Mammella.

Cartina dell'Italia

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Mammella.

Ognuna delle due ghiandole alveolari composte, caratteristiche dei Mammiferi, con tubi escretori ramificati e alveoli rotondeggianti. Nei mammiferi ovipari (monotremi), le m., meno sviluppate, mancano di papille mammarie, cioè di capezzolo. Nei marsupiali, la pelle nell'interno del marsupio presenta un certo numero di infossamenti (tasche mammarie) in fondo ai quali, su di una papilla, sboccano i canali galattofori. Nei mammiferi placentali può persistere la tasca mammaria; nella maggioranza dei casi si determina un sollevamento dell'intera tasca mammaria, per cui i canali galattofori sboccano all'apice del capezzolo. Il numero delle m. varia notevolmente da specie a specie, da un paio a oltre una ventina, in relazione al numero, minore o maggiore, dei nati a ogni parto. A seconda della regione in cui sono situate, le m. si chiamano ascellari, pettorali, ventrali, inguinali. Nell'uomo le m. costituiscono un organo pari e simmetrico, situato nelle regioni antero-superiori della parete toracica. Presenti in ambedue i sessi, le m. raggiungono un completo sviluppo morfologico e funzionale solo nel sesso femminile e in esso specialmente durante il periodo della lattazione. Ogni m. è separata dalla corrispondente del lato opposto da una ampia depressione che prende il nome di seno. Dal centro della m. si solleva il capezzolo, grossa papilla cutanea, dura, rosea, tronco-conica, a superficie rugosa e sul cui apice si aprono 10-15 finissimi pori lattiferi. Il capezzolo è circondato dall'areola, piccola area circolare. Anatomicamente la m. risulta costituita da 12-20 ghiandole mammarie, formate da un condotto escretore, dal seno lattifero situato alla base del capezzolo e di numero vario di condotti galattofori. La ghiandola mammaria è avvolta da una rete arteriosa alimentata dall'arteria toracica o mammaria interna, dalle intercostali anteriori IV e V e da rami dell'arteria ascellare (toracica laterale, toracoacromiale). Le vene della m. si raccolgono in una rete sottocutanea che si scarica nelle vene satelliti delle arterie e nella vena toracoepigastrica. I linfatici formano una rete nel corpo mammario e un'altra al di sotto dell'areola, in cui la prima si scarica. I nervi sono rappresentati da plessi perivasali e periduttali derivanti dal sistema vegetativo e da fibre sensitive.

- Patol.

- Le anomalie e le malformazioni congenite possono interessare l'organo nel suo insieme (assenza della m. o amastia; deficiente sviluppo della ghiandola o microinastia; presenza di m. soprannumerarie o polimastie) o solo il capezzolo (assenza o atelia; presenza di capezzoli soprannumerari o politelia; appiattimento o papilla plana; ombelicatura o papilla circumvallata; invaginazione o papilla obtecta; fissurazione o papilla fissa). Nel corso dello sviluppo, l'organo può conservare aspetto e dimensioni infantili (micromastia) oppure assumere un volume superiore alla norma (ipertrofia). Quest'ultima condizione nell'uomo costituisce la ginecomastia. In rapporto all'attività funzionale, la m. può essere sede di affezioni lievi o complesse. I germi patogeni possono in vario modo raggiungere la ghiandola instaurandovi una qualunque forma di mastite propriamente detta oppure di affezioni specifiche. I tumori della m. possono derivare da uno qualunque dei tessuti dell'organo oppure dallo stroma e dal parenchima ghiandolare.

- M. sanguinante: espressione clinica usata per indicare la fuoriuscita di sangue dal capezzolo della m. muliebre: lo scolo ematico può essere spontaneo o provocato con la spremitura; è dovuto a varie cause locali o generali.

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Ghiàndola.

(dal latino glandula, diminutivo di glans: ghianda). Struttura organica specializzata nel secernere sostanze di varia natura chimica. Le g. possono essere morfologicamente più o meno complesse, unicellulari o pluricellulari, come il fegato. Si distinguono in g. a secrezione esterna o esocrine, se il prodotto della loro secrezione è inviato all'esterno attraverso un condotto escretore, e g. a secrezione interna o endocrine, quando il prodotto della loro secrezione, definito ormone, è immesso direttamente nel sangue. Il principale tessuto ghiandolare secernente è quello costituito da cellule epiteliali, ma anche le cellule connettivali possono avere funzione secretiva.

