. sono le eccitazioni coulombiane e le r. di trasferimento. ║ R. fotonucleari: r. nucleari prodotte mediante fotoni. Il meccanismo di questo tipo di r. è piuttosto semplice: un nucleo atomico, colpito da un fotone, lo assorbe e, emettendo una o più particelle, si trasforma in un altro nucleo. Poiché la forza elettromagnetica esercitata tra nucleo e fotone è circa mille volte inferiore di quella forte che lega i nucleoni nel nucleo, le r. fotonucleari costituiscono un utile strumento nello studio di sistemi nei quali siano coinvolte interazioni forti: esse, infatti, rappresentano solo una piccola perturbazione della struttura del sistema nucleare in esame, consentendo un'indagine non distruttiva.

R. prodotte da ioni pesanti: r. nucleari prodotte da nuclei atomici con massa A > 4, ovvero più pesanti della particella α. L'osservazione della collisione di ioni pesanti ultrarelativistici consente di analizzare la materia nucleare in condizioni prossime a quelle che hanno caratterizzato i primi istanti dell'universo.

R. prodotte da neutroni: r. nucleari indotte da neutroni, aventi caratteristiche peculiari per basse energie (al di sotto di 10 ÷30 MeV), e caratteristiche simili alle r. prodotte da protoni per tutti gli altri valori assunti dall'energia. I neutroni di pochi MeV interagiscono in diversi modi con i nuclei atomici: possono subire urti elastici, possono dar luogo a diversi tipi di r. (n, p), (n, α), (n, γ), e possono provocare la fissione di elementi pesanti come il torio e l'uranio. Tutte queste r. (tranne l'urto elastico) vengono descritte dal modello a nucleo composto: il neutrone incidente viene catturato dal nucleo bersaglio, provocando la formazione di un nucleo composto che emette, a seconda dei casi, un protone, una particella alfa, una particella gamma, oppure si scinde in due nuclei di elementi di massa intermedia. Le r. (n, γ) sono sempre esoenergetiche; le r. (n, p) e (n, α) in nuclei di numero atomico elevato e medio, invece, presentano una soglia di energia al di sotto della quale la r. non ha luogo, come nei processi endoenergetici, anche quando le r. in atto sono esoenergetiche; fanno eccezione alcune r. (n, p) e (n, α) con nuclei aventi un numero atomico così basso da rendere la barriera di potenziale priva di senso. - Agr. - R. del terreno: acidità o basicità della soluzione circolante del terreno. In base al grado della loro r., espressa dal pH della soluzione circolante, i terreni si distinguono in neutri, se il pH è superiore a 7; acidi se il pH è minore di 7; alcalini o basici se il pH è superiore a 7. Il pH varia da terreno a terreno, e, in uno stesso terreno, varia in base alla profondità, alla stagione, al clima, alle coltivazioni e ai concimi eventualmente utilizzati; in generale, i terreni più adatti alle coltivazioni sono quelli a r. neutra oppure leggermente tendente verso l'acidità o l'alcalinità, mentre una spiccata tendenza a r. acida o alcalina rende il terreno sterile.

- Elettr.

- In un quadripolo, interazione fra grandezze d'uscita e d'entrata. In un amplificatore si ha r. quando una frazione della tensione di uscita, detta tensione di r., è riportata all'ingresso dell'amplificatore in modo che vada a sommarsi alla tensione applicata. La r. può essere voluta (r. controllata), o dovuta ad accoppiamenti che insorgono liberamente tra l'entrata e l'uscita dell'amplificatore (r. libera o spontanea); il circuito attraverso il quale avviene la r. prende il nome di quadripolo di r. Se la tensione di r. è in accordo di fase con la tensione applicata, si ha r. positiva, in caso contrario si ha r. negativa. - Med. - Fenomeno elementare e istantaneo, come un riflesso, che caratterizza determinate condizioni patologiche: r. miastenica.

║ Modificazione che si sviluppa nell'organismo in risposta a variazioni dell'ambiente interno, di complessità e durata variabili: r. febbrile.

