(in greco
Margítēs). Poemetto greco di carattere satirico,
erroneamente attribuito dagli antichi a Omero, la cui composizione risulta
invece posteriore. Ancora conosciuto in una redazione integrale nel XII sec., il
testo andò successivamente perduto e solo nel 1954 fu scoperto un papiro
recante un frammento dell'opera. Il titolo riprende il nome del protagonista,
uomo sciocco e rozzo, incapace di concludere qualcosa di utile o di buono, che
alla sua ottusità unisce una sorta di malizia e di mordacità, che
però non giunge mai all'arguzia. Anche il metro usato, una serie non
omogenea di esametri e trimetri giambici alternati, rivela l'intento satirico
dell'anonimo autore, che unì la solennità del linguaggio epico
all'espressione popolare vivace e talvolta volgare.