- Anat.

- Le g. esocrine principali sono le g. sudorifere, mammarie, linfatiche, lacrimali, salivari, sebacee, genitali (gonadi maschili e femminili), anali e quelle a funzione digestiva (pancreas, fegato, g. gastriche, intestinali). Si suddividono in g. semplici e composte, a seconda che emettano il loro prodotto all'esterno direttamente, o attraverso un canale escretore ramificato. Le g. endocrine comprendono l'ipofisi, la tiroide, le paratiroidi, i surreni, l'epifisi, le g. interstiziali del testicolo e dell'ovario, le isole di Langerhans nel pancreas. In base alla loro struttura si distinguono g. a vescicolare, il cui prodotto di secrezione si accumula prima di entrare in circolo, a cordoni epiteliali pieni e a cellule disseminate.

- Bot.

- Cellule vegetali che producono sostanze di varia natura, dotate di un grosso nucleo e di abbondante citoplasma. Si possono distinguere g. mucipare, oleifere, resinifere, digestive a seconda del prodotto di escrezione: mucillagini, oli eterei, resine, zuccheri, ecc.

Alveolare.

Med.

- Che appartiene o concerne gli alveoli.

|| Aria a.: aria contenuta negli alveoli polmonari che non viene mai espulsa completamente. Essa viene a contatto con il sangue e ha una composizione molto diversa da quella dell'aria atmosferica. Contiene in media il 12% di ossigeno, il 5,5% di biossido di carbonio e il 2,1% di vapore acqueo.

|| Punto a.: punto dell'arcata mascellare posto in posizione centrale tra i due incisivi superiori. L'altezza della mascella è data dalla distanza di questo punto dal subnasium.

- Ling.

- Suono articolato, emesso toccando con la punta della lingua gli alveoli degli incisivi superiori.

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Mammìfero.

Zool.

