Riformatore religioso e condottiero arabo, fondatore della religione musulmana.
Poco si sa intorno alla sua infanzia e giovinezza. Orfano di entrambi i genitori
a sei anni, crebbe presso i parenti del padre, finché non sposò la
ricca vedova Khadigia, da cui ebbe cinque figli e per conto della quale si
dedicò fin verso i quarant'anni alla pratica del commercio, compiendo
frequenti e lunghi viaggi attraverso la penisola araba. Poco egli ereditò
quindi della mentalità beduina, e il suo pensiero risentì
fortemente della sua origine cittadina e mercantile. I rapporti tra l'uomo e la
divinità, la morale enunciata e la stessa terminologia usata, portano
impressi i segni dell'ambiente mercantile in cui visse e da cui assorbì
il monoteismo di impronta giudaica e cristiana. Egli pervenne, verso il 610,
alla crisi religiosa che fu decisiva per la sua vita successiva e per la storia
del popolo arabo. Stando alla sua stessa testimonianza, la rivelazione della sua
missione di rinnovamento religioso sarebbe avvenuta sul monte Hira per bocca
dell'angelo Gabriele. Il messaggero celeste gli avrebbe ribadito il principio
dell'esistenza di un'unica divinità cui gli uomini devono sottomettersi
totalmente (
islam), il principio della resurrezione dopo la morte e
l'approssimarsi del giudizio universale. Ebbe la geniale capacità di
ripresentare il monoteismo giudaico-cristiano in chiave totalmente araba. Il
nuovo popolo eletto era quello arabo e arabo il profeta della nuova rivelazione
divina, per il cui tramite passava la via della salvezza.
M.
iniziò la sua predicazione nella città natale, La Mecca. La
prospettiva di un'esistenza ultraterrena attrasse ben presto verso di lui le
masse diseredate e buona parte del ceto medio. Ostile si mostrò invece
l'aristocrazia che deteneva il potere politico nella città, il monopolio
del commercio carovaniero e i cui esponenti ricoprivano le maggiori cariche
religiose, avendo fatto del politeismo il proprio simbolo. Per dieci anni il
profeta condusse la propria predicazione nella città, protetto
dall'influenza dei suoi ricchi parenti, contro l'ostruzionismo dei notabili che,
infine, riuscirono ad allontanarlo da La Mecca. Nel 622 si compì
così quell'
Egira (emigrazione) verso Medina da cui viene fatto
datare l'inizio della storia dell'Islam. Pur dovendo affrontare la forte
opposizione delle tribù giudaiche, poco disposte a porre sullo stesso
piano il loro monoteismo con quello predicato da
M., egli fu accolto
favorevolmente dalla grande massa della popolazione di Medina che si
rivoltò contro le tribù giudaiche. Rimasto padrone del campo,
M. si volse alla conquista di La Mecca. Il primo scontro armato avvenne a
Badr nel 624 e fu un netto successo per il profeta e i suoi seguaci. La
controffensiva (627) dei pagani di La Mecca, appoggiati da varie tribù
beduine del deserto, rischiò di dissolvere l'esercito islamico. Superata
la crisi,
M., che aveva ormai compiuto la definitiva elaborazione della
propria dottrina, il cui complesso costituì il
Corano,
compì la spedizione decisiva per liberare la Mecca e nel 630 entrò
trionfalmente nella città. Morì mentre era in pieno svolgimento la
grande avanzata dell'Islam che, dalla penisola araba, stava espandendosi in
tutto il territorio del Medio Oriente (La Mecca 570 circa - Medina 632).