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Martinica.

Isola (1.128 kmq; 399.000 ab.) delle Piccole Antille, nel Mar delle Antille. Fa parte delle Antille Francesi insieme a Guadalupa e dipendenze. Capoluogo: Fort-de-France. Città principali: Lamartin, Le Marin, Saint Pierre. Dipartimento francese d'Oltremare, la M. è rappresentata nell'Assemblea Nazionale in Francia da quattro deputati e nel Senato da due membri. L'amministrazione è affidata a un prefetto. Moneta: franco della M. Lingua ufficiale: francese; è in uso un dialetto creolo-francese. Religione: cattolica. La popolazione è costituita da neri, mulatti, minoranze indiane, cinesi e bianchi. • Geogr. - Lunga 64 km e larga 22, l'isola è quasi completamente costituita da rocce vulcaniche. La costa orientale, orlata da banchi corallini, è di difficile accesso, mentre a Ovest si trova la profonda insenatura di Fort-de-France dove è situato un attivo porto. Il rilievo nella parte meridionale è formato da tufi intercalati con marne e calcari, ma l'erosione intensa ha ridotto l'altezza dei monti distruggendo gli antichi crateri (Montagne du Vauclin, 504 m). Nella parte settentrionale i vulcani più recenti raggiungono maggiori altezze, come la montagna La Pelée (1.397 m), celebre per la terribile eruzione del 1902 che distrusse la città di Sainte-Pierre con i suoi 30.000 abitanti. Il clima tropicale caldo e umido è mitigato dalle influenze marittime e dagli alisei. La piovosità è molto elevata durante tutto l'anno, ma prevalentemente nei mesi estivi. • Econ. - La risorsa economica principale è l'agricoltura. Assoluta prevalenza ha la coltivazione della canna da zucchero, utilizzata negli zuccherifici, nella distillazione del rhum e nella produzione di alcool. Colture di minore importanza sono quelle di cacao, caffè, ananas, patata, manioca, agrumi e pomodori, mentre notevole incremento ha avuto la produzione di banane. Le foreste, che coprono il 34,5% del territorio, forniscono legnami pregiati da ebanisteria, mogano e legno di rosa. Degni di nota sono anche l'allevamento (bovini, suini, ovini, caprini, cavalli) e la pesca, che concorrono a soddisfare il fabbisogno alimentare dell'isola. Le attività industriali, di scarso sviluppo, vertono sulla produzione di zucchero, rhum, conserve di frutta, birra e cemento. Esiste anche un'importante raffineria di petrolio. Le relazioni commerciali si svolgono in prevalenza con la Francia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Nelle importazioni prevalgono i manufatti, le materie prime (petrolio) e i tessuti, mentre le voci principali dell'esportazione sono lo zucchero, il rhum, le banane, gli ananas, i prodotti petroliferi e i fertilizzanti. L'industria turistica è molto sviluppata ed è dotata di ottime strutture. Nonostante l'economia sia fortemente sostenuta dagli aiuti finanziari della Francia e dei Paesi dell'OCSE, la bilancia commerciale è costantemente in negativo. • St. - Scoperta da Cristoforo Colombo nel 1493 durante il suo secondo viaggio ed esplorata nel 1502 nel corso del suo quarto viaggio, l'isola non venne tuttavia colonizzata dagli Spagnoli, costretti a rinunciarvi di fronte all'ostilità degli indigeni Caribi. Solo nel 1635 i Francesi vi sbarcarono e riuscirono a prenderne possesso, dopo aver sterminato i Caribi. Grazie all'importazione di manodopera africana, i Francesi impiantarono piantagioni di caffè, canna da zucchero e indaco, favorendo in tal modo la prosperità dell'isola. Attaccata nel 1674 dagli Olandesi, la M. fu poi occupata nel 1762 dagli Inglesi, durante la guerra dei Sette anni. Restituita alla Francia l'anno successivo, l'isola fu riorganizzata militarmente con truppe per la difesa. Nel 1790, sulla scia della Rivoluzione francese, i piantatori provocarono una ribellione al fine di ottenere uno statuto autonomo e nello stesso periodo anche i lavoratori neri organizzarono diverse insurrezioni. Di nuovo occupata dagli Inglesi nel 1794 e nel 1809, la M. tornò definitivamente alla Francia nel 1814. Nella seconda metà del XIX sec., grazie all'attuazione di importanti opere pubbliche, iniziò per l'isola un secondo periodo di prosperità