(o
medio-orientale). Che si trova in Medio Oriente, che è relativo
al Medio Oriente. • St. -
Questione m.: termine con il quale si
indica la situazione di instabilità politica e l'insieme dei conflitti
che si sono verificati in Medio Oriente dalla metà del XX sec. La nascita
nel 1948 dello Stato d'Israele (costituito sulla base di una risoluzione
dell'ONU votata con il consenso di Stati Uniti e Unione Sovietica per la
spartizione della Palestina in due Stati, uno ebraico e l'altro arabo) fu
l'avvenimento che aggravò una situazione politicamente già da
tempo precaria. La risoluzione infatti, respinta dagli Stati arabi,
provocò una serie di scontri, atti terroristici e rappresaglie armate,
che nello stesso 1948 innescarono il conflitto arabo-israeliano. Gli armistizi
sottoscritti nel 1949 dal Governo di Israele con tutti i Paesi arabi (con
l'esclusione dell'Iraq) lasciarono tuttavia irrisolti i problemi più
urgenti, compreso quello dell'estensione del territorio israeliano che, durante
il conflitto, si era allargato al di là dei confini previsti dal piano di
spartizione dell'ONU. Contrasti, violazioni e sconfinamenti si susseguirono
senza interruzione negli anni seguenti. Gli incidenti si intensificarono nel
corso del 1955, fino allo sconfinamento di forze israeliane in territorio
siriano (zona del Lago di Tiberiade), severamente condannato dall'ONU. Una nuova
grave crisi trovò alimento nel conflitto di interessi tra le potenze
occidentali in merito al finanziamento per la costruzione della diga di Assuan:
il contrasto si acuì con la nazionalizzazione della Compagnia del Canale
di Suez da parte del Governo egiziano; Israele approfittò della tensione
per mobilitare le proprie truppe. Forti dell'iniziativa bellica
franco-britannica, nel 1956 le truppe israeliane occuparono l'intero Sinai. La
minaccia sovietica e il pronto intervento dell'ONU indussero Inghilterra e
Francia a desistere e Israele a ritirare le proprie truppe dai territori
egiziani occupati. Dopo un decennio di tregua, nel 1967 l'esercito israeliano
arrivò fino al Canale di Suez e sulle rive del Giordano. Nonostante la
condanna da parte dell'ONU, Israele rifiutò di ritirarsi dalle zone
occupate militarmente. Approvato il piano di pace proposto dall'ONU, nel 1970 i
due Paesi avviarono una serie di difficili negoziati: essi portarono infine ad
una parziale soluzione nel 1974 con la firma di un accordo che consentiva la
riapertura del Canale di Suez nel 1975. Al già grave problema della
questione
m., incentrato sul conflitto arabo-israeliano e sulla questione
dei profughi palestinesi, si aggiunse nel 1976 il problema del Libano, dilaniato
dalla guerra civile e divenuto terreno di scontro tra musulmani filo-palestinesi
e cristiano-maroniti sostenuti da Israele. Grazie alla mediazione statunitense
si giunse nel 1978 ad un'intesa che prevedeva un trattato di pace subordinato al
ritiro delle truppe israeliane dal Sinai, la definizione di principi-base per
futuri accordi fra Israele e Stati arabi, al fine di raggiungere la pace in
tutto il Medio Oriente, il ritiro delle forze dell'ONU dalla zona del conflitto.
Nonostante tali accordi la situazione rimase precaria, come dimostrarono gli
scontri tra Israele e Iraq del 1981. Ulteriori fattori di crisi e di
instabilità furono la rivoluzione islamica di Khomeini in Iran e il
divario creatosi all'interno dello stesso Medio Oriente tra Paesi ricchi e Paesi
privi di materie prime quali il petrolio, che costituì una potente arma
di pressione politica ed economica sull'Occidente e sul sistema di alleanze. Nel
1982 la crisi libanese precipitò con l'avanzata israeliana, che costrinse
i Palestinesi guidati da Arafat ad evacuare Beirut. Mentre si intensificavano i
tentativi di giungere ad un definitivo piano di pace, si allargava però
anche il fenomeno del terrorismo, che nel giro di pochi anni coinvolse l'intero
bacino del Mar Mediterraneo. La guerra tra Iran e Iraq (1983), sostenuta dai
Paesi arabi moderati che temevano l'espansione dell'integralismo islamico di
Khomeini, si concluse solo dopo cinque anni, nel 1988. Alla fine del 1987,
intanto, nei territori occupati di Gaza e Cisgiordania scoppiò la rivolta
popolare -
intifada (V.)- che, malgrado la dura repressione, continuò
per anni. L'OLP di Arafat, rafforzato dalla rivolta, proclamò nel 1988 ad
Algeri la nascita di uno Stato palestinese e riconobbe in modo indiretto lo
Stato d'Israele. Mentre continuavano gli scontri nel Libano, occupato
militarmente a Est dalla Siria e a Sud da Israele e teatro di continui scontri
tra le fazioni sciite e palestinesi e quelle cristiano-maronite, nel 1990 l'Iraq
invase il Kuwait, provocando nuove gravi tensioni che coinvolsero tutti gli
Stati arabi e che sfociarono nei primi mesi del 1991 nella cosiddetta guerra del
Golfo (V. GOLFO, GUERRA DEL), che si concluse con
il ritiro dell'Iraq. Alla fine dello stesso anno sembrò aprirsi uno
spiraglio per la conclusione della questione
m.: per la prima volta,
infatti, Israeliani e Palestinesi si incontrarono a Madrid dando il via a
difficili trattative che, dopo interruzioni e incertezze, portarono nel 1993
alla dichiarazione della disponibilità di Israele e OLP a un
riconoscimento reciproco. Inoltre un piano di pace prevedeva, entro la primavera
1994, l'evacuazione dell'esercito israeliano e l'instaurazione di
un'autorità autonoma palestinese, sotto l'egida dell'OLP, nelle zone di
Gaza e Gerico. Il riconoscimento ufficiale fra Israele e OLP avvenne a
Washington nel settembre 1993. Il processo di pace, ostacolato dall'estremismo
palestinese che attuò una lunga serie di attentati, proseguì con
la firma da parte di Rabin e Arafat, nel 1994, di un nuovo importante trattato
riguardante l'autonomia dei territori di Gaza e Gerico: esso sanciva la fine
dello stato di belligeranza tra le due Nazioni. Il documento affrontava in
particolare le modalità del ritiro militare israeliano, le funzioni e i
limiti giurisdizionali del nuovo organismo di autogoverno palestinese, il
mandato della polizia palestinese e i suoi rapporti con le forze dell'ordine
israeliane. Dopo l'assassinio del leader israeliano Rabin, avvenuto per mano di
un estremista ebreo nel 1995, un altro importante passo sulla strada della
pacificazione fu compiuto nel 1996, quando il Consiglio nazionale palestinese
approvò a larga maggioranza l'eliminazione degli articoli che nella Carta
dell'OLP prevedevano la distruzione dell'elemento sionista. Tuttavia, nel
settembre del 2000, dopo che invano due mesi prima il presidente degli Usa B.
Clinton aveva cercato di condurre le parti a un accordo definitivo, la
situazione precipitò nuovamente, con la rivolta palestinese scatenatasi a
seguito della visita del leader del Likud A. Sharon alla Spianata delle Moschee. Prese avvio, allora, la
seconda intifada (V. ISRAELE).