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Matriarcato.

(dal latino mater: madre e dal greco arché: governo). Tipo di società in cui l'autorità e il potere spettano alle donne, che assumono un ruolo preminente rispetto agli uomini. • Encicl. – È sinonimo di ginecocrazia. Con questa valenza il termine è stato utilizzato dal giurista svizzero J.J. Bachofen, nella sua opera Il diritto matriarcale: un saggio sulla ginecocrazia del mondo antico nella sua natura religiosa e giuridica, pubblicata in Svizzera nel 1861. In essa, studiando i primi stadi di sviluppo della società greca e latina, Bachofen tentò una ricostruzione del mondo mediterraneo negli aspetti che attestano il prevalere dell'archetipo femminile (della Grande Madre, di Ishtar o di Afrodite). Venne così elaborando la teoria secondo cui la società umana, nella sua parabola evolutiva, avrebbe attraversato una fase matriarcale, anteriormente all'affermazione della attuale fase patriarcale. Tale teoria si basa sull'erroneo presupposto di una originaria promiscuità sessuale che, rendendo impossibile l'accertamento della paternità dei figli, avrebbe favorito la discendenza matrilineare e il ruolo egemone della donna anche in ambito sociale e politico. In realtà tale promiscuità sessuale originaria è oggi negata dagli etnologi, poiché non si è mai riscontrato in seno alle culture antiche o contemporanee l'esistenza di questo costume in forma istituzionalizzata. Anche se orge e licenze sessuali, forme di "prostituzione di ospitalità" e di "concubinaggio promiscuo" sono spesso segnalate presso numerose popolazioni, soprattutto in occasione di feste religiose e cerimonie sacre, si tratta sempre di rotture rituali dell'ordine costituito, che resta comunque basato su istituzioni e rapporti sociali fortemente radicati quali il matrimonio, le leggi esogamiche, le relazioni di parentela, ecc. I comportamenti trasgressivi delle regole sociali vigenti sono ammessi e anzi sanciti pubblicamente solo in particolari occasioni, peraltro rigorosamente codificate, proprio allo scopo di mantenere, attraverso l'inversione della norma, il controllo sociale. Il concetto di m. nel senso inteso da Bachofen è stato dunque ridimensionato, e attualmente il termine stesso è caduto in disuso. Del resto, anche laddove la discendenza si tramanda genealogicamente in senso matrilineare, e l'eredità e il potere si trasmettono solo all'interno del clan materno, sono i parenti maschili della donna che godono dei privilegi economici, sociali e politici: la donna occupa sempre una posizione subalterna o al massimo di quasi parità. Questo vale anche in quelle popolazioni dove apparentemente la donna sembra godere di grande rispetto e di notevole libertà. L'esempio più notevole è quello fornito dal sistema "matriarcale" del Nayar della costa Malabar dell'India meridionale, una popolazione non soltanto a discendenza matrilineare, ma che pratica la poliandria. Ogni fanciulla Nayar viene maritata ritualmente prima della pubertà con un uomo appartenente a una stirpe vincolata alla sua e che dopo il matrimonio non deve avere nessun contatto con la ragazza. Questo matrimonio rituale, invece, autorizza la ragazza, dopo la pubertà, ad avere rapporti sessuali con altri uomini in una sua casa apposita. Se la ragazza rimane incinta, uno di questi uomini deve riconoscere la propria paternità (anche se, ovviamente, la paternità biologica è spesso dubbia), ma non ha alcun obbligo per il mantenimento del figlio che apparterrà al gruppo gentilizio della madre. È evidente anche in questo caso come la poliandria sia finalizzata ad assicurare la permanenza della prole e del patrimonio all'interno del gruppo familiare di appartenenza della donna senza che questo comporti la violazione del tabù dell'incesto.