║ Negli esami clinici di laboratorio, azione svolta da una o più sostanze su un campione di materiale biologico.

- Psicol.

- Qualunque attività dell'organismo umano o animale che si verifica come conseguenza di una stimolazione. Il tempo che intercorre tra la somministrazione dello stimolo e la risposta del soggetto viene detto tempo di r.

R. esogena: in psichiatria, sindrome psicotica dovuta a un agente nocivo che agisce sulla psiche dall'esterno.

R. psicogena: in psichiatria, sindrome clinica provocata da un avvenimento realmente avvenuto e ricco di contenuto emotivo.

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Siero.

(dal latino serum: parte acquosa del latte). La parte di un liquido organico che resta fluida dopo la coagulazione.

- Psicol.

- S. della verità: espressione impropria, ma largamente diffusa, con cui si indicano i farmaci che portano il paziente a uno stato simile al sonno; è usato durante la psicoterapia o per ottenere informazioni.

- Alim.

- S. di latte: nella preparazione dei formaggi, il liquido giallo-verdastro, torbido, che si separa dal latte; rispetto a quest'ultimo, è privo del caseinogeno, povero di grassi e ricco di particolari sostanze di natura proteica dette albuminose del s. Pur variando a seconda del formaggio che si sta producendo, il s. è generalmente costituito per il 92-93% d'acqua e per il resto di lattosio (5%), proteine (1%), grassi (0,5-1%), sali minerali (0,6-0,7%). Esso è utilizzato per la preparazione del burro e della ricotta, nonché per l'alimentazione dei suini (mescolato con cruschello e farina di granone).

- Fisiol.

- S. fisiologico: denominazione impropria della soluzione fisiologica che si ottiene a partire dal cloruro di sodio; viene utilizzata in terapia per impacchi e somministrazioni parenterali.

S. del sangue: parte non corpuscolata del sangue che si separa da questo dopo la coagulazione. È un liquido di colore giallo che si differenzia dal plasma sanguigno per l'assenza del fibrinogeno.

S. antilinfocitario: quello contenente anticorpi attivi contro i linfociti; viene utilizzato nel trattamento di pazienti sottoposti a trapianti di organi al fine di scongiurare il pericolo di una crisi di rigetto.

S. immune: s. animale che contiene dosi elevate di anticorpi per uno o più antigeni. Si ottiene da animali immunizzati; dopo essere stato purificato, viene inoculato nell'uomo o in altri animali allo scopo di dare immunità passiva nei confronti di malattie quali il tetano, la rosolia, la rabbia, ecc.

- Patol.

- Malattia da s.: sindrome anafilattica che può intervenire nel corso di una sieroterapia; si manifesta per lo più all'inizio del trattamento. Sono due le forme tipiche della malattia: la prima provoca un'eruzione cutanea esantematica; la seconda, oltre a fenomeni cutanei analoghi ai precedenti, può determinare un vero e proprio shock anafilattico. In entrambi i casi la causa è una reazione anafilattica tra le proteine del s. che fungono da antigeni e gli anticorpi in seguito elaborati dall'organismo. La malattia ha decorso benigno e si risolve nel giro di pochi giorni ricorrendo a preparati antistaminici o a cortisonici.

Tensione.

L'atto e l'effetto dell'allontanare le estremità di un oggetto tirando per quanto possibile, in modo che l'oggetto occupi per intero la lunghezza di cui è capace. Lo stato di ciò che è teso.

T. nervosa: stato di eccitazione nervosa in cui si trova un individuo in momenti di particolare difficoltà o dopo un qualsiasi avvenimento che ha richiesto un eccezionale sforzo fisico o psichico. Preoccupazione.

║ Fig.

- Con riferimento ai rapporti tra individui, gruppi, partiti o classi sociali, situazione di contrasto, di ostilità più o meno latente, con conseguente irrigidimento delle reciproche relazioni.

- Fisiol.

- T. sanguigna o arteriosa: la pressione che il sangue esercita sui vasi sanguigni (V. PRESSIONE).

- Econ.

