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Mazdeismo.

(dall'avestico mazdāh: onnisciente, epiteto che accompagna il nome del dio supremo Ahura). Equivalente di Zoroastrismo, in quanto religione diffusa nell'Iran antico in particolare nel periodo compreso fra l'Età achemenide e la conquista araba (VI sec. a.C. - VII sec. d.C.). Gli studi più recenti hanno però introdotto una distinzione fra i due termini M. e Zoroastrismo: mentre il primo avrebbe significato più lato, indicando la religione etnica dell'Iran in quanto differenziatasi da quella vedica di comune ascendenza, il secondo sarebbe da attribuire alla predicazione esoterica specifica di Zoroastro (V.). Sulla base di un sostrato religioso politeista- naturalista, si innestarono gli elementi monoteistici della riforma religiosa operata dal profeta e fondatore Zoroastro: ne sortì un sistema non omogeneo nei suoi caratteri che, sotto la tutela di una classe sacerdotale - i Magi - evolse gradualmente nella forma più tarda del cosiddetto "dualismo" sassanide (III sec. d.C.). Non è perciò agevole distinguere le originali innovazioni che Zoroastro apportò alla religione tradizionale: parte dei suoi insegnamenti sono riconoscibili comunque nelle Gathā, la parte più antica dell'Avesta (V.), testo sacro del M. Rispetto al politeismo proprio della religione indoiranica, Zoroastro introdusse la figura del dio unico Ahura Mazdāh, creatore, onnisciente, custode della verità contro l'errore: le altre divinità, i daēva del pantheon tradizionale (collegati o a fenomeni naturali o a valenze sociali ed etiche) furono assimilati a demoni (da tale degradazione nacque lo scollamento semantico tra il termine gathico e il corrispondente vedico daēva, che continuò ad indicare figure divine) ed esclusi dal culto. L'Avesta pone attorno a lui, comunque, entità che chiama yazata: venerabili (il sole, la luna, il fuoco, le acque, ecc.) che appartengono alla sua creazione benefica. Accanto al monoteismo, altra concezione fondamentale del M. è il dualismo tra asha (il bene come verità, ordine cosmico, sociale ed individuale) e drug (la menzogna, l'ignoranza del vero e il disordine cosmico), opzioni tra cui ogni ente è chiamato a compiere una scelta, a partire dallo stesso Ahura Mazdāh, attraverso la via dei buoni pensieri, delle buone parole e delle buone azioni. È un tratto sorprendentemente moderno del M., se confrontato alle concezioni fatalistiche e deterministiche di tante religioni coeve, questo grande spazio concesso alla libertà e alla volontà degli esseri di scegliere il proprio destino. Nelle Gatha Ahura Mazdāh è circondato dagli Amesha Spenta: i "benefici immortali", che rappresentano gli aspetti del dio, le funzioni attraverso le quali egli articola la propria unicità nel molteplice e nel definito della creazione: Vohu manah (la buona mente), Asha (l'ordine), Khshathra (la regalità), Armaiti (la pietà), Haurvatāt (la totalità), Ameretāt (l'immortalità). Ad essi si aggiungono i due Mainyu (spirito), emanazioni gemelle della stessa divinità, che nella scelta opposta tra asha e drug divengono rispettivamente impulso al bene (Spenta Mainyu) e al male (Angra Mainyu). Alla buona creazione di Ahura Mazdāh e della sua ipostasi Spenta Mainyu, si contrappone il regno della malvagità di Angra Mainyu, a cui appartengono i daeva, con l'obiettivo di distruggere ogni realtà. Tutto il male che esiste nel mondo, perciò non compreso nel disegno della creazione originaria di Ahura Mazdāh, viene imputato a tale spirito maligno, che sarà debellato solo alla fine delle cose, con la vittoria definitiva del bene. L'uomo però, in attesa di questa liberazione finale, può difendersi dal male e perseverare nella sua scelta per il bene mediante il culto e, in particolare, con i riti connessi al fuoco (atar), elemento purificatore per eccellenza, o con la preparazione e degustazione dell'haoma, bevanda inebriante. La corretta pratica rituale, infatti, conferisce all'uomo la maga, la capacità di conoscere le realtà superiori e quindi il potere di intervenire con efficacia nel mondo materiale. Nel M., per la prima volta, è introdotta una dimensione escatologica e salvifica non solo a livello personale; in questo ambito è prevista anche una risurrezione dei corpi, ma anche cosmica (frasho-kereti). Tremila anni dopo la venuta di Zoroastro (che secondo la tradizione visse a sua volta tremila anni dopo Gayomart, primo uomo), suo figlio Saoshyant, il salvatore, condurrà la battaglia finale contro i demoni, mentre Ahura Mazdāh annienterà Angra Mainyu: la resurrezione dei morti e il giudizio finale dei singoli, in base alle azioni compiute, porranno il sigillo al rinnovamento e alla trasformazione del mondo. Appare evidente quanto le innovazioni teologiche ed etiche del M. abbiano influenzato in diversi ambiti l'Ebraismo e, per suo tramite, il Cristianesimo e l'Islamismo: si pensi all'idea di giudizio finale, alla fede nell'immortalità e nella resurrezione dell'individuo, alla dottrina su angeli e demoni, ecc. È inoltre significativo il fatto che Zoroastro per primo elaborò una concezione lineare della storia, che prevedeva il termine della medesima: fu la prima variante rispetto ai modelli ciclici di sviluppo temporale del cosmo che erano propri sia dell'ambito mesopotamico sia di quello ario-indiano. La fase più tarda del M., in particolare in epoca sassanide, accentuò le conseguenze dell'impostazione dualistica (che si avvicinò sempre più alle implicazioni gnostiche) e della dottrina escatologica. Le figure di Ahura e di Spenta Mainyu si fusero in quella di Ōhrmazd, principio del bene, concepita come paritaria, ancorché in antagonismo, con quella di Ariman (evoluzione dell'avestico Angra Mainyu), principio del male. Con la conquista musulmana il M. perse forza nella sua terra d'origine, convertita all'Islam, e le comunità di fedeli al M. si trasferirono in India: ad esse risalgono gli attuali Parsi (V.).