- Classe di vertebrati comprendente gli animali più evoluti nel regno animale, alla quale appartiene anche l'uomo; le loro caratteristiche peculiari sono quelle di allattare i piccoli mediante ghiandole mammarie, la presenza di peli e di speciali ghiandole cutanee. Solo alcune specie di sirenidi e di cetacei, vivendo sempre nell'acqua, non presentano peli. La presenza del pelo ha essenzialmente la funzione di riparare l'animale dal freddo in quanto i m. hanno una temperatura interna costante (36-41 °C). Sono cioè animali omeotermi, con una temperatura corporea indipendente da quella dell'ambiente (ad eccezione di alcune specie come quella dell'ornitorinco). Il calore è assicurato da un intenso metabolismo e da un sistema circolatorio molto evoluto: i m. presentano infatti una circolazione doppia e completa che prevede una netta separazione del sangue venoso da quello arterioso e un cuore a quattro cavità. Questo non toglie il fatto che la temperatura interna possa scendere notevolmente nei m. che cadono in letargo (come gli orsi, i tassi o i pipistrelli). Il sistema di termoregolazione è assicurato da una rete di ghiandole sudoripare presenti nella pelle dei m. Ghiandole cutanee sono anche le ghiandole mammarie, normalmente di tipo acinoso, riunite in mammelle che sboccano nei capezzoli. Di numero vario, le mammelle sono poste nella parte ventrale del corpo della femmina. Le ghiandole mammarie secernono il latte, il primo nutrimento del cucciolo e del neonato, nel caso dell'uomo. Quasi tutti i m. sono vivipari (ad eccezione dei monotremi che sono ovipari): presentano sessi separati, con testicoli (per lo più esterni, in alcuni interni) e organo copulatore erettile, nel maschio; nella femmina si riscontrano ovari pari, ovidotti, tube, utero (pari o impari, diviso o indiviso) e vagina impari (eccetto i marsupiali). La femmina produce delle uova che vengono fecondate nelle vie genitali a seguito dell'accoppiamento. Dopo un periodo di gestazione, la cui durata varia a seconda della specie, l'embrione si sviluppa all'interno del corpo materno e quando viene alla luce è completamente dipendente dall'adulto (in genere è la femmina che accudisce la prole, fino al suo completo svezzamento). Il numero dei figli per ogni parto è variabile: da uno (nel caso delle scimmie, o dei pipistrelli) a una ventina (per i topi). I m. conservano alcuni caratteri generali degli anfibi e dei rettili dai quali derivano: colonna vertebrale che in genere si prolunga nella coda; due paia di arti sostenuti da cinti (scapolare e pelvico), una gabbia toracica ed infine una testa che presenta una scatola cranica molto sviluppata. La conformazione dello scheletro, comunque, è molto diversificata a seconda delle specie ed è in funzione del modo di muoversi e di procacciarsi il cibo: ad esempio, nei marsupiali gli arti posteriori sono molto lunghi per consentire il salto; nei m. acquatici le ossa si sono accorciate contribuendo a migliorare l'assetto idrodinamico dell'animale; nelle giraffe, le vertebre cervicali sono molto sviluppate per consentire di nutrirsi delle alte acacie. In alcuni m., in rapporto al genere di vita, gli arti sono profondamente modificati (pinne dei cetacei, ala con patagio dei chirotteri). In particolare, la lunghezza e la conformazione degli arti varia a seconda del tipo di locomozione. Le dita possono essere cinque o presentarsi in numero ridotto fino a due. A seconda che i m. appoggino al suolo la pianta, le dita o solo le unghie, vengono detti plantigradi, digitigradi, unguligradi. Le caratteristiche della dentatura, il numero e la forma dei denti variano in rapporto al regime alimentare. L'apparato digerente consta della bocca con lingua, denti e ghiandole salivari, di faringe, esofago, stomaco e intestino che si apre all'esterno con l'ano e le ghiandole del fegato e del pancreas. In tutti i m. la cavità orale si affaccia all'esterno tramite labbra mobili, carnose (ad eccezione dei monotremi che sono provvisti di becco corneo). L'apparato respiratorio è costituito da laringe, trachea, bronchi, bronchioli e polmoni. È importante sottolineare quanto sia le specie terrestri che quelle acquatiche respirino attraverso i polmoni. L'apparato escretore consta di reni, ureteri e vescica urinaria. Sviluppati sono gli organi di senso tattili, uditivi, gustativi, olfattivi e visivi: la maggiore sensibilità dell'uno sugli altri dipende e varia da specie a specie. Per esempio, i pipistrelli si orientano attraverso un sistema uditivo raffinatissimo; nei canidi troviamo un organo di senso particolarmente sviluppato, mentre nei cetacei l'olfatto risulta essere estremamente rudimentale. In genere socievoli, i m. hanno una vita la cui durata sembra aumentare in rapporto alle dimensioni e al peso delle varie specie: l'animale più longevo sarebbe l'elefante (120 anni), seguito dall'uomo (80 anni) e dalle scimmie antropomorfe (75 anni), mentre i meno longevi sono i piccoli roditori e gli insettivori.

- Paleont.

- Nella storia dell'evoluzione terrestre, i m. sono tra le ultime grandi famiglie arrivate sulla superficie del nostro pianeta. Comparsi sulla Terra nel triassico superiore, evolutisi lentamente nel mesozoico, hanno conosciuto uno sviluppo decisivo all'inizio del terziario. L'origine dei m. va ricercata tra i rettili terapsidi, un gruppo di rettili comparsi alla fine del paleozoico. Tra i primi m. ad apparire sono stati i monotremi. Dei m. si conoscono attualmente circa 5.000 specie differenti.

Babbuini

Babbuini

Esemplari di bufalo

Esemplari di bufalo

Un cammello

Un cammello

Cavalli al pascolo

Cavalli al pascolo

Un puma

Un puma

Primo piano di foca

Primo piano di foca

Gatto europeo grigio

Gatto europeo grigio

Un gorilla

Un gorilla

Esemplari di giraffa

Esemplari di giraffa

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Ovìparo.

Zool.

- Dicesi degli animali la cui riproduzione avviene mediante la deposizione di uova da parte delle femmine. Sono o., ad esempio, insetti, rettili, uccelli, ecc.

Capèzzolo.

Sporgenza della parte centrale della mammella (papilla mammae). Il c. è circondato dall'areola mammae su cui appaiono i tubercoli di Morgagni o tubercoli di Montgomery, piccole sporgenze che durante la gravidanza aumentano di volume; al c. confluiscono i dotti galattofori che partono dalle ghiandole mammarie. Le sue dimensioni sono in relazione al sesso, all'età e al momento fisiologico; in genere, è lungo 10-12 mm e largo, alla base, 9-10 mm. La sottile pelle che lo ricopre è ricca di ghiandole sebacee e completamente priva di ghiandole sudoripare. Sotto le ghiandole, si trova un sistema di fibre muscolari lisce che costituiscono il muscolo mammellare e servono a spingere fuori il latte e a ritrarre il c. verso la base. Le anomalie più diffuse si riducono a tre specie: c. più o meno pronunciato, c. piatto, vale a dire poco prominente sull'areola e c. ombelicato, più o meno retratto. Per evitare la formazione di ragadi, mastiti e ascessi mammari, occorre osservare un'accuratissima igiene personale, soprattutto durante l'allattamento (V. MAMMELLA).