- T. monetaria: circolazione monetaria rapida e abbondante che provoca un innalzamento dei prezzi.

- Chim.

- La sollecitazione generica che si esercita tra le molecole di un corpo solido sottoposto a una forza che tende a deformarlo.

- Mecc.

- Nella meccanica dei sistemi continui, sinonimo di sforzo specifico (V. SFORZO) o di una sua componente: t. tangenziali.

T. interna: t. presente in un corpo in assenza di forze esterne. Le t. interne si manifestano generalmente quando sono state superate le t. di snervamento nel corpo o in alcune sue parti, durante lavorazioni, trattamenti termici, ecc.

- Fis.

- Forza di trazione; il termine t. viene anche utilizzato per indicare sforzi tangenziali.

║ Stato particolare di un qualsiasi sistema fisico quantizzabile con una misura di energia. In questa accezione, il termine t. può indicare la naturale proprietà della materia di portarsi in equilibrio a una data pressione nei tre stati di aggregazione liquido, solido, vapore; si parla in questo caso di t. di vapore, che è trascurabile per la materia allo stato solido, mentre è considerevole per la materia allo stato liquido.

T. interfaciale o interfacciale: forza, riferita all'unità di lunghezza, che agisce tangenzialmente alla superficie di separazione fra due fasi di un sistema, con direzione normale a ogni elemento lineare della superficie stessa. È dovuta al fatto che le azioni che si esercitano sulle molecole dello strato superficiale di un liquido non sono simmetriche; essa è fisicamente equivalente all'energia libera interfaciale. In un sistema liquido-liquido, in particolare, il valore della t. interfaciale consente di determinare se un liquido può o meno allargarsi spontaneamente sull'altro. A tale scopo, si definisce lavoro di coesione di un liquido A il lavoro necessario per separare il liquido A contenuto in un cilindro con sezione trasversale unitaria in due parti, aventi due nuove superfici di separazione liquido-gas. Si consideri ora un sistema costituito da due liquidi diversi, A e B: affinché il liquido A possa allargarsi spontaneamente sul liquido B, occorre che la differenza fra il lavoro di coesione di B e il lavoro di coesione del liquido A che si spande sia maggiore della t. interfaciale; in caso contrario, A si raccoglie sotto forma di goccioline sulla superficie di B. Tale relazione si applica rigorosamente solo a liquidi che possano essere considerati completamente immiscibili tra loro. Le forze di t. interfaciale assumono fondamentale importanza nello studio di numerosi fenomeni biologici a livello chimico-fisico; esse intervengono anche nei fenomeni di capillarità e nello studio della dinamica delle soluzioni circolanti nel terreno agrario.

T. superficiale: t. interfaciale che agisce in un'interfase liquido-gas. Essa è causata dalla distribuzione non bilanciata delle forze agenti sulle molecole alla superficie di separazione, a differenza di quanto accade per le molecole poste all'interno, che sono circondate da altre molecole con un conseguente bilanciamento delle forze intermolecolari; il numero assai inferiore delle molecole presenti, per unità di volume, nella fase gassosa rispetto a quella liquida giustifica il fatto che la forza presente alla superficie del liquido sia diretta verso l'interno, in direzione normale alla superficie del liquido. Per aumentare l'area della superficie di un liquido, pertanto, è necessario fornire energia, cioè compiere un lavoro: l'energia necessaria per aumentare di un'unità di area la superficie di un liquido viene detta energia libera superficiale, grandezza fondamentale che regola tutti i fenomeni superficiali. Alla t. superficiale si deve, tra l'altro, la forma sferica delle gocce e la contrattilità delle lamine liquide, ovvero l'assimilazione delle superfici liquide a membrane tese.

- Elettr.

- Alta t.: ogni t. elettrica superiore a 500 volt.

T. elettrica: differenza di potenziale elettrico tra due punti di un conduttore o di un circuito. In senso assoluto, il termine t. indica generalmente una differenza di potenziale rispetto alla terra o a un conduttore di riferimento: applicare una t. a un conduttore. Nel sistema di misura internazionale l'unità di misura della t. è il volt: 1 volt rappresenta la differenza di potenziale che occorre avere tra i due morsetti di un circuito affinché una quantità di cariche pari a 1 Coulomb compia un lavoro pari a 1 Joule.