economica. Nel corso della seconda guerra mondiale la M. si schierò con la Francia; occupata dalle truppe statunitensi dal novembre 1942 all'aprile 1945, venne poi creata Dipartimento francese d'Oltremare nel 1946. Negli anni Settanta la pessime condizioni dell'economia dell'isola provocarono forti tensioni sociali e violente manifestazioni antifrancesi. Si fece strada all'estrema sinistra, al di là dell'idea autonomista rappresentata dal Partito progressista martinicano, la tesi di una M. indipendente nel quadro di una federazione dei Caraibi. Nel 1992, l'instaurazione del mercato unico europeo aggravò la situazione economica, che venne a peggiorare ancora di più negli anni seguenti: la tensione sociale, in particolare, aumentò all'inizio del 1998, con la disoccupazione che era ormai giunta a colpire il 40% della popolazione attiva. • Lett. - Agli inizi del Novecento la produzione letteraria martinicana, che ricalcava più o meno da vicino i modelli francesi, era caratterizzata da una certa mediocrità. Una svolta importante venne dalla pubblicazione del romanzo Batouala (1921) di René Maran, nel quale per la prima volta furono manifestate violente critiche al sistema coloniale francese. Nel 1927 si formò intorno alla rivista "Lucioles" del poeta Gilbert Gratiant un movimento letterario che predicava un ritorno all'utilizzazione del creolo, al folclore e all'indigenismo. Nel 1932 Etienne Léro, René Ménil e Jules Monnerot fondarono a Parigi la rivista "Légitime défense", manifesto di sfida contro i colonizzatori delle Antille, di rivendicazione dell'autenticità negra e di adesione al Surrealismo e al Comunismo. Di contro, nel 1934 il poeta martinicano Aimé Césaire creò la rivista "L'etudiant noir", che si allontanava dal Surrealismo e dal Comunismo per rivendicare la priorità dei valori culturali africani contro l'imperialismo culturale francese. La ricerca di questi valori, fondamento delle culture negre, fu alla base della creazione a Fort-de-France della rivista "Tropici", sempre diretta, durante la guerra, da Aimé Césaire. Césaire rifiutava il folclore e l'indigenismo e operava un ritorno alle radici africane per ricercarvi uno stile di vita e di pensiero comune a tutta la razza negra. Tali concetti si concretizzarono poi nel dopoguerra, a Parigi, nel movimento della "negritudine", il cui manifesto fu il Cahier d'un retour au pays natal di Aimé Césaire, pubblicato nel 1939. A questo movimento aderirono molti poeti (Lionel Attuly, Charles Calixte, Georges Desportes) e romanzieri martinicani (Joseph Zobel, Raphäel Tardon, Mayotte Capécia, Léonard Sainville, Edouard Glissant). Proprio Edouard Glissant vinse nel 1958 il premio Renaudot con il romanzo La lézarde. Con il passare del tempo, si assistette a un impoverimento della "negritudine", decaduta a mero tema estetico-sentimentale e in questo senso duramente criticata da Frantz Fanon, uno dei più grandi autori socio-politici, ispiratore del pensiero rivoluzionario africano. Il pensiero di Fanon riuscì a orientare la letteratura martinicana verso l'impegno politico e sociale, espresso soprattutto nel teatro rivoluzionario di Auguste Macouba e nei poemi drammatici di Daniel Boukman. Negli anni Settanta alla "negritudine" si sostituì il tema dell'"antillanità", promosso da Edouard Glissant che, denunciando il miraggio africano come pura evasione poetica, intendeva ricollegare gli Antillani al proprio passato storico. Il tema della ricerca dell'identità perduta, soprattutto in vista di una presa di coscienza nazionale, ritorna nelle opere di maggior rilievo, da quelle di Césaire e Glissant, fino agli scritti dei grandi romanzieri moderni come Xavier Orville e Vincent Placoly. La descrizione della società attuale è condotta con satira sottile nei romanzi e nelle novelle di Joseph Obel, o con tocco impressionista nell'opera di Alain Rapon. Il desiderio di rivolgersi a un pubblico più vasto e una maggiore adesione alla cultura autoctona spingono molti prosatori (V. Placoly), poeti (J. Bernabé, R. Confiant, M.E. Désir) e autori teatrali (J. Alpha, C. Boulard, H. Melon) a fare uso del creolo.
Spiaggia nell'isola di Martinica (Piccole Antille)