Uòmo.

Essere appartenente alla specie vivente più evoluta del pianeta Terra, inteso spesso in senso collettivo: il destino dell'u.

║ Denominazione dell'individuo di sesso maschile, in contrapposizione, espressa o implicita, a donna: una giacca da u., di taglio maschile.

║ Con attributi relativi all'aspetto fisico: un pezzo d'u., un u. aitante e robusto.

Un mezzo u.: con accezione spregiativa, u. di statura molto piccola.

U. di colore: di razza diversa dalla bianca.

║ Con attributi relativi a qualità caratteriali, morali o intellettuali: un u. di poche parole, taciturno.

║ Fig. - U. d'oro, una perla d'u.: ricco di pregi.

U. di cuore: generoso.

U. alla buona, alla mano: cordiale.

U. di paglia: fantoccio, u. di poco spessore.

U. d'onore: rispettabile, ma nel linguaggio della malavita organizzata dell'Italia meridionale (mafia, camorra, ‘ndrangheta) l'espressione è riferita ai capi.

Buon u. o buonuomo: u. onesto, mite; anticamente era usato da persone di ceto altolocato per appellare i popolani.

Brav'u., onest'u.: onesto, lavoratore, ma dotato di scarse capacità intellettuali.

Galant'u. o galantuomo: persona onesta e dabbene.

Gentil u. o gentiluomo: chi si comporta in modo leale e cavalleresco; anticamente, u. di nobili origini. ║ Pover'u.: sfortunato o di limitate capacità.

Sant'u.: estremamente buono, paziente, generoso.

Grand'u.: dotato di straordinarie virtù, pregi, capacità.

Credersi un grand'u.: con accezione ironica, presumere, a torto, di sé. ║ U. di parola: che mantiene ciò che promette.

U. di spirito: dotato di senso dell'umorismo.

U. di fiducia: di cui ci si può fidare.

║ Con allusione a un u. particolare in frasi che mettano in risalto la peculiarità della persona: conosco bene il mio u., saprò convincerlo.

║ Con riferimento alle qualità (forza, intelligenza, senno, ecc.) che dovrebbero essere proprie dell'u.: sii u. e affrontalo a viso aperto.

║ Con riferimento alla maturità, al senno di una persona adulta, in opposizione alla leggerezza e al minor senso di responsabilità di un ragazzo: nel giro di un'estate Mario si è fatto u.

║ Con il significato generico di individuo indeterminato, di sesso maschile: un u. ti ha cercato.

║ Con sfumatura diversa rispetto a signore, che indica persona socialmente più elevata: l'u. delle pulizie.

║ Sinonimo di dipendente, servo: è un lavoro troppo faticoso, lo farò fare al mio u.

║ Con riferimento alla funzione o al mestiere che l'u. svolge in uno specifico contesto economico, sociale, storico: u. d'affari, che lavora nel settore imprenditoriale, commerciale, finanziario.

U. di mondo: che conduce un'intensa vita sociale o che ha grande esperienza della vita.

U. politico: che svolge attività politica.

U. di Stato: statista.

L'u. della strada: l'u. medio, comune.

U. di lettere: letterato.

U. di Chiesa: ecclesiastico.

U. di fatica: addetto ai lavori pesanti.

U. di legge: avvocato, giurista.

U. di corte: cortigiano.

U. di mare: marinaio.

U. di teatro: drammaturgo, commediografo, ecc.

U. di scienza: scienziato.

U. delle caverne: preistorico.

U. della situazione: la persona migliore per risolvere problemi sorti in una determinata contingenza.

L'u. del momento o del giorno: la persona più in vista in un determinato momento, nel mondo dello spettacolo, della cultura, ecc.

║ Nel linguaggio familiare, nell'accezione di marito, compagno: alla festa posso portare anche il mio u.?

Come un sol u.: tutti insieme.

║ Fig. - A memoria d'u.: per quanto indietro possa andare la memoria umana.