T. efficace: in un circuito a corrente alternata, valore V della t. istantanea massima che, applicata a un circuito puramente resistivo, provocherebbe una dissipazione di calore per effetto Joule pari a quella provocata da una equivalente t. continua V.

Superficiale.

Che si trova in superficie, che forma la superficie o si estende su una superficie, che riguarda una superficie: gli strati s. della crosta terrestre.

Acque s. o di superficie: quelle che scorrono sulla superficie terrestre, come i fiumi e i torrenti, così chiamate in contrapposizione alle acque sotterranee.

║ Che resta in superficie o penetra di poco al di sotto di essa: un taglio s.

║ Fig.

- Con valore limitativo, che si ferma all'esteriorità, all'apparenza delle cose senza approfondirle: la tua osservazione è molto s.

║ Fig.

- Vago, generico, approssimativo: la sua conoscenza dell'argomento è molto s.

║ Fig.

- Eseguito in modo rapido, sbrigativo, con poca attenzione: una pulizia s.

║ Di persona che nella sfera affettiva, nelle relazioni interpersonali, negli studi, nelle riflessioni non è in grado di andare oltre l'aspetto esteriore delle cose e di approfondirle con serietà; leggero, fatuo: è un uomo s.

- Fis.

- Energia s., tensione s.: forza di coesione, dovuta alle attrazioni molecolari, che si manifesta alle superfici libere dei liquidi.

Stato s.: espressione designante la localizzazione alla superficie di un corpo, generalmente solido, di stati energetici che presentano caratteristiche differenti da quelle che si hanno all'interno.

- Biol.

- Segmentazione s.: segmentazione parziale o meroblastica dell'uovo tipica di molti artropodi, con uova centrolecitiche, consistente nella produzione di uno strato di cellule attorno alla massa centrale del tuorlo.

║ In alcuni invertebrati, quel tipo di metameria implicante la segmentazione della sola cuticola, ma non dei sistemi organici che si trovano a un livello più profondo.

- Ling.

- Linguistica s. o della norma: quella branca della disciplina che si occupa dei fenomeni linguistici nelle loro manifestazioni effettive e normali, in contrapposizione alla linguistica profonda e sistemica, che li studia come realizzazioni potenziali e astratte.

Struttura s.: nella grammatica generativa o trasformazionale designa, in contrapposizione alla struttura profonda, il rapporto sintagmatico immediatamente percepibile in un enunciato (V. STRUTTURA).

- Agr.

- Terreno s.: terreno la cui scarsa profondità è dovuta alla presenza di uno strato di rocce che ostacola la realizzazione dei lavori e la penetrazione delle radici.

- Bot.

- Radici s.: che si sviluppano e si allungano orizzontalmente, senza allontanarsi dalla superficie del terreno e senza penetrare in profondità.

Antìgene.

In immunologia, qualsiasi sostanza che, introdotta nell'organismo per via parenterale, produce una particolare sostanza detta anticorpo, in grado di legarsi all'a. induttore per disattivarlo o distruggerlo. Gli a. possono essere di tipo diverso: batteri, sieri, proteine, polisaccaridi, lipidi complessi, glicoprotidi, glicolipidi. Si dividono in due categorie: a. completi o immunogeni, caratterizzati da immunogenicità (cioè la capacità di formare anticorpi) e antigenicità (cioè la proprietà di reagire selettivamente con alcuni anticorpi e non con altri) e a. incompleti o apteni, nei quali manca la immunogenicità, mentre è presente l'antigenicità. La conoscenza degli a. è molto importante sia nel campo della diagnosi di alcune malattie, sia per quanto concerne la profilassi, che si attua mediante vaccini preventivi.

A. Australia: così chiamato perché individuato la prima volta in un aborigeno australiano, è considerato l'agente eziologico dell'epatite virale di tipo B.

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