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Mefistòfele.

Opera lirica in un prologo, quattro atti e un epilogo, musicata da Arrigo Boito che ne scrisse anche il libretto ispirandosi al Faust di Goethe. Fu rappresentata per la prima volta nel 1868 alla Scala di Milano, ma non ebbe successo. Una seconda versione andò in scena il 4 ottobre 1875 al Teatro Comunale di Bologna. La vicenda ha luogo in cielo, nella Germania del Medioevo e nell'antica Grecia. Mefistofele, lo spirito del male, scommette col Cielo di portare con sé all'inferno l'anima del dottor Faust. Sotto le sembianze di un cavaliere, Mefistofele si presenta a Faust, proponendogli un patto: in cambio della soddisfazione di qualunque suo desiderio, dovrà seguirlo, un giorno, nel regno demoniaco. Faust accetta. Riacquistata la gioventù, corteggia la bella Margherita. Sul monte delle streghe ha luogo la notte del Sabba e Mefistofele, accompagnato da Faust, vi assiste. Diavoli e streghe, nella loro ridda infernale, rendono loro omaggio. Intanto Margherita, accusata di aver ucciso il bimbo nato dal suo amore con Faust, è rinchiusa in prigione. Sempre accompagnato da Mefistofele, Faust si reca nel carcere, deciso a liberare la sua amante; ma questa, prossima ormai alla morte, invoca nel delirio il perdono di Dio. E lo ottiene, sicché, quando muore, la sua anima è salva. L'azione si sposta nell'Attica dove Elena sta rievocando l'incendio di Troia. Appare Faust in veste di cavaliere e incanta la donna. Ha quindi luogo il Sabba romantico: è un'allusione all'unione della bellezza greca con quella germanica e alla fusione dello spirito classico con quello romantico. Faust ha ripercorso la lunga strada della sua rinnovata vita; è ormai vecchio e il suo pensiero si rivolge nuovamente a Dio. Invano Mefistofele si prodiga per convincerlo a rimanere al suo fianco; Faust, impugnando il Vangelo, muore invocando il Signore mentre Mefistofele scompare sotto terra in una nuvola di fumo infernale.