║ Fig. - Procedere a passo d'u.: andare molto lentamente (detto soprattutto di autoveicoli, treni, ecc.).

Da u. a u.: in tutta franchezza.

Essere, non essere u. da: essere, non essere in grado di: non è u. da compiere simili nefandezze.

L'u. Dante, l'u. Leopardi: Dante o Leopardi considerati non come poeti, ma nella loro realtà biografica.

U. nero: V. UOMO NERO.

U.-siluro o siluro umano: V. SILURO.

U. ragno: V. UOMO RAGNO, L'.

U. rana: V. RANA.

U. sandwich: V. SANDWICH. ║ U. radar: controllore della circolazione aerea o di volo.

U. chiave: persona che può risolvere o sbloccare una situazione particolarmente critica.

L'u. propone e Dio dispone: proverbio che ricorda l'esistenza di fatti imponderabili e imprevedibili (la volontà divina, il caso, ecc.) che possono cambiare il corso dei nostri piani.

U. avvisato mezzo salvato: chi viene preavvisato di un pericolo è in grado di prevenirlo e quindi essere in parte già salvo; tale proverbio può essere usato con tono esortativo o minatorio.

U. (o ometto) di pietra: piccole piramide di sassi che gli alpinisti costruiscono sulle cime, o lungo i percorsi più arditi, come segnali di orientamento. • Biol. - Specie animale vivente, appartenente al tipo dei vertebrati, classe dei mammiferi, ordine dei primati, famiglia degli Ominidi, con il nome scientifico latino di Homo sapiens. Caratterizzato dalla stazione eretta, pilosità ridotta, mani abili dotate di pollice opponibile, capacità cranica e, quindi, massa cerebrale nettamente superiore a quelle degli altri mammiferi se considerate rispetto alla porzione facciale del cranio, l'u. si distingue dagli animali in primis per l'elevato grado intellettivo e per il linguaggio articolato, prerogative che, assommate ad altri fattori quali la suddetta manualità, la tendenza alla vita sociale, ecc., ne hanno consentito un'evoluzione particolarmente rapida.

- Rel.

- Secondo il Cristianesimo, essere ragionevole creato da Dio e composto di un principio spirituale e immortale, l'anima, e di un principio materiale e corruttibile, il corpo.

L'u. Dio: Gesù Cristo, nel quale Dio assume la condizione dell'u.

Il figlio dell'u.: Gesù Cristo.

Il primo u.: secondo il racconto biblico, Adamo, primo essere umano creato.

- Fil.

- Essere dotato di coscienza capace di rappresentare a se stesso il mondo esterno e di agire responsabilmente.

- Antropol.

