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Meccanicismo.

Ogni concezione che consideri i fenomeni, tanto fisici quanto spirituali, come il prodotto di una pura causalità meccanica. ║ Carattere di un'attività svolta meccanicamente, per cui si usano macchine o si applicano meccanismi. ║ Fig. - Carattere di un'attività svolta senza spontaneità o inventiva, ma procedendo meccanicamente, sulla base di schemi preordinati. • Filos. - Concezione filosofica secondo cui i fenomeni naturali si comportano col rigore e il determinismo di una macchina. Pertanto, ogni concezione meccanicistica è anche deterministica. Con significato più particolare, per m. si intende la teoria che riduce i fenomeni biologici a perfezionamenti naturali fisico-chimici. Prima asserzione di una concezione meccanicistica fu l'atomismo di Democrito, sviluppato poi da Epicuro e divulgato da Lucrezio. Lasciata cadere dai pensatori successivi, la concezione meccanicistica fu ripresa all'inizio dell'età moderna, quando la filosofia corpuscolare, basata sull'atomismo democriteo-epicureo, fu riscoperta e riproposta come dottrina alternativa alla metafisica aristotelica e all'idealismo platonico, soprattutto nel XVII sec., alla luce di nuove scoperte scientifiche e delle innovazioni metodologiche e matematiche. Lo stesso J. Keplero paragonò l'universo a un grande orologio, i cui fenomeni erano dunque spiegabili solo sulla base delle leggi della materia e del movimento. Contribuirono alla divulgazione del m. scienziati e filosofi come G. Galilei, R. Descartes e T. Hobbes e alcuni illuministi francesi del XVIII sec., tutti accomunati dalla volontà di escludere dalla scienza le qualità occulte e le cause finali, che non trovavano più corresponsione nei nuovi metodi matematici. Le spiegazioni meccaniche dei fenomeni naturali non escludevano, però, quelle teologiche: Descartes concepiva l'universo e il corpo in termini puramente fisico-meccanici, ma la sostanza pensante era esclusa dal m. D'altra parte le teorie meccanicistiche spesso si accompagnavano al materialismo, per il quale non solo i fenomeni fisico-biologici erano determinati da leggi meccaniche, ma anche la vita spirituale dell'uomo, poiché la sua psiche altro non era che il risultato degli effetti dei movimenti corpuscolari del sistema nervoso. Assertori di teorie di tipo materialistico-meccanicistico furono lo stesso Democrito, T. Hobbes, gli illuministi C.-A. Helvétius, J.O. de La Mettrie, P.-H.D. Holbach e i positivisti G. Büchner e J. Moleschott. Nel significato più generale del termine, il m. raggiunse l'apice nella teoria dei modelli meccanici enunciata nel XIX sec. da pensatori quali E. Maxwell, W.Th. Kelvin, H. Hertz, H. Helmholtz. Questa teoria pretendeva di spiegare tutti i fenomeni, compresi quelli elettromagnetici, considerandoli determinati da particelle in moto. Entrata in crisi verso la fine del XIX sec., la concezione meccanicistica è poi caduta in pressoché totale discredito. • Fis. - Cospicua influenza ebbero sulle concezioni meccanicistiche gli sviluppi della meccanica. Una profonda modificazione delle vedute geometrico-cinematiche di Descartes si attuò con I. Newton, cui è dovuta l'introduzione di un elemento nuovo: la forza a distanza, quella di gravitazione in particolare. I successi scientifici conseguiti aprirono nuove prospettive alle concezioni meccanicistiche e inizialmente si credette di poter dare la chiave di ogni fenomeno naturale con il m. A questo furono rivolte le ricerche dell'astronomo P.-S. Laplace e del matematico G.L. Lagrange (XVIII-XIX sec.), che sostenevano la possibilità matematica di ricostruire la storia passata e futura di un qualunque corpo, in quanto materiale, con un sistema di equazioni differenziali, una volta conosciute le condizioni iniziali. Tuttavia, già nella prima metà dell'800, alla luce degli studi di termodinamica e di magnetismo, l'ipotesi della non-ereditarietà, basilare per la meccanica classica, si rivelò in molti casi inaccettabile. Così, alla fine del XIX sec., l'applicazione dello schema meccanicistico fu limitato alla sola meccanica. La possibilità di utilizzazione del m. resta tuttora valida nella fisica macroscopica, ma non nella fisica atomica e subatomica, per le conseguenze della quantizzazione e le correzioni relativistiche, che privano, nel microscopico, il determinismo meccanicistico di significato. • Biol. - Il m. biologico è connesso con il materialismo, secondo il quale i fenomeni vitali sono interpretabili solo sulla base di leggi fisiche e chimiche, con l'esclusione di ogni principio metafisico e finalistico. L'individualità morfologica, fisiologica, psichica dell'organismo è il risultato dei processi fisici e chimici elementari, tutti completamente spiegabili con i metodi e con i principi delle scienze fisiche. A questa concezione si oppone il vitalismo, per il quale l'organismo è costituito da elementi morfologici ed è il risultato di processi fisici e chimici fondamentali, ma vi si accompagna un'entità metafisica, irriducibile ai fenomeni fisico-chimici. Il m. biologico fu enunciato per la prima volta da Democrito, per il quale anche l'anima era composta di atomi e come tale era mortale. Il vitalismo, invece, è proprio della concezione aristotelica dell'anima, il principio della vita, ma immateriale e immortale. Il vitalismo aristotelico e la sua concezione dell'anima assunsero valore dogmatico, dominando per lunghi secoli nella biologia. Ma nei secc. XVII e XVIII e soprattutto nel XIX sec., con il darwinismo, prevalsero le teorie meccanicistiche. Tuttavia, l'eccesso antidogmatico del m. generò a sua volta una reazione vitalistica, per la quale il m. non poteva spiegare tutti i fenomeni vitali e il mistero della vita. Attualmente i biologi preferiscono limitare il m. a un puro strumento metodologico di ricerca, evitando, nel contempo, di assumere rigide posizioni aprioristiche che siano di ostacolo al puro spirito della sperimentazione e del progresso scientifico.