- Origine dell'u.: la specie Homo sapiens appartiene all'ordine dei primati, sottordine delle scimmie. Il sottordine è diviso nei due grandi gruppi delle scimmie catarrine (comparse nel Miocene e diffuse in Africa e in parte dell'Eurasia) e delle scimmie platirrine (comparse nell'Oligocene e presenti solo nell'America Centro-Meridionale). Il primo gruppo comprende quattro famiglie, ciascuna rappresentata anche da forme fossili: Cercopitecidi (macaco, cercopiteco), Ilobatidi (gibbone e siamang), Pongidi (orango, gorilla e scimpanzé) e Ominidi (u.). I primi Ominidi risalgono all'Eocene superiore-Oligocene inferiore di el-Fayyūm, presso Il Cairo con i due generi Propliopithecus e Parapithecus. Quest'ultimo viene generalmente considerato base di partenza per tutti gli altri Ominidi. Grande la differenziazione e la diffusione delle catarrine nel Miocene: tra i vari generi, noti attraverso reperti fossili, si annoverano il Proconsul, il Limnopithecus e il Kenyapithecus in Africa, il Sivapithecus in Asia e Africa e il Pliopithecus in Europa, l'oreopiteco (V.) in Europa e Africa e l'uranopiteco (V.). Il Proconsul, comparso nell'Oligocene superiore, è il genere più antico e viene considerato uno dei progenitori delle scimmie catarrine. Anello di congiunzione tra i primati e l'u., gli australopiteci comparvero nell'Africa orientale e meridionale nel Pliocene inferiore: segnalati da R.A. Dart nel 1925, si distinguono per la compresenza di caratteri pitecoidi (notevole prognatismo facciale, limitato sviluppo del cranio) e umanoidi (ridotto sviluppo dei canini e spostamento anteriore del forame occipitale). La struttura dello scheletro postcraniale, inoltre, evidenzia la peculiare conformazione degli arti inferiori dovuta alla stazione eretta che rappresenta la fase successiva all'abbandono della vita arboricola. Negli australopiteci gli studiosi distinguono un genere (Australopithecus) e diverse specie, di cui solo quattro vengono unanimemente classificate: A. afarensis, cui appartiene lo scheletro incompleto noto con il nome di Lucy, A. africanus, A. robustus e A. boisei. Nell'A. afarensis le diverse tesi evoluzionistiche riconoscono il ceppo originario da cui discendono sia le altre specie di australopiteci, sia l'u. Agli australopiteci seguì l'Homo habilis, la specie più antica del genere Homo, vissuto circa 200 milioni di anni fa e di cui vennero alla luce resti in Tanzania, in Kenya e in Sudafrica: il cranio ha un'espansione maggiore (700 cm3 circa) rispetto a quello degli australopiteci e i caratteri dello scheletro postcraniale denunciano chiaramente la stazione eretta e la deambulazione bipedale. Con l'Homo habilis si hanno anche le prime manifestazioni creative (manufatti litici), ma un passo evolutivo più notevole si ha con l'Homo erectus, comparso in Africa 1,5 milioni di anni or sono (tra i crani più significativi, quelli trovati nella gola di Olduvai in Tanzania e a Koobi Fora in Kenia), e poi diffusosi ampiamente anche in Asia e Europa. Per l'Italia, l'Homo erectus di Ceprano risale a 0,9 -0,8 milioni di anni fa, ma altri reperti provenienti dalla Spagna (Sierra di Atapuerca) e dalla Georgia (Dmanisi) fanno avvicinare cronologicamente l'Homo erectus europeo a quello africano. Caratteristica la capacità del neurocranio, maggiore (in media 1.000 cm3) rispetto a quello degli australopiteci. Con la diffusione negli altri continenti, l'Homo erectus è andato differenziandosi verso forme morfologicamente più evolute, soprattutto in Europa dove i caratteri peculiari dell'Homo erectus sono andati progressivamente attenuandosi per poi scomparire definitivamente nel penultimo periodo glaciale e nell'ultimo interglaciale: le fasi successive all'Homo erectus sono quelle dell'Homo sapiens neanderthalensis e dell'Homo sapiens sapiens. A quest'ultima corrispondono un'industria litica di strumenti piriformi e bifacciali (amigdale), originariamente destinati alla caccia e poi adibiti anche ad altri usi, e, con tutta probabilità, l'introduzione del fuoco (resti di focolari a Escale, in Francia). Con l'ultima glaciazione l'u. neandertaliano si trova a dominare un territorio molto ampio, con un'alta concentrazione nell'Europa centro-meridionale: presente anche in Cina, sembra assente in Africa, culla dell'ominazione. Tra i dati peculiari dell'u. neandertaliano, uno scheletro postcraniale molto robusto, espressione di un notevole sviluppo muscolare, la decisa anteriorizzazione del forame occipitale, segno di piena stazione eretta, e la capacità media neurocranica di 1.450 cm3. Apprezzabile lo sviluppo dell'industria litica (punte, raschiatoi, grattatoi), e da segnalare le forme di vita associativa plurifamiliare, derivanti probabilmente dal linguaggio articolato, e la pratica dell'inumazione. La scomparsa dei neandertaliani, con la definitiva affermazione del solo Homo sapiens sapiens, corrisponde alla fine dell'ultima glaciazione (30-35.000 anni fa) ed è dall'Homo sapiens sapiens che origina la specie umana attuale, presto diffusasi anche nei continenti ancora vergini. Il Neolitico segna il passaggio dalla vita nomade a quella stanziale, mentre nell'Età del Bronzo e del Ferro si ha la scoperta dei metalli, con il conseguente affinarsi della creatività e un netto miglioramento della vita dell'u.

- Sport

- Componente di una squadra maschile: gli u. della Nazionale di pallacanestro.

Marcare a u.: controllare l'avversario in tutte le zone del campo da gioco.

U. gol, u. partita: giocatore su cui una squadra fa affidamento per fare rete, per vincere.

Quarto u.: nel gioco del calcio, collaboratore dell'arbitro addetto alla segnalazione dei cambi dei giocatori e dei tempi di